Capitolo 29

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"È il mio compleanno!" esclamai mentre mi stiracchiavo, mettendomi a sedere sul comodo letto, ancora avvolta dalle coperte.
Henry, steso accanto a me, si strofinò gli occhi e mentre tentava di raddrizzarsi, io mi buttai addosso a lui facendolo ricadere sul letto "Ho vent'anni!"
Avvolse meccanicamente le sue braccia attorno a me, facendo un ghigno che trovai bellissimo "Sei un anno più vecchia" commentò lui, spingendomi a pressare le mie labbra contro le sue "Ho vent'anni!" ripetei entusiasta.
Henry mi afferrò per i fianchi e mi rivoltò, mettendosi sopra di me guardandomi dall'alto "E sono le sette del mattino" mi baciò la fronte, poi il naso e poi tutto il viso, dolcemente "Buon compleanno"
"Ho vent'anni" ripetei con una risatina felice, allacciando le mani dietro il suo collo "Venti!"
La luce del giorno non era ancora abbastanza forte per illuminare del tutto la stanza e quel gioco tra luce e oscurità formava delle ombre sul viso di Henry che marcavano i suoi lineamenti.
"È il mio primo compleanno che festeggiamo insieme" notai con piacere, Henry si raddrizzò e io mi sedetti a cavalcioni su di lui, i suoi capelli erano arruffatissimi e provai a pettinarli passandoci le dita "E so che questa giornata sarà perfetta"
"Mi piace la tua sicurezza"
"Lo so perchè starò con te e le mie amiche" mi morsi il labbro inferiore "Se la mia famiglia fosse qui sarebbe ancora meglio, ma non si può avere tutto"
Henry si arrotolò una ciocca dei miei capelli attorno al suo indice destro, studiando con precisione ogni dettaglio del mio viso come se volesse memorizzarne ogni dettaglio "Sai..." continuai a parlare, con sorrisetto sul mio volto "Un anno fa, ho festeggiato il mio compleanno con i miei amici in un locale ed eravamo tutti entusiasti dell'imminente viaggio a Londra" il mio sorriso si fece più grande "E Sam aveva saputo di questo Gala, a cui avrebbero partecipato le personalità più importanti dell'alta società. E-"
"Perchè non mi sorprende che sia stato Sam ad informarvi?"
"Sto per farti una confessione! Lasciami parlare"
Eravamo ancora nella stessa posizione: io a cavalcioni su di lui con le mani dietro il suo collo e le sue braccia attorno al mio corpo, eravamo stretti l'uno all'altro e non avevo la minima intenzione di muovermi.
"Sam ci ha fatto vedere le foto di alcune di queste personalità E c'eri anche tu!"
"Avete visto una mia foto?" alzò le sopracciglia, i suoi bellissimi occhi blu mi fissavano.
Annuii e lui iniziò a ridere "Quindi sapevi chi ero quando ci siamo incontrati!"
"Ehi!" aggrottai la fronte "Non lo sapevo, dal mio compleanno a quel giorno erano passate delle settimane e tu non eri al centro dei miei pensieri, anche perchè eravamo tutti convinti che non avremmo partecipato a quell'evento"
Henry mi strinse ancora di più a lui, i nostri respiri si mescolavano nell'esigua distanza tra noi "E ti è piaciuta la mia foto, quando l'hai vista?"
Scrollai le spalle "Ho pensato che avevi dei bei occhi"
Un angolo della bocca di Henry guizzò verso l'alto "Buffo" commentò "Perchè io ho pensato la stessa cosa la prima volta che ti ho vista" si sporse verso di me e mi baciò, mettendomi una mano dietro la nuca. Mi abbandonai al bacio, ma Henry dopo un paio di minuti si fermò e, prendendomi delicatamente per i fianchi, mi fece sedere accanto a lui "Aspetta" si alzò dal letto e aprì uno dei cassetti del comodino dalla sua parte del letto "Non vuoi il tuo regalo di compleanno?"
La luce ormai aveva inondato la stanza e il quartiere residenziale di Cambridge si vedeva benissimo dalle finestre della nostra camera.
"Sì!" battei le mani entusiasta e mi sedetti sulle ginocchia, ancora sul letto.
Lui prese svelto qualcosa dal cassetto, ma nascose il regalo dietro la sua schiena "Sei pronta?"
"Sì!" ripetei, cercando di allungare le mani verso di lui "Non farmi aspettare"
"Sei impaziente, ragazzina"
"Ho vent'anni ora, non sono più una ragazzina" incrociai le braccia con un sorriso di sfida.
"Ai miei occhi lo sarai sempre" si sedette sul letto, io incombevo su di lui in equilibrio sulle ginocchia "Non starmi addosso!"
"Sono curiosa!"
"Fai la brava" mi disse ed io mi allontanai quel che gli bastava per allungare una mano verso di me per darmi due foglietti di carta lunghi e stretti.
Rimasi senza parole quando vidi che erano due biglietti aerei. Per Parigi.
"Henry!" esclamai "Tu-"
"I biglietti sono per fare scena..." disse in fretta "In realtà andremo con il mio aereo privato"
Come se quelle parole riuscissero a placare la mia confusione "Una collana sarebbe bastata..." ancora con i biglietti in mano, alzai gli occhi su di lui.
"Non sei contenta?"
"Sì, certo!" gli sorrisi e gli misi una mano sulla guancia "Ma Monte Carlo, Parigi... Da quando sto con te viaggio più di quanto abbia mai fatto nella mia vita" mi lasciai scappare una risatina "Ma mi piace"
La verità era che un po' mi sentivo in colpa: lui mi pagava i viaggi, gli alberghi e ogni altra cosa. Non volevo essere quel tipo di ragazza che dipendeva dal fidanzato, ma allo stesso tempo non avevo ancora quell'indipendenza economica che tanto desideravo.
"Fosse stato per me, saremmo partiti anche domani Però sapevo che tu avresti protestato per lo stage e così ho un piano"
"Addirittura?"
"Già" sorrise sghembo "Lo so che a volte faccio le cose all'ultimo minuto, ora però ascoltami. Giovedì prossimo dormi da me e ti porti anche la valigia per partire, così partiamo venerdì pomeriggio dopo il lavoro e torniamo domenica sera a Londra. Che ne dici?"
"Dico che è perfetto" strinsi gli occhi "Ma non l'hai pensato tu, vero?"
Henry si guardò le mani, ridendo sommessamente "Io volevo partire domani, ma Crystal mi ha detto che ti saresti arrabbiata e mi ha aiutato ad organizzarmi"
Scoppiai in una risata "Menomale!"
Anche la sua risata si fece più forte, poi mi fissò pensoso e mise una mano sopra la mia testa, scompigliandomi appena i capelli, che in realtà non erano ancora stati pettinati "Cosa sta succedendo qui dentro?" mi chiese "Lo capisco quando pensi a qualcos'altro, sai?"
"È che..." sospirai "Quando avrò un mio lavoro, voglio essere io a regalarti vacanze splendide in giro per il mondo" non mi pesò buttare fuori quella confessione, sapevo che Henry riusciva a capirmi "Non voglio che sia sempre tu a permettermi di viaggiare, altrimenti mi sento una mantenuta"
Henry tolse la mano dalla mia testa per intrecciare le nostre dita "Capisco" mi sorrise dolcemente "E ti prometto che, non appena diventerai una famosa CEO di successo, lascerò che tu paghi per tutte le vacanze e tutte le cene che faremo" con la mano libera mi accarezzò una guancia "Ma fino ad allora, permetti di fare quello che voglio per renderti felice, va bene?"
Annuii "Ero convinta che avresti capito"
Mi baciò sulla fronte "Come tu riesci sempre a capire me"

Le sfumature della notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora