Un venticello leggero entra dalla finestra, abbastanza forte da rinfrescare il calore che a poco a poco mi sta invadendo il corpo. Sento l'ansia e l'agitazione pervadere ogni singola cellula del mio organismo, tanto che devo concentrarmi per evitare che mi tremino le dita.
Cerco di concentrarmi sul tocco delle abili mani che stanno acconciando i miei capelli. Detto così sembra che mi stia per sposare, ed in effetti sarebbe meglio. Molte cose sarebbero migliori del cercare di evadere dagli Inferi con la Morte al fianco, cercando di spacciarsi per lo spirito di una profetessa pazza morta qualche millennio fa. Il mio matrimonio è sicuramente tra queste.
Persa in queste congetture non mi accorgo immediatamente che le delicate mani della driade, la ninfa degli alberi che più o meno vive nel mio armadio, hanno smesso di lavorare sui miei capelli. Quando me ne accorgo mi sta già girando verso lo specchio della mia toeletta, ancora ingombra di trucchi mai usati.
- Signorina, se posso permettermi, perché ha voluto proprio questa acconciatura? Non vorrei mancarle di rispetto, ma pensavo lei fosse una persona dai gusti più...moderni.
Senza levare lo sguardo dal mio riflesso compiaciuto, le rispondo con la frase preparata in precedenza per questa evenienza.
- Voglio fare una sorpresa a mia madre.
La ninfa annuisce e con un gesto di saluto si congeda, immergendosi nell'anta dell'armadio, lasciandomi sola.
Appena sono sicura che non possa vedermi, prendo svelta i vestiti scelti ieri sera e mi vesto più velocemente possibile. Sono già le sette e venticinque, tra cinque minuti Thanatos sarà qui e sono abbastanza sicura che anche se non sarò vestita non si disturberà a bussare. Infilo la canotta nera cercando di non rovinare il complicato chignon per cui è voluta una buona mezz'ora di lavoro. Finito di indossare i jeans, sempre neri, mi appresto ad indossare una felpa, per poi fermarmi, accorgendomi che sto morendo di caldo. Mi guardo allo specchio e vedo rivoli di sudore scendermi per la fronte. Con la manica della felpa che ho deciso non indosserò, mi asciugo il sudore.
Possibile che sia così agitata da non sentire il gelo di gennaio? Del sette gennaio, per la precisione. Il giorno in cui Phoibos cercherà di uccidere Peter. Una nuova ondata di calore mi pervade, facendomi quasi svenire. Non è solo ansia, anche se mai lo ammetterò ad alta voce, penso proprio che sia paura. Perfetto, Phoibos sta ottenendo esattamente quello che vuole. Sono completamente, assolutamente, perfettamente, terrorizzata. La porta si spalanca ed io faccio un balzo alto un metro, come minimo. Dimentica delle mie preoccupazioni uso l'unico oggetto che ho in mano: la mia adorata felpa, e la lancio addosso alla spregevole persona appena entrata nella mia stanza.
- TU! Brutto idiota mi hai fatto fare un infarto!
Mentre lui comincia a ridere come un babbuino con l'asma mi avvicino, riprendo la mia felpa, e comincio a picchiarlo con quella.
- Si bussa prima di entrare nella camera di qualcuno! Deficiente! Potevo essere nuda! Brutto...schifoso... pezzo...di...ippopotamo...andato...a...male!
Mentre parlo accompagno ogni parola con un colpo di felpa, finché lui non si rialza (era accasciato a ridere quell'idiota) e mi prende la felpa dalle mani.
- Stai calma - si asciuga una lacrima, anche se continua a ridacchiare - sei vestita, no? Non vedo il problema.
- Il problema è brutto...
Prima che possa continuare ad elencare altri epiteti molto fantasiosi e pieni di disprezzo, lui mi precede.
- Si, si, ippopotamo annegato, o qualcosa del genere.
Lo guardo corrucciata, ma il mio sguardo non sembra provocare alcuna differenza nel suo ghigno maligno.
- Già, qualcosa del genere...
STAI LEGGENDO
La Tredicesima Dea: l'Inizio di una Morte
Fantasy|| IN REVISIONE || "Fidarsi di se stessi è il peggiore degli sbagli" Più di tremila anni sono passati dalla creazione di un nuovo dio. L'Olimpo arranca, cercando di rimanere in vita nonostante l'umanità oramai lo consideri una favola mitologica. I s...