Finalmente il cielo è diventato nero come l'ebano e i rumori in strada sono quasi del tutto assenti. È giunto il momento di agire.
Ci vestiamo tutti quanti con indumenti neri tirati fuori dall'armadio di Ed che a quanto pare deve essere abituato ai lutti data la quantità di abiti di quel colore di cui dispone. Siamo un po' tanti per andare tutti quanti in missione, ma, dal recente attacco nel momento esatto in cui ci siamo divisi, decidiamo di muoverci solamente in gruppo. Per nascondere meglio il cadavere senza destare sospetti Michi è andata a casa sua per prendere una di quelle grandi borse con le ruote, che si usano per fare la spesa, regalatele da sua nonna.
Purtroppo il corpo non ci sta così Zac si impegna a farlo a pezzi con la sua spada. Cosa che mi fa ghiacciare il sangue nelle vene e che piega in due Liv in preda a conati di vomito. Ovviamente nessuno vuole assistere a parte Olli, che gli dà una mano di sua spontanea volontà. Deve avere uno stomaco forte. Il solo pensiero di vedere delle membra che vengono staccate dal corpo mi fa stare male, e non solo psicologicamente, ma anche fisicamente. Non voglio assolutamente sapere come, ma alla fine ce lo fanno stare. Mi chiedo come ci si possa accanire in quel modo su di un cadavere, per quanto se lo meritasse. Sono assalita dai sensi di colpa perché l'abbiamo ucciso e poi abbiamo fatto scempio della sua salma. Non che lo abbia fatto io in prima persona, come sempre sono solo una spettatrice, ma anche stare in silenzio e non intervenire mi rende complice e mi pare di avere le mani sporche del suo sangue.
È circa mezzanotte e mezzo quando ci avventuriamo fuori dall'appartamento in comitiva. Cerchiamo di camminare con passo disinvolto in caso incontrassimo qualcuno, tipo dei poliziotti, benché dubito che incroceremo molta gente venerdì notte a quell'ora. Liv se ne sta in fondo al gruppo, in disparte, terrorizzata da tutto e non la smette di piangere in silenzio. Vorrei fare qualcosa, ma che posso dirle per consolarla?
Giungiamo alla piazza che dà sul lago, dove sono ormeggiate diverse barche. Adesso dobbiamo solo scegliere quale rubare, semplice, no? Siamo tutti in religioso silenzio e da questo si capisce quanto siamo tesi, nonostante nessuno lo abbia comunicato agli altri. Da quando siamo usciti di casa nessuno ha osato fiatare e il nostro gruppo assomiglia molto ad un corteo funebre. Dopo una rapida occhiata Lex, che è l'unico che capisce qualcosa di barche, seppur controvoglia, né indica una che può andare bene con un cenno della testa. Ci avviciniamo e cominciamo a salirci tranquillamente come se ne avessimo tutto il diritto. Quando siamo tutti su, Lex prende una forcina per i capelli e , dopo aver slegato gli ormeggi, accende il motore, sebbene dopo qualche tentativo visto che gli tremano le mani per tutti i crimini che ha dovuto compiere a causa nostra in questi ultimi giorni. Quando il mezzo si stacca dalla banchina e vediamo la piazza distanziarsi riprendo a respirare e si leva un coro di sospiri. A quanto pare non sono l'unica che involontariamente ha trattenuto il respiro per tutto il tempo.
La barca inizia a prendere velocità e tutti ci mettiamo comodi riponendo tutta la nostra fiducia nelle capacità di guida di Lex. Non voglio pensare alla massa d'acqua sotto di noi che diventa sempre più profonda, al cadavere nella sporta, alle conseguenze del nostro gesto, ai sensi di colpa, voglio solo concentrarmi e credere che tutto andrà bene, che ogni cosa si risolverà. Ho bisogno di belle bugie in questo momento. Cerco di rilassarmi, ma non riesco a sciogliere il nodo che mi stringe lo stomaco.
Mi siedo vicino al bordo della barca per poter guardare meglio il panorama e l'acqua che si muove tutt'attorno a noi come se danzasse. Dopotutto è la prima volta che ne prendo una. Grazie al dondolio dell'imbarcazione mi sembra di essere cullata dalle braccia forti di una mamma premurosa e finalmente mi calmo un po'. L'aria mi sferza i capelli e chiudo gli occhi per lasciarmi travolgere completamente da essa. Inspiro a fondo quell'odore di acqua lacustre beandomi della pace del momento, del silenzio interrotto solo dallo sciabordare delle onde contro le fiancate.
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Fuori da queste pagine
FantasyEd è un giovane come tanti, che divide il suo tempo tra il lavoro in libreria, gli amici e la famiglia. Ci sono giorni però in cui non riesce a darsi pace: non può accettare la recente morte dell'amata sorella, di cui si sente responsabile. Una sera...