Non so perché ogni volta che mi succede qualcosa comincio a correre. Forse é solo perché ho bisogno di sfogarmi, o forse perché ho bisogno di sentire per un momento che sto scappando, che tutto finirà.
Non so nemmeno perché la maggior parte delle volte che corro vado a sbattere contro qualcuno, anche se la risposta é probabilmente perché tengo gli occhi bassi. Il che mi impedisce di vedere se c'è un dio della morte di fronte a me. Inutile dire che ci sbatto contro, ed a quanto pare lui non é abituato a salvare la donzella prima che sbatta le chiappe per terra. Evidentemente no. E il mio fondoschiena lo può confermare. Mi massaggio l'osso sacro, mentre cerco di rialzarmi. Non mi aiuta. E io che pensavo che gli uomini d'altri tempi fossero tutti gentiluomini.
Appena ho riacquistato l'equilibrio faccio per andarmene. Gli sfilo accanto come un fulmine ma qualcosa mi ha impedito di tuonare. La sua mano mi ha afferrato il polso, perché lui é il genere di persona che non ti rialza se cadi ma ti ferma se te ne vai. Ed io odio quel genere di persone, perché non fa altro che distruggerti, pezzo dopo pezzo.
- Cos'hai?
- Ti interessa davvero?
Non mi volto, ma non ce n'è bisogno perché lui si é portato davanti a me.
- Sono qui.
E questa mi dovrebbe bastare come risposta? Lo pensa davvero? Perché se é così allora é davvero stupido. Eppure non risco a non far concentrare una parte della mia mente su quel piccolo contatto tra di noi. La sua mano che tocca il mio polso. Con l'elettricità che mi scorre sottopelle. Ho quasi paura di dargli la scossa.
- Senti, non sono affari tuoi.
Cerco di svognarmela ma lui non molla la presa e in aggiunta mi afferra anche l'altro braccio.
- Tu sei un mio affare.
Lo guardo allibita. Cosa ha detto? Ho sentito male, sono sicura. Probabilmente ha detto tu sei un malfattore. Si, perché ha molto senso infatti, già che bella cosa l'autoconvinzione.
- Nel senso che abiti qui, e ci abito anch'io e non é bello vederti correre in giro come una pazza.
Cerco nel suo viso un qualche segno di imbarazzo. Ma l'unica cosa che trovo é ghiaccio, tanto ghiaccio.
E allora diventerò anch'io di ghiaccio, cosî formiamo un bel iceberg.
- Puoi sempre trovare un altro castello nero del re degli Inferi in cui abitare.
Sorrido con piú odio possibile e sono sicura che il risultato non é quello sperato, ma in fondo che me ne frega di lui?
Mi molla e riprendo a camminare. Ma mi sento piú pesante. Forse é il peso della vittoria. Almeno spero...
Vago per i corridoi del palazzo, senza una meta precisa. Ad una delle innumerevoli svolte mi accorgo di una porta. Di cui mi sarei dovuta accorgere prima, data la grandezza.
É alta tanto quanto la parete, e larga sei volte me. Solo la parte bassa é apribile, però. Quella alta penso funga da ornamento.
É completamente intagliata nel legno, ma i disegni sono indistinguibili. Sembrano lettere di un altra lingua, come quella del portone d'ingresso: la lingua della Terra. Sto morendo di curiosità.
Prendo il pomello e lo tiro verso di me. Lo tiro con tutte le mie forze, ma non si apre. Stanca e frustrata mi appoggio alla porta e questa si apre. Ovviamente avevo cercato di aprirla dal verso sbagliato. Certe volte la mia stupidità mi stupisce. Ma non mi potrebbe mai stupire piú della stanza in cui sono appena entrata.
É un sogno. É il paradiso. Penso di essermi innamorata di un luogo. Mi trasferisco qui. Porto giú il letto dalla torre e lo metto qui, esattamente al centro di questo posto meraviglioso.
Chiamare questa stanza biblioteca non rende l'idea di come sia, e neanche definirla stanza, perché di una stanza puoi vedere la fine. Questo é piú un enorme salone con nicchie e innumetevoli nascondigli che lo rendono infinito. Gli scaffali pieni di libri millenari arrivano fino al soffitto e ricoprono tutte le pareti, interrompendosi per dare spazio solo a qualche finestra. Sotto queste sono posizionati alcuni divanetti rossi, gli stessi che si trovano alla mia destra. Infatti alla mia destra c'é una specie di "palco" rialzato grazie a tre scalini. Lí si trova un caminetto accerchiato appunto dai divanetti e da alcune poltrone. In un angolo, sotto ad una finestra, si trova un grande tavolo sormontato da pile di libri. Mi avvicino per curiosità. In fondo, chi non vorrebbe sapere cosa leggono Ade e sua moglie? Il primo libro su cui mi concentro é adagiato in modo un po' scomposto su una parte libera del tavolo. É molto antico, in effetti non si tratta neanche di un libro. Sono delle pergamene unite tra loro da un filo spesso e racchiuse in una copertina di... sembra pelle. Lo chiudo per poterla osservare meglio e noto con mio stupore che é costituita da delle squame verde smeraldo grandi con il palmo di una mano e dure come l'acciaio. Non voglio neanche immaginare a che creatura appartenessero. Tra le squame é dipinto un titolo dorato: Profezie dell'Oracolo di Delfi, volume 1.
Osservando meglio la pila di libri accanto a me noto che sono identici a quello che ho in mano, solo che sono i volumi a seguire. Riapro il libro e mi raggiunge l'odore delle pergamene. Vengo inebriata da questo sublime profumo. Questo é il principale motivo per cui non mi accorgo dell'uomo davanti a me.
- Posso esservi utile?
Sobbalzo e lascio andare il libro, che cade con un tonfo sul tavolo. Guardo sbalordita l'uomo chiedendomi da dove sia sbucato, prima di rendermi conto che la mia reazione non é stata una delle piú cordiali.
- No, cioé sí, grazie.
Cerco di sorridere. Il mio tentativo si fa vano quando viene accanto a me. Ok, sono daccordo che in questo non ci sia nulla di strano, ma il fatto é che mi viene accanto attraversando il tavolo come se non esistesse.
Mi scosto come se la sua presenza potesse bruciarmi.
- Co...cosa sei?
Mi fa un sorriso triste. Sorriso che mi fa gelare il sangue perché per un momento posso vedere attraverso il suo cranio.
- Preferisco ancora che mi sia data della persona, se non le dispiace. Il mio nome é Dedalo. Sono il custode della biblioteca e sono morto. La mia anima appartiene a suo padre.
Deglutisco a fatica.
- Quindi tu sei un fantasma?
- I fantasmi non esistono. Io posso decidere di toccare gli oggetti.
Per dimostrarmelo prende in mano un libro e va tranquillo verso uno scaffale per rimetterlo al suo posto. Da quella distanza mi giunge lo stesso la sua voce.
- Ma non posso entrare a contatto con le persone in possesso di un'anima. Ma tornando al discorso iniziale.
Mi si é riavvicinato.
- Come le posso essere utile?
Mi si accende la lampadina, posso quasi vedere il criceto nel mio cervello riprendere a far girare la ruota.
- Oh si, mi potrebbe dire chi ha preso questo libro?
Dedalo ci pensa un po' su.
- Credo sia stato il signor Thanatos.
Trasalisco interiormente. Cosa ci può fare lui con un libro di profezie?
- Saprebbe dirmi perché lo ha sfogliato?
Questa volta squote la testa.
- Non mi é stato dato saperlo, sono spiacente.
Figurati se per una volta sarebbe stato facile.
-Posso chiederle un'ultima cosa?
Aspetto che annuisca per continuare.
-Potrei portare nella mia camera questo libro e riportarlo qui fra pochi giorni?
- Certo, anche se la devo informare che il signor Ade é molto geloso di questi libri. La prego di fare attenzione.
Annuisco ed esco, dando un ultimo sguardo a quel posto. Solo quando sono quasi arrivata nella sala da pranzo mi ricordo che ho già sentito il nome di Dedalo. Era un inventore dell'antica Grecia. Un genio che per rimanere il piú grande tra tutti uccise suo nipote. Una grande tristezza mi pervade il petto. Anche i migliori possono crollare.Eccoci qua. L'ultimo capitolo prima degli esami (aiutoooo morirò!!! Cominciano domaniii). Vi devo chiedere inoltre un'altra cosa. Vorreste un sequel o preferireste che tutto finisca con questo libro? Ve lo chiedo perché so già il finale di questo libro se mai dovessi fare un sequel, ma sarebbe inutile se voi non lo leggeste. Quindi ditemelo e dopo io raccoglierò le votazioni :)
Baci e abbracci,
Gossip girl
No non é vero, sono sempre io katherine-pirce.
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La Tredicesima Dea: l'Inizio di una Morte
Fantasy|| IN REVISIONE || "Fidarsi di se stessi è il peggiore degli sbagli" Più di tremila anni sono passati dalla creazione di un nuovo dio. L'Olimpo arranca, cercando di rimanere in vita nonostante l'umanità oramai lo consideri una favola mitologica. I s...