La radura è... beh, una radura. Pianeggiante, pochi alberi, tanta erba. L'unica cosa, che la contraddistingue da tutte le altre radure del mondo, è la doppia fila di lapidi bianche. Non sono maestose nè stupende, sono semplici rettangoli di granito incastrati nel terreno, su cui sono incisi i nomi dei defunti. Nessuna dedica, nessun particolare che le possa rendere personali. In breve: sono orrende. Non rappresentano per niente un tributo alla vita dei loro possessori, non dicono niente di loro. È come se le persone lì sepolte non fossero esistite realmente, come se fossero state soltanto dei nomi senza personalità né una storia.
Davanti alla lapide più vicina è scavata una grande fossa. Lentamente la bara viene calata nella terra. Mi torna in mente una poesia di un poeta italiano. Un tizio nato in Grecia o qualcosa di simile, che si chiamava Ugo Foscolo. Che razza di nome: Ugo. Soffoco un sorriso, poi mi ricordo perchè sono qui. Ripenso alla poesia, per evitare di farmi prendere dall'ansia.
Si chiama "i sepolcri" e mi ricordo benissimo perché mi è rimasta impressa. So di aver pensato, appena letta per la prima volta a lezione, che rappresentasse perfettamente la concezione della morte da parte dell'umanità. Ricordo perfino alcuni versi:
E spesso per lei si vive con l'amico estinto,
e l'estinto con noi, se pia la terra
che lo raccolse infante e lo nutriva,
nel suo grembo materno ultimo asilo
porgendo, sacre le reliquie renda
dall'insultar de nembi e dal profano
piede del vulgo, e serbi un sasso il nome,
e di fiori odorata arbore amica
le ceneri di molle ombre consoli.Questo dimostra quanto io sia sempre stata ottimista... È probabilmente l'unica poesia di Foscolo di cui ho qualche ricordo, ed è solo perché l'ho riletta tante volte da stamparmela nel cervello con l'inchiostro indelebile. Non credo sia una buona cosa... Non credo che la maggior parte delle quindicenni si ricordi le poesie dei vecchietti decrepiti. Ma dopotutto chi sono io per parlare della gente in generale se non ne faccio parte?
Mi guardo intorno e vedo le prime lacrime scendere sui visi dei semidei. Il preside sta facendo il suo elogio funebre e davanti a lui, Chloe sembra un vetro infranto. Non mi sarei mai aspettata di vederla così. Non è truccata, ha le guance scavate dalle lacrime e le mani sembrano artigli chiusi sulle sue braccia, nude nonostante il freddo.
Improvvisamente mi sento in colpa. Io non sono triste, non sto piangendo, anzi sono felice. Felice che la morte di un ragazzo mi stia dando la possibilità di vendicarmi. E adesso so che sono terribilmente egoista, che non è stata tutta colpa di Phoibos se ho ucciso quella gente. Ho sempre avuto la possibilità di scegliere: o me o loro. E ho sempre scelto me. E lo sto facendo anche adesso, sto scegliendo di rovinare il funerale di un ragazzo morto ingiustamente per potermi vendicare. Sono orribile.
Ma oramai è troppo tardi per tornare indietro: Peter è accanto a Chloe e quando mi vede fa un cenno con la testa. Ha fatto la sua parte.
Il preside si sposta lanciando una rosa bianca sulla bara. Al suo posto va un ragazzo robusto, dalla pelle scura e con i capelli a zazzera. Non ha pianto, ma sembra che non abbia dormito e ha le mani rosse di bruciature. Quando comincia il suo elogio definendo George come suo fratello, capisco che il ragazzo che sta parlando è un figlio di Efesto, e che probabilmente ha passato tutta la notte a lavorare per non pensare a quanto fa male perdere qualcuno di caro.Abbasso la testa. È colpa mia se George è morto, se mi fossi opposta prima a Phoibos, se non avessi ucciso Rebecca. Pensando a Rebecca mi scende una lacrima, che cade su un filo d'erba come la rugiada.
Devo pensare a qualcos' altro. Mi concentro per immaginare come Peter può aver adempito al suo compito. Probabilmente mi ha preso alla lettera e a cena si è seduto vicino al gruppo di Nicole. Poi avrà sicuramente trovato il modo di portare il discorso sulle paure, e allora avrà confessato che la sua paura più grande sono i morti, che anche se sa che è irrazzionale ha paura che lo spirito di George lo detesti e lo perseguiti perché non è stato un buon amico. Se era abbastanza vicino a Nicole lei gli ha sicuramente prestato attenzione e la notte, quando Phoibos le è apparso in sogno lei gli ha riferito tutto.
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La Tredicesima Dea: l'Inizio di una Morte
Fantasy|| IN REVISIONE || "Fidarsi di se stessi è il peggiore degli sbagli" Più di tremila anni sono passati dalla creazione di un nuovo dio. L'Olimpo arranca, cercando di rimanere in vita nonostante l'umanità oramai lo consideri una favola mitologica. I s...