Le mura nere sono fatte di un materiale che non conosco, duro, liscio e lucido come marmo, ma indistruttibile e dal colore uniforme. La pesante porta di legno, alta quattro metri e mezzo, porta incise strane immagini, e molte frasi in quella lingua incomprensibile, che Sabine ha chiamato lingua della Terra o dei morti.
Il palazzo sembra vagamente in stile gotico, con grandi finestre formate da frammenti di vetri scuri e alte guglie che si perdono nell'oscurità soprastante.
Non riesco a capire esattamente dove sono, sembra una caverna, ma non esistono caverne così grandi.
Non mi accorgo di essermi fermata fino a quando sento una mano calda che prende la mia. Non c'è bisogno di guardare il proprietario della mano, per sapere che è Peter. Il suo calore mi penetra nella pelle, sciogliendo il ghiaccio che si era formato nelle vene per la paura.
La sua mano mi trascina verso l'entrata. Vengo sommersa da una luce improvvisa. Sbatto più volte le palpebre, non più abituata alla luce, dopo tutto il tempo passato nel buio. Quando finalmente mi sono abituata al chiarore, riesco a vedere con chiarezza l'ingresso. Non è altro che un lungo corridoio di pietra. A intervalli regolari, dal soffitto fino al pavimento, pendono lunghe tende di raso nero. Mentre cammino riesco a scorgere un pezzo di legno, leggermente incavato nel muro, sotto la tenda. Dunque i teli impediscono di vedere le porte per altre stanze, tranne quella infondo al corridoio. È di vetro, grande come tutta la parete. Non riesco a distinguere l'immagine formata dai frammenti di vetro, perché la porta è aperta e dà su un'enorme sala da ballo.
Il pavimento è di pietra nera e liscia, come quello dell'ingresso, ma le pareti sono dello stesso materiale delle mura, un marmo nero, ma più uniforme e lucente. Nelle pareti sono incastonati vari gioielli, che riflettono la luce emanata dal grande lampadario di diamante in mille fasci colorati, dando a tutto un aspetto più magico. Dei tavolini sono disposti ai lati della sala, circondati da poltroncine verdi. Un buffet ricco di stuzzichini e bevande è disposto su quattro tavoli vicino alla parete destra rispetto al palco. Un rialzamento di quattro gradini divide infatti, la pista da ballo da un'altare in cui sono disposte due sedie, o meglio due troni. Al lato dei troni Ci sono delle ragazze che suonano e cantano. La loro musica è celestiale, sento il bisogno di unirmi alla massa di corpi danzanti al centro della sala. Qualcosa però mi ferma, su una poltroncina verde è seduta una ragazza. Ha all'incirca venticinque anni, ma mi sembra di conoscerla. Il mio gruppo si è già disperso e non vedo il motivo per cui non dovrei andare verso quella persona così familiare. Mi incammino verso il tavolino, ma mi ero dimenticata di Peter. Mi guarda con aria interrogativa, si sta sicuramente chiedendo perché non vado a ballare. Gli faccio segno di andare, io lo raggiungerò dopo. Mi dirigo di nuovo verso il tavolino, la ragazza mi sta guardando, e il suo visi si apre in un grande sorriso.
- Katherine, tesoro, come sono felice di incontrarti!
- Scusa, ci conosciamo?
Il suo sorriso si allarga ancora di più, e si mette le mani sui fianchi stretti.
- Hai già dimenticato la tua zietta preferita?
La guardo attentamente, dai capelli marroni lisci e lunghi fino alla vita ai piedi elegantemente calzati da sandali d'oro.
- Zia Molly?
Annuisce energicamente. Ma non puó essere lei! La zia che conosco è più bassa, più grassa e soprattutto più vecchia!
- Ma come è possibile? Tu...
La indico con le mani aperte rivolte verso l'alto. Sospira paziente e mi fa segno di sedermi su una poltroncina accanto a lei. La assecondo e con un sospiro comincia a parlare.
- Mi dispiace non avertelo potuto dire prima, ma è contro la legge dire a un semidio, prima dei quattordici anni, la sua vera identità.
Si ferma per qualche secondo, con lo sguardo perso nel vuoto, intenta a riordinare i suoi pensieri. Lo faceva molto spesso quando ero bambina e mi doveva parlare seriamente. Questo gesto, mi riporta ai ricordi d' infanzia e alle sgridate per i miei pasticci.
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La Tredicesima Dea: l'Inizio di una Morte
Fantasy|| IN REVISIONE || "Fidarsi di se stessi è il peggiore degli sbagli" Più di tremila anni sono passati dalla creazione di un nuovo dio. L'Olimpo arranca, cercando di rimanere in vita nonostante l'umanità oramai lo consideri una favola mitologica. I s...