Capitolo 20 Un dio adolescente complicato

7.1K 578 101
                                    

Credo che a tutti gli esseri umani di sesso femminile, quando un ragazzo bello e molto ma davvero molto attraente ti prende per i fianchi e ti sussurra all'orecchio di chiudere gli occhi, venga naturale pensare che ti darà un bacio o qualcosa di simile...

Ma Thanatos non sembra cogliere queste aspettative. Sta fermo, come un albero profondamente radicato al terreno. Io aspetto che faccia qualcosa, con il cuore che salta un battito ad ogni suo minimo movimento. Alla fine non ce la faccio più ad aspettare, apro gli occhi. Lui è più alto di me di qualche centimetro, quasi una decina, e devo alzare gli occhi per incontrare i suoi. Sull'azzurro delle sue iridi si specchia il verde delle mie, e la mia nera pupilla ridotta ad una fessura, risalta ancora di più in questa unione di colori freddi, così stranamente caldi.

Mi schiarisco la gola.

- E adesso che si fa?

- Dovresti trasformarti.

Mi cadono le braccia, in senso figurato ovviamente. E' impressionante come un ragazzo possa far cadere le aspettive che crei in una vita, nel tempo che ci vuole a pronunciare una frase. Annuisco, e cerco di fargli percepire tutta la mia delusione, ma è come parlare con un sordo. Chiudo di nuovo gli occhi e mi concentro, provare non costa niente. Questa volta sento qualcosa di diverso rispetto a tutte le volte che ho tentato di trasformarmi con Artemide.

I sentimenti, le emozioni che ho provato in questi giorni si amplificano: il rancore per i miei genitori, la rabbia del non riuscire a fare niente, l'odio per ogni volta che Ares mi ha mandato gambe all'aria e mi ha puntato la spada alla gola, la mancanza di Ely, Sabine, Ryan e gli altri, la curiosità per i sogni ricorrenti, l'apprensione per Peter, la delusione per Thanatos... E poi comincia il dolore.

***************** 

Credo di essere svenuta per un po', forse una decina di minuti o anche di più. Fatto sta che mi sono risvegliata sulla panchina sotto il melograno, con la testa sulla spalla di Thanatos, e con indosso solo la sua felpa blu.

Quando apro gli occhi, la prima cosa che vedo è il roseto di ossidiana, con i petali dei fiori sparsi tutt'intorno. Solo dopo alcuni secondi mi accorgo che quelli non sono petali ma pezzi di stoffa nera. Poi giro la testa, ed incontro il viso di Thanatos.

- Ehi.

- Ehi.

Tira via il braccio che precedentemente mi tratteneva in un caldo abbraccio. Questo gesto mi fa irritare. Vorrei dirgli di rimettere il braccio come prima, ma non sono molto sicura di riuscire a esprimere frasi che non siano costituite da monosillabi.

- Ti ricordi qualcosa?

- Si.

Altrochè se mi ricordo. La brutta sensazione delle ossa che cambiano forma, il dolore dei tendini e della colonna verebrale che si stirano, del viso che si allunga in un muso animale, il sapore di rame del sangue in bocca provocato dai denti che diventano più grandi, che diventano delle zanne rompendo le gengive. E infine la bella sensazione dell'erba sotto gli artigli, l'odore dei fiori e della libertà accentuati come non mai, quella sensazione di poter fare tutto, di non essere in gabbia ma neanche di avere il mondo in mano. Era come essere nello spazio e poter fare tutto e andare ovunque volessi, per il semplice fatto di poterlo fare senza catene e regole che non siano quelle della sopravvivenza naturale. La bellezza del mondo vista dai miei nuovi occhi era sorprendente, un mondo più dettagliato con colori più vividi. Ma poi è arrivato il buio, che ha offuscato quel mio nuovo dono che era la vista, e mi ha impedito di sentire il suono del vento tra le foglie. Quel buio che mi ha riportato nella gabbia che è il mio corpo da umana.

- Come fate... - mi schiarisco la gola, decisamente troppo secca- a sopportare di tornare in questa forma dopo esservi trasformati?

Mi sorride, con un sorriso un po' storto, come non mi ero mai accorta che fosse.

La Tredicesima Dea: l'Inizio di una MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora