38 ~ SOFIA

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È ormai da un po' che camminiamo, ma il castello sembra non avvicinarsi mai. Comincio a pensare che forse la sua protezione è che non può essere raggiunto e che noi rimarremo rinchiusi nella Terra delle Fiamme Perenni per il resto dei nostri giorni. La cripta non ha bisogno di mura, la sua più grande difesa è quello spazio sconfinato che la circonda e sbuffa continuamente fumo bollente.

A un certo punto Lex si è messo a strillare perché si è scottato una mano, rimproverato subito da Zac che gli ha sibilato di non fare tutto quel rumore. Quel breve discorso con Greg lo ha messo ancor più di cattivo umore, forse a causa dei dolorosi ricordi che ha portato a galla. Non riesco a pensare a lui lucidamente dopo la confessione di stamattina, mi sento ancora scossa: come può amare una bambina come me? Magari quello che prova non è davvero amore, ma un profondo affetto, come quello che sento io nei suoi confronti. Oppure sono io che non ho capito nulla e in realtà amo lui e non Ed. Ed... Anche pensare a lui mi manda in confusione: ho tentato di baciarlo. Sto letteralmente impazzendo e provo anche un certo imbarazzo.

Cammino in fondo al gruppo perché voglio controllare costantemente che nessuno rimanga indietro: mi sento responsabile delle loro vite siccome si trovano in quella situazione per il semplice motivo di aver scelto di aiutarmi nella mia disperata ricerca. Inoltre credo che mi sarà molto utile per riflettere, anche se pare riuscirmi praticamente impossibile, considerato che Ed cammina al mio fianco da quando siamo partiti, ma non mi ha ancora rivolto la parola. Sospetto che sia infastidito dal mio comportamento, forse arrabbiato, anche se non sembra. Che stia aspettando che inizi io il discorso per prima dato che lo ho ignorato tutto il giorno? Tuttavia non ci riesco, non so che dirgli, da che parte cominciare. Così aspetto che sia lui a parlarmi se ha qualcosa da chiedermi e spero di essere in grado di dargli delle risposte sensate.

«Tu hai forse capito a cosa si riferiva prima Greg? Risanare un'offesa. Quale offesa?» dice continuando a guardare per terra.

Mi aspetto di tutto, ma non questa domanda, perciò ci metto un attimo a reagire.

«Eh? Greg... Diciamo che c'era stato uno scontro per chi dovesse detenere il potere nella società dei libri» rispondo cercando di semplificare la faccenda. Mentre parlo mi guardo le punte dei piedi per paura di incrociare il suo sguardo.

«La sete di potere... è sempre stato uno dei mali del mondo.»

«Già.» Non so che altro dire, cosa rispondere. Nella testa mi continua a rimbalzare la frase di Zac di stamattina, "Io sono innamorato di te", e parlare con Ed mi fa sentire in colpa. È come se stessi tradendo il mio amico? Cose devo fare? Aiuto! Mi sta per esplodere il cervello, sto andando letteralmente nel panico.

«E questo cosa centra con il tuo amico Cafone? Mi sembrava piuttosto turbato da questa scoperta.»

«L'hai notato, eh?»

Grandioso, non sono più nemmeno in grado di sostenere un discorso normale. Che mi sta succedendo?

Annuisce aspettando una risposta.

«L'offesa che Greg doveva risanare era la perdita di uno dei più famosi ed apprezzati Scrivani che era stato ucciso dai libri della biblioteca dove lui viveva durante quello scontro.»

«Ah.»

«Credo che quello Scrivano fosse suo padre, anche se lui non me ne ha mai parlato.»

«Di Greg?»

«No, di Zac.»

«Capisco.»

Il silenzio cade tra noi.

«Hai dormito alla fine ieri notte?» chiede guardandomi con la coda dell'occhio.

«Sì, sei stato molto gentile a ospitarmi» rispondo avvampando. Mi sento un falò nella notte del sabba delle streghe, la faccia è bollente e immagino anche paonazza. Ecco che finalmente affrontiamo il vero problema. Ho paura di cosa mi dirà, ma soprattutto di quale stupidata uscirà dalla mia bocca senza che io lo voglia o che sia fraintendibile. Non c'è nessuno che possa parlare al posto mio e soprattutto meglio di come farei io?

«Mi fa piacere. No, perché sai com'è, non ti ho più vista stamattina così ho pensato che magari fossi rimasta sveglia.»

«Mi sono alzata presto.»

«Bene. E che scusa inventerai per il fatto di avermi ignorato fino ad adesso e dell'intenzione di continuare a farlo se solo non ti avessi rivolto la parola?» chiede spostando il suo intenso sguardo azzurro dritto nei miei occhi rubandomi qualsiasi possibilità di fuga. Maledizione, perché non sto più guardando i miei piedi? E adesso, come faccio a mentire in quel modo? E per di più in maniera convincente?

«Perché dovevo parlarti?» dico sulla difensiva, col cuore che batte scalmanato contro le costole e il sudore freddo che mi fa venire il prurito alla nuca.

«Non saprei, prima fai tutta la carina, continui a dirmi che ti dispiace, che vuoi fare qualcosa per sdebitarti, poi cerchi di baciarmi...»

«Non è mai accaduto» dico col tono più convincente che riesco ad usare. Mi imbarazza ancora di più sentire quello che ho tentato di fare ad alta voce: per tutto il giorno è rimasto solo un pensiero nella mia testa e già mi spaventava, ma pronunciato dalle sue labbra mi sembra terrificante.

Sento il sangue affluirmi velocemente alle guance e alle orecchie, non oso immaginare di che colore sono diventata, se prima ero rossa adesso potrei essere viola. E così se n'è accorto? Cioè, ovvio, come avrebbe potuto non accorgersene. Dentro di me comincio a piangere per la frustrazione mentre nella mia testa è in corso un vero e proprio dibattito tra me e una vocina che forse posso chiamare coscienza, che in realtà sembra troppo intelligente per far parte di me.

"Fermati finché sei in tempo, non rovinare quello che c'è tra di voi che poi te ne penti."

"Perché, cosa c'è tra noi? Cosa?"

"Anche se ancora non riesci a dargli un nome non vuol dire che non esiste. Forse se gli dai un po' di tempo..."

"Ma non posso offendere i sentimenti di Zac."

"Non devi rinunciare a tutto solo perché gli vuoi bene!"

"Vorrei non deludere nessuno dei due."

"Questo lo so, ma tu non ami Zac e non son sicura che potresti dire la stessa cosa di Ed."

"Davvero? Ne sei sicura? Forse però lui non tiene a me e tanto poi non potremmo stare insieme, siamo troppo diversi."

"Tu hai paura di lottare perché potresti perdere tutto."

"Sì, è così, si chiama autoconservazione."

"Ma se non lotti perderai tutto sicuramente, invece se..."

"Adesso basta! Questa è la mia testa, vattene!"

«Okay, forse me lo sono immaginato» dice Ed riportandomi alla realtà.

«Mi sa proprio di sì. Perché dovrei baciarti?»

Dall'espressione che fa dopo aver sentito le mie parole capisco di averlo offeso profondamente e questo mi fa più male di quanto mi aspettassi. Forse la vocina ha ragione: non avrei dovuto parlare così, ma ora non posso più tirarmi indietro. Come avevo immaginato ho detto le cosa più sbagliata che potessi dire e non ci sarà stato nessuno a porre rimedio alla cosa. Perché non mi sono fermata? Perché non ho riflettuto meglio prima di parlare? Voglio disperarmi, rotolarmi a terra tra le lacrime, battere i piedi per terra, urlare, ma mi contengo per non rendermi ridicola e perché rotolarsi a terra sarebbe impossibile, a meno che non abbia intenzione di essere cotta al vapore.

«Benissimo. Allora è così che stanno le cose. Io sto al mio posto e ospito tutti a casa mia, tu stai al tuo e cerchi di scoprire il mistero che ti ha lasciato da risolvere tuo fratello, il Cafone fa la parte dell'eroico amico disposto a tutto pur di aiutarti e tutti gli altri continueranno a seguirci, evitando di farsi uccidere, perché ormai ci son troppo dentro o perché io sono troppo stupido per prendermi cura di me stesso» dice allontanandosi da me. Ora i suoi occhi sono diventati due lastre di ghiaccio impenetrabile.

«Aspetta, volevo solo dire...»

«So esattamente cosa volevi dire, ma non ti preoccupare neanche tu mi piaci. La prossima volta però, per favore, non venire a chiedermi di infilarti nel mio letto.»

Detto ciò aumenta il passo finché non è vicino a Liv.

Fuori da queste pagineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora