Capitolo 35

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Tra tutte le abilità che possedevo, non credevo che correre sui tacchi fosse tra quelle, ma ero anche piuttosto abile! Io e Henry eravamo usciti di corsa dal Théâtre des Champs-Élysées, rifiutando l'invito di Marc a riportarci a casa, Henry gli disse che lo avrebbe chiamato una volta pronti a rientrare. Siccome era sabato, il turno di Marc finiva più tardi.
Avevamo percorso il Pont de l'Alma ridendo ripensando alle espressioni infastiditi di tutti i presenti al concerto mentre ci alzavamo e ce ne andavamo. Henry quasi aveva le lacrime agli occhi per la mia imitazione dell'anziana seduta accanto a lui. Sempre mentre eravamo sul ponte, presi il telefono dalla pochette e iniziai a registrare un video per le mie amiche, esordendo con "Siamo appena fuggiti da un concerto di musica classica!"
Henry alzò la mano a mo' di saluto "Era terribilmente noioso" aggiunse "Evelyn si stava addormentando"
Mi voltai di scatto verso di lui "Non mi stavo addormentando!"
"Stavi chiudendo gli occhi"
"Per ascoltare meglio la musica" sbuffai e ritornai a guardare nella telecamera interna del telefono "Volevo aggiornarvi, ho anche corso con dei tacchi altissimi! Ora dobbiamo andare avanti con la nostra fuga, vi mando un bacio!" inviai il video, ma non rimisi a posto il telefono "Facciamoci una foto!" dissi a Henry.
"Una foto?" si lamentò lui "Perchè?"
"Perchè così ricorderemo questo momento per sempre! Quando saremo vecchi e pieni di rughe, ricorderemo come ci siamo sentiti felici una volta abbandonato quel noioso concerto!"
Vidi il pomo d'Adamo di Henry fare su e giù lungo la sua gola, poi una serenità inaspettata dominò la sua espressione. Fece un passo verso di me e mi baciò, mettendomi una mano dietro la nuca e una dietro la schiena, tirandomi a sé. Gli passai la mia mano libera tra i capelli, mentre l'altra pendeva lungo il mio fianco con il telefono in mano. Se lui non mi avesse tenuta così stretta, sarei caduta a terra.
Quel bacio sapeva di fresco, di menta e di amore. Tanto amore.
Henry posò la sua fronte al lato della mia testa, le sue labbra sfioravano il mio orecchio mentre si muovevano svelte "Prima di te" la sua voce era grave "Non ho mai pensato seriamente a passare la vita con qualcuno, ma ora questa prospettiva mi piace"
"È una tua prima volta con me?" domandai, ricordando la conversazione della sera precedente.
"E non ho mai affittato una casa in un Paese straniero solo per far felice qualcuno" continuò "E non ho mai fatto molte altre cose, ma ho tutta la vita per dirtele tutte"
Mentre lui parlava, fissavo la strada incapace di spostare lo sguardo, ma quando Henry ritornò di fronte a me, incatenai i miei occhi ai suoi "Sei terribilmente" iniziai a dire, poi sospirai "Dici di non essere bravo con le parole, ma a me sembra tutto il contrario!"
Sorrise divertito "Sei tu che hai iniziato, con tutto il discorso sui ricordi e sull'essere anziani"
Feci per ricominciare a camminare, ma lui mi bloccò per un polso "E la tua foto?"
Mi ero dimenticata della foto, le sue parole stavano dominando la mia mente peggio di un incantesimo "Giusto, la foto"
Lasciai che fosse Henry a scattarla, perchè aveva il braccio più lungo del mio e ciò permetteva di far vedere anche la Senna e il paesaggio "Ribadisco che odio farmi le foto" mormorò "Questa è un'altra cosa che faccio solo per te"
"Ma hai un sacco di foto con i tuoi amici!"
"Ma un conto è quando qualcuno te le fa a tua insaputa, un altro conto è..."
Lo interruppi con una risata "La maggior parte delle tue foto nel mio telefono le ho scattate a tua insaputa"
"E in tutte sono tremendamente sexy!"
Ricominciammo a camminare arrivando fino alla Torre Eiffel, dove ci fermammo per un po' prima di dirigersi di nuovo in direzione della Senna, andando sul Pont d'Iéna. Era tutto splendido, ma non riuscii a sentire l'entusiasmo invadermi il corpo.
La strana sensazione allo stomaco di poco fa era ritornata, più forte di prima "Henry..." mormorai, appoggiandomi al parapetto del ponte per sostenermi, la Senna scorreva silenziosa sotto di noi "Non credo di star bene"
"Che intendi?" si mise subito al mio fianco, posando delicatamente una mano dietro la mia schiena.
"Io..." parlare peggiorava soltanto la situazione "Non mi sento bene" ripetei.
"Chiamo subito Marc" prese il telefono e fece una breve telefonata in francese, per poi ritornare subito da me "Spero di non essere io a causarti la nausea"
Provai a ridere alla sua battuta, ma ebbi una fitta alla pancia e mi tenni alla sua spalla "Maledetti messicani!"
"Stai insultando un'intera popolazione!" iniziò ad accarezzarmi la schiena "Sii un po' meno radicale"
Stavo decisamente per vomitare, ma non volevo farlo lì sul marciapiede! Quando dicevo di voler lasciare il segno, di certo non parlavo del mio vomito.
Marc arrivò giusto in tempo, Henry mi aiutò a camminare fino alla macchina e si sedette sui sedili posteriori alla mia destra.
"La zip!" dissi velocemente "Abbassamela, il vestito mi stringe"
Henry portò svelto le mani dietro la mia schiena, ma prima sussurrò una minaccia in francese a Marc "Va meglio?" mi chiese dopo averla abbassata fino a metà della mia schiena.
In tutta risposta, mi piegai indirizzando la testa alla mia sinistra e vomitai, con Henry che prontamente mi resse i capelli per non farmeli sporcare.
Marc imprecò in francese, ma non gli prestai molta attenzione.
Quando ebbi finito, Henry osò sporgersi per vedere il mio viso "Meglio?"
Non avevo idea di come facesse a non vomitare a sua volta, la sua espressione non minacciava alcun segno di cedimento o di disgusto, ma solo preoccupazione "Eve?"
"Sì" gli risposi, aprendo la pochette per prendere un fazzoletto con cui pulirmi le labbra "Ma ho bisogno di stendermi"
Eravamo arrivati a destinazione e uscimmo con piacere dall'auto che aveva assunto un'odore nauseabondo a causa mia. Mi appoggiai al muro del palazzo mentre Henry e Marc discutevano in francese, chiusi gli occhi perchè mi sentivo esausta. Poco dopo le voci tacquero e le braccia di Henry mi circondarono, sorreggendomi mentre entravamo nel palazzo e nell'ascensore.
Arrivati dentro casa, vomitai solo un'altra volta nel WC, fortunatamente. Henry si era tolto la giacca del completo e l'aveva buttata in un angolo della nostra camera da letto, per poi venir subito ad aiutarmi e per assicurarsi che stessi bene. Quando il momento brutto fu finito, iniziò a prepararmi un bagno come piaceva a me: acqua bollente e schiuma così densa da eliminare la trasparenza dell'acqua. Aveva capito subito di cosa avevo bisogno, lo avrei baciato se ne avessi avuto la forza.
Avevo il viso appoggiato alla tavoletta metre mi si avvicinava, il suo tocco era dolce e gentile. Mi aiutò a sgusciare fuori dal vestito, mi tolse la collana e il bracciale che mi aveva regalato a Natale.
Dopo vari tentavi inutili di slacciarmi il ferretto del reggiseno, lasciai che fosse Henry a spogliarmi completamente ed entrai nella vasca.
Mi immersi fino alla base del collo "Grazie" mormorai chiudendo gli occhi "Non era così che mi immaginavo questa notte a Parigi"
Lo sentii ridacchiare, era seduto sulle ginocchia e aveva le braccia incrociate sul bordo della vasca "Nemmeno io, ma è stato divertente"
"Divertente?"
"Dovevi vedere l'espressione di Marc quando sei uscita dall'auto" me la imitò e io provai a ridere, ma mi sentivo troppo debole per farlo.
"Domani starò meglio" gli dissi.
"È una previsione o un ordine?"
"Entrambi" riaprii gli occhi e lo guardai, i suoi occhi blu non si erano staccati dal mio viso nemmeno per un istante. Mi immersi completamente nell'acqua, per poi riemergere dopo un paio di secondi.
"Ho una teoria" fece Henry, la sua voce era bassa, come se temesse che un tono più alto mi avrebbe infastidita "Il tuo corpo si è ribellato al noioso concerto, ma la reazione è avvenuta più tardi del previsto"
"Può darsi" annuii piano "Era davvero noioso"
"Mi sarebbe piaciuto vederti vomitare addosso alla signora accanto a me"
"Mi avrebbe picchiata con la sua collana di perle, l'avrebbe usata come frusta"
"E io sarei stato troppo impegnato nel ridere"
"Quello sarebbe stato divertente" man mano che il mio corpo si rilassava, mi sentivo meno debole ma più stanca. Era quasi un paradosso "Non ti sei disgustato?"
Henry aggrottò le sopracciglia, ma il sorriso non sparì dal suo viso "No, non sono debole di stomaco e ho visto persone vomitare molte volte"
"Ah" esclamai prolungando la vocale "Sono solo una delle tante"
"Dylan rimane al primo posto, mi dispiace"
Improvvisamente sgranai gli occhi "Non l'hai chiamato oggi! Sa che sei vivo?"
Potetti chiaramente vedere come Henry fosse sorpreso dalla mia reazione "Sì, mentre eri nel bagno del ristorante messicano" mi guardò confuso, poi ritornò a sorridere "Ti sei ricordata della telefonata?"
"So che è importante per te, quindi lo è anche per me"
Henry si sporse verso di me e mi baciò mettendo una mano dietro la nuca.
"Il mio alito sa di vomito!" protestai, ritraendomi.
"Non mi importa" il suo sguardo era più intenso del solito, così intenso che appoggiai la testa al muro come se avessi bisogno di un sostegno "Che c'è?" domandai.
Henry scosse appena la testa, poi si alzò di scatto e uscì dal bagno, lasciandomi da sola e confusa. Tornò poco dopo, con un foglio di carta A4 e una penna "Devo disegnarti" mi spiegò, non ritenendo necessario aggiungere altro "Non ti muovere"
"Non era mia intenzione" rimasi immobile, con gli occhi chiusi per la stanchezza e con il corpo che si rilassava dentro l'acqua calda. Non avevo idea di quanto tempo fosse passato quando Henry alzò il foglio per mostrarmelo.
Riaprii gli occhi sentendo la sua voce e osservai quella sua splendida creazione. Come nella realtà, nel disegno era nella vasca da bagno con il corpo coperto dalla schiuma. Avevo gli occhi aperti e sorridevo guardando un punto esterno al foglio, ma dietro di me c'era la Torre Eiffel e tutto il paesaggio sottostante "Posso tenerlo?" gli chiesi, ridandoglielo per non bagnarlo "Lo voglio come promemoria"
"Per cosa?"
"Per i momenti in cui sarò arrabbiata con te. Guarderò questo disegno e mi passerà subito, perchè mi ricorderò di quanto siamo splendidi insieme e di quanto tu sia assurdamente fantastico nel dirmi che sono attraente anche mentre vomito"
"Ma lo sei" scherzò lui, posando il disegno sul pavimento accanto a lui "Ho un'altra cosa per te"
"Uh" alzai fugacemente le sopracciglia "Un altro disegno?"
Dalla tasca dei suoi pantaloni prese un portachiavi con la Torre Eiffel e la scritta I Love Paris "Da aggiungere alla tua collezione"
Guardai allegra il portachiavi e lo rigirai tra le mani, facendolo tintinnare nell'aria.
Con la coda dell'occhio vidi Henry mettere le mani di nuovo nella tasca del pantalone, come per prendere qualcosa, e aprire la bocca per parlare, ma i miei pensieri presero subito parola senza che io potessi controllarmi "All'inizio temevo che potessi essere incinta" abbassai lo sguardo "Poi quando ho visto che anche tu non ti stavi sentendo bene, mi sono sentita sollevata" quando guardai Henry, lo vidi lasciar cadere nella tasca qualsiasi cosa stesse prendendo "Sollevata?" ripeté lui.
"Sì" risposi, leggermente stranita dalla sua confusione "Non perchè non voglio dei figli, sinceramente non ci ho mai pensato, ma perchè decisamente non li voglio ora" posai il portachiavi sull'ampio bordo della vasca "Voglio avere una carriera di successo, prima di avere una famiglia o di sposarmi, per questo temevo di essere incinta"
"È..." iniziò a dire, cercando le parole giuste "Comprensibile"
C'era qualcosa nella sua voce e nel suo sguardo che mi fecero dubitare della sua apparente serenità e, di conseguenza, iniziai a dubitare che lui avesse ben compreso le mie parole "Vado a mettere questi in camera" disse alzandosi velocemente, prendendo il disegno e il portachiavi prima di uscire dal bagno.
"Henry!" lo chiamai ad alta voce, lui accorse immediatamente ma rimase appoggiato allo stipite della porta "Non intendevo che non la voglio, una famiglia" precisai "O un matrimonio, solo non ora"
"Ho capito quello che intendevi, Eve" mi fece un sorriso tranquillo, che però non contagiò gli occhi "Nemmeno io voglio un matrimonio e tutto quello che ne segue, siamo d'accordo su questo"
Lasciò di nuovo il bagno, con una scusa che non udii nemmeno perchè mi immersi nell'acqua della vasca, con una domanda sulla punta della lingua che non intendevo, o non osavo, porre.
Siamo davvero d'accordo su questo, Henry?


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