Capitolo 25

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La sala da ballo era la stessa del Gala dello scorso aprile, decorata più o meno alla stessa maniera con degli ornamenti in più color oro. L'hotel di Dylan non era cambiato affatto, l'unica differenza era che il proprietario quella sera non c'era, essendo all'estero. Il vociare delle persone presenti sovrastava la musica jazz di sottofondo riprodotta dagli altoparlanti, nonostante non fossero ancora arrivati tutti gli invitati.
Vidi Foster che parlava con il figlio e mi avvicinai, Jordan era accanto a loro e si guardava intorno con le mani in tasca "Signorina Greco" mi salutò il CEO "È arrivata, ha avuto problemi durante il viaggio?"
"Buonasera" assunsi un tono formale "Nessun problema, signore"
Jordan mi fece un sorriso a mo' di saluto e mi fu accanto, cercai con lo sguardo Federica ma lei non era ancora arrivata "Questa serata sarà di una noia" iniziò a lamentarsi Jim, ma il padre gli scoccò uno sguardo severo "Modera il tono, James" disse tra i denti "Sei il futuro CEO della nostra società, parteciperai a molti eventi come questo"
Io e Jordan ci scambiammo un'occhiata, imbarazzati per aver assistito a quella breve conversazione tra padre e figlio.
Un uomo alto e con i capelli castani brizzolati si avvicinò e salutò Foster con una stretta di mano "Sempre bello vederti, James"
"Non posso che dire lo stesso" rispose Foster "Ricordi mio figlio, James?"
"Preferisco essere chiamato Jim" replicò il ragazzo, con un tono di voce seccato.
Il padre, con il fuoco negli occhi, si preparò a dargli una strigliata, ma l'uomo brizzolato rise "Lascialo stare, James... Il ragazzo è giovane, ricordi com'eri tu alla sua età?"
"A ventiquattro anni si è tutti spiriti ribelli" convenne Foster, ma si vedeva che non credeva minimamente alle sue parole "George, posso presentarti i miei due stagisti? Vengono entrambi dall'università di Cambridge, lui è al secondo anno e lei al primo"
"Una matricola stagista" George mi fece il baciamano, sfiorandomi la mano con le labbra sottilissime "Devi essere intelligente"
"Veramente..." iniziai a dire, con l'intenzione di dire che quell'anno tutte le matricole potevano essere stagisti, ma Foster mi interruppe dicendo "Noi prendiamo il meglio del meglio"
"So che anche Henry Cooper ha una matricola stagista"
Trattenni un sorriso, sentendolo parlare di Henry e Federica.
"Ciò che Cooper fa non mi concerne" replicò Foster con uno sguardo di ghiaccio, i suoi occhi grigi continuavano ad inquietarmi, non erano caldi ed energetici come quelli blu di Henry "Non ha nemmeno la decenza di presentarsi in orario"
Non era in ritardo, era Foster che aveva voluto essere lì in anticipo.
George ridacchiò "È un bene che oggi non ci sia quel suo amico... Dylan Brown"
Anche Foster rise, ma c'era qualcosa di cattivo in quella risata "Insieme sono terribili, due mascalzoni! Un CEO dovrebbe dare un'immagine di serietà e sobrietà, non divertirsi alle feste e fare conquiste"
Iniziai a sentire la rabbia montarsi dentro il mio petto, avrei voluto prendere a schiaffi tutti e due ma non potevo. Che fosse l'invidia a parlare? Dicevano cose che non erano vere.
"Mah" intervenne Jim "Cooper si è sistemato, ormai non va più in giro a fare conquiste" mi lanciò uno sguardo tagliente, per farmi capire che sapeva che io e Henry eravamo una coppia.
Ricambiai lo sguardo, inarcando appena un sopracciglio "Dillo pure, se vuoi" avrei voluto dirgli "Che osassero a parlare ancora male di lui davanti a me"
Ma non lo feci, George se ne andò e Foster lanciò un grugnito soffocato quando Henry entrò nella sala da ballo con passo scattante e un sorriso abbagliante. Andò subito a salutare un uomo che non doveva avere più di quarant'anni, mi pareva di aver visto il suo volto in quale libro di economia.
"Non fissarlo" mi sussurrò Jordan, in modo che Foster non lo sentisse "O farai innervosire il vecchio"
Soffocai una risata, ma non gli risposi. Proprio in quel momento, Henry scrutò tutta la sala con gli occhi e, quando mi trovarono, sorrise.
Gli feci un sorriso veloce prima di distogliere a malincuore lo sguardo, spostandolo su Federica e Luke che stavano entrando nella sala a braccetto.
Mi trattenni dall'impulso di far loro una foto e mi concentrai sull'uomo che stava salendo sul palchetto, avvicinandosi all'asta che sosteneva un microfono "Buonasera, signori e signore!" non lo conoscevo, era un uomo con i denti così bianchi che la luce vi si rifletteva sopra e gli occhi così neri che non si distinguevano le pupille dalle iridi, ed erano in forte contrasto con i capelli bianchissimi "Vedervi tutti insieme in una stessa sala è sempre un piacere" non riuscivo a capire quanti anni avesse "Non vi ruberò molto tempo, ma voglio presentare ogni stagista presente in questa sala, che sicuramente renderanno la vostra vita più semplice o un inferno, questo dipende da loro" tutti risero, tranne Foster che era di ghiaccio. Lanciai uno sguardo ad Henry, che guardava con ammirazione l'uomo sul palco, più tardi gli avrei chiesto chi fosse.
Incrociai lo sguardo di Federica che mi sorrise raggiante mentre l'uomo sul palco iniziava a nominare nomi e cognomi degli stagisti, dicendo da quale università provenissero.
"E il nostro James Foster" disse "Si è accalappiato Jordan Davis e Evelyn Greco, entrambi studenti dell'università di Cambridge"
Come per tutti gli altri stagisti, ci fu un applauso per me e Jordan, vidi Henry battere le mani con un sorriso sul suo bellissimo viso, mi guardava come se fossi l'unica persona in quella sala. Ricambiai il suo sguardo, che era pieno d'amore.
"Henry Cooper, invece, si è aggiudicato Giselle White e Federica De Santis, anche loro dalla prestigiosa università di Cambridge!"
Il resto dei nomi si accavallò agli applausi e alla fine distolsi l'attenzione, avvicinandomi a Federica "Sei bellissima!" le dissi "Mi piace la coda alta che ti sei fatta"
"E a me piace il tuo trucco!" mi abbracciò e Luke ci raggiunse "Ciao, Evelyn"
"Luke!" gli sorrisi "Come stai?"
"Sto morendo di noia, odio gli eventi eleganti... Foster come si sta comportando?"
"Mi fa venire i brividi" ammisi con una risatina "Consigli per la serata?"
"Non rivelare le tue idee a nessuno di loro" mi disse lui serio "Se è buona, te la ruberanno"
"Perchè siamo tutti degli squali qui dentro" aggiunse Henry, mettendo una mano sulla spalla di Luke "Come sta andando?"
"Bene" gli sorrisi, non avevo voglia di riferirgli ciò che Foster e quel George avevano detto sul suo conto, anche perchè ero convinta che non gli importasse "Anche se Foster ha uno sguardo che mette paura"
"Non stabilire un contatto visivo con lui" mi consigliò Luke "Anche a me dà i brividi, Cooper è il solo che riesce a mantenere la calma con lui"
"Perchè mentre mi parla penso a come potrei ammazzarlo"
Henry e Luke risero, mentre io vidi Jordan gesticolare nella mia direzione per dirmi di raggiungerlo "Devo andare, il tempo che avevo per parlare liberamente è finito" repressi l'impulso di dare un bacio a Henry "A dopo"
Ritornai da Jordan, che mi diede un bicchiere pieno di tequila "Ci servirà"
"Grazie" mentre trangugiavo il contenuto del bicchiere di vetro, Jim mi si avvicinò.
"Evelyn, ti ho già detto che sei incantevole?"
"Troppo gentile" mi guardai in giro, in cerca di altre bevande, ma in compenso vidi Henry e Luke oltre la spalla di Jim che parlavano.
"Jordan, c'è l'amministratore delegato della Stuart che vuole parlarti, lo trovi vicino al palco"
Jordan si allontanò, lasciandomi da sola con Jim. Era una presenta più serena del padre, nella mia memoria era ancora impressa l'immagine di lui e Sam al Gala dello scorso aprile che si allontanavano furtivamente.
Mi mise una mano sulla spalla nuda, era sudata e appiccicosa "Sono felice di lavorare insieme, ti sei mostrata attenta e diligente"
"Sono troppi complimenti, ma grazie lo stesso" alzai e abbassai delicatamente la spalla per fargli togliere la mano "Le piace questa serata, signore?" vidi Henry che stava fissando Jim irritato.
"Per favore! Non sono mica mio padre" questa volta mi mise la mano sul braccio "Chiamami Jim"
Luke mise una mano sulla spalla di Henry, che continuava a guardarci, io invece dissi "Ma certo" cercando di spostarmi per non farmi toccare. Non che vedessi della malizia nel suo tocco, ma mi dava fastidio lo stesso "Se non ti dispiace, Jim, vorrei andare a parlare con Steven Collins" era il caporedattore della LongShine, una nuova rivista inglese emergente che stava riscuotendo molto successo. Non che mi interessasse il giornalismo, ma era la prima persona libera che notai.
"Aspetta, ti prego" mi prese delicatamente l'avambraccio per bloccarmi "Sai, ho notato che-"
Dal momento in cui Jim mi aveva preso il polso, Henry si era scrollato di dosso la mano sulla spalla di Luke e si era avvicinato a noi, facendo un sorriso falso "Jim Foster! Che piacere vederti"
Jim tolse la mano dal mio avambraccio e si sistemò la giacca "Cooper, vorrei poter dire lo stesso"
"Simpatico come sempre"
"Alto come sempre" ribatté Jim, anche se poi fece un'espressione contrariata per non aver pensato ad una risposta più ad effetto "Sto parlando con la mia stagista, se non ti dispiace"
"Oh, l'ho notato" la sua espressione, nonostante il sorriso, era tesa "Potrei-"
"Cooper!" anche Luke ci raggiunse, con un'espressione non proprio rilassata "Phil vuole parlarti"
Henry non lo guardò nemmeno, continuava a fissare Jim stringendo gli occhi "Può aspettare, sto conversando con Foster"
"Dice che è importante"
"Se è urgente" aiutai Luke, che mi lanciò uno sguardo grato "Non vogliamo trattenerti"
Henry, come risvegliato dalla mia voce, si voltò verso di me con un'aria irritata "Sono qui di mia spontanea volontà"
"Cooper, forse dovresti far onore al tuo ruolo di CEO e rispondere alla chiamata dei tuoi soci" il sorriso di Jim era maligno.
Io e Henry continuammo a guardarci negli occhi, impegnati in una conversazione silenziosa.
"Vai via, me la cavo benissimo da sola" gli dicevo io con lo sguardo.
"Non ti lascio con questo qui" era la sua risposta
"Vai" ebbi io l'ultima parola alla fine, perchè lui fece un lieve sospiro e lanciò a Foster uno sguardo di fuoco "Va bene" disse "Ci vediamo dopo, signorina Greco. Foster, riguardo a quello che ho detto prima... L'unico piacere che provo nel vederti è quello di quando mi allontano da te"
Foster borbottò una risposta incomprensibile e poi sbuffò seccato "Che scortese"
"Neanche tu sei stato molto gentile"
Jim mi guardò con gli occhi come due fessure "Sembrate avere un'intesa"
"Cosa vuoi dire?" volevo che lo dicesse a voce alta, senza giri di parole.
"Solo un cieco non noterebbe che state insieme... E poi non è che vi siete impegnati per tenerlo segreto"
"Perchè le relazioni personali non hanno e non devono avere nulla a che fare con il lavoro, preferisco mantenere un clima professionale"
"Per questo non sei andata da lui per fare lo stage?"
Non mi piacevano quelle domande personali, soprattutto da una persona che si era rivolta in quel modo a Henry "Come ho già detto, la professionalità è tutto per me"
"Sei da ammirare, Evelyn Greco" mi lanciò un sorriso che mi fece rabbrividire, Jim assomigliava molto di più al padre di quanto pensassi "Dovresti farti un giro per la sala e ammaliare questi signori"
Federica mi guardò con gli occhi spalancati, indicando con un cenno il corridoio dei bagni "Se vuoi scusarmi, devo andare in bagno"
Lui si scansò "Prego"
Mi allontanai velocemente, nonostante i tacchi alti, e raggiunsi Federica nel bagno delle donne. Non c'ero mai entrata prima, ma era molto elegante, con i rubinetti e le maniglie color oro, i gabinetti erano separati da mura bianche che andavano dal pavimento fino al soffitto, chiuse da delle porte bianche in legno che in quel momento erano spalancate. Il pavimento era lucidissimo, riuscivo quasi a vedere la mia figura.
"Smettila di ammirare il bagno" mi disse Federica, appoggiando le mani al lavandino e dando le spalle all'enorme specchio che occupava tutta la parete. Ne approfittai per darmi un'occhiata: il trucco non era sbavato e i capelli erano ancora in ordine.
"Tutto bene?" le chiesi.
"Io sì, tu?"
Feci spallucce "Sto bene, ma Henry no"
"Ho visto cosa è successo prima, Luke ha provato a trattenerlo ma..."
"Già" sospirai "Jim mi stava infastidendo, in effetti, ma avevo tutto sotto controllo"
"Il padre non mi piace"
"Nemmeno a me, fa paura vero?"
"Sì!" si raddrizzò "Ha quegli occhietti grigi che sembrano minuscoli in proporzione alla faccia"
"Sembra in grado di uccidere qualcuno e andare a cena il minuto dopo"
Federica rise alla mia battuta, mentre la porta del bagno si spalancò, mostrando un Henry con i capelli come una massa nera sulla testa, delle ciocche gli andavano sugli occhi "Dobbiamo parlare" guardò Federica "Da soli"
"Lei può rimanere" la difesi.
Federica scrollò le spalle "Tranquilla, continuiamo dopo a parlare"
La mia amica se ne andò e ci lasciò soli "Questo è il bagno delle donne" gli dissi incrociando le braccia mentre si avvicinava a me.
Henry ignorò le mie parole "C'è un motivo se prima mi sono comportato in quel modo"
"Ah sì?" inarcai un sopracciglio "Non vedo l'ora di sentirlo allora"
La porta si aprì e sulla soglia apparve Giselle, sia io sia Henry ci girammo di scatto verso di lei, che aveva un'espressione sorpresa "Quando ti ho detto di seguirmi" fece Henry irritato "Intendevo solo in ufficio"
Scoccai ad Henry un'occhiata severa, ma lui mi ignorò.
"Io..." replicò Giselle, diventando tutta rossa "Mi scusi, signor Cooper, non sapevo che fosse qui. Ho visto Federica De Santis venire in bagno e volevo ridarle il telefono, me l'aveva prestato per fare una telefonata"
Siccome aveva tutta l'aria di volersene andare il prima possibile, tesi la mano verso Giselle "Glielo porto io, grazie Giselle"
Lei mi fece un cenno col capo e si dileguò.
"Potevi essere più gentile"
"Tutta la mia gentilezza l'ho sprecata con Jim Foster"
"Potevo gestirlo da sola, non c'era bisogno che tu piombassi lì nel bel mezzo della conversazione. Dopo si è messo a farmi delle domande su di noi e mi sono sentita a disagio" mi voltai verso lo specchio e ci guardammo attraverso i nostri riflessi "Abbiamo detto di non comportarci da sconosciuti, ma non puoi nemmeno dichiarare guerra a chiunque mi tocchi... Soprattutto se è il mio capo"
"Ho visto che ti toccava in continuazione e ho capito che tu non volevi che lo facesse, non volevo che ti infastidisse" diede il profilo allo specchio per guardare il mio vero viso, non quello riflesso "Ci sono delle voci, in giro... Si dice che abbia molestato sessualmente una ragazza"
"Cosa?" ruotai anche io la mia testa verso di lui.
"È da circa due mesi che se ne parla, ma non è chiaro chi abbia fatto uscire questa storia"
"E perchè è ancora libero di andarsene in giro?"
"Perchè non c'è niente che provi la sua colpa, questo è quello che si dice" sospirò e mi accarezzò con le dita una guancia "Non so se questa storia sia vera o no, ma il pensiero che possa accadere a te..." fece uno sbuffo di rabbia "Mi fa venire voglia di prenderlo a pugni ogni volta che ti guarda"
"Oh, Henry..." d'impulso, gli avvolsi le braccia attorno al suo corpo e lo strinsi a me, appoggiando il mento sulla sua spalla grazie ai tacchi, anche se avevamo ancora circa cinque centimetri di differenza tra le nostre altezze "Non preoccuparti per me"
"Mi preoccupo sempre per te, Eve"
"Se Jim Foster provasse davvero a farmi qualcosa, dovrà vedersela con il mio gancio destro"
Lui rise, mettendomi le mani sulla schiena "È arrivata la nuova Rocky"
"Beh, sicuramente approfitterei anche di te per picchiarlo"
"Lo farei con immenso piacere" allentò l'abbraccio per guardarmi negli occhi "Perdonami se ti ho messa a disagio"
"Non c'è niente da perdonare" gli tolsi una ciocca di capelli neri dalla fronte "Scusami tu, mi sono arrabbiata senza conoscere le tue motivazioni"
"Era questo quello che ho provato a dirti lunedì, dopo il tuo primo giorno"
"Oh" strinsi le labbra prima di parlare "Scusami di nuovo"
"Non hai colpe" mi baciò dolcemente la punta del naso, poi le sue labbra finirono sulle mie, che si schiusero immediatamente al suo tocco.
Dopo il breve incontro in bagno con Henry, e dopo qualche bacio, ritornammo nella grande sala separandoci. James Foster mi chiamò da lui per farmi conoscere un uomo di mezz'età chiamato Theo Johnson, che era accompagnato dal figlio Paul, un promettente avvocato di appena venticinque anni.
Paul mi sorrise mentre Foster e il padre parlavano "Non sembra che ti stia divertendo"
Non gli avevo prestato attenzione fino a quel momento: aveva dei grandi occhi marroni e i capelli ricci e corti castano scuro, il naso grazioso era cosparso da delle lentiggini. Con i tacchi addosso, avevamo la stessa altezza.
"È che voglio parlare con Jules Liston, l'unica CEO donna presente"
"Ho difeso uno dei suoi dipendenti, una volta, se vuoi te la presento"
"Sarebbe fantastico, ma non voglio infastidirti"
"No, ma figurati! Vieni, so dove si trova" iniziò a muoversi con il suo corpo magro.
Jules Liston era in un angolo della sala, a bere del whiskey e a fissare fuori dalla finestra "Paul Johnson!" il suo viso si illuminò quando vide Paul "Sei una luce per gli occhi"
Aveva circa quarant'anni, i capelli erano biondo scuro e gli occhi azzurrini, era tutto ciò che aspiravo a diventare: una donna a capo di una società importante con dei valori in cui credere e secondo cui agire.
"Signora Liston, è un piacere vederla. Posso presentare la signorina Evelyn Greco?"
Jules Liston posò i suoi occhi gentili su di me e io ebbi voglia di urlare come una bambina isterica e saltellare felice per tutta la sala "Lieta di conoscerla, Evelyn"
"Il p-piacere" le dissi stringendo la mano che mi porgeva "È tutto mio, signora Liston"
"Sei una collega di Paul?"
"No, sono una stagista" cercai di stabilizzare al voce "Studio economia aziendale a Cambridge"
"Wow!" lei mi sorrise "Io ho studiato ad Oxford, ma Cambridge è un posto altrettanto bello!"
"Sono una grande ammiratrice del suo lavoro, signora. Le sue tattiche di marketing e di commercio sono imbattibili. Ha portato l'industria dei cosmetici ad un altro livello!"
"La parola chiave è bio! Dobbiamo supportare il nostro pianeta e, siccome i cosmetici sono tra i prodotti più usati, bisogna cambiare la loro produzione per non danneggiare la Terra"
"Sono pienamente d'accordo" i trucchi che avevo sul suo viso portavano il suo marchio, era un mito.
"Cosa vorresti fare tu in futuro, Evelyn?"
"Vorrei avere una mia società, sarebbe un sogno"
"E sai già di cosa occuparti?"
Esitai per un momento, pensando alle parole di Luke.
"Non rivelare le tue idee a nessuno di loro Se è buona, te la ruberanno"
Lei, però, era Jules Liston! Non aveva bisogno di rubarmi le idee.
"Vorrei fare una differenza nel settore alimentare, aiutare i Paesi bisognosi a sostenersi"
Jules Liston mi sorrise "Continua"
Le raccontai a grandi linee la mia idea, ancora un po' confusionaria e vaga, ma lei capì il concetto quel che bastava per annuire e guardarmi con fare concentrato "Hai la stoffa per essere una persona importante, sono brava a capire queste cose" sentire queste parole da lei mi fece venire le farfalle nello stomaco "Se avrai successo, ci rivedremo"
"Non vedo l'ora, signora" mi trattenni dall'abbracciarla o dal chiederle di scattarci una foto insieme.
Il suo cellulare squillò "È la babysitter, perdonami Evelyn, ma devo rispondere. È stato un piacere conoscerti, sono sicura che ci incontreremo di nuovo"
Mi guardai intorno per cercare Henry, dovevo assolutamente raccontargli cosa mi era appena successo, ma non lo trovai da nessuna parte. Era come se fosse sparito.
Non ebbi molto tempo per pensarci, perchè Paul irruppe con la sua voce nei miei pensieri "Dette da lei, quelle parole valgono molto"
"Quella donna è fantastica, grazie per avermela presentata"
"Non devi ringraziarmi" mi fece un sorriso gentile, che contagiò anche i suoi occhi marroni "Anzi, sono io che devo ringraziare te... Mi hai permesso di allontanarmi da mio padre!" entrambi ridemmo.
"Devo tornare dal mio capo, ma è stato un piacere conoscerti"
"Anche per me"
Mi voltai, non prima di avergli rivolto un ultimo sguardo, e ritornai da Foster, che parlava con una donna, la moglie di qualche suo amico.
Dopo aver parlato con Jules Liston, il mio umore era nettamente migliorato e la serata continuò a trascorrere piacevolmente, anche se non riuscivo a trovare Henry.
Federica stava parlando con Theo Johnson, che conosceva Luke, e stava ridendo. Luke la guardava come se fosse l'ottava meraviglia del mondo e lui il suo unico spettatore.
Dopo ben due ore, Henry si decise a ricomparire, ma aveva una strana espressione preoccupata e i capelli neri in disordine. Si guardava attorno spaesato, pensando palesemente a tutt'altro che quell'evento.
"Se vuole scusarmi" interruppi gentilmente un dirigente di un'azienda che mi stava parlando di cavalli "C'è una questione urgente di cui devo occuparmi"
Lui strinse le labbra, ma si spostò per liberarmi il passaggio "È stato un piacere conoscerla"
"Il piacere è tutto mio" avevo ripetuto quella frase almeno un centinaio di volte quella sera.
Raggiunsi Henry, che si era appoggiato ad una grande finestra con le mani nelle tasche dei pantaloni "Ehi" gli misi una mano sulla spalla "Va tutto bene?"
"Mi ha chiamato Trevor, prima" mi rispose "L'auto l'aveva abbandonato ed era in un brutto quartiere, sono andato a prenderlo"
Dovevo ancora abituarmi a sentirlo parlare di Trevor in quel modo, senza alcuna rabbia nella sua voce "E stava bene? Si era ferito?"
"No" scosse la testa, serrando la mascella "L'ho riaccompagnato a casa e lui mi ha detto che domani andrà a riprendere quell'auto con il suo meccanico"
"E perchè sembri così teso?"
"Perchè quella macchina è un catorcio, nessun meccanico riuscirebbe a rimetterla in sesto... Potrebbe rompersi da un momento all'altro con lui dentro"
Mi morsi il labbro, capendo solo in parte il suo malumore: i genitori erano morti in un incidente in auto, la sicurezza di una macchina per lui era importante più di quanto fosse per qualcun altro.
"Ti preoccupi per tuo fratello, è normale" la mia mano dalla sua spalla scese lungo il braccio, per poi sfiorargli le dita.
"Sarebbe strano se gli comprassi una macchina nuova? Il suo compleanno è passato ormai, ma ancora non ci conoscevamo e potrei-"
"Henry" lo interruppi "Se vuoi comprargli un auto perchè temi per la sua sicurezza, fallo"
Lui annuì, pensoso "Ci penserò domani, ora la mia attenzione è tutta per te"
"Che onore!"
"Andiamocene via, è mezzanotte passata e queste persone sono troppo vecchie per resistere ancora, tra poco Victor dirà a tutti di andarsene"
"Victor?"
"L'uomo che ha parlato all'inizio... È stato tra i miei primi finanziatori, è un mio vecchio amico"
Ecco perchè lo guardava in quel modo mentre parlava sul palco "In effetti la maggior parte delle persone sta iniziando ad andarsene... Pensavo che saremmo rimasti almeno fino alle due!"
Henry rise "Non hai notato che qui l'età media è cinquant'anni?"
"Ho parlato con Jules Liston!"
Henry mi sorrise entusiasta "Davvero? E di cosa?"
Gli raccontai brevemente la nostra conversazione, concludendo con "È stato come in un sogno! Volevo che qualcuno mi desse un pizzicotto per accertarmi che fosse tutto vero"
"Posso dartelo io, a casa" mi disse ammiccando con una voce bassa e profonda "Quanti ne vuoi"
"La tua offerta mi alletta, ma prima devo salutare Federica"
"Ti aspetto fuori"
"D'accordo"
Andai verso la mia amica, che stava parlando con Luke "Ehi, io e Henry ce ne stiamo andando, volevo salutarti"
Lei mi abbracciò "Anche noi ce ne stiamo andando, questa serata è stata noiosissima!"
"Ti ho vista parlare con Jules Liston" fece Luke "Sembrava interessata"
"È stato fantastico! Lei è un mito, quello che fa è fantastico e abbiamo parlato così tanto del suo lavoro e di quello che vorrei fare. È stata supportiva e mi ha velatamente detto che secondo lei avrò successo!"
Luke mi guardò inarcando un sopracciglio "È normale?" mormorò a Federica, che ridacchiò rispondendogli "Fa sempre così quando è felice per qualcosa"
Alzai le spalle e sorrisi "Comunque, buonanotte ragazzi. Ci vediamo domani, Fede"
Mentre mi avviavo verso l'uscita, intravidi Paul e, siccome era stato tanto gentile da presentarmi Jules Liston, salutai anche lui per educazione "Ciao" feci "Io sto andando, ma volevo ringraziarti ancora per avermi permesso di incontrare Jules Liston"
Lui si raddrizzò e mi sorrise "È stato un piacere"
La sua voce mi fermò prima che io varcassi il grande arco "Su una cosa aveva ragione"
Mi voltai, con la fronte aggrottata "In che senso?"
"Aveva ragione quando ha detto che avrai successo, devi solo crederci"
Gli feci un sorriso "Oh, io ci credo eccome!"

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