Il cuore mi martella nel petto mentre raggiungo il centro del prato. Siamo circa dodici persone, tutte sui 14-15 anni, disposti in una fila ordinata. La ragazza dietro di me mi stringe il braccio e mi giro a guardarla male.
- Ehm scusa, ma sono agitata.
Ha una voce melodiosa e un viso perfetto, i capelli biondo scuro le ricadono sciolti su una spalla. I suoi occhi azzurri guardano in basso per scusarsi. Mi trattengo dal risponderle male. Per una volta voglio provare ad essere normale.Magari potremmo diventare amiche. Mi sforzo di sorriderle.
- Non fa niente. Sono nervosa anch'io.Tra parentesi io sono Katherine, e mi stai fermando la circolazione del sangue, quindi se non ti dispiace lasciarmi il braccio...
- Oh scusa, io sono Elizabeth.
Mi porge la mano, gliela stringo e continiuamo a camminare insieme.
Arrivate al braciere noto una cosa strana, le fiamme cambiano continuamente colore. Una volta sono rosse, subito dopo blu e poi gialle, qualche volta compaiono anche delle scritte, o è di nuovo la mia immaginazione che mi gioca brutti scherzi? Poi lo vedo, tra le fiamme del braciere che ride della mia paura c'è l'uomo che tormenta i miei incubi Dopo qualche secondo sparisce, ma quel lasso di tempo era bastato a farmi impietrire sul posto. Elizabeth mi scuote preoccupata.
- Ehi Katherine cos'hai? Ti sei irrigidita tutta d'un colpo.
E' vero, la paura ha bloccato i miei muscoli e sto cominciando a sudare freddo, ma mi sforzo di sorridere a Elizabeth.
- Non è niente, solo un colpo d'ansia.
Mi guarda con un'espressione poco convinta ma si gira ad ascoltare quello che sta dicendo Max.
Magari fosse stata solo l'agitazione. Quell'uomo mi perseguita da anni, lo vedo ovunque, grazie a lui tutti hanno cominciato a credere che io sia pazza, anche se forse un po' lo sono. Elizabeth mi da una gomitata e mi decido ad ascoltare anch'io Max.
-... chiamerò prendete un petalo da questa rosa e lasciatelo cadere nel braciere, subito dopo comparirà il simbolo e il nome del vostro genitore divino.
Il silenzio carico di agitazione imperversa sulla sala. Nessuno osa fiatare, io nemmeno respiro. Il viso dell'uomo continua a tornarmi in mente con nuove ondate di paura, cosa vuole da me questa volta? Non ho già fatto abbastanza? No, secondo lui niente è mai abbastanza.
- Vieni avanti Marcus Laviny.Un ragazzo con l'aria da bulletto si avvicina con sicurezza a Max. Prende la rosa rossa dalle sue mani, ne stacca un petalo e lo butta con forza nel braciere. Come aveva predetto Max, si alza una fiammata rossa in cui si intravede un cerchio con una lancia e una spada incrociate e appena sopra il simbolo, un nome.
- Figlio di Ares, congraturazioni unisciti ai tuoi fratelli.
Un gruppo di ragazzoni e ragazze molto robusti si alza per accoglierlo tra loro, il più grande del gruppo gli da una pacca sulla spalla tanto forte, che quasi lo fa cadere, e lo invita a sedersi vicino a lui. La sala esplode in un applauso.
- Silenzio per favore. Elizabeth Wood.
Mi stringe la mano un'ultima volta, poi la lascia per avvicinarsi al braciere. Cammina sicura, con una postura regale anche se indossa dei semplici jeans e una canottiera gialla di pizzo. Il fuoco al cadere del petalo diventa rosa acceso e il simbolo si tramuta in una colomba bianca in volo. Sopra, in bella calligrafia é scritto il nome della dea dell'amore.
- Figlia di Afrodite.
Elizabeth non fa neanche in tempo a distogliere lo sguardo dal fuoco che lentamente sta tornando normale, che una dozzina di ragazze e una decina di ragazzi corrono ad abbracciarla e a farle complimenti sui capelli, sul trucco, sui vestiti e sullo smalto. Poi la trascinano via ed io resto definitivamente sola.
Il nostro gruppo diminuisce in fretta, mano a mano che ogn'uno scopre la sua famiglia. Capisco che Max sta chiamando i ragazzi a seconda di quando sono arrivati, così che sia più facile per lui guardare le autorizzazioni che ha in mano, per controllare se mentono riguardo al genitore del ragazzo a cui sono intestate. Quindi io sono l'ultima. Più la fila davanti a me diminuisce più io sono agitata. Le mani cominciano a sudare e il battito cardiaco accellera tanto che non riesco più a sentire quasi niente. Ma una piccola frase risuona nel silenzo della mia mente interrompendo il battito del cuore.
- Katherine Inperi.
Cavolo tocca a me! Guardo avanti e vedo il braciere con la rosa, alzo un piede cercando di tremare il meno possibile e mi avvicino lentamente imprecando ogni volta che l'equilibrio viene meno.
Ma sto per sapere finalmente chi sono i miei genitori, la domanda che più mi assale fin da quando so di essere orfana, e questo è un buon motivo per andare avanti senza fermarmi. Non sono felice, né elettrizzata come i ragazzi che erano davanti a me. Io voglio sapere la verità, ma ho paura di cosa potrebbe significare conoscerla. Ma c'è un'altro sentimento che dimora sotto il nervosismo, in attesa del momento giusto per mostrarsi in tutta la sua violenza: il rancore, la sete di vendetta.
Ripenso a zia Molly, che non mi ha mai voluto dire chi sono i miei genitori, che ha sempre tirato fuori la scusa che l'orfanotrofio non le ha detto niente sui miei parenti. Ma so che non è vero, non sono mai stata in orfanotrofio, ne sono sicura. Questa è l'unica cosa su cui la zia mi ha sempre mentito, sulla mia identità. Ma adesso avrò le mie risposte, adesso scoprirò la verità.
Sono arrivata davanti al braciere: è di bronzo, con incisioni in greco, in latino e in molte altre lingue, ma quello che è scritto è sempre la stessa parola: dei. Dei, chissà da chi di loro discendo, spero Afrodite, così da poter rimanere con Elizabeth (l'unica persona che conosco qua dentro), ma so che non è così. I figli della dea dell'amore sono bellissimi ma soprattutto affettuosi, dolci, e io non sono esattamente questo genere di persona. Io sono più il tipo distaccato, serio, scontroso e vendicativo, quindi sicuramente non figlia di Afrodite. Ma allora di chi posso esserlo? Non so cosa aspettarmi e questo mi terrorizza.
Prendo la rosa con mani tremanti e mi pungo per sbaglio un dito, sono proprio un'idiota. Ma nella goccia di sangue noto qualcosa di strano: una paiuzza dorata, o almeno questo sembra. Asciugo svelta il dito sui jeans e stando attenta a non pungermi di nuovo, stacco un petalo.
La curiosità spinge avanti la mia mano altrimenti bloccata dall'agitazione. Lascio andare il petalo.
Il fuoco si alza di un metro e mezzo. È nero come la pece, buio, come me. Al centro compaiono due simboli. Un cerchio bronzeo con un elmo nero e un cerchio più nero delle fiamme con al centro un melograno di bronzo.
Due simboli? Questo vuol dire che i miei genitori sono tutti e due... in quel momento appaiono due nomi, in scrittura elegante, ma allo stesso tempo che incute timore. Due nomi inaspettati, diversi dagli altri, due nomi che non sono ben accetti sull'Olimpo. Due nomi di cui zia Molly mi ha parlato tanto. E ricordo ancora il suo sguardo carico di rispetto.
La voce di Max rompe il silenzio.
- Katherine Inperi, figlia di Ade e Persefone.
Ehiiiii grazie per i voti e per i commenti, spero di non avervi deluso con questo capitolo. Vi adoro tutti, sul serio! Finito il mio attacco di affettuosità (peggio dei figli di Afrodite sono stata), vi prego di continuare a seguirmi, la storia si farà sempre più emozionante e intricata!
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La Tredicesima Dea: l'Inizio di una Morte
Fantasy|| IN REVISIONE || "Fidarsi di se stessi è il peggiore degli sbagli" Più di tremila anni sono passati dalla creazione di un nuovo dio. L'Olimpo arranca, cercando di rimanere in vita nonostante l'umanità oramai lo consideri una favola mitologica. I s...