Capitolo 48

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La mamma di Trevor abitava in un quartiere residenziale distante dal centro di Londra, ma molto tranquillo. Henry parcheggiò e ci avvicinammo ad una serie di casette a schiera color carta da zucchero e gli infissi in legno bianco "Pft" commentò lui "Sembra una casa delle bambole"
Gli diedi una gomitata lieve, cercando di non far cadere il vassoio con la torta al cioccolato che avevo cucinato apposta per la serata "Comportati bene"
Entrambi ci eravamo vestiti in maniera abbastanza elegante: io indossavo un dolcevita nero aderente e una gonna beige che arrivava sotto le ginocchia, mentre Henry un completo grigio scuro con una camicia bianca. Lo avevo persuaso dal mettersi una cravatta, dicendogli che non stava partecipando ad una riunione di lavoro.
Henry suonò il campanello e Trevor, come se avesse aspettati dietro la porta per tutto quel tempo, aprì immediatamente la porta, facendoci un sorriso felice "Siete arrivati!"
La chioma ramata era perennemente arruffata, una caratteristica in comunque che aveva con il fratello, visto che i capelli neri di Henry non restavano ordinati nemmeno sotto incantesimo.
"Con il dolce!" aggiunsi, anche io sorridente "Henry mi ha detto che ti piace il cioccolato, così ho fatto una torta"
Trevor parve sorpreso, quasi lusingato, mormorò un grazie accompagnato con un altro sorriso e poi ci fece percorrere lo stretto corridoio comune della casa, per portarci ad una porta blindata che doveva essere quella di casa sua. Trevor e la madre abitavano al piano terra, mentre al piano superiore c'era una signora anziana con tre gatti. Non appena aprì la porta d'ingresso, una signora di mezz'età con i capelli rossi ramati, si avvicinò a noi. Henry, in piedi accanto a me, si era irrigidito non appena l'aveva vista, ma cercava in tutti i modi di mantenere un'espressione forzatamente rilassata "Henry" disse la donna mentre Trevor si occupava dei nostri soprabiti "Sono davvero felice che tu sia venuto"
Henry fece un cenno rispettoso col capo "Lo so anche io" non ero del tutto certa che quelle parole fossero vere, avevo il sospetto che se avesse parlato di più, avrebbe vomitato "Allungai una mano verso di lei "Io sono Evelyn, conoscerla è un vero piacere, signora"
"Niente formalità in questa casa!" replicò lei, sorridendo. I suoi occhi erano del colore del cioccolato fondente, per niente simili a quelli del figlio. Trevor, d'altronde, aveva gli stessi occhi di Henry, era impressionante la loro somiglianza "Io sono Madlyn, ma chiamatemi Mad" trovai divertente che volesse essere chiamata così, visto che in inglese mad voleva dire fuori di testa.
"Evelyn ha fatto una torta" l'avvisò Trevor, che aveva già portato la mia creazione culinaria in cucina "È al cioccolato"
"La cosa preferita di Trevor!" nonostante le sue battute e i suoi modi accoglienti, era evidente che Mad fosse nervosa.
La casa era grande a malapena per due persone. Non appena si varcava l'ingresso, ci si ritrovava in uno stretto e corto corridoio, che portava ad un salottino con un divano e una televisione in un angolo, la stanza sembrava soffocata da una libreria stracolma di libri. In realtà, tutto il salottino era pieno di libri: sul tavolino, sulla moquette accanto alla piccola televisione posata su un mobiletto quadrano C'erano libri dappertutto, che all'inizio davano l'impressione di una stanza soffocata, ma pian piano ti davano una sensazione di accoglienza, segno di una casa vissuta appieno. Alla nostra sinistra c'era una porta in legno aperta che dava ad una sala da pranzo con un tavolo rettangolo con quattro sedie. La cucina e la sala da pranzo erano un tutt'uno, probabilmente quella era la stanza più grande della casa.
"Scusate il disordine" fece Mad "Ma con questo ragazzo, niente sta mai al suo posto! Non riesce a stare un secondo senza leggere un libro"
"Mamma..." Trevor era arrossito.
Notai che Henry cercava in tutti i modi di non distogliere lo sguardo da Trevor o da Mad, evitando di studiare i dettagli della casa.
"Non sapevo che ti piacesse leggere" disse Henry al fratello, con un sorrisetto.
Le orecchie di Trevor erano del colore del fuoco, stentavo a credere che questo ragazzo volesse fare il poliziotto "Leggere mi aiuta" non si espresse ulteriormente, ma probabilmente quella era una parte della sua anima che non voleva condividere.
"Trevor mi ha detto che sei italiana" Mad cambiò argomento "Così ho pensato di cucinare una lasagna, spero che sia all'altezza!"
Cercai di sorridere il più possibile "Lo sarà sicuramente"
Anche se non lo fosse stata, le avrei comunque detto che era buonissima.
Henry mi guardò per un secondo e vidi un luccichio divertito nei suoi occhi, sapendo che anche se quella lasagna avesse fatto schifo, io l'avrei mangiata come se fosse la cosa più deliziosa a questo mondo.
"Accomodatevi, avanti!" Mad indicò con un movimento delle braccia il divano in tessuto beige a due posti "Fate come se fosse a casa vostra, io finisco di prepare la cena"
Henry si irrigidì ancora di più e io gli strinsi la mano "Grazie, Mad" risposi per entrambi mentre andavamo verso i divani.
Trevor si sedette su un puff quadrato blu avio, accanto alla televisione. Per sedersi, dovette spostare dei libri. Notai solo allora il suo abbigliamento: jeans neri e un maglioncino aderente verde scuro. Mad invece indossava dei pantaloni neri e una camicetta celeste.
"Allora..." iniziò Trevor, guardando Henry nervoso "Che ne pensi?"
"Di cosa?" Henry sedeva dritto sul divano, la sua postura faceva capire che non era rilassato, ma la sua espressione tentava disperatamente di affermare il contrario.
Trevor alzò le spalle "Della casa"
Forse non era un argomento avvincente, ma doveva aver notato anche lui la rigidezza di Henry e cercava di metterlo a suo agio con una conversazione neutra.
Henry, senza nemmeno guardarsi attorno, rispose "È accogliente"
"Oh, bene" Trevor sorrise, ma c'era dell'incertezza nel suo sguardo.
"Come vanno gli studi per diventare un poliziotto?" cambiai argomento, perchè Henry non era molto eloquente quella sera.
Gli occhi di Trevor si illuminarono "Molto bene, tra un paio d'anni riuscirò a realizzare il mio sogno. È difficile stare al passo a volte, ma lo studio non ha mai rappresentato un vero problema per me" fece una pausa, aspettando che Henry aggiungesse qualcosa, ma rimase deluso "E come va con l'università?"
"Bene!" sorrisi, poi gli raccontai dello stage e di come fosse lavorare con Foster, però dopo notai la sua espressione confusa e mi stoppai "Scusa, è che mi entusiasmo quando ne parlo"
"No, no!" Trevor alzò la mano davanti a me per enfatizzare le sue parole "Non mi stavo annoiando, è che non ho capito certi termini"
"Se Evelyn inizia a parlare" disse Henry "Non si ferma più"
Lo guardai con una mezza risata, sollevata che avesse ripreso la parola. Non aveva nessun problema con Trevor, ma per lui era difficile stare con Mad, alla fine quella donna aveva fatto un figlio con suo padre.
"L'ho notato" scherzò Trevor, per poi guardarmi di nuovo, preoccupato di avermi offesa "Scusami, non volevo assumere che Che" iniziò a balbettare prima di zittirsi.
"Tranquillo" cercai di fargli un sorriso rassicurante, poi il mio sguardo si spostò sui libri "Qual è il tuo preferito?"
"Uhm" Trevor fece vagare gli occhi su tutti i libri presenti nella stanza "Non lo so, mi piacciono tutti. Ogni libro mi ha insegnato qualcosa, non posso proprio sceglierne uno"
"La maggior parte dei miei libri è rimasta in Italia" gli dissi "E anche se li avessi qui, non avrei il tempo e la concentrazione per leggerli"
"E non puoi nemmeno prenderne uno da Henry" replicò Trevor con un sorriso divertito "Ho visto la sua libreria, sono quasi tutti di economia"
"Quasi" si difese lui "Ho dei romanzi a casa, ma a volte leggere mi innervosisce"
"Perchè?" domandò incredulo Trevor.
"Non sapere come una storia andrà a finire è estenuante Avete mai letto dei libri di Michael Connelly? Non sopporto tutta quella suspense" non ero sicura che Trevor fosse a conoscenza della passione per la pittura di Henry, dato che continuava ad insistere dicendo che bisognava avere altri passatempi oltre al lavoro. Henry gli rispondeva con delle battute che facevano cadere ogni sua argomentazione.
Mad emerse dalla cucina-sala da pranzo, sorridendoci "È pronto, ragazzi"
Ci alzammo dal divano, Henry ne sembrò quasi sollevato, e ci accomodammo attorno al tavolo rettangolare, Henry e Mad si sedettero a capotavola, mentre io e Trevor lungo i due lati lunghi del tavolo.
La lasagna, guardandola, non aveva un brutto aspetto, ma non l'avrei mai definita buonissima o deliziosa. Tuttavia, la mangiai fingendo di farlo con gusto per non far rimanere male Mad.
La conversazione fu sul più e sul meno per i primi dieci minuti, Mad e Henry però si lanciavano degli sguardi nervosi, come in attesa di una battaglia. Pensai che dovevo essere pronta a disinnescare qualsiasi bomba e, guardando Trevor, sembrava che anche lui pensasse lo stesso.
"È deliziosa" dissi un momento di silenzio, giusto per parlare. Non si doveva mentire, ma quella era una bugia innocente, che non avrebbe fatto male a nessuno.
Mad mi sorrise "Grazie, Evelyn. Henry, a te piace?"
Henry alzò gli occhi su di lei "Uhm" tentò di sorridere "Sì, molto buona"
Il sorriso di Mad si affievolì e il suo sguardo si fece più intenso, forse iniziò ad essere consapevole di aver evitato la conversazione più importante "Henry, sono davvero felice che tu sia qui"
L'aveva già detto una volta arrivati, ma era il suo modo per iniziare quel discorso serio "Mi ricordi molto tuo padre"
Il mio sguardo andò subito su Henry, che strinse la sua presa sulla forchetta e indurì lo sguardo. Non disse una parola, ma a tavola calò il gelo.
Trevor si voltò verso sua madre, scuotendo appena la testa "Mamma..."
Lei con un lieve gesto della mano, gli fece capire di starne momentaneamente fuori "So che non deve essere facile per te vedermi, so che tutto quello che pensi è..."
"Il tradimento di mio padre?" la interruppe Henry bruscamente "Non è un discorso che mi va di affrontare"
Mad lo guardò ostinata "Non voglio che tu mi veda come una nemica, io Mi sembra di conoscerti da una vita, Henry, tuo padre mi ha raccontato molto di te"
"Non posso dire lo stesso di te" non mi piacque il modo in cui le cose stavano progredendo.
Lei sospirò "Non voglio che ci sia dell'astio tra di noi. Trevor mi ha raccontato di come andate d'accordo e speravo che, dopo stasera, anche noi avremmo potuto avere un bel rapporto"
Lo sguardo di Henry si indurì ancora di più, ma la sua voce era calma "Ho un bel rapporto con Trevor perchè so che lui non ha nessuna colpa" Mad si irrigidì, pronta ad incassare il colpo "Ed è per lui che ho accettato l'invito di venire a cena, ma se avessi un rapporto amichevole con te, mi sentirei di star tradendo mia madre come ha fatto mio padre"
"Henry..." la mia voce era un sussurro, posai la mia mano sulla sua.
"Va bene" fece Mad, con un sorriso cordiale "Ma se tu avessi qualsiasi domanda, sappi che io ti risponderò senza esitare. Mi piaci, Henry, e sono convinta che tuo padre avrebbe voluto che mi conoscessi"
Lui strinse la mia mano, ma mi ignorò "Lo apprezzo" non sembrava vero, dalla sua voce "Ma preferirei non parlare di mio padre o del tuo rapporto con lui"
Ripensai a Henry a gennaio, tormentato da delle domande che secondo lui non avevano risposte, e ora che aveva l'occasione di trovare quelle risposte, la rifiutava. Non lo biasimavo, all'inizio pensava di poter sopportare quelle informazioni, ma aveva compreso che era troppo persino per lui.
Finimmo di mangiare le nostre porzioni di lasagna, anche se io avrei lasciato volentieri la mia, poi Mad si alzò da tavola per togliere i piatti e prendere la torta. Mi alzai per aiutarla, ma lei mi fece risedere sulla sedia "Sei un'ospite qui, Trevor può benissimo aiutarmi" lanciò al figlio uno sguardo d'intesa e lui si alzò immediatamente, aiutando la madre. Mentre loro due sistemavano i piatti sporchi nel lavandino e mettevano in dei piattini le fette della torta, io mi sporsi verso di Henry, inclinando il busto "Ehi" sussurrai, in modo che né Trevor né Mad potessero sentirmi "Va tutto bene?"
Lui mi restituì lo sguardo, parlando con lo stesso tono basso "Non ce la faccio, Eve Non riesco a parlare di mio padre" c'era dell'esasperazione in lui "Pensavo di poterlo fare, ma..." non finì la frase e chiuse gli occhi, frustrato.
"Non fa niente" replicai, mettendogli una mano sulla guancia "Non devi farlo se non vuoi, hai fatto bene a metterlo in chiaro"
Può darsi che Henry fosse stato troppo duro, ma bisognava anche capire il conflitto che stava avvenendo dentro di lui. Parlare della doppia vita del proprio padre non sarebbe stato facile per nessuno.
Mad e Trevor tornarono da noi e io e Henry ci raddrizzammo sulle sedie, come se fossimo stati colti in flagrante mentre complottavamo qualcosa "Non sono una grande pasticcera" ammisi "Mi auguro che sia buona"
Trevor mi sorrise "Una volta ho quasi incendiato casa nel tentativo di fare una torta, sicuramente sei più brava di me"
Iniziammo a mangiarla e Mad si rivolse a me con tono amichevole "Forse è un po' gommosa, ma migliorerai sicuramente"
La guardai senza essere consapevole della mia espressione, così fissai il piatto stringendo appena i denti.
Anche tu migliorerai nel fare la lasagna avrei voluto rispondere, ma rimasi zitta. Un guizzo divertito negli occhi di Henry mi fece intuire che avesse capito i miei pensieri.
Dopo aver finito di mangiare, ci spostammo tutti in salotto, nonostante Trevor rimase in piedi per far sedere sua madre sul puff. Per gentilezza, io e Henry le avevamo offerto uno dei nostri posti sul divano, ma lei affermò di star comoda sul puff.
Notai delle foto sul tavolino del salotto che prima non avevo visto: tra le tante fotografie, ce n'erano alcune con Trevor, Mad e Robert, il padre dei due Cooper. Era per quello che prima Henry si era irrigidito così tanto. A casa sua non c'erano molte foto e la maggior parte delle poche che c'erano, lo raffiguravano con i suoi amici, anche se ora anche il mio viso si era insidiato tra quelle cornici.
"L'altra sera io e una mia amica siamo andate al cinema" iniziò a dire Mad dopo un po' "Stavano dando Dirty Dancing, quel film non invecchia mai! A te piace, Evelyn?"
"È tra i film preferiti di mia zia Sonia" le dissi "Io e mia cugina Alice lo abbiamo visto molte volte da piccole"
"E a te, Henry?"
Soffocai una risata mentre Henry diceva "Non mi piacciono molto le commedie romantiche"
"Una volta abbiamo visto Notting Hill al cinema" iniziai a raccontare "Ha fatto battutine e commenti sarcastici per tutto il tempo!"
Henry mi fece un sorriso storto "Però ero divertente"
"Eri esasperante, in realtà" restituii il suo sorriso e per un momento, come succedeva ogni volta che i nostri occhi si incatenavano, esistemmo solo noi due.
"Allora non vedere mai un film con Trevor!" disse Mad "Ogni volta trova delle incoerenze con la trama e se ha letto il libro, elenca tutte le differenze"
Trevor arrossì di nuovo "Ma ammetto quando un film è fatto bene!"
"È un evento più unico che raro" replicò la madre.
Conversammo per un'altra ventina di minuti, poi Henry guardo l'orologio da polso e disse che si stava facendo tardi e che doveva riaccompagnarmi a Cambridge. Erano appena le nove e mezza e io dovevo dormire a Londra, visto che il giorno dopo era lunedì e avevo lo stage.
"Oh" Mad sorrise amichevole "Certo, spero che ci saranno altre serate come questa"
"Certo" il sorriso di Henry era forzato, così come il suo tono gentile.
Trevor andò a prenderci i nostri soprabiti mentre salutavamo Mad, io con un abbraccio e Henry con una formale e fredda stretta di mano. Dopo Trevor ci accompagnò alla porta e lui e Henry si scambiarono un mezz'abbraccio, accompagnato da una pacca sulla spalla.
"Sempre bello vederti, Evelyn" mi salutò Trevor "E, Henry, scusa per mia madre" ormai eravamo all'esterno della casa, Mad non poteva sentirci "Le avevo detto di moderarsi, ma lei non è capace di farlo"
"Tranquillo, Trev" lo sguardo di Henry si addolcì, vedendo l'espressione preoccupata del fratellino "Ci vediamo presto, va bene?"
"Certo" Trevor sospirò di sollievo, poi ci salutò un'ultima volta prima di rientrare in casa.
Io e Henry camminammo silenziosamente verso l'auto e, sempre senza parlare, arrivammo a casa. Henry sembrava esausto, quella cena doveva avergli richiesto tanta energia.
Mad non mi aveva fatto una cattiva impressione, ma cercare di forzare il discorso sul padre di Henry non era stata una mossa vincente. Temevo che Henry potesse scattare e dire qualcosa di sguardato, ma si era comportato meglio di quanto mi aspettassi.
"Cosa ne pensi?" mi chiese lui, prendendo una bottiglia di scotch e riempendo poi due bicchieri.
Mentre lui mi porgeva uno dei due bicchieri, gli risposi con le mie considerazioni "Sembra una brava persona, ma non mi è piaciuto quando ha tentato di parlare di tuo padre anche dopo aver visto che non ne avevi voglia" mi ero tolta le scarpe ed ora ero seduta sul divano a gambe incrociate, Henry accanto a me, lui seduto compostamente "In più, ha criticato la mia torta! Nemmeno a me piaceva la sua lasagna, ma le ho comunque detto che era buona per educazione"
Henry fermò il bicchiere a mezz'aria, ridacchiando prima di bere un sorso, poi mi disse "Però era vero che era gommosa"
Lo guardai fintamente indignata "Tu saresti in grado di fare di meglio?"
"Beh" inarcò un sopracciglio "L'ultima volta che ho provato a cucinare qualcosa, ho quasi mandato a fuoco la casa Perciò, no, non credo che potrei fare di meglio"
Finii di bere lo scotch nel mio bicchiere "Tu cosa pensi di lei?"
"Mhm" ora anche il suo bicchiere era vuoto "Non lo so, non l'ho capito"
Entrambi posammo i nostri bicchieri sul tavolino di vetro davanti al divano, poi io mi accoccolai con la testa sul suo petto "Per me la serata è stata comunque un successo"
Un suo braccio mi avvolse e mi strinse di più a sé "Non ho urlato"
"Sono fiera di te"
"Volevo farlo, però"
"Lo so"
"Pensi che mi inviterà di nuovo a cena?"
"Penso di sì, mi sembra abbastanza determinata nel voler avere un rapporto con te"
"A cena con il mio fratello perduto e l'amante di mio padre Sembra la trama di un film"
"E io che ruolo ho?"
"Tu sei la mia amante, ovviamente"
Mi raddrizzai senza scogliere il suo abbraccio "Anche nel film? Che noia"
"Vuoi essere l'amante di Logan?"
"Ew!" esclamai.
"Che onore!" replicò sarcastico "Non solo ho mangiato tutta la fetta della tua torta"
"Non era così male" difesi la mia torta, ma con poca convinzione "E senza di me non ci sarebbe stato il dolce"
Mi guardò malizioso "In questo momento, ho in mente un'altra idea di dolce"
"Dopo che hai insultato la mia torta?"
Iniziò a baciarmi dolcemente, prima sulle labbra, poi su tutta la linea del collo "Andiamo..."
"Non credo proprio" la reazione del mio corpo contraddiceva le mie parole.
"Non riusciresti a resistermi nemmeno se volessi"
Feci uno sbuffo, prima di ricambiare il suo bacio e avvolgere le mie braccia attorno a lui mentre mi faceva stendere di schiena sul divano.
Aveva ragione, resistergli era impossibile.

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