Uscii di casa senza nemmeno indossare il giubbino. Non mi importava più di nulla,volevo soltanto vedere i miei amici,parlare,chiarire tutto. Perché,diciamoci la verità,senza amici non si va da nessuna parte. Specialmente io,che sono un disastro e sto sempre lì a inciampare. Se perdo i miei amici come farò? Camminavo tenendo le braccia strette al petto per il freddo mentre solo i pochi lampioni illuminavano la strada verso casa di Andrea. Non sapevo cosa avrei fatto una volta arrivata,non sapevo nemmeno cosa avrei detto. Sapevo solo che avevo una voglia matta di riabbracciarli,di uscire con loro e ridere come non ridevo da un'eternità,stare bene e sentirmi amata. In poco tempo arrivai fuori casa di Andrea e bussai al campanello. Lui mi aprì ed io entrai con lo sguardo basso. – Siamo di sopra,vieni- mi disse andando avanti e salendo le scale. Mi bloccai. – Siete già tutti qui?- chiesi,nervosa. Iniziai a torturarmi le mani. Cosa avrei detto a mia discolpa? Andrea mi guardò con tenerezza e mi offrì la sua mano. – Vieni,nessuno ti mangerà- e sfoderò il suo bellissimo sorriso e le immancabili fossette. Sorrisi anche io e gli porsi la mia mano. Salimmo le scale fianco a fianco mentre lui intrecciava le nostre dita come aveva già fatto tante volte in passato per rassicurarmi e darmi forza. Lasciò la mia mano ed entrammo in camera. Erano sul serio tutti lì. Le ragazze erano sedute sul letto di Andrea,Matteo e Antonio sulla poltrona e Andrea andò a sedersi al contrario sulla sedia girevole,appoggiando le braccia alla spalliera. Restai da sola,al centro,con gli occhi di tutti fissi su di me. Ero imbarazzatissima ma qualcosa dovevo pur farla,dovevo agire. Feci un respiro profondo e iniziai a parlare. – Non vi nego che sto tremando e ho un ansia tremenda. Potreste pensare che sono una stupida perché,insomma,non sono condannata a morte. Eppure ho paura,paura di perdervi. Paura perché in questi ultimi mesi siete diventati sul serio l'essenziale- dissi torturandomi le mani. – Non sembra. Lorenzo lo è molto di più visto che non lo molli un attimo- protestò Matteo. – Sapete che non è così. Lorenzo è una parte di me,non posso cacciarlo via dalla mia vita. Ma sappiate che voi occuperete sempre il pezzo più grande del mio cuore. Non voglio perdervi. Vi chiedo scusa mille volte,ho sbagliato e lo riconosco. Però io voglio di nuovo la comitiva di prima. Voglio uscire con voi,ridere,scherzare,stare bene- continuai. – Potevi pensarci prima- disse Jessica,fulminandomi con lo sguardo. Deglutii incapace su cosa dire e mi morsi il labbro inferiore. – Rivoglio i miei migliori amici- dissi quasi in un sussurro. Qualcuno sbuffò,ma non mi accorsi chi. Avevo gli occhi che bruciavano e il groppo in gola che tentava di uscire. – Scusate- dissi ancora. Non sapevo più cosa dire,non avevo più fiato. Rimasi al centro della stanza per qualche minuto quando vidi due paia di braccia a me familiari stringermi. A queste si aggiunsero altre tre paia e mi stritolarono in quell'abbraccio. – Ma come potevamo non perdonarti?- mi scompigliò i capelli Antonio. Sorrisi. – Sei una stronza coi fiocchi- mi baciò una guancia Jessica. – Ti odio un casino- sorrise Nicole. – Concordo con la mia ragazza- disse Matteo baciandola davanti a tutti e provocando l'imbarazzo di lei. Risi ancora. Andrea si avvicinò e mi abbracciò mentre solo le mie punte toccavano terra. – Finalmente sei tornata- mi sussurrò all'orecchio.
Il sabato arrivò subito senza che me ne accorgessi. Mamma il giorno precedente era andata a ritirare la pagella e non era molto contenta del mio recupero in storia a differenza degli altri voti che erano tutti alti. Le promisi però di recuperare e che mi sarei fatta dare una mano da qualcuno. Finalmente la scuola era finita ed io ero libera per almeno due settimane di svegliarmi e andare a dormire a qualsiasi ora io volessi. Mi sentivo la dea del mondo. Tralasciando i dettagli,il primo giorno di vacanza non sarebbe stato affatto facile. Mi alzai verso le dieci e corsi a vestirmi con la tuta dell'Adidas e le scarpe da ginnastica,tipico abbigliamento da 'lavoro'. Legai i capelli in una coda e non mi truccai nemmeno. Afferrai la borsa e uscii di casa. La macchina di Lorenzo era lì fuori che mi aspettava. – Buongiorno- dissi entrando e baciandolo. Aveva accettato di accompagnarmi a scuola e quando parlammo del fatto di equilibrare amicizia e amore fu d'accordo con me. Arrivammo in poco tempo a scuola e prima di scendere dall'auto mi baciò. – Allora passo a prenderti stasera?- mi chiese. – Certo,però ricorda,amici e te- sorrisi. – Ovvio- rise anche lui. Scesi dalla macchina e corsi nella palestra. Un sacco di ragazzi erano già all'opera. – Come sempre in ritardo- commentò Nicole. Alzai lo sguardo e la vidi impegnata ad appendere una decorazione su una scala alta almeno due metri. – E tu non dovresti stare così in alto,la tua voce ci serve stasera- le dissi. – Fottiti- rise. Risi anche io mentre arrivai al tavolo dove Matteo stava facendo le decorazioni e così lo aiutai. Jessica era in giro con un block notes controllando che tutti stessero facendo il proprio lavoro. Sentii qualcuno schioccarmi un bacio sulla guancia. Mi voltai ed era Andrea che mi sorrideva mentre trasportava degli scatoloni chissà dove. Ero felice e mi piaceva da impazzire. La festa stasera sarebbe stata grandiosa. – Ehi,stronza,non dimenticarti che prima di andartene devi assolutamente sentire come va la canzone- mi ricordò Nicole. – Assolutamente- risposi. Così,appena finimmo,ascoltai la canzone di Nicole e come sempre mi vennero i brividi. Ha una voce pazzesca e non so quando ma troverò qualcuno che le farà firmare un contratto,prima o poi. – È perfetta!- urlai alzando il pollice. Tutti sorrisero. – Ti accompagno a casa- disse Andrea sfiorandomi un fianco mentre stavamo uscendo da scuola. – Oh ma non ti preoccupare,posso andare da sola- gli dissi. Ormai eravamo fuori al cancello della scuola. Mi scompigliò i capelli. – Oh,e chi ti ha detto che era una domanda?- mi chiese ridendo. Amo la risata di Andrea,è così contagiosa. – E chi ti ha detto che devo andare a casa?- giocai sporco,come lui. – Andremo ovunque lei voglia,dama incomprensibilmente incompresa- fece un inchino. – Shopping?- gli domandai. In un nanosecondo sbiancò ed io risi portandomi le mani sulle labbra. Me le spostò. – Non coprirti quando ridi- mi disse,con una punta di serietà. Rimasi in silenzio mentre continuavamo a camminare. Mi guardò di sottecchi e vidi spuntare una fossetta. – Sei così bella quando ridi- uno dei suoi capelli ribelli gli cadde sul viso. Arrossii. – Allora,mi accompagni a prendere questo vestito si o no?- chiesi. – Certo,certo- alzò le mani in segno di resa. Ci avviammo a piedi verso il centro in cerca di un negozio. Entrammo nel primo che ci trovammo davanti ed io provai tanti vestiti. Sembrava una di quelle scene dei film americani,dove c'è la persona che dice se il vestito va bene o meno e la 'vittima' che ne prova almeno cinquanta. – Con Sharon,come va?- gli chiesi mentre provavo l'ennesimo vestito. Mi aveva costretto a provare tutti i vestiti rossi del negozio. – Bene,stasera viene. Credo che farò il primo passo- mi rispose. – Finalmente!- commentai uscendo dal camerino e sospirando. Andrea rimase a fissarmi per un po'. – Che c'è?- risi. Il vestito era semplice e soprattutto rosso. Aveva il corpetto a cuore e le maniche che arrivavano all'avambraccio e scendeva leggero fino a metà coscia. – Beato Lorenzo- sospirò. – Che scemo- risi e mi gettai su di lui dandogli dei buffetti sulla testa. Feci per alzarmi,ma mi tirò e caddi su di lui. – Non sei molto agile- disse fissandomi gli occhi. – E tu non sei molto intelligente- sorrisi dando il mio ginocchio sulle sue parti basse.
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A Little Warrior
RomanceSi ama davvero una sola volta nella vita,Juliàn,anche se non ce ne rendiamo conto. -L'ombra del vento