Capitolo 15 Perdono

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Quando ho aperto la porta, ho pensato a molte persone che potrebbero voler parlare con me in questo momento. Pultroppo rimango alquanto delusa, trovando sulla soglia, ad aspettarmi, un ragazzo che non ho mai incontrato prima.

È alto e robusto, la carnagione è molto chiara, segno che non esce spesso all'aperto. Gli occhi sono grandi e scuri, i capelli neri e dal taglio militare. Sulla pelle ci sono segni di recenti scottature e sulla mascella squadrata la pelle è di un intenso rosso scuro. È sui diciotto anni, anche se sembra quasi che ne abbia una ventina.

Resto impalata sulla soglia, senza saper bene cosa fare. Ad un certo punto mi porge una busta. La mano è callosa e grande quasi il doppio della mia.

Prendo la busta e sento che è molto leggera.

- Ehm, grazie. Ma che cos' è?

Lui mi sorride. Risco a vedere tutti i trentadue denti tra quelle labbra improvvisamente così fine.

- Una cosa per te da parte di un mio amico.
Mi fa l'occhiolino.
- Trattalo bene, ok? Io vado a prepararmi, a dopo.

Se ne va, con la felpa che gli svolazza attorno e i pantaloni consunti che si muovono velocemente con le sue gambe. Non mi ha detto niente di lui, nemmeno il suo nome.

Guardo la busta, non è chiusa. Tiro fuori un biglietto.

Quando si sbaglia bisogna ripercorrere i propri  passi, capire cosa si ha fatto di sbagliato e scusarsi con le persone a cui questa cosa ha fatto male. Come le cascate fanno scorrere l'acqua per pulirla, anche io voglio far scorrere e filtrare il mio passato per un futuro più pulito. Spero di incontrarti alla nostra cascata, così che le cose possano sistemarsi.

Questo dice il mesaggio sul semplice foglietto di carta. Sinceramente non ci ho capito molto. E per di piú mi ha quasi fatto vomitare. Penso sia il messaggio piú brutto di sempre. É cosí spudoratamente sdolcinato che ti fa venire le carie.

Mentre rimetto il foglietto nella busta trovo dentro un'altra cosa. Un fiorellino rosa e semplice, di quattro soffici petali. Ma questo innocuo fiore, quasi appassito, mi ha fatto capire cosa significa il messaggio.

Chiudo la porta dietro di me e mi incammino nei corridoi. In giro non c'è quasi nessuno, si stanno tutti preparando per il Galà. E i pochi ritardatari che incontro sulla mia strada si stanno affrettando verso i loro dormitori.

Raggiungo l'atrio quando le scarpe cominciano a farmi leggermente male, non sono abituata a portare i tacchi. Sento i colpi dei miei passi risuonare sul pavimento. Ormai non mi accorgo quasi più delle lastre d'oro, messe al posto delle piastrelle di marmo, con i nomi degli eroi. Il primo giorno ne sono rimasta molto impressionata, ma d'altronde tutto mi stupiva. Sembrano passati anni da quando sono arrivata qui, invece sono solo tre settimane.

Esco dall'imponente porta e attraverso il giardino.

Tre settimane fa io credevo di essere una strana ragazza, un po' matta, che faceva cose orrende, ma pur sempre normale. Adesso invece, so di essere diversa, dall'umanitá e anche dai miei compagni semidei. E so anche, che questo potrebbe essere l'ultimo giorno della mia vita, che gli dei potrebbero decidere di uccidermi, perchè mi credono un pericolo, o di rinchiudermi in qualche strana e orribile prigione divina. Ho raggiunto il labirinto, mi giro in direzione del bosco ovest. I rami sono legati insieme da nastri bianchi, in modo da creare un passaggio tra gli alberi senza che il vestito si strappi. Dopo qualche passo traballante, mi tolgo le scarpe e le tengo in mano mentre avanzo.

Sollevo il vestito da terra, ma per i piedi non posso fare niente. Ogni tanto una spina si conficca nella pianta e devo fermarmi contro un albero per toglierla. Alla fine riesco ad arrivare alla piccola radura che stavo cercando.

La Tredicesima Dea: l'Inizio di una MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora