Sapevo che sarebbe arrivato questo momento, che avrei conosciuto i miei genitori, che sarei stata presentata ufficialmente a tutti gli dei e semidei come figlia dei sovrani degli Inferi. Molte volte ho immaginato questo momento, il richiamo dei miei genitori, una conversazione con loro, le mie risposte alle loro domande e le domande che io avrei fatto a loro. Ogni volta ero sicura di me, pronta ad affrontarli, mentre adesso sono immobile, senza parole, senza un'emozione precisa, solo sconvolta in un turbinio di sentimenti e pensieri. Mi trovo in mezzo alla folla, eppure i miei genitori mi hanno trovata in mezzo a tutti quei semidei, e mi stanno guardando. Sento il loro sguardo perforarmi il petto, alla ricerca di una mia risposta. Ma non c'è niente, solo vuoto e confusione, perché loro non sono altro che due sconosciuti. Due sconosciuti che mi hanno dato alla vita, e che mi hanno abbandonato. Stringo i pugni, ora so che sentimento provo verso di loro. Rabbia. Rabbia, profonda ed incondizionata come mai mi era capitato.
Sento la gente intorno a me che si muove, che cerca questa Katherine, senza risultati. Quei pochi che mi hanno trovata mi osservano, e nei loro occhi c'è solo compassione. Sabine mi prende il braccio, ma io la scosto bruscamente. Adesso ci sono solo io, sono sola.
Cammino verso il palco. L'unico rumore nella sala sono il ticchettio dei miei tacchi, è un miracolo che non sia ancora caduta, e sono felice che non accada adesso. Gli sguardi di ogni persona nella sala sono puntati su di me, mi perforano la schiena, mi attraversano e mi studiano. Tengo la testa alta, non posso permettere che riescano a comprendere la paura che dentro mi assale. Purtroppo so di non fare la miglior impressione possibile: il trucco è un po' sbavato, ed i capelli sono sudati e attaccati al collo per il caldo.
Al mio passaggio si apre un corridio tra la folla. Arrivo davanti agli scalini per salire sul palco. Ora non si può più tornare indietro. Salgo il primo gradino. Una mano si tende per aiutarmi, non vedo di chi sia, ma non la prendo. Alzando la gonna, salgo anche gli ultimi due scalini.
Ora sono sul palcoscenico, riesco a vedere le espressioni degli dei davanti a me. Raddrizzo la schiena e porto indietro le spalle. Cammino verso Zeus, e mi fermo davanti a lui, accanto a quelli che si definiscono miei genitori. Vedo le loro espressioni raggianti e fiere, mentre mi guardano. Loro pensano che io sia felice di vederli, ma non è così.
Zeus è inorridito, e alquanto solpreso.
- Quindi questa è...
- È mia figlia, fratello.
Persefone lo guarda male e lui si corregge in fretta.
- Mia e di mia moglie ovviamente.Nella sala non vola una mosca, anche se non sono sicura che le mosche possano vivere nel regno dei morti. Il re degli dei mi guarda, mi squadra, cerca di vedere le mie intenzioni, e fallisce miseramente. Sento la mia espressione, riesco a capirne la durezza, l'inespressività, la serietà. Ma non riesco a mostrare felicità, non c'è neanche una minima increspatura delle labbra. Solo una linea dritta, che nasconde la rabbia. I miei genitori mi fanno quasi pena, sicuri che la mia durezzia sia data dall'agitazione, perchè non riescono neanche a immaginarmi arrabbiata, perchè non possono comprendere i motivi della mia furia. La mia solitudine, i miei errori, il mio dolore, mi risuonano nel cervello, ricordandomi che se mi avessero tenuta con loro non mi sarebbe accaduto niente di tutto ciò.
Zeus si avvicina, e parla sottovoce. Sento il suo fiato sul viso, è caldo ed odora di ozono. Nessuno oltre a me e ai miei genitori sente quello che ci dice.
- Dopo, dobbiamo parlare. Ci sarà una riunione, questa sera stessa! Pretendo che sia presente anche tu, piccola Katherine.
Per tutta risposta stringo i pugni, e spero che lui lo abbia notato ma allo stesso tempo, spero che non se ne sia accorto. Mai come adesso sono stata così confusa. La rabbia mi sta lentamente abbandonando, lasciando posto al vuoto, pieno di emozioni contrastanti che si eliminano fra loro.
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La Tredicesima Dea: l'Inizio di una Morte
Fantasy|| IN REVISIONE || "Fidarsi di se stessi è il peggiore degli sbagli" Più di tremila anni sono passati dalla creazione di un nuovo dio. L'Olimpo arranca, cercando di rimanere in vita nonostante l'umanità oramai lo consideri una favola mitologica. I s...