Esattamente dopo dieci ore ci ritroviamo davanti alla libreria come accordato.
«Hai fatto un buon giro?» chiedo rivolto all'unica persona simpatica del duetto.
«È stato illuminante.» Sofia guarda il simpaticone alla sua destra come in cerca di appoggio. «Anzi, stasera dovrei uscire con Zac per... per una certa faccenda»
Abbassa lo sguardo per evitare di guardarmi negli occhi, come se mi stesse nascondendo qualcosa, anche se non so quanto importante. La nostra possibile grande intesa è già sfumata a causa dell'arrivo di quel cafone che si è messo in mezzo. Vorrei tanto rimandarlo a calci da dove è venuto.
«Mi spiace, ma stasera siamo già invitati a casa di una mia amica per festeggiare una strana ricorrenza...»
Zorro mi interruppe: «Ehi, non siamo mica i tuoi protetti. Possiamo andare in giro anche senza la tua presenza, non ho certo bisogno di una guardia del corpo io».
La sua voce roca risulta alle mie orecchie assai sgradevole, come la sensazione di quando si passa una mano su una superficie ruvida e raschiante. Decisamente irritante.
«Non ti ha chiesto nessuno di fare il carceriere, ci hai solo offerto un posto in cui stare la notte. Noi andiamo dove e quando vogliamo, devi solo fare in modo che quando torniamo la porta si possa aprire.»
«Cazzo! Nessuno ha chiesto il tuo parere, quindi ora mi fai il piacere di chiudere quella tua boccaccia una volta tanto. E comunque tu non sei stato invitato, sia chiaro. Andiamo solo io e Sofia. »
Sento il sangue ribollirmi nelle vene e la testa girarmi. Perché Sofia deve per forza avere un amico così insopportabile?
«Secondo te la dovrei lasciar andare da sola con un impedito come te? Sei proprio un imbecille. È dove dovrei andare nel frattempo?»
"A farti fottere il più presto possibile" vorrei rispondere, ma mi trattengo per mantenere un minimo di decenza.
«Puoi anche sparire per sempre e rimanere a dormire sotto le stelle, per quel che mi interessa, oppure farti sbranare dai lupi, che è anche meglio.»
A quel punto Sofia si intromette e torna a guardarmi con occhi imploranti.
«Ti prego, è molto importante per me.»
È bellissima; gli occhi caldi e intensi, il labbro leggermente piegato in una supplica. Non posso cedere, così distolgo lo sguardo. Per qualche motivo irrazionale non voglio che se ne vada in giro di sera per le strade deserte con quel tizio. Soprattutto dopo aver avuto la conferma che qualcuno di potenzialmente pericoloso la sta cercando.
«No, credo che sia meglio rimanere in gruppo. C'è qualcuno in agguato tra queste vie e non mi fido del tuo compare tanto da lasciarti andare in giro da sola con lui. Ho visto la paura nei tuoi occhi l'altra sera mentre quella persona ti inseguiva e non penso che lui sia abbastanza intelligente da poterti dare una mano in caso di bisogno.»
«Senti chi parla, Quattrocchi, e poi non capisco perché ti preoccupi tanto se conosci Sofia solo da pochi giorni, mentre io la conosco da una vita.»
Colpito e affondato! Perché? Perché quella ragazzina mi ha inconsciamente conquistato e per quel poco che la conosco, come ha detto Zorro, tengo decisamente già troppo a lei.
Ficco le mani in tasca e comincio a camminare per non far vedere che ha fatto centro.
«Lei viene con me. Al massimo ci andiamo tutti insieme ovunque voi dobbiate andare. E non si discute!» Cerco di usare il tono più autoritario di cui sono capace, anche se non mi esce esattamente come vorrei.
«No.»
Mi fermo di botto stringendo i denti per contenere la mia irritazione.
«Non mi interessa cosa vuoi tu.»
Mi afferra per la camicia voltandomi verso di sé e io stringo gli occhi d'istinto, in attesa di un dolorosissimo pugno in faccia. Avrò la mia punizione per essermi messo contro a uno tanto più grande, massiccio e muscoloso di me, ma non mi importa: vuole portarmi via Sofia e farò di tutto per impedirglielo.
«Vengo anch'io da questa tua amica.»
«Ti ho detto che non sei stato invitato.»
«Faccio quello che dico io, non quello che vuoi tu, uomo di merda.»
«Tu non vieni.»
«Allora non viene nemmeno Sofia.»
«E invece sì, non ha di certo bisogno di te.»
«Attento a come parli, guarda che qui quello di troppo sei tu.»
«Sparisci da davanti alla mia vista e non farti più vedere.»
«Lei viene con me e stasera andiamo dove ci pare.»
«No.»
Solleva una mano pronto a sfondarmi uno zigoto con un pugno.
«Smettetela» dice Sofia con una vocina supplichevole. «Zac?»
Il simpaticone lascia andare la presa, anche se di malavoglia.
«Mi spiace, Ed, andiamo a casa?»
«Vedi di tenere a bada il tuo amico.»
«Ed?»
Mi giro verso di lei.
«Può venire anche Zac, ovunque noi dobbiamo andare?»
«Solo se promette che sarà più educato.»
«Sì, sì, certo. Per l'altra questione non fa niente, ci andremo insieme in un altro momento.»
Abbassa il capo mortificata e io mi volto per tornare al mio appartamento .
Sento Zorro sbuffare alle mie spalle e cominciare a confabulare con Sofia sottovoce, ma si zittisce quasi subito, come infastidito da qualcosa o da qualcuno, probabilmente da me. Mi isolo dal mondo e cammino spedito verso casa. In che guaio mi sto andando ad infilare?
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Fuori da queste pagine
FantasyEd è un giovane come tanti, che divide il suo tempo tra il lavoro in libreria, gli amici e la famiglia. Ci sono giorni però in cui non riesce a darsi pace: non può accettare la recente morte dell'amata sorella, di cui si sente responsabile. Una sera...