Capitolo 38

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- Elizabeth?

La vedo spalancare gli occhi, riconoscendomi anche da sotto il cappuccio alzato. Poi spalanca anche la bocca, ma capendo le sue intenzioni gliela tappo con le mani. La sento mugugnare in richiesta di aiuto e senza pensare entro nel dormitorio, facendo segno a Thanatos di chiudere la porta dietro di lui. Passano pochi istanti, in cui Elizabeth continua a muovere freneticamente le pupille e a mordermi la mano, ma tengo duro, sebbene le sue unghie stiano tentando di squartarmi le braccia.

Dopo questi brevi istanti sento un forte colpo alla testa, e cado, mollando Elizabeth. Mentre la mia vista si sfoca sento qualcosa strattonarmi il mantello e poi lasciarmi andare di colpo.

Ansimo con la guancia sul freddo pavimento, cercando di calmare il respiro e tornare a vedere qualcosa che non sia terribilmente sfocato. Sento la testa pulsarmi con forza dove sono stata colpita con un oggetto indefinito, ma non penso di stare sanguinando, teoricamente me ne sarei accorta, o no? Provo a tirarmi su con le braccia e il busto, ma il mal di testa è troppo forte. Con un'altra violenta pulsazione sono costretta a ridistendermi a terra, a pancia in su.

I rumori sono diventati più lontani, sento solo un penetrante fischio molto fastidioso, peggiore perfino di quello di un treno. Una macchia colorata mi si para davanti agli occhi. Si muove. Io sbatto le palpebre, cercando di schiarirmi la vista.

All'improvviso qualcuno impedisce alla mia palpebra sinistra di fare il suo lavoro. Qualcosa me la apre con forza e una potente luce bianca mi acceca.

Mi volto spaventata, riprendendo uso del mio corpo, e mi rannicchio come per pregare, con la fronte a terra. Quello che so essere il mantello copre ogni fonte di luce.

"Il nero mi è familiare, il buio non è sfocato, questo è il mio posto" pensieri ovviamente abbastanza irrazionali, con un fondo di verità.

Dopo un tempo abbastanza ragionevole, quando sono sicura di non avere più forti sintomi della botta in testa poiché non ho più l'emicrania e riesco di nuovo a sentire delle voci provenire da accanto a me, mi rialzo con calcolata lentezza, preparandomi a nuove aggressioni.

Quando mi giro, però, non trovo dei ninja mascherati pronti ad uccidermi, né un'Elizabeth con un lanciafiamme in mano. Certo, Elizabeth c'è, ma è piuttosto innocua, se così si può definire un essere con delle unghie che sembrano coltelli. Sul serio, penso che i miei artigli da tigre sembrino stuzzicadenti al confronto.

No, davanti a me c'è il mio vecchio gruppo di "amici" al completo. Tutte le persone con cui avevo più o meno legato, anche se non si può dire che siano immutati da allora.

Vedo Chloe, la più distaccata dal gruppo, con i capelli rossi e spettinati non più a caschetto, come se non le importasse più il suo aspetto, cosa davvero strana per una figlia di Afrodite. Ma più la guardo più capisco che questo è un effetto collaterale della morte di George, e provo davvero pena per lei. Poi mi ammonisco, perché so che a nessuno piace che le persone li commiserino.

Alla destra di Chloe c'è il resto del gruppo, spalla contro spalla, per quanto permetta la considerevole altezza dei gemelli.

Elizabeth, Jan, John, Ryan, Sabine, Alex e Peter sono uniti, come un'unica vera famiglia.

Questo pensiero mi fa provare un moto di rabbia e risentimento verso di loro. Perché io sono qui, sono staccata dalla loro famiglia, non ne faccio più parte. Anzi, forse non ne ho mai fatto parte.

Poggiato alla parete, con il cappuccio calato, c'è Thanatos, con un'aria stranamente dura e arrabbiata, le nocche della mano sinistra stranamente arrossate. Sposto lo sguardo su Alex, e vedo che una parte del suo viso sta diventando velocemente viola in un modo abbastanza preoccupante. Sento la mia parte egoista (estremamente sviluppata in confronto al resto del mio essere) gongolare a questa vista, e allo stesso tempo gemere perchè Thanatos non ha usato la mano con il tirapugni.

La Tredicesima Dea: l'Inizio di una MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora