Capitolo 33

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Io e Henry non eravamo mai stati quel genere di coppia che cammina mano per la mano, però in quel momento a Parigi, sotto la torre Eiffel, con tutto quel verde oscurato dalla notte e illuminato dai lampioni, passeggiavamo con le dita intrecciate. Aveva più un fine pratico che romantico, però, siccome io continuavo a guardarmi intorno meravigliata e finivo per andare a sbattere contro qualcosa. Quando rischiavo una collisione con una panchina o un lampione, Henry mi tirava per il braccio.
Le crêpes che avevamo mangiato mi avevano deliziata, sulla lingua avevo ancora il sapore del cioccolato. Henry non aveva parlato granché, ma più che altro perchè da quando eravamo usciti dall'appartamento non avevo fatto altro che elogiare quella città, quella vista splendida e la notte che le conferiva un'aria di mistero e romanticismo che la luce del mattino non dava. Henry mi aveva risposto dicendomi che il giorno dopo avrei elogiato la luce del mattino che permetteva di ammirare ogni dettaglio della città per bene. A quel punto gli avevo fatto la linguaccia e avevo continuato con le mie parole d'ammirazione.
Mentre passeggiavamo, ad un certo punto Henry mi fronteggiò sciogliendo le nostre dita "Eve" mi disse, guardandomi dritto negli occhi "Basta parlare"
"Scusa" era stato fin troppo paziente "Ma sono così felice!"
"Chiudi gli occhi"
"Come?"
"Chiudi gli occhi" ripeté "Subito"
Inarcai un sopracciglio, ma visto che sembrava importante per lui, feci come mi disse.
"E ora ascolta" continuò, con voce soave "Ascolta i rumori della città notturna, ascolta il venticello che ti sfiora la pelle e ascolta i passanti che parlano in francese. Questa è Parigi, ascoltala"
I nervi tesi per l'entusiasmo si rilassarono e, per la prima volta in mezz'ora, rimasi in silenzio.
Percepivo la presenza di Henry accanto a me, percepivo la sua mano che mi scostava una ciocca dal viso per infilarmela dietro l'orecchio e percepivo i suoi occhi blu su di me; ma percepivo anche la città, la sua vita e la sua anima. Parole francesi mi arrivarono alle orecchie, ma si fusero armoniosamente con tutti gli altri suoni che udivo.
Quando riaprii gli occhi, Henry era ancora davanti a me e mi fissava in attesa "Meglio?"
Emisi un sospiro accompagnato da un sospiro "Ora sono calma e ancora più felice"
"Era quello l'obiettivo"
Mi misi sulle punte delle mie ballerine nere (non proprio l'ideale per un viaggio, ma in valigia avevo delle sneakers bianche che avrei indossato per il resto della vacanza) e gli diedi un bacio, avvolgendo le braccia attorno al suo collo. Henry ricambiò subito, stringendomi saldamente le vita con le braccia e attirandomi a sé.
Ero a Parigi, con l'uomo che amavo, e ci stavamo baciando sotto la Torre Eiffel. Il cuore mi sarebbe scoppiato per la felicità, se fosse stato possibile.
"Henry" lo chiamai, avevo la voce roca "Grazie"
"Per questo bacio? Non ringraziarmi ancora, più tardi vedrai che-"
"No, idiota!" lo interruppi ridendo "Per tutto questo" feci un passo indietro e allargai le braccia in un gesto plateale "Grazie"
Henry mise le mani in tasca, allontanandosi anche lui di un passo "È la prima volta che faccio un viaggio così"
"Così come?"
"Da solo con un'altra persona, escludendo Dylan o qualunque altro viaggio di lavoro" aggrottò appena la fronte "E non avrei mai pensato che mi sarebbe piaciuto, ma invece..."
Sorrisi "Quindi, per una volta, hai avuto una tua prima volta con me!" eliminai la distanza con lui, avvolgendolo di nuovo con le mie braccia.
"Ho avuto molte prime volte con te, ma tu non potevi saperlo" mi mise entrambi le mani sulle guance, piegandomi lievemente la testa all'indietro per posare le sue labbra sulle mie.
"Ora sono curiosa"
"E rimarrai con la curiosità, perché non ho intenzione di rivelartele"
Arricciai il naso, mordendogli il labbro per dispetto "Dimmene una"
"No"
La Torre Eiffel si alzava sopra di noi, spaccando il cielo notturno e oscuro.
"Potrei ricattarti"
"E come hai intenzione di farlo?"
"Torniamo a casa e te lo mostro"
Nonostante tutte le carezze, i tocchi e i baci, non riuscii a farlo parlare e alla fine, quella notte, stesi sull'ampio letto della nostra camera, lo guardai con la fronte aggrottata dicendogli che ero arrabbiata con lui, anche se non era vero.
"Te l'ho detto che sono incorruttibile" fu la sua risposta, guardandomi divertito, per poi alzarsi dal letto con solo i pantaloni del pigiama addosso e attraversare la porta finestra della camera, che portava all'ampio balcone al quale si poteva accedere anche dal salotto. Mi misi la sua camicia e i pantaloni prima di raggiungerlo.
Entrambi ci appoggiammo al parapetto in pietra del balcone, osservando la Torre Eiffel che spiccava nel cielo notturno, era stupenda. Adagiai la testa sulla spalla di Henry, i nostri respiri si sincronizzarono e le nostre mani si cercarono, intrecciando le dita sulla pietra fredda. Un venticello mi spinse i capelli dietro le spalle e scompigliarono quelli neri di Henry, nonostante alcune ciocche ondulate gli ricadessero sulla fronte.
"Ehi" la voce di Henry ruppe il silenzio e lui chinò la testa per guardarmi negli occhi "Quello che ho detto ieri sera" fece una breve pausa, cercando le parole adatte "Non metto mai in dubbio i tuoi sentimenti, devi saperlo"
"Lo so" la mia voce era un sussurro "Henry, eri stanco e avevi avuto una giornata stressante, non devi giustificarti"
Quella mattina mi era sembrato più riposato, perchè gli avevo imposto di rimanere a letto e presentarsi a lavoro più tardi, aveva bisogno di dormire. All'inizio aveva protestato, ma poi si era riaddormentato.
"È solo che con tutta questa storia di Trevor, dei miei genitori... Credevo che il loro matrimonio fosse felice e perfetto, ma si è rivelata tutta una bugia e ho iniziato a vedere tutto in maniera diversa"
"Niente è perfetto, Henry" gli accarezzai con il dorso della mano.
"No" accennò un sorriso "Definitivamente no"
Gli misi le mani sulle tempie "E ora, Henry Cooper, abbandona tutti i tuoi brutti pensieri perché siamo a Parigi e meriti di divertirti!"
Iniziò a ridere "Non sapevo che possedessi dei poteri psichici"
"Ho i miei assi nella manica" sorrisi soddisfatta.
Dopo aver dato un'ultima occhiata al panorama che si estendeva davanti a noi, tornammo a letto e quella notte feci così tanti sogni che mi svegliai intontita, ma riposata e preparata per le due giornate che avremmo passato in quella città magica.

Le sfumature della notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora