Capitolo 3

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Continuai a stringere e a cullare Henry fino a quando non si calmò. Il marmo del pavimento era ghiacciato ed entrambi iniziammo a rabbrividire, perciò ci alzammo.
Henry si passò una mano sul viso e mi voltò le spalle, guardando i ritratti dei suoi genitori distrutti da lui stesso "Chiamerò qualcuno per pulire"
Pezzetti di tela e di vetro erano sparsi su tutto il pavimento "Lo faccio io" iniziai ad avviarmi verso le scale in cerca di una scopa o di un aspirapolvere, ma Henry mi bloccò per un braccio "No" mi disse piano "Io... No"
Rispetto alle urla di poco fa, la sua voce ora era un debole sussurro.
Annuii consenziente e gli misi una mano dietro la schiena, spingendolo delicatamente verso le scale; lo condussi sul divano e lo feci sedere, mentre io andai in cucina per prendergli un bicchiere d'acqua.
Quando glielo porsi, lui cercò di accennare un sorriso beffardo, ma alzò a malapena un angolo della bocca "Qualcosa di più forte?"
"L'alcol è l'ultima cosa che dovresti bere, in questo momento" dissi mentre mi sedevo accanto a lui.
Non era ubriaco, non doveva aver bevuto molto prima del mio arrivo "Mi dispiace" mormorò, abbassando lo sguardo sul bicchiere che teneva in mano, appoggiato sul suo ginocchio "Non volevo spaventarti"
Se si riferiva al lancio del bicchiere di vetro contro la parete, non ero affatto spaventata "Io sono solo preoccupata per te" gli accarezzai una guancia.
Lui fece un sospiro e appoggiò la schiena al divano, chiudendo gli occhi "Mi sento esausto"
"Henry..." indugiai un po' "Non dobbiamo farlo subito, ma dobbiamo parlarne"
Henry deglutì e vidi il suo pomo d'Adamo alzarsi e abbassarsi "Non so se voglio contattare Trevor"
"Ti ha lasciato un recapito?"
"Il suo numero di telefono"
"Non devi chiamarlo, se non vuoi" replicai.
"Tu lo faresti?" la sua domanda mi colse alla sprovvista "Lo chiameresti? Vorresti sapere di più?"
Mi morsi il labbro inferiore, non proprio sicura della mia risposta "Non importa cosa farei io, ma cosa vuoi fare tu"
Raddrizzò la testa e mi guardò "Rispondimi"
"Io..." sospirai "Trevor non ha colpe, nemmeno lui sapeva di te. Io proverei a lasciare da parte la rabbia e a esser felice di avere un fratello"
Henry scosse appena la testa, massaggiandosi la fronte con una mano.
"Che c'è?" azzardai a chiedere.
"E se non volessi avere niente a che fare con lui?" si portò avanti con il busto e appoggiò i gomiti sulle ginocchia "Penseresti che sono una persona orribile! E forse lo sono... Chi è che odia così intensamente un ragazzo che nemmeno conosce?"
"Henry, se tu uccidessi qualcuno, io ti aiuterei a nascondere il corpo" si bloccò alle mie parole "Credi davvero di poter spingermi a lasciarti per questo? Sfido chiunque a scoprire una cosa del genere e a non perdere la testa!" gli misi una mano sulla spalla, lasciandogli delle leggere carezze "Tu che cosa vuoi fare?"
"Non lo so" si alzò dal divano "Non ne voglio nemmeno parlare, voglio dimenticare tutto. Odio stare così e lo detesto ancora di più se ci sono delle persone attorno a me!"
Doveva sentirsi davvero impotente "Dimmi cosa posso fare per aiutarti" anche io mi alzai, fronteggiandolo.
Lui mi mise le mani sulle guance, unendo le nostre fronti prima di baciarmi "Andiamocene via, voglio allontanarmi da Londra"
"Potremmo-"
Stavo per dirgli che avremmo potuto andare a Cambridge, ma lui fu più veloce di me a parlare "Prepariamo le valigie e partiamo, con una chiamata posso far preparare il mio aereo"
"Aspetta" per quanto mi sarebbe piaciuto partire su due piedi, non era molto pratico "Io ho delle lezioni da seguire"
"Chiamerò il rettore, in cambio farò delle conferenze all'università"
"Henry..."
"Staremo via solo un paio di giorni!"
"E dove vorresti andare? A Liverpool? Brighton?"
"Monaco!" indietreggiò e prese il telefono dalla tasca, componendo velocemente un numero "Crystal? Chiama Steve, stasera io e Evelyn partiamo per Monaco"
"Stasera?!" sussurrai, scioccata.
"Prenota la stanza più lussuosa dell'Hotel de Paris, a Monte Carlo. Quanti giorni?" Henry si voltò verso di me, alzando tre dita della mano, per chiedermi silenziosamente se andassero bene.
Io non gli accennai una risposta, continuavo a fissarlo sbigottita.
"Tre vanno bene, Evelyn non può perdere troppe lezioni" disse alla fine e, prima di chiudere la chiamata, aggiunse "Al nostro arrivo voglio trovare tutto pronto"
"Non possiamo partire su due piedi" gli dissi "Dovrei tornare a Cambridge e prendere le mie cose... Prendere delle mutande pulite!"
"Ti comprerò tutto quello di cui hai bisogno, vado a prendere la mia valigia d'emergenza"
"Cosa?"
"Ho sempre una valigia pronta"
Sembrava come se si fosse completamente scordato di Trevor, del segreto dei suoi genitori La crisi che aveva avuto poco prima era dimenticata.
"Evelyn, so che ti sembra una follia... Ma in questo momento è quello di cui ho bisogno" mi disse un po' più dolcemente, l'euforia stava iniziando a svanire "Qual è il problema?"
Il problema è che vuoi evitare il problema.
"Sembri drogato... Prima ti sentivi esausto e ora vuoi partire!" mi lasciai scappare una risata nervosa "Sei sicuro di volerlo fare?"
"Evelyn... Mi hai mai visto insicuro?"
Cercai di nascondere l'esitazione nella mia voce quando dissi "Che Monaco sia, allora"

Le sfumature della notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora