Capitolo 5

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Un’altra stupida e insensata settimana era passata. Erano passate le giornate a scuola,i professori,i compiti a casa e oggi ricominciava di nuovo tutto. Se vi state chiedendo se siamo arrivate io,Jessica e Nicole sane e salve a casa la risposta è si. Quel ragazzo fu così gentile da accompagnarci anche se per Jessica era solo uno sfacciato. Se mi ricordo bene si chiama Antonio,davvero molto bello. Per il resto tutto normale,tutto uno schifo. Le papere che continuavano a rompermi,Lorenzo che “causalmente” si baciava sotto ai miei occhi con Rosalie,Andrea che continuava a scocciarmi ogni mattina. Poi io,che continuavo a ripetermi che dovrei solo andarmene,che questa vita non fa per me,che sarebbe meglio per tutti se io non ci fossi. Va tutto uno schifo,non è una novità. Spostai le coperte dal mio corpo infreddolito e mi trascinai in bagno. Mi feci una doccia veloce e mi vestii con jeans e felpa. Scesi giù lentamente,non mi importava se avrei perso l’autobus, tanto fortunata com’ero sarei inciampata salendo il primo gradino. Arrivata giù mangiai una piccola brioche e non salutando nessuno uscii fuori. Feci quei pochi metri e mi misi ad aspettare l’autobus. L’aria fredda del mattino mi penetrava nelle ossa e mi faceva venire i brividi. Socchiusi gli occhi e mi rilassai. Avevo voglia di chiudere gli occhi e di lasciarmi cadere lì,stanca,distrutta. Avrei chiuso gli occhi e lasciato che il marciapiede fosse il mio luogo di addio. Avrei lasciato che la gente venisse in mio soccorso ma invano. Ormai ero andata via. Mi svegliai dallo shock solo quando senti un forte clacson. Sbarrai gli occhi e mi ritrovai l’autobus davanti. Arrossii violentemente e feci per salire. Ma ovviamente il mio piede non riuscii a fare il suo dovere e ormai conoscevo già la mia vergognosa fine,quando sentii qualcuno afferrarmi la felpa. Non toccai il pavimento per un pelo. Ritornai in equilibrio e salii. Deglutii e a poco a poco riuscii a calmarmi. – Ti ho salvato la vita,per la seconda volta- sentii una voce sussurrare al mio orecchio. Mi voltai e vidi Andrea con un leggero sorrisino sulla faccia. Alzai gli occhi al cielo e mi andai a sedere. – Sarei morta solo nel 10% dei casi quindi non mi hai salvato la vita- gli dissi sistemandomi meglio. – Hai ragione,ma ti ho salvato la vita dalla più grande figuraccia della storia- disse appoggiando i piedi sul sediolino davanti a lui. – Va bene,ora però stai zitto e fammi leggere ok?- lo trattavo proprio come un bambino. Annuii e iniziò a guardare il suo cellulare. Presi il mio libro e iniziai a leggere da dove avevo smesso ieri. Ero così presa che non mi accorsi che Andrea era molto vicino. – Che diamine fai?- sussultai. – Sto leggendo,non posso?- disse sicuro di sé. – Si però avvertimi prima di fare certe cose- risposi portando una mano sul petto e calmando il respiro. Mi appoggiai allo schienale e chiusi gli occhi. Dopo poco mi accorsi che l’autobus si era fermato quindi recuperai il mio libro e scesi. Mi avviai al mio solito angolino senza salutare Andrea e rimasi lì. Continuai a leggere,si poteva dire che conoscevo a memoria le parole ma ero lo stesso presa come la prima volta. All’improvviso sentii la presenza di qualcuno davanti a me e alzai lo sguardo. Irene e Marta. Wow. – Ancora con quello stupidissimo libro?- mi chiese Irene. – Si e se solo sapresti leggere capiresti che non è stupido- risposi. Mi facevano vomitare. Avevano dei jeans strettissimi solo per mostrare il loro sedere,delle maglie con scollature evidenti e l’immancabile rossetto rosso. – Dà qua- disse Marta strappandomelo di mano. Irene le si avvicinò. Strinsi i pugni. Nessuno poteva toccare il mio libro in quel modo. – L’ombra del vento- lesse Irene per poi scoppiare a ridere con Marta. Quest’ultima lo richiuse e lo gettò a terra con violenza. Strinsi i denti. Se ne andarono e lo calpestarono prima di raggiungere Lorenzo e Rosalie che ridevano di me. Quando si voltarono il mio viso era rigato da tantissime lacrime. Per fortuna nessuno si era accorto di nulla. Mi accovacciai accanto al libro per raccoglierlo. – Ehi tutto bene?- mi chiese ancora la voce di Andrea. Mi alzai e tirai su col naso asciugandomi le lacrime. – Andrea porca puttana ti ho detto che va tutto bene ok? Smettila di ronzarmi sempre intorno!- dissi con la voce rotta dal pianto e urlando. Rimase impietrito. La campanella mi salvò e scappai in classe. Mi asciugai le lacrime prima che potessero arrivare gli altri e riposi il mio libro in borsa senza nemmeno guardarlo. Arrivarono le ragazze e le abbracciai forte. Ovviamente capirono tutto e mi chiesero che avevo. – Nulla. Irene e Marta mi hanno importunato di nuovo,stavolta pesantemente. Hanno gettato il mio libro a terra e temo si sia rotto sul serio. Andrea ha cercato di aiutarmi ma l’ho quasi mandato a quel paese. Mi sento uno schifo- sussurrai. Jessica mi abbracciò. – Andrà bene prima o poi piccola-. Le prime tre ore passarono velocemente anche se io non facevo altro che pensare al mio libro e a quelle parole che di sicuro hanno ferito tanto Andrea. Mi sentivo una stronza. La campanella della ricreazione suonò e così uscimmo tutti fuori,quel giorno era uscito un po’ di sole. Dissi alle ragazze che mi andava di stare da sola e in effetti era così. Non volevo che mi vedessero piangere per un libro,ma quel libro è tutta la mia vita. Mi sedetti in una delle panchine più isolate del giardinetto dietro la scuola,lì non ci andava nessuno e inoltre era coperta anche da un enorme albero. Mi sedetti a gambe incrociate e presi lentamente il libro dalla borsa. Era stropicciato e la copertina era un po’ stracciata. Ed ecco le lacrime. Non era tristezza,ero arrabbiata. Sbuffai. Alzai lo sguardo e vidi Andrea. Aveva le mani nelle tasche posteriori dei jeans e avanzava imbarazzato. Mi asciugai le lacrime e tirai su col naso. Appena fu vicino alla panchina mi spostai e gli lasciai un po’ di spazio. Si sedette anche lui a gambe incrociate però di fronte a me. – Mi dispiace per il tuo libro- disse piano. Annuii. Alzai lo sguardo e iniziai a guardare Lorenzo e Rosalie. Un colpo al cuore mi fece riabbassare lo sguardo. Andrea guardò prima nella mia stessa direzione e poi guardò me. – Lorenzo mm- disse. Mi voltai di scatto. – Lo conosci?- gli chiesi. Annuì. Sospirai. – Sei proprio innamorata- sussurrò. Rimasi di sasso. – È così evidente?- gli chiesi. – Si,per me si- rispose. – Sono proprio ridicola- sorrisi. – Perché?- mi chiese. – Sono due anni che sono innamorata di lui. L’ho visto con quasi tutta la scuola e io ancora che spero che si accorga di me. Sono patetica. Non potrò mai piacergli io. Ma,si va avanti- dissi annuendo. – Non sei patetica. Anzi,sei molto coraggiosa,credi ancora nell’amore- mi disse. - Posso?- mi domandò indicando il mio libro rovinato. Glielo porsi. – Che stronze però!- esclamò. – Andrea io voglio chiederti scusa. Scusami davvero. Ti ho trattato malissimo nonostante tu mi abbia salvato la vita. Sei sempre lì con me ogni mattina e cerchi di farmi sorridere ma io ti rispondo sempre in modo odioso. Sono stata cattiva nei tuoi confronti- gli dissi piano. – In un certo senso si- disse per poi ridere. – Quindi possiamo essere amici?- i suoi occhi si illuminarono. – Permesso accordato- dissi sorridendo e arrossendo. Sorrise anche lui e fu a quel punto che per la prima volta notai le sue fossette. Erano dolcissime e tenere,cosa che mi fece sorridere di più. La campanella suonò la fine della ricreazione. Ci alzammo. – Ma,Andrea,che classe fai?- chiesi curiosa. – La 5F,tu?- mi chiese. – La 3E- dissi quasi in un sussurro. Arrossii e Andrea accorgendosene ne approfittò. – Non ci posso credere! Ho fatto di tutto per essere amico di una bambina?!- chiese ironico. Mi portai le mani al viso e sorrisi. Mi voltai e corsi in classe. Appena arrivai lì era come se la tristezza per il libro fosse svanita. – Stranamente felice,come mai?- mi chiese Nicole. – Ho chiesto scusa ad Andrea e ora siamo amici. Mi sento molto meglio. Non ci posso credere,fa la quinta. Ha diciotto anni!- dissi sbalordita. – Me lo devi far conoscere!- esultò Nicole. Risi. – Facciamo le cose con calma- le risposi. Rise con me e ci preparammo ad altre due terrificanti ore di lezione. All’uscita scesi in fretta giù con le ragazze. Lorenzo e Rosalie erano sempre lì. Era mai possibile che l’unica cosa che facevano quei due era baciarsi? Mi venne il disgusto. Arrivai accanto al cancello e vidi Andrea appoggiato al muretto con la sua camicia blu con le maniche svoltate. Ma non aveva freddo? Era intento a mangiare un lecca-lecca. – Nicole è quello con la camicia blu- dissi strattonandola. – Mamma mia! Ma è uno strafigo!- disse battendo le mani. Sorrisi. – Ora vado!- le salutai. – Prima o poi ti ammazzo!- disse Nicole. Mi avvicinai ad Andrea. – Posso chiederti una cosa?- gli chiesi curiosa. – Dimmi- disse stranamente a causa del lecca-lecca. – Ma non hai freddo?-. – No,sono caldissimo io- rispose facendo spallucce. L’autobus arrivò e salimmo entrambi. Ci sedemmo e io mi voltai verso di lui,appoggiata al finestrino. Forse gli avrebbe fatto capire che mi avrebbe fatto piacere parlare. Si voltò e incredulo sorrise. Di nuovo quelle fossette si formarono sulle sue guance. Era tenerissimo. Si alzò e si sporse verso di me per buttare fuori dal finestrino la stecca del lecca-lecca. Mi feci minuscola. Si sedette di nuovo e si girò completamente verso di me a gambe incrociate e appoggiò il mento sulla mano iniziando a scrutarmi. Io arrossii. – Allora,per prima cosa,come stai?- mi chiese. – Devo rispondere come rispondo sempre o sinceramente?- gli chiesi facendo una smorfia. – Sinceramente! Gli amici sono sinceri tra loro- mi rimproverò. – Credo sia noioso- lo avvertii. – Mi annoierò allora- disse facendo spallucce. – Come sto? Male- sputai in un baleno e stranamente la cosa mi risultò facile.

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