Capitolo 1

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"Sono tuo fratello"
Quel ragazzo con i capelli bronzei e gli occhi blu non sembrava un pericolo, perciò mi liberai dalla presa protettiva di Henry e lo affianchi, scrutando curiosa e confusa il ragazzo davanti a noi, che aveva detto di chiamarsi Trevor.
Henry strinse gli occhi e lo guardò ostile "Credo che tu abbia sbagliato persona"
"No" Trevor lo guardò con determinazione "So che è difficile da credere, ma siamo fratelli"
Quando Trevor avanzò, Henry indietreggiò trascinandomi con sé "Se i miei genitori avessero avuto un altro figlio, lo avrei saputo"
"Siamo fratellastri, in realtà. Abbiamo lo stesso padre, ma non la stessa madre"
Henry inarcò un sopracciglio "Vuoi del soldi, per caso?"
"No!" notammo la busta bianca che aveva in mano solo quando la porse ad Henry "Qui dentro ci sono tutte le informazioni che ti servono per credermi"
Guardavo quel ragazzo, magro e alto, che ostentava una determinazione e sicurezza propria solo di una persona che voleva essere creduta a tutti i costi. Henry aveva sempre detto di essere figlio unico e che i suoi genitori si amavano come pochi. Trevor sembrava più piccolo di Henry, perciò la sua nascita sarebbe stata dovuta da un tradimento di suo padre risalente al l'infanzia di Henry. Era ovvio che lui non volesse crederci e, detto proprio sinceramente, un po' ci stentavo a credere anche io.
C'era qualcosa, però, nell'espressione corrucciata di Trevor, nel blu dei suoi occhi e dal solco che si creava tra le sopracciglia quando le aggrottava che mi ricordava Henry, ma non era sufficiente per affermare che fossero fratelli.
Henry guardò disgustato la busta, come se fosse ricoperta di fango "Come hai detto che ti chiami?"
Vidi un guizzo di speranza negli occhi del suo presunto fratello, ma durò poco "Trevor"
"Trevor... Io non ho fratelli, perciò-"
"Ma mia madre mi ha detto che-"
"Tua madre è una bugiarda, allora" sbottò Henry.
Trevor sbuffò dal naso "Neanche io ci volevo credere all'inizio, mia madre mi ha raccontato tutto solo pochi giorni fa"
Henry lanciò un ultimo sguardo scettico a Trevor "Io non ho fratelli" detto questo, si girò per andare verso la sua macchina, afferrandomi per il braccio e trascinandomi. Riuscii comunque ad afferrare velocemente la busta che Trevor continuava a porci e a metterla nella borsa, Henry era troppo occupato ad andarsene per accorgersene.
Quando ci allontanammo con l'auto, Trevor era ancora lì in piedi, avvilito. Un po' mi dispiacque per lui, ma non poteva aspettarsi una reazione diversa da quella. Certo, Henry avrebbe potuto essere meno aggressivo, ma non era facile credere a un qualcosa che avrebbe intaccato il bel ricordo che aveva dei suoi genitori.
"Torniamo a casa" mi disse mentre guidava, con ancora dei residui di rudezza nella voce.
Annuii e il silenzio dominò l'abitacolo dell'auto fino all'arrivo al suo palazzo.
"Henry..." iniziai a dire una volta parcheggiato nell'immenso garage.
"È assurdo cosa la gente faccia per ricevere dei soldi" scosse la testa e uscì dall'auto "Inventarsi di essere mio fratello? Probabilmente era troppo grande per dire di essere mio figlio e perciò ha improvvisato"
Deglutii, seguendolo verso l'ascensore "E se fosse davvero-"
"Impossibile" Henry si mise le mani in tasca "Dovrebbe solo vergognarsi, ha approfittato del fatto che i miei genitori fossero morti, perchè non possono smentire questa storia assurda"
In quel momento, niente che io gli avessi potuto dirgli lo avrebbe convinto a considerare almeno quella piccola e quasi insignificante possibilità che Trevor fosse davvero suo fratello.
Forse aveva bisogno di dormirci su.
Entrati in casa, andò dritto verso la camera da letto, spogliandosi velocemente. Si mise subito sotto le coperte, con addosso soltanto i boxer. Si stese a pancia in su e fissò il soffitto mentre mi stendevo accanto a lui, anche io indossando solo la biancheria intima.
Ci addormentammo senza sfiorarci, entrambi con la testa piena di pensieri.

La sveglia di Henry suonò prestissimo, erano forse le sei del mattino. Mi crogiolai nel letto per un'altra mezz'oretta mentre Henry si vestiva e si preparava per il lavoro.
"Evelyn" mi scosse leggermente e mi ritrovai il suo viso vicinissimo al mio, gli occhi blu mare che mi guardavano "Vestiti, ti riaccompagno a Cambridge"
"Ora?" mugugnai "Fammi dormire un altro po'"
"Evelyn, vestiti, devo andare a lavoro"
Aprii completamente gli occhi e lo fissai "Stai bene?"
La sua voce era tesa, così come la sua espressione "Vestiti" mi disse prima di uscire dalla stanza.
In pratica mi stava cacciando.
Volevo arrabbiarmi, ma ogni volta che ripensavo alla serata precedente, mi bloccavo e mi dispiacevo per lui. Tuttavia, non poteva trattarmi in quel modo solo perchè era sconvolto.
Mi lavai e vestii il più velocemente possibile, pensando a qualcosa da dirgli per farlo aprire con me, ma niente mi sembrava adatto.
"Ehi, vuoi parlare del tuo fratello misterioso?" o "Credi che tuo padre potrebbe aver tradito tua padre dopo che eri nato?" non erano proprio le cose giuste da dire per iniziare una conversazione.
Raggiunsi Henry, che in tutta fretta uscì di casa e si diresse verso l'ascensore con me dietro di lui, scendendo nel garage.
La busta bianca con dentro dei documenti era ancora nella mia borsa. Non l'avevo aperta, ma ero curiosa riguardo al suo contenuto.
Entrammo in una BMW blu scuro, Henry mise in moto l'auto senza dire una parola.
Ogni minuto che passava, mi preoccupavo sempre di più. Mi stava allontanando, proprio come aveva fatto quando era morta sua nonna e non mi piaceva, non mi piaceva per niente.
Le poche volte in cui provai ad iniziare una conversazione, mi liquidò con una riposta vaga oppure con una considerazione sul traffico.
Quando arrivammo al campus, non spense il motore della macchina e aspettò che io scendessi per andarsene. Prima di uscire dall'auto, presi la busta dalla borsa e gliela porsi, guardandolo dritto negli occhi "Dovresti aprirla"
Lui alzò gli occhi al cielo "Evelyn..."
"Ora ascoltami" non volevo essere così dura, ma a volte era necessario "Non so se quello che quel ragazzo ci ha detto ieri sera è vero, ma forse qui dentro troverai delle risposte e te le meriti"
"Non mi importa"
"Tu dai comunque un'occhiata, poi sceglierai se crederci o no" per addolcirlo, gli diedi un veloce bacio sulla guancia prima di allontanarmi.
La situazione non era tanto migliore nell'alloggio: Greta e le ragazze mi stavano aspettando ansiose sedute sul divano, con un test di gravidanza non aperto sul tavolino davanti a loro.
"Va bene" sospirai "Andiamo a fare questo test"
Mi sentivo mentalmente esausta e non erano nemmeno le dieci di mattina: il fratello-non fratello di Henry, la presunta gravidanza di Greta e il distacco di Henry richiedevano un sacco di energia.
Io e le ragazze rimanemmo in piedi dietro la porta del bagno, mentre Greta si era chiusa dentro per fare il test. Più tardi ci ritrovammo tutte e quattro sedute al piccolissimo tavolo della cucina, guardando il test come se da esso dipendessero le nostre vite.
Greta continuava a battere le dita sul tavolo nervosamente, io mi coprivo la bocca con le mani, Federica continuava ad inspirare ed espirare e Arianna, invece, aveva optato per l'immobilità totale.
Quando il risultato uscì, ci alzammo tutte e quattro urlando sollevate "Negativo!" gridò Greta "Negativo, negativo, negativo!"
"Oh mamma" Arianna buttò fuori l'aria dai polmoni, come se l'avesse trattenuta per tutto il testo "Stavo per vomitare per l'ansia"
Io alzai le braccia al cielo "Dylan non diventerà papà!"
Federica si accasciò di nuovo sulla sedia, facendo un verso simile ad un volatile ucciso per poi aggiungere "Credevo che il mio cuore sarebbe esploso"
Finite le esultazioni, Greta buttò nel cestino il test dichiarando di non voler più vederne uno per almeno dieci anni.
"Non parliamone mai più" disse Greta sedendosi sul divano "Cambiamo argomento"
"Evelyn" fece Arianna "Perchè avevi quell'espressione sconvolta quando sei arrivata?"
Mi strofinai il viso con entrambe le mani e mi sedetti accanto a Greta "È una lunga storia"
"Raccontacela, ormai non abbiamo più niente a cui pensare!"
Riferii alle mie amiche quello che era successo la sera precedente e quella mattina, nei minimi particolari senza tralasciare nulla. Tutte e tre avevano un'espressione scioccata, Greta come Henry ipotizzò "E se fosse solo un ragazzo che vuole dei soldi?"
"Non lo so" avevo risposto io "C'era qualcosa nel modo in cui parlava... Voleva disperatamente che Henry lo credesse, sembrava davvero importante per lui"
"E ti ha allontanata di nuovo" ripeté Federica "Secondo me hai fatto male ad andartene"
"Lo so" confermai "Ma ogni volta che succede qualcosa di brutto, lui si chiude a riccio e non lascia entrare nessuno. Era chiaro che non mi volesse lì con lui"
"E quindi?" fece Arianna "Tu non vuoi stargli vicino?"
"Certo che lo voglio!" risposi un po' troppo bruscamente.
"E allora vai da lui! Fregatene se prova ad allontanarti" intervenne Greta.
"Avete ragione" mi alzai di scatto "Vado alla stazione e prendo il primo treno per Londra"
Non l'avrei lasciato solo, non questa volta.

E il primo capitolo del secondo libro è qui! Fatemi sapere cosa ne pensate, se avete delle teorie e se la "rivelazione" di Trevor vi ha sorpreso!

Le sfumature della notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora