10

389 39 1
                                    

La prima lezione di oggi è di Letteratura Inglese, al liceo ne abbiamo fatta molta, ma non ricordo nulla. Però quante possibilità ci sono che il mio professore chiami proprio me? Siamo in tanti e il prof deve ancora venire. Qui sembra che si conoscono già tutti. Parlano, ridono, fanno chiasso. E poi ci sono io seduta infondo all'aula che scarabocchio su un quaderno.

"Buongiorno" Dice il professore quando entra in aula. E' un bell'uomo, sulla trentina forse.

Qualcuno gli risponde, ma la maggior parte lo guarda solamente aspettando che inizi a spiegare o comunque a fare lezione.

"Oggi faremo un po' di ripetizione. Penso che voi tutti abbiate ripassato gli argomenti della letteratura, giusto?" Sorride. "Bene" Si avvicina alla scrivania passandosi una mano fra i capelli grigi, come il suo maglione. "Andrò ad estrazione. Il numero che uscirà, mi dovrà dire almeno un argomento che ha studiato al liceo."

Alcuni ragazzi si guardano perplessi, altri continuano a chiacchierare senza problemi. Non chiamare me, non chiamare me, non chiamare me.

"Anderson" Si guarda attorno in attesa in una risposta, poi un ragazzo al terzo banco alza la mano. "Tyler Anderson?"

Il ragazzo annuisce e parla del romanzo letterario in generale. Quando finisce, la classe gli regala degli applausi e dei fischi.

La lezione inizia col ripasso dei romanzi, delle poesie e di tutte le poche cose che davvero mi sono interessate al liceo. Quando, però, l'ora si fa pesante, inizio a disegnare sul quaderno.

"Hei, ti vuole il professore" Mi sussurra la ragazza seduta davanti a me.

Mi giro verso di lui e noto che in effetti mi sta guardando.

"Si?" Chiedo coprendo il disegno con un altro quaderno quando vedo che si avvicina.

"Tu sei?" Chiede poggiando una mano sulla mia spalla.

"Hannah Miller"

"Bene, signorina Miller. Vuole dirci di chi parlavamo?"

Merda. Non ho sentito nulla. Mi arriva un nome da qualcuno ai primi banchi, meglio tentare.

"Uhm.. Shakespeare?" Annuisce e guarda verso i quaderni sul banco.

"Sa dirmi di quale poesia parlavamo?"

No, perché ero impegnata a disegnare una mano del cazzo.

Rimango in silenzio, lui ride e prende il disegno dal mio banco.

"Beh, signori e signore, abbiamo un'artista qui con noi" Ride lasciando cadere il quaderno sul banco. "Sa, non è molto difficile restare attenti a una mia lezione. Ma se per lei lo è, meglio che cambi corso." Mi viene d'istinto abbassare lo sguardo ma in pochi secondi cambio idea.

"Mi sono distratta un attimo, lo ammetto. Succede quando il professore non sa attirare l'attenzione degli alunni." Dico facendolo girare nuovamente verso di me.

"Lei è una ragazza simpatica, signorina Miller. Ma dica un'altra parola e la caccio fuori." Va verso la scrivania e riprende la lezione.



Esco dall'aula a fine ora e la ragazza che era seduta davanti a me mi ferma. Ha i capelli tagliati a caschetto e per quanto odi questa pettinatura, su di lei stanno bene.

"Questo professore è un vero coglione, non farci caso." Mi dice sorridendo.

"Come fai a conoscerlo se sei al primo anno?" Le chiedo ricambiando il sorriso.

Noto che ha una cicatrice sul collo, è piuttosto lunga ed è coperta in parte dal fondotinta.

"Oh, non ho passato il primo anno. Comunque sono Ivy." Mi pone la mano e ricambio presentandomi. "Spero di rivederti in giro" Sorride prima di salutarmi e andare via, nella direzione opposta alla mia.



"Com'è andata?" Chiedo ad Adelle quando entro in stanza.

"Uno strazio, figurati che storia mi ha interrogata e non mi ricordavo nulla" Dice portandosi le mani sul viso.

"Non dirlo a me" Sembra stia bene, ma non è così. Soprattutto non oggi.

"A che ora dobbiamo andare?" Le chiedo stendendomi sul letto.

"Alle quattro, ma se sei stanca puoi anche non venire."

"No, vengo. Non sono stanca" Mi alzo e mi stendo affianco a lei. "Come va la pancia?"

"Ho vomitato solo stamattina, ma ora sto bene. Ho preso le pillole."

"L'hai chiamato?"

"Si" Prende una breve pausa, sta elaborando la conversazione. "Gli ho detto che gli devo dire una cosa importante. Come sempre abbiamo litigato perché non sa se ha tempo di venire, ma alla fine ci incontriamo domani qui".

Mi appallottolo al suo fianco e entrambe ci addormentiamo. I corsi per oggi sono finiti, ma svegliarsi alle sei è traumatico.

-

"Hannah, dobbiamo andare" Adelle mi sveglia, sono quasi le quattro.

Danielle ci andrà stasera, Adelle preferisce andarci di pomeriggio. Le sembra meno cupo.

Ci vogliono trenta minuti pieni per arrivare e fortunatamente c'è poca gente. Fra le tante tombe, la posizione di quella del fratello di Adelle l'abbiamo memorizzata a memoria.

Oggi sono quattro anni che è morto. Purtroppo ha avuto un problema al cuore non risolvibile. Ricordo ancora quando lo dissero alla sua famiglia, c'ero anch'io. Era a casa mia quando suo fratello si sentì male e lo portarono all'ospedale. Gli fecero vari accertamenti e conclusero che il cuore era molto danneggiato. Due mesi dopo è morto. Ogni anno, il 17 Settembre, alla stessa ora, veniamo io e lei alla sua tomba. Stiamo qui per un'oretta, cambiamo i fiori, le candele, diamo una pulita e poi torniamo a casa.

"Vuoi dire qualcosa?" Le chiedo.

"Yhan non meritava di morire." Rimango perplessa. Non pensavo rispondesse, di solito non lo fa mai. Se ne sta lì a fissare la tomba. "Lo so" Le dico, poi la lascio da sola per qualche minuto.

Ice love [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora