Capitolo 24 Carmol

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Mi rigiro per l'ennesima volta. Vorrei non aver bisogno di dormire per poter vivere. Adesso la maggior parte della popolazione mondiale mi ucciderebbe per quel che ho appena pensato, ma nessuno vorrebbe dormire se ogni volta che chiude gli occhi, sogna un incubo peggiore di quello precedente.

Mi alzo in piedi. Osservo per un momento quella sfera bianca e lattiginosa che le persone chiamano Luna. Sembra così tranquilla, così in pace. Vorrei essere come lei.

Mi fa male la schiena per essere stata sdraiata a terra. Il mio letto provvisorio non è molto comodo. Un cumulo di foglie ed erba ammucchiate per rendere meno duro il terreno. Non è servito molto allo scopo.

Mi maledico per aver rifiutato la proposta di Peter. In fondo non era una cattiva idea tornare all'Accademia per la notte. Chi mai potrebbe scoprirmi? Mi do una sberla in faccia. È la parte assonnata di me che sta parlando. Se tornassi alla D.O. probabilmente mi troverebbero e mi riporterebbero da mio padre, da Ade. Cavolo quanto è strano chiamare un dio papà. Del tipo: "Papino mi porti a comprare un gelato?" "No tesoro, devo andare a controllare gli Inferi perché Caronte ha combinato un casino.". Ok, sto delirando. Devo assolutamente tenermi sveglia.

La luce della Luna piena è così forte che rischiara tutto, quasi a giorno. Riesco perfino a vedere il mio riflesso sull'acqua. Mi fermo a osservare i miei occhi, lo specchio dell' anima. Cosa dicono di me? La mia anima è quella di un'assassina o di una peccatrice pentita? Oppure è quella di una ragazza a cui è stato impedito di vivere una vita normale? Cerco la risposta nel mio riflesso, ma vedo solo delle iridi colorate. Quelle per cui decine di persone mi hanno fatto i complimenti. Quelle iridi di un verde brillante come uno smeraldo ma del colore caldo di una foglia trafitta dai raggi del sole. Il resto del mio volto svanisce in confronto agli occhi. Non ho di certo il viso più bello che sia mai esistito. Gli zigomi non si notano e la mascella è troppo poco appuntita per essere bella. Le labbra hanno una forma troppo a cuore e sono screpolate per tutte le volte che le mordo quando mi innervosisco. Il naso ha una forma un po' strana: non è a patata ma neanche a punta, è una via di mezzo. L'unica altra cosa che mi piace di me sono i capelli: grandi boccoli scuri che mi ricadono fino a metà schiena. Anche se alla maggior parte delle persone non piacciono. Non che mi sia mai importato molto di quel che dice la gente. Quando i tuoi compagni di scuola cominciano a dire, alle tue spalle, che sei una psicopatica, smetti di farci caso.

Con un sospiro torno al mio giaciglio e mi ci sdraio sopra. Guardo le stelle, che si fanno a poco a poco più sfocate.

Sono nell'altrio di una scuola. Sto camminando sul pavimento di piastrelle giallognole verso la porta d'entrata. Una mano grossa e pesante, ma comunque delicata, si possa sulla mia spalla.
"Se mi vuoi dire qualcosa, sappi che sarò sempre qui ad ascoltarti. Basta chiedere."
Mi volto verso un' uomo alto e robusto, di carnagione scura, probabilmente di origini africane. Gli sorrido e il suo volto è gentile e generoso.
- Certo Signor Francois.
Mi sorride e sento una stretta al cuore. Usciamo dalla porta principale e scendiamo le scale. Io mi fermo sul marciapiede mentre lui mi saluta e va a prendere la sua macchina. Lo vedo mentre percorre la strada in auto, concedendomi un ulteriore cenno del capo dal finestrino. Ad un certo punto lo vedo sterzare verso il marciapiede. Mi viene la pelle d'oca sulla nuca. Questo non era in programma. Lui cerca di accostare ma non ci riesce. I freni della macchina sono stati manomessi. Vedo l'auto sterzare bruscamente per evitare di investire i pedoni sul marciapiede. Poi la macchina va a sbattere contro un'altra automobile e il fumo inonda le strade. C'è un'esplosione e poi l'unico suono che riesco a riconoscere è l'urlo di una donna. Mi volto nella sua direzione e vedo la moglie del mio professore con la mano del figlio ancora stretta nella sua. Ecco perché il Signor Francois aveva cercato di accostare al marciapiede: voleva far salire in macchina anche la sua famiglia.

La Tredicesima Dea: l'Inizio di una MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora