Capitolo 60

566 25 0
                                    

Federica era tesa, nonostante la sicurezza nel suo sguardo, e continuava ad attorcigliarsi le dita delle mani, posate in grembo.
Arrivate a casa di Henry, Federica aveva voluto aspettare in macchina ed io ero rimasta con lei, così ora eravamo sedute su quei sedili morbidi di pelle aspettando che Henry si cambiasse i vestiti.
"Andrà tutto bene" le dissi dopo tanti minuti di silenzio, girandomi verso i sedili posteriori "Crystal ha confermato a Henry che Luke è in ufficio"
"Non sto avendo dei ripensamenti" disse sicura, incrociando le braccia al petto e affossando le dita nella pelle delle braccia nude, indossava una semplice maglietta bianca e dei pantaloni neri a palazzo "Ma non ho idea di cosa gli dirò"
"Quello che provi"
"Ma-"
"Eccomi" fece Henry, rientrando nella macchina e rendendoci nota la sua presenza, non ci eravamo accorte che si stesse avvicinando. Indossava un nuovo completo, meno elegante di quello della sera precedente, ma sempre molto formale; era grigio chiaro con una cravatta blu scuro "Tutto bene?" ci chiese, vedendo me girata verso Federica e lei con le braccia incrociate.
Entrambe annuimmo e riprendemmo la nostra corsa in silenzio, Federica aveva già la mano sulla maniglia della portiera per saltare fuori alla prima occasione.
Era circa ora di pranzo quando arrivammo alla Cooper, dato che eravamo partiti con un po' di ritardo perchè Arianna e Greta ci avevano finalmente annunciato il tema del Mayball: giungla. Non avevano voluto dirci i dettagli su cosa sarebbe accaduto, ma ci aveva detto di comprare dei vestiti con dei colori che ricordavano la giungla, era obbligatorio; dopo erano arrivati Michael e Shawn che volevano assolutamente raccontarci il litigio a cui avevano assistito al Valerie's tra Margot e la sua compagna di stanza, alla fine del quale Margot era scappata gridando arrabbiata minacciando di scappare. Shawn ci aveva proposto di andare a bussare alla porta del suo alloggio per verificare se fosse effettivamente scappata, ma Federica aveva fretta di partire e Henry non era molto interessato. Io, invece, ero preoccupata che fosse davvero scappata, ma Arianna mi aveva rassicurata dicendo che sicuramente stava solo facendo scena.
Sbattei le palpebre e ritornai alla realtà, notando che Luke Williams stava uscendo proprio in quel momento dall'imponente edificio, probabilmente per la pausa pranzo, con un completo blu e la camicia bianca immacolata, senza la cravatta. Aveva gli occhiali da sole e il casco della moto in mano, camminava lentamente e sembrava perso nei suoi pensieri.
La mia amica lo osservò in silenzio per un paio di secondi, poi si fiondò fuori dall'auto e andò dritta verso di lui con passo deciso e frettoloso, ma non si mise a correre. Anche io e Henry uscimmo dall'auto, ma non ci avvicinammo.
Luke si bloccò vedendo Federica, ma non fece in tempo a parlare che lei gli buttò le braccia al collo e lo baciò, stringendolo a lei come se ne fosse della sua vita. Quando Luke si riprese dallo shock, le avvolse la vita con le braccia, il casco della moto ancora in bacio, e ricambiò il bacio.
Rimasero così per tanti, piccoli e infiniti attimi, poi si guardarono negli occhi, Luke sorrideva e si tolse gli occhiali da sole per guardarla meglio; i suoi occhi erano così felici che dimenticai il crollo emotivo che aveva avuto nel nostro dormitorio, quell'uomo distrutto non esisteva più.
Il sole li illuminava e il cielo era limpido e splendidamente azzurro. Era una giornata perfetta.
Dopo quella che parve un'eternità, Federica, che ci aveva dato le spalle fino a quel momento, si voltò verso di noi con un sorriso che avrebbe curato qualsiasi malattia e noi, come spinti da quell'energia positiva, ci avvicinammo.
"Luke" lo salutai con un cenno del capo.
"Evelyn, Cooper" ricambiò con lo stesso cenno.
Henry gli mise una mano sulla spalla e con gli occhi gli indicò la moto, parcheggiata a pochi metri da noi "Prenditi la giornata libera, Williams" gli stava sorridendo "Divertitevi"
Quei due non se lo fecero ripetere due volte e partirono sulla moto, Federica indossava il suo casco rosa che Luke aveva conservato nel bauletto della moto.
Li guardammo andare via, poi Henry mi mise un braccio attorno alle spalle e iniziò a ridere mentre dicevo "Finalmente il lieto fine"
"Odio quell'espressione" mi baciò una tempia "Piuttosto... Lieto inizio"
Gli strofinai il naso sul collo e lasciai che la sua colonia mi invadesse le narici "Come sei romantico!"
Lui sospirò divertito e scosse la testa, nel frattempo superammo i tornelli meccanici della sicurezza ed entrammo nell'ascensore. Henry portava la mia tracolla, che pesava molto più di quanto io volessi, mentre io avevo in mano il suo portadocumenti di pelle nero. Non era uno scambio molto equo, ma Henry era fisicamente più forte di me e non mi dispiaceva sfruttare questa forza.
Vedere Federica di nuovo con un sorriso spensierato mi aveva messo di buon'umore, iniziai a canticchiare la melodia della canzone riprodotta dalle casse nell'ascensore.
"Sicuro che non è un problema che io rimanga qui?" gli chiesi quando le porte si aprirono, mostrando il ventesimo piano.
"No" iniziammo a camminare per il corridoio spalla a spalla "Io ho il pomeriggio pieno di riunioni, starò quasi tutto il tempo al diciannovesimo piano"
"Se devi ricevere qualcuno nel tuo ufficio, andrò in bagno" la mia era una battuta, ma lui mi rispose più serio che mai.
"Se devo ricevere qualcuno, tu rimarrai nel mio ufficio, non c'è niente che tu non possa sentire"
"Henry..." roteai gli occhi e gli diedi una gomitata, menomale che quasi tutti erano usciti per pranzare "Apprezzo questa tua non necessaria dimostrazione di fiducia, ma a me darebbe fastidio se qualcuno ascoltasse la mia conversazione con il CEO di una società"
Mi sorrise e scrollò le spalle "Tanto non riceverò nessuno"
Crystal era seduta alla sua postazione davanti all'ufficio di Henry e stava mangiando un panino "Ehilà!" ci salutò, deglutendo il boccone che aveva in bocca "Evelyn, cara, vederti è sempre splendido!" i suoi capelli erano ancora più biondi e ancora più ricci dell'ultima volta che l'avevo vista "Henry" indurì la voce "Hai spostato tutte le riunioni a oggi pomeriggio! Ho dovuto litigare con metà dei soci per farlo"
Henry si sistemò la tracolla della mia borsa sulla spalla e sorrise beffardo a Crystal "È per questo che ti pago"
"No, tu mi paghi per la mia infallibile simpatia"
Era divertente assistere ai battibecchi di quei due e iniziai a ridacchiare mentre Henry le rispondeva "E comunque avevo un motivo validissimo per spostarle!" mi indicò con un cenno del capo e io feci un sorriso scenico a trentadue denti.
"Non ti lancio una spillatrice solo perchè non voglio che la tua fidanza ti veda umiliato"
"Lo umilio tutti i giorni" intervenni, ridendo.
"Fai bene, altrimenti inizia a montarsi la testa"
"Io sono ancora qui!" esclamò Henry, poi controllò l'orario sull'orologio e iniziò a parlare a Crystal di una commissione che voleva che gli facesse, io ne approfittai per entrare nell'ufficio mentre quei due diventavano improvvisamente professionali.
Henry tornò da me dopo circa cinque minuti e Crystal si affacciò dentro l'enorme ufficio per salutarmi.
Feci per sedermi su una delle sedie davanti alla scrivania, ma Henry mi prese delicatamente per un braccio e mi fece fare il giro, posizionandomi sulla sua sedia.
Mi appoggiai allo schienale e mi allacciai le mani in grembo "Wow" commentai, girando intorno "Tutto ha una prospettiva diversa da qui. Potrei abituarmi"
Henry mi sorrise e si mise le mani in tasca, guardandomi con uno sguardo intenso mentre io mi guardavo intorno. Il paesaggio di Londra era assolutamente stupendo e mi alzai per avvicinarmi all'enorme vetrata dietro la sedia. Henry mi fu accanto silenziosamente, senza smettere di guardarmi.
Notai con la coda dell'occhio uno scintillio e mi voltai verso l'enorme libreria, su cui era appoggiato un trofeo. Era un tetraedro cangiante sul cui piedistallo nero c'era una targhetta dorata con la scritta "Miglior CEO emergente" e l'anno della vincita.
Era un premio relativamente nuovo, che veniva consegnato ogni dieci anni ad uno dei tanti CEO che iniziavano a farsi notare. Mi riempì d'orgoglio il fatto che Henry l'avesse vinto e speravo di essere io a vincerlo alla prossima premiazione, che sarebbe stata tra sei anni. Di solito a consegnarlo era il vincitore dell'edizione precedente, perciò sarebbe stato Henry a darmelo sul palco, accompagnando la premiazione con un discorso, era un passaggio del testimone.
Quel pensiero mi riempì di allegria e mi voltai verso Henry per dirglielo, ma lui parlò per primo "Vincerai tu" la sicurezza nella sua voce mi spiazzò "Ti consegnerò il premio e dirò a tutti quanto tu sia eccezionale"
"E festeggeremo" aggiunsi con un sorriso, girandomi verso di lui con tutto il corpo.
"Andremo a mangiare al nostro camioncino"
"E andremo sul London-Eye"
"E poi torneremo a casa... A casa nostra"
"Un'intera notte di festeggiamenti"
"E un'intera mattina"
"E un'intero pomeriggio"
"Facciamo anche la notte dopo?"
"Facciamo tutte le notti"
Per sempre avrei voluto dire, perchè lo pensavo.
Henry mi scoccò un bacio veloce e passionale, prima di uscire dall'ufficio con un sorriso stampato in faccia mentre io guardai di nuovo il trofeo scintillante sotto la luce del sole.
Per sempre avevo pensato, ma perchè non l'avevo detto?

Le sfumature della notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora