Capitolo 4 Cucciolo

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Peter mi ha fatto fare il giro della scuola, è enorme, grande come un piccolo paese. C'è un dormitorio per ogni famiglia, cioè per ogni gruppo di figli di una divinità, tranne che per Era, che essendo la dea del matrimonio non può tradire suo marito Zeus. Nel dormitorio di Artemide, invece, ci sono le ragazze che alla fine del primo anno scelgono di diventare le sue cacciatrici, quindi diventano immortali finché rinunciano all'amore. La scuola dura 5 anni. Peter è al secondo anno.

- Ma se i fratelli maggiori sono gli alunni piú vecchi del loro dormitorio, come fai tu ad essere il fratello maggiore della famiglia di Apollo, se sei solo al secondo anno?

Non si volta a guardarmi, ma continua a fissare il soffitto con le mani nelle tasche.

- Perchè tutti i figli di Apollo più grandi di me sono morti durante l'ultima guerra, e i gli altri due figli di Apollo sono più piccoli di me di tre mesi.

Mi fermo di colpo.

- Ultima guerra?!

- Si, gli dei litigano molto facilmente e i loro figli sono costretti a schierarsi con loro durante le loro guerre...

Marchia particolarmente la parola loro.

- ... l'ultima è stata tre anni fa. Quando sono arrivato a scuola c'era un solo figlio di Apollo ed era del quinto anno, quindi quest'anno il capo sono io.

- Ma è una cosa orribile! Apollo deve aver perso per essere stato quasi sterminato.

Scuote la testa.

- No, in realtà ha vinto, solo che ha mandato i suoi figli in prima linea e così sono stati i primi a morire. Ma non tutti, ci sono stati dei superstiti, come in ogni guerra.

Non riesco ancora a capire bene come possano dei genitori mandare a morire così i loro figli.

- Ma perchè continuano a fare guerre, non possono imparare ad andare daccordo?

- A cosa serve per loro imparare dal passato se hanno l'eternità davanti?

Continua incessantemente a fissare il soffitto, ma vedo i pugni stringersi nelle tasche dei pantaloni.

- Non è giusto! Loro sono immortali ma i semidei no!

Peter si gira a gurdarmi serio. Si capisce che ho toccato un brutto argomento. Vorrei rimangiarmi tutto, perché il suo sguardo è di una severità unica.

- Non ho mai detto che è giusto, gli dei non sanno cos'è la giustizia ma non possiamo farglielo capire, e sai perchè? Perchè se vogliono possono ucciderci tutti con uno schiocco di dita!

Abbasso lo sguardo, sconvolta dalle sue parole. Ma so che ha detto la verità. Mi ricordo i miti greci, e nella maggior parte di loro si narrava degli dei che punivano in modi orrendi gli umani, anche solo per delle sciocchezze.
Sento la sua mano toccarmi una spalla.

- Scusa non volevo, è solo che...

- Ho capito, non fa niente, prima mi stavi parlando dei giardini, possiamo andare a vederli?

Più che una domanda, la mia è una supplica, non voglio più parlare di quanto ingiusta sia la realtà, perchè Peter non ha idea di quanto sia stata ingiusta la mia vita. Annuisce e ci dirigiamo fuori dall'edificio.

I giardini sono stupendi, circondano tutta la scuola. Ci sono piccoli ruscelli e laghetti, e persino un labirinto di rose dietro l'enorme edificio.

- Guarda, quello è il tuo dormitorio.

Alzo lo sguardo e vedo il balcone con il tavolino e la sdraio, su cui mi ero seduta il pomeriggio precedente.

- Non mi ero accorta di essere sopra al labirinto.

La Tredicesima Dea: l'Inizio di una MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora