Capitolo 9 Una brutta lotta

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La festa è magnifica. La maggior parte degli alunni dell'istituto sono presenti. Mi secca ancora un po' il fatto che il dormitorio di Poseidone abbia una piscina, ma riesco a passarci sopra, quando mi ci tuffo. Il dormitorio in realtà sembra tutto un'enorme piscina. Con le pareti azzure di diverse tonalità per simulare il muoversi delle onde. Niente a che fare con le linee ondeggianti blu che si vedono di solito. Le pennellate date in diverse direzioni come le correnti, che sfumano dal chiaro allo scuro in un attimo, rendono tutto più realistico. Il pavimento ribassato, di sabbia bianca, coccola i piedi nudi mentre ballo con i miei amici, tutti in costume da bagno. Elizabeth mi ha prestato un suo bikini nero, dato che non vado più al mare da cinque anni, da quando è morta Rebecca.

- Ehi, cos'hai? Stai male?

É stato Peter a parlare, premuroso come sempre quando mi vede rabbuiare. Lo conosco da due giorni ma mi sembra di aver passato una vita intera con lui.

- No, sto bene.

Gli sorrido, ma lui non è convinto.

- Forse é meglio se ci andiamo a sedere.

Mi prende la mano e mi trascina tra la folla, fino agli sdraio imbottiti che ci sono al posto dei divani.

- Vado a prendere da bere, ti va bene un Bloody Mary?

Lo guardo male e lui scoppia a ridere. Prima che io possa replicare lui risponde.

- Lo so che sei astemia, non ti preoccupare. Ti porto una Coca.

Si allontana verso il bancone e due ragazzi mi oscurano la visuale. Mi guardo intorno. La tv è accesa su un canale che non ho mai visto. Delle bighe, carri senza tetto, aperti nella parte posteriore e guidati da due cavalli, stanno concorrendo in un'arena circolare. Queste corse sono identiche a quelle delle moto, solo con le bighe. Durante la gara alcune si rompono, altre finiscono fuori strada e più succede, più il pubblico esulta. I ragazzi accampati davanti alla televisione saltono in piedi e gridano, segno che ha vinto la biga prescelta. Cominciano a cantare-gridare un motto in una strana lingua, e prima che possa concentrarmi sulle parole qualcuno mi si para davanti.

- Ti piacciono le corse delle bighe?

Lo osservo. Dev'essere per forza un figlio di Poseidone con quel fisico da surfista, l'abbronzatura di chi ha passato molto tempo sotto il sole o con l'autoabbronzante. Ha i capelli spettinati e abbastanza lunghi per un ragazzo, ma gli stanno bene poichè il biondo si intona con l'abbronzatura. Gli occhi sono blu intenso, come le profondità marine.

- In realtà non ne ho mai guardata una. Tu saresti?

- Mi chiamo Morgan e tu invece?

- Io sono Peter e tu, invece di importunarla, dovresti tornare tra i coralli e i delfini, loro si che ti vogliono bene.

Peter si è frapposto tra me e Morgan, atteggiamento abbastanza irritante. Lui tiene in mano una lattina di Coca Cola e una di birra, ma non sembra accorgersene quando parla con sfacciataggine intimandogli ancora di andarsene. Non capisco perchè si comporti così.

- Ehi, calmo. Non stavo facendo niente.

Morgan alza le mani in segno di resa, ma Peter non abbandona il suo sguardo arrabbiato e continua a fissarlo finchè non se ne va.

- Ci vediamo, sconosciuta.

Mi sorride per poi allontanarsi tra la folla. Quando finalmente Peter si rivolge a me offrendomi la lattina di Coca, chiedo spiegazioni, abbastanza irritata.

- Perchè hai fatto così?

- Stava alzando troppo la cresta.

- Non stava facendo niente! Mi ha solo chiesto come mi chiamo!

La Tredicesima Dea: l'Inizio di una MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora