Capitolo 32 Strani sogni

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Sto correndo come non mai. Non mi ricordo neanche di aver mai provato a far muovere le mie gambe tanto velocemente. Perfino mentre scappavo dagli Inferi correvo più lentamente. Ma adesso ho una motivazione più che valida per andare allo stremo delle mie forze, perché se ho interpretato bene quella profezia devo muovermi, non ho abbastanza tempo per permettermi di prenderla con calma.

I corridoi non mi sono mai sembrati tanto infiniti, non so nemmeno se sto andando dalla parte giusta. Cerco di andare verso la parte opposta del castello rispetto alla mia, poiché Thanatos dorme nella torre Ovest mentre io nella Est. Ritrovandomi ad un bivio mi chiedo come mai non abbiano messo dei cartelli in questo posto, sarebbero molto utili alle povere donzelle che devono andare in un posto sconosciuto in piena notte. Guardando fuori da una finestra mi correggo: di prima mattina. Ed è solo osservando una porta che mi viene voglia di tirarmi una sberla, perché posso materializzarmi nella torre Ovest, invece di cercarla a tentoni nella semioscurità. Prima di attraversare la sopracitata porta, cerco di ricordare il più esattamente possibile la torre Ovest per quanto mi è possibile, visto che ci sono stata solo due volte. Si forma nella mia testa l'immagine vaga di una stanza circolare di mattoni scuri, molto più buia di quanto si crederebbe possibile in pieno giorno, ed una scala a chiocciola che sale ripida verso un punto invisibile da questa prospettiva. Faccio un passo ad occhi chiusi e dopo un attimo di smarrimento mi ritrovo nell'esatto punto che avevo visualizzato qualche minuto prima. Faccio un passo avanti trovandomi così davanti alle scale che inizio a salire in tutta fretta. Arrivata davanti alla pesante porta di legno inizio a battere con il pugno chiuso come una forsennata, ancora senza fiato per la salita precipitosa. Quando, dopo vari minuti e qualche rumore sovrastato dal battito accelerato del mio cuore e dal suono prodotto dal continuo sbattere del mio pugno contro il legno, Thanatos apre la porta, non credo abbia avuto nemmeno il tempo di capire chi lo aveva svegliato che sono già dall'altra parte della stanza, in caso cerchi di buttarmi fuori.

- Ma che Tartaro...

Si volta confuso verso di me, una mano ancora sulla maniglia e l'altra incastrata tra i capelli corvini.

- Ti prego, dimmi che questo - alzo con furia il foglio con la traduzione della profezia - non significa quello che penso. Dimmi che ho sbagliato a tradurre qualche parola o che c'è qualche starna regola grammaticale greca che non conosco.

Ancora mezzo addormentato, il dio si avvicina a me e mi prende il foglio dalle mani. Solo quando comincia a leggere la seconda riga un barlume di comprensione si accende nel suo sguardo.

- Ti avevo detto di smetterla di cercare, che sarebbe stato pericoloso. Perché non dai mai retta a nessuno?

Quindi la traduzione non è sbagliata. Mi accascio a terra.

- Fortunatamente per te a quanto pare fai schifo in greco antico, quindi quasi la metà della profezia è sbagliata.

Sento come un fuoco crescermi dentro, una felicità incontrastabile perché non distruggerò la terra e non ammazzerò l'intera umanità, non sarò l'artefice dell'apocalisse.

- Sei stata proprio tragica in questa traduzione eh? Comunque per sicurezza la profezia la tengo io ed anche il libro di Delfi, così non proverai più a scoprire ciò che non devi.

- Aspetta, quindi non mi dirai lo stesso cosa dice la profezia su di me?

La delusione della mia voce si sente chiaramente, ma lui scuote la testa e una parte del mio cervello inizia quasi inconsapevolmente a cercare un modo per farmi dire quel che voglio.

- Ma... - l'inizio non è dei migliori, lo ammetto - se tu non mi dici la vera profezia come faccio a sapere che la mia traduzione è sbagliata?

Piano eccellente Katherine, mi congratulo con te (cioè con me stessa).

La Tredicesima Dea: l'Inizio di una MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora