Ormai manca poco al grande giorno, dobbiamo tutti tenerci pronti. Non vedo l'ora che arrivi il momento che con ansia stiamo aspettando, sarà senza dubbio un punto di svolta per la mia vita, dopo niente sarà più lo stesso. Mi sento come una bambina la vigilia di Natale, sono irrequieta e per sfogare la tensione rimango in costante movimento. Sto passando intere giornate a camminare senza avere una meta precisa, macino strade cercando di scappare dai miei pensieri ma non funziona affatto.
Lo rivedrò per l'ultima volta è questo mi manda in agitazione. Sarà l'ultima cosa che vedrò: con che occhi mi guarderà? Quale sarà l'immagine conclusiva che si fisserà nei miei occhi prima della fine? Perché non ho di certo intenzione di tornare viva dalla missione, tanto che senso ha? È forse vivere il mio? È per cosa poi? Preferisco morire con il dubbio che mi odi per le mie azioni, per quello che sto per fare, che sopravvivere ed esserne certa.
Nel mio cuore sento un sibilo sotto le ceneri, lo schiocco di un fuoco che si accende. Quello stupido sentimento sta cercando di risorgere come una fenice dalle sue macerie, ma non glielo permetterò. Devo dimenticarlo, devo farlo per la mia sanità mentale, basta pensare ai se e ai ma, a come sarebbe potuta essere la mia vita con lui o se per caso fosse stato tutto una serie di errori e lui mi ama ancora, non ha mai smesso di farlo. Zitto! Devo concentrarmi sull'odio, solo quello è reale.
Presto morirò è tutto sarà finito.
Sento la tensione nell'aria: mio fratello come me non riesce a stare fermo per due secondi di fila, ma vederlo andare su e giù per la stanza mi sta facendo innervosire, per una volta che sono riuscita a stare calma stravaccata su una poltroncina ad affilare la lama delle mie spade, affinché siano perfette per lo scontro. Il rumore del metallo che sfrega contro il metallo ha la capacità di infondermi la tranquillità di cui ho bisogno, ma Prince sta superando ogni limite. Smetto di fare il mio lavoro.
«Stai un attimo fermo, maledizione!» sbotto perdendo il controllo.
Si blocca lì dov'è, nel mezzo della stanza. «Mi chiedo come faccia a stare seduta tutto il tempo come un vecchio Buddha. Non sei emozionata?»
La sua affermazione mi fa capire quanta poca attenzione presti a me, altrimenti si sarebbe accorto che non sto quasi mai a casa. Evidentemente gli bastano le due volte che mi ha vista seduta per trarre le sue conclusioni.
«Estasiata» dico in tono piatto a smentire la mia affermazione, anche se in realtà il cuore sta andando a mille come una locomotiva a vapore. Non so se emozionata è la parola giusta, ma di certo il mio animo è in fermento. Tuttavia non è più mia abitudine mostrare i miei sentimenti e per di più, trovo Prince davvero irritante, non gli parlerei dei miei sentimenti nemmeno per sogno, quindi non è così assurdo che non mi capisca. Mio padre l'ha scelto molto dopo rispetto a me, esattamente quando si è sentito tradito perché ho deciso di seguire l'amore anziché i suoi ordini. Non ha cercato in nessun modo di nascondermelo: l'ha scelto per rimpiazzarmi. Infatti ora è il suo preferito e tutti i compiti peggiori li lascia a me, manco fossi la sua sguattera. Lo so bene che Prince non ha nessuna colpa, ma io lo odio per aver preso il posto che sarebbe spettato a me e a me soltanto.
«Smettila di tenere il broncio. Ma tu non sorridi mai? Sai solo dire "non fare quello, non fare quell'altro" e sei sempre arrabbiata. E rilassati un po'! Sembra quasi che il mondo intero ce l'abbia con te.»
«Be', tra non molto il mondo intero avrà serie ragioni per avercela con me, considerato che stiamo per fare tabula rasa.»
«Ma chi vuoi che te lo rinfacci? Saranno tutti morti quando avremo finito.»
«Va' ad esprimere la tua gioia da coniglietto di Pasqua da qualche altra parte!» dico acida, sperando che sparisca lasciandomi in pace a languire nei miei pensieri malinconici.
«Guarda, me ne vado solo per non doverti più sentire. Tu hai seri problemi» borbotta uscendo dalla stanza.
«E sta zitto, moccioso!» gli urlo dietro.
Mi massaggio le tempie nel tentativo di rimanere concentrata sui miei propositi. Sono certa che una volta che tutta la Terra sarà sotto il suo controllo, non servirò più a niente a mio padre, forse solo a lucidargli le scarpe, cosa che non mi abbasserò mai a fare. Mi taglierà fuori. Tanto vale allora che mi elimini da sola, giusto per mantenere un minimo di dignità. Non trovo più nemmeno un briciolo di senso a questa vita e finalmente ho l'occasione per togliermi dai giochi. Che io continui a vivere o meno non farà la differenza per nessuno. Sono giunta a questo punto ormai: che fine ha fatto quella ragazza che si vestiva di azzurro e aveva sogni in tasca e un altro paio di occhi in cui specchiarsi?
Mi alzo per andare dalla prigioniera, giusto per distrarmi un po', per godere della sua sofferenza. Non può nemmeno immaginare quanto siano simili le nostre situazioni: siamo entrambe in trappola, chiuse in una gabbia, solo che io lo sono da molto più tempo.
Ma ora porrò fine alla mia prigionia una volta per tutte.
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Fuori da queste pagine
FantasyEd è un giovane come tanti, che divide il suo tempo tra il lavoro in libreria, gli amici e la famiglia. Ci sono giorni però in cui non riesce a darsi pace: non può accettare la recente morte dell'amata sorella, di cui si sente responsabile. Una sera...