Capitolo 32

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Mi stropicciai gli occhi e li aprii vedendo il buio attorno a me,cosa che si trovava anche dentro me. Mi alzai e mi appoggiai alla testiera del letto tenendo la testa tra le mani. Sospirai e mi soffiai ancora una volta il naso facendo la collezione di fazzoletti nel cestino accanto al letto. Le cuffie erano ancora attaccate all'iPod e l'ultima canzone in esecuzione era 'Alla mia età'. Il giorno precedente Andrea era rimasto con me fin quando non arrivò mia madre. Eravamo rimasti sul letto per ore. Mi aveva tenuta stretta a se accarezzandomi i capelli continuamente e ripetendomi che lui c'era. Io intanto mi ero aggrappata a lui e riuscii a sfogarmi per bene,per poi farmi consolare dal suo buon profumo. Dopo che fu andato via parlai con le ragazze e non vollero sapere nulla. Si precipitarono a casa mia con molti fazzoletti e una busta di schifezze. Dio sa solo come farei senza loro. Ma dopo che pure loro andarono via,passare la notte non fu affatto semplice. Appena chiusi gli occhi,quasi come se fosse stato automatico,la mia testa iniziò a produrre quelle immagini davanti ai miei occhi. Tutte. Da quando i suoi bellissimi occhi si posarono su di me fino alle terribili scene dietro al campetto. Quindi anche le lacrime fecero presto,così come i singhiozzi,gli urli soffocati per non farsi sentire da nessuno. Fu una nottataccia e nemmeno Tiziano riuscì a farmi calmare. Mi trascinai in bagno dove sotto la doccia ripresi a piangere. Mi asciugai i mi vestii con i soliti jeans,felpa e converse. Scesi giù già con gli auricolari nelle orecchie. Feci un sorriso forzato a mamma e uscii fuori. Ma non appena i miei piedi toccarono il marciapiede,i miei occhi notarono la Ford Fiesta blu di Andrea. Corrucciai la fronte e tolsi gli auricolari. Aprii lo sportello. – Buongiorno- mi sorrise. Niente da fare,la bellezza di Andrea mi spiazzava. Rimasi immobile a guardarlo. – Da oggi tu vieni a scuola con me- mi fece cenno di entrare. Entrai e chiusi la portiera. – Perché?- lo guardai mentre lui mise in moto l'auto. – Perché siamo sempre andati a scuola insieme e siccome ora non vado più con l'autobus ma ho una bellissima auto,tu vieni con me- fece spallucce e partì. Rimasi in silenzio,osservandolo. – Come va?- non mi guardò. Annuii più di una volta. – Non fingere con me-.- C'è bisogno che io te lo dica?- mi voltai verso di lui. Non parlò,quasi come a chiedere scusa di quel rimprovero. Sospirai. – Sei sexy quando guidi- risi. Si voltò verso di me e sorrise. – Io sono sempre sexy!- fermò l'auto fuori scuola. Sospirai e mi girai verso di lui. – Andrea io non so se ce la faccio..- deglutii più volte. Avevo il cuore a mille e un'ansia che mi faceva venire i conati di vomito. – Ci sono io Grace,dai- scese dall'auto e lo imitai per non rimanere sola. Per un momento non essere più in macchina mi fece sentire indifesa,ma poi Andrea si mise al mio fianco e quel terrore svanì. Con lui mi sentivo al sicuro,protetta. Entrammo nell'enorme cancello e giuro che feci di tutto per dar retta alla testa e guardare le mie scarpe,ma si sa come va. Il mio cuore ebbe la meglio e i miei occhi lo cercarono senza sosta fino a che non lo trovarono. Era lì,sorridente,vittorioso,come quando si era lasciato con Rosalie. Parli del diavolo e spuntano le corna,lei si era appena avvinghiata a lui. Perfetto,già mi aveva sostituita. La cosa più brutta al mondo. Come per dire 'Ho trovato persone migliori di te,tu non eri abbastanza'. Mi sentii mancare il respiro e poi la gravità sotto i miei piedi. È come quando ti alzi dal letto e hai freddo. Non è davvero freddo,solo la mancanza delle coperte. La stessa cosa succede quando una persona se ne va:non è tristezza,semplicemente non sei abituato alla sua mancanza. Andrea mi prese un braccio. – Grace,stai per afflosciarti a terra- mi strinse. Ritornai sul pianeta Terra e lo guardai con occhi implorati. Tutto volevo fare tranne che rimanere lì. Mi capì al volo e ci incamminammo verso l'entrata. Il mio cuore si riempì di gioia quando vidi le ragazze venirmi incontro. Stavo per abbracciarle quando sentii un 'ehi puttanella' e delle risate. Finii tra le loro braccia,respirando affannosamente,poi successe tutto troppo veloce per la mia mente. Iniziai a sentire un vociare,ragazzi che si avvicinavano e mi voltai di scatto. Il respiro mi si mozzò quando vidi Andrea tenere Lorenzo per la maglia. Lo spinse al muro. – Andrea fermati!- urlai e lo raggiunsi con le ragazze al mio fianco. Non mi diede retta e lo spinse più forte. – Tu non la amavi. Semplicemente non volevi stare solo. O forse,forse lei andava bene per il tuo ego. O forse lei faceva sentire migliore la tua vita,ma tu non l'amavi. Perché tu non distruggi le persone che ami- lo guardò con odio. Lorenzo intanto rimaneva immobile e lo fissava. Chissà se stava ascoltando. – Andrea ti prego,non farlo- sussurrai. – E,lurido bastardo,non so nemmeno perché ti ho coperto quella volta alla festa di Natale. Oh,ma non l'ho fatto per te. L'ho fatto solo per lei,per la sua felicità,perché credevo potessi cambiare. Ma fai solo schifo- lo sbatté a terra. Rimasi ferma nell'udire quelle parole. La campanella suonò e le ragazze mi trascinarono in classe. Mi abbracciarono forte e io iniziai a lacrimare. – Lo sapeva...- sussurrai. – Oh piccola che c'è? Sei stata tradita dal tuo migliore amico?- rise Rosalie. Mi staccai dalle ragazze e uscii fuori prima che il prof entrasse. Arrivai in classe di Andrea e lo trascinai fuori. – Tu lo sapevi?- urlai con le lacrime agli occhi. Non mi importava più di quelli che guardavano,ormai tutti sapevano tutto. – Grace l'ho fatto solo per la tua felicità,perché credevo potesse cambiare con te- spiegò. – Non è servito a nulla! Hai solo contribuito a tutta questa falsa,alla sua scommessa!- iniziai a singhiozzare. Mi guardò,comprensivo. Mi voltai ed entrai in classe,asciugando le lacrime. Mi sentivo vuota,tradita dall'unica persona che mi capisse sul serio. Fortunatamente quelle 5 ore in quel carcere mortale passarono in fretta. All'uscita salutai le ragazze e non guardai nessuno. Mi incamminai verso casa ma Andrea si fermò di nuovo con la sua macchina. – Sali- mi ordinò. – No- risposi continuando a camminare. – Non era una richiesta Grace,era un ordine!- sibilò. Lo guardai ed entrai in macchina sbuffando. Partì veloce e arrivò fuori casa mia. Rimasi in macchina e mi portai le mani sul viso. – Perché mi hai fatto questo Andrea? Mi fidavo di te. Sei una persona importante,l'unica persona che sento accanto ora- riuscii a dire con la voce rotta dal pianto. – Te l'ho detto Grace,non volevo farti del male. Era un bacio e pensavo che dopo la tua reazione avrebbe capito che non doveva fare lo scemo. Ma non conoscevo le sue intenzioni,non sapevo cosa avesse in mente- si voltò verso di me. Continuai a piangere sentendo di nuovo quella sensazione di vuoto. Sentii Andrea scendere dall'auto e poi aprire la mia portiera. Mi tirò per un braccio e mi fece scendere. Mi attirò a se e mi abbracciò. – Mi dispiace tantissimo Grace. Ma di me ti puoi fidare,l'unica cosa che voglio è starti accanto. Voglio proteggerti bimba e,seppur tu decida di odiarmi,sappi che non mi impedirai di farlo- sussurrò al mio orecchio. Di nuovo quella sensazione di protezione ritornò. Tirai su col naso e sorrisi. – Tu devi solo resistere Grace,al resto ci penseranno i tuoi amici e il tempo- mi cullò dolcemente. – Resistere ha senso solo se ne esci con qualcosa in mano alla fine. Ma resistere tanto per resistere è l'infelice condizione di milioni di persone- sospirai. – Vedrai che qualcosa ci sarà- sorrise. Rimanemmo un po' di tempo così. – Eppure non volevo tanto. Non volevo grandi dichiarazioni d'amore. A me bastava che mi aprisse il barattolo di Nutella quando non ci riuscivo,che mi tenesse la mano quando stavo per inciampare nei miei stessi passi e che mi abbracciasse quando faceva freddo e il maglione l'avevo lasciato a casa. A me bastava che ci fosse,tutto qui,e invece...- sussurrai. – Grace arriverà la persona giusta. Per ora ci sono io. E poi scusa,che ci vuole ad aprire il barattolo di Nutella,sei proprio fragile! Dobbiamo mettere un po' di muscoli- mi toccò le braccia. Risi e lo abbracciai di nuovo. – Andrea?-.- Dimmi-.- Sono vuota...- sospirai. Rimase in silenzio. – Però perché quando sei con me quella sensazione di vuoto va via? È come se mi sentissi di nuovo bene-. Lo sentii sorridere e immaginai le sue fossette. – Stavo pensando...primo passo per stare bene. Dobbiamo recuperare si o no questo recupero di storia?- mi guardò e sorrise.


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