Capitolo 30 Regali di Natale

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Sfoglio per l'ennesima volta quel tomo. Io adoro i libri. Io ho sempre adorato i libri. Io sono quella che si inginocchierebbe a terra e li adulerebbe come dei. E io sono la stessa persona che sta per prendere questo stramaledetto libro incomprensibile e buttarlo nel fuoco del caminetto. Ma mi trattengo, per l'ennesima volta, perché c'è ancora una parte sana del mio cervello che mi dice che se lo facessi dopo mi prenderei a calci da sola.
È il giorno di Natale. In realtà è la mattina di Natale, visto che sono le due e quarantasette. Sono stesa a pancia in giù sul tappeto davanti al camino, rileggendo un'altra infinita pagina delle Profezie di Delfi, cercando di ricordare qualcosa delle poche lezioni di greco a cui ho assistito, perché il libro è scritto completamente in greco. Infatti la coerenza regna sovrana visto che il titolo è in inglese (lingua che parlo benissimo data la mia lunga permanenza in America) e il contenuto in greco antico.
Sbuffo un'ultima volta chiudendo definitivamente il libro ed alzandomi. Lasciandomi alle spalle il confortante calore del caminetto, poso il libro a terra, vicino al mio letto, e mi corico sotto le pesanti coperte.
Sogno una cosa strana. Sto correndo in un campo di erba nera, con un libro gigante che mi segue. Io continuo a correre all'impazzata ma le lettere greche si staccano dalle pagine e si rimpiccioliscono per poi attaccarsi alla mia pelle, diventando simili a tatuaggi. Alla fine, quando non c'è più un lembo di pelle scoperta, una lettera mi fa inciampare. Cado a terra e velocemente le lettere formano una catena che si lega al mio piede sinistro. Non posso più scappare. Vedo avvicinarsi sempre più il libro, ed aprirsi su una pagina come tante altre, dove tutte le parole si staccano dalla carta e vengono verso di me. Questa volta non si rimpiccioliscono, rimangono anzi una barriera di nero inchiostro. Con lentezza le parole della prima riga, ordinatamente, scendono verso di me, fino ad entrare nella mia bocca e a scendermi lungo la gola. Mi sento soffocare e anche se provo a tapparmi la bocca, le parole continuano imperterrite a farsi ingoiare. È una cosa più forte di me. Non posso fermarla. Proprio quando sento che mi manca definitivamente l'ossigeno mi sveglio di soprassalto. Cado dal letto ed inizio a tossire, cercando di togliere da me l'inchiostro ingoiato. Solo quando una mano leggera si posa sulla mia spalla, mi fermo.
- Sta bene signorina?
Tengo lo sguardo puntato a terra.
- È stato solo un incubo.
Non so a chi lo sto dicendo. Forse a me, per convincermi davvero di non stare ancora soffocando, o forse alla ninfa, per tranquillizzarla, o forse a tutte e due. La ninfa, con ancora un'espressione spaventata sul viso dai lineamenti dolci, mi aiuta a rialzarmi.
- Suo padre mi ha detto di chiamarla. È pregata di scendere a colazione.
Guardo confusa l'orologio. Le sette in punto. Come osa farmi alzare alle sette della mattina di Natale?! Io lo strozzo quell'uomo!
- Arrivo subito.
La ninfa mi lascia sola e io vado a cambiarmi. In realtà non mi cambio per niente, rimango in pantaloni della tuta e felpona grigi, perché è così che sono andata a dormire. L'unica cosa che faccio è cercare di sistemarmi i capelli, un ammasso aggrovigliato di boccoli neri, ma dopo alcuni tentativi rinuncio e mi trasporto in sala da pranzo.
Vedendo questa stanza non si direbbe esattamente che è Natale. Nessun albero con i regali, nessuna luce colorata, nessun abbellimento di nessun genere, solo un tavolo lunghissimo con tre persone attorno.
Mi avvicino a quest'ultimo e mi siedo, senza salutare, perché questo significherebbe parlare alla persona che mi sta accanto, ed io non voglio assolutamente mai più rivolgere parola a Thanatos. Sento su di me l'occhiata critica di Persefone. La vedo squadrarmi da capo a piedi, anche la parte nascosta dal tavolo (penso usi i raggi X) e scuotere la testa insoddisfatta. Non sono la figlia perfetta che voleva, e se è per questo lei non è la madre che pensavo. Nel frattempo Ade mi ha salutato con un sorriso smagliante e un "Buon Natale". Io mi chiedo dove la trovi la solarità vivendo in un posto del genere. Dopo qualche minuto in silenzio sento Persefone scoppiare. È come vedere un palloncino troppo gonfio esplodere in mille pezzettini, solo che in realtà lei rimane intera, in piedi davanti a me, continuando ad urlare come la pazza isterica che in realtà è.
- TI SEMBRA IL MODO DI PRESENTARTI A COLAZIONE? IN PIGIAMA! CON TUTTI I MAGNIFICI ABITI CHE HAI NELL'ARMADIO TU TI PRESENTI IN TUTA! E PER DI PIÚ NON CI RIVOLGI NEANCHE LA PAROLA! TUO PADRE TI HA SALUTATO SCREANZATA, DEVI RISPONDERE! E LA DEVI SMETTERE DI ESSERE ARRABBIATA CON TUTTI PER NON SI SA QUALE MOTIVO! SONO STANCA!
La vedo riprendere fiato per la prima volta, dopo aver urlato questo insensato discorso. Poi riprende con più calma, con le lacrime agli occhi.
- Sono tua madre e non ti ho fatto niente di male. Non merito di essere trattata così.
Scappa via piangendo e io non so cosa dire, se non:
- Ma è incinta?
Mio padre mi guarda tra il terrorizzato e il divertito. Più che altro il secondo, infatti sembra stia per scoppiare a ridere.
- No no, non è incinta. È fatta così. Dopotutto è la Primavera. All'inizio una serena giornata di sole e subito dopo una violenta tempesta sradica-alberi.
Comincio a ridere, prima è quasi una piccola risata isterica, poi comincio quasi a soffocarmi per mancanza di ossigeno e con le lacrime agli occhi. Il perché non lo so. Semplicemente continuo a ridere finché ho abbastanza fiato per farlo. Poi, lentamente, smetto. Ade mi sta guardando stralunato, poi scuote la testa e sorride.
- Come tua madre. Appena hai finito di mangiare, vai a prepararti.
Lo guardo confusa. Capisco che il pigiamo non sia molto adatto ma non capisco per cosa dovrei mai prepararmi.
- Prepararmi per cosa?
Vedo una lampadina accendersi sopra la sua testa, in senso figurato ovvio.
- Mi sono dimenticato di dirtelo. Andiamo a pranzo e a cena sull'Olimpo. Zeus mi ha dato un permesso speciale per uscire dagli Inferi. Vuole che passi un po' di tempo anche con loro.

La Tredicesima Dea: l'Inizio di una MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora