Capitolo 16

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Restai di nuovo paralizzata,vedendolo voltarsi e andare via un’altra volta,come ieri. Sbuffai e mi voltai. Nessuno,non c’era Lorenzo. Era più che ovvio che non volesse parlarmi. L’unica cosa che dovevo fare era cercare di capire il perché. Mi incamminai verso l’entrata e dopo aver fatto almeno una ventina di scalini raggiunsi il secondo piano. Vidi Andrea scherzare con un suo amico all’entrata della sua classe poiché la prof ancora non arrivava. Lo guardai ma lui era troppo distratto dal chiacchiericcio con il suo compagno che nemmeno mi notò,o forse non voleva affatto notarmi. Abbassai il capo ed entrai in classe. La prof di fisica entrò subito dopo di me e pensai che quello era solo l’inizio di una brutta giornata,una giornata da dimenticare. Mi sedetti al mio banco e le ragazze tutte eccitate e sorridenti mi guardarono. Ricambiai con uno dei miei sorrisi più finti. Non sapevo se essere felice per quello che era successo con Lorenzo o triste per quello che stava succedendo con Andrea. Io e Nicole intanto guardavamo Jessica,in attesa del racconto romantico ed emozionante di quello che le era successo la sera precedente. Non parlò e ci promise che avrebbe raccontato tutto a ricreazione. Così,deluse,ci preparammo a quella che doveva essere una pesante ora di fisica. La lezione passò piuttosto in fretta tra formule di cui non ho capito una pippa e numeri all’infinito. Così anche la seconda e la terza. Non facevo altro che pensare. Non volevo affatto trovarmi in quelle mura,ma nel mio bellissimo letto caldo a pensare cosa fare di questa mia inutile vita. A volte mi pongo certe domande. Perché Dio mi ha fatto nascere? Perché sono destinata a questa vita e non a un’altra,magari da famosa attrice o da povera zingara? Non so,non riesco a darmi una risposta. L’unica cosa che so è che molte volte,ricca o povera,bella o brutta,simpatica o antipatica,non vorrei proprio viverla la mia. Non vorrei esistere,vorrei solo sparire e vedere come sarebbe il mondo senza di me. Sicuramente migliore. Del resto,che ha da perdere?  Suonò la campanella e io,Jessica e Nicole ci precipitammo ai giardinetti. Arrivammo alla panchina più isolata e Jessica iniziò a raccontare. – Beh,è venuto a prendermi con la macchina. Era bellissimo. Appena sono entrata mi ha accarezzato una guancia,salutandomi. Abbiamo girato un po’ per la città e poi ci siamo fermati in centro. Abbiamo camminato e parlato. Ci siamo divertiti molto. Non sapete che emozione quando mi ha preso la mano! La cosa più bella del mondo!- disse. – Vai al sodo!- la spronò Nicole. Le loro mani che si intrecciavano. Mi tornò in mente quell’attimo con Andrea e una serie di brividi mi percossero la schiena. – Beh quando mi ha riaccompagnata a casa in macchina mi ha baciata. E mi ha detto testuali parole “voglio stare solo con te”,tra un bacio e l’altro- concluse Jessica facendosi tutta rossa,una delle sue caratteristiche. Noi ridemmo e commentammo con qualche sclero. – Nicole,a te?- chiesi io. – Nulla di che. Siamo usciti al campetto e siamo stati insieme. Mi ha detto un sacco di cose dolcissime. Avrei voluto che non finisse mai. A te?- entrambe si voltarono. – Vi ho già raccontato tutto. Ancora non riesco a capire perché Andrea ce l’ha con me- abbassai lo sguardo. – Pensaci bene,forse è geloso?- disse Jessica. – No,impossibile. Di sicuro è un’altra cosa,ma cosa?- chiesi a me stessa. In quel preciso istante la campanella suonò di nuovo e fummo costrette a ritornare in classe. Fortunatamente le prossime due ore erano decenti e quindi non sarebbe stato noioso. Quando arrivammo nel corridoio del secondo piano vidi Lorenzo e lui subito si avvicinò a me. Ero imbarazzatissima,che dovevo fare? Cosa avrebbe fatto davanti a tutti? Lorenzo mi salutò sulla punta delle labbra e mi abbracciò. Inspirai tutto il suo profumo e sorrisi,finalmente. In quel preciso momento ebbi una strana voglia di scappare con lui. Andare in un posto,da soli,a baciarci fino allo sfinimento. Lorenzo si staccò e poco più in là intravidi Andrea. Il vuoto allo stomaco tornò di nuovo. Nulla,anche i suoi abbracci non avevano un effetto duraturo. Sorrisi a Lorenzo ed entrai in classe. Le ultime due ore passarono velocemente e quando la campanella dell’ultima ora suonò,mi precipitai giù. Salutai le ragazze e rimasi lì fuori. All’improvviso sentì tirarmi da qualcuno che per poco non mandavo a quel paese. Mi accorsi di chi era solo quando quegli occhi perfetti perforarono i miei,Lorenzo. Eravamo dietro un muro che si trovava ai lati delle scale di emergenza. Nessuno ci avrebbe visti lì. – Ciao cucciola- sorrise e stampò un altro bacio sulle mie labbra. Il cuore intanto con i suoi battiti scuoteva l’intera gabbia toracica. – Stai bene oggi- disse. – Grazie,anche tu- ammisi. Mi accarezzò il viso e andò via. Rimasi un po’ lì,con le spalle al muro,cercando di capire qualcosa della mia vita,delle mie amicizie,dei miei amori,della mia famiglia. Ero ferma lì perché dovevo cercare di mettere in ordine. C’erano troppe cose sparpagliate,forse era il momento di mettere tutto a posto. Feci per andarmene,convinta,ma qualcosa mi spinse e ritornai di colpo indietro. Le papere. Wow. Forse non è il momento giusto per mettere in ordine. – Cosa volete?- domandai,cercando di mantenere la calma. – Cosa vogliamo? Ti abbiamo visto con Lorenzo sai?- parò Rosalie,mentre le sue amichette dietro la ‘’sostenevano”. Il cuore mi prese a battere. Ora questa che vuole? Non mi bastano tutti i problemi che già ho? Sono nella merda più totale. – Non so cosa stai dicendo- cercai di sviare. Feci un passo avanti ma Marta mi gettò indietro. – Oh cara,guarda che non scappi. Lo so che ti stai sentendo con Lorenzo e non devi affatto permetterti!- iniziò a urlare,tanto nessuno poteva sentirla,la scuola ormai era quasi vuota. – Non capisco...- dissi titubante. – Oh capisci e come zoccoletta che non sei altro. Lui è mio,troia!- mi spinse Rosalie e grazie al mio fantastico equilibrio caddi a terra. Si voltarono e se ne andarono. Mi alzai di scatto e mi ripulii dalla polvere. Mi bruciava tutto. La gola bruciava,gli occhi pizzicavano,le mani bruciavano. Me le guardai ed erano scorticate,la destra in particolare dalla quale usciva del sangue. No Grace,non piangere,ce la puoi fare. Raccolsi la borsa e la misi in spalla. Mi avviai verso l’uscita tirando su con il naso. Stranamente l’autobus era già lì,probabilmente aspettava qualcun altro. Salii e mi avviai verso gli ultimi posti. Abbassai le maniche della maglia fin sopra alle mani,per coprirle. Vidi Andrea seduto al nostro solito posto,il mio vuoto ovviamente. Siccome erano quasi tutti occupati mi sedetti sul sediolino dall’altro lato del corridoio. Iniziai a guardare fuori dal finestrino tentando in tutti i modi possibili e immaginabili di trattenere le lacrime. Quello che aveva dentro era uno strano dolore. Non fisico,me ne fottevo delle mani. Quello che provavo era rabbia,tristezza. Non esisteva la giustizia quando si parlava di me e questo mi faceva irritare. Mi voltai verso Andrea e aveva lo sguardo basso. Altra cosa che mi irritava. Avevo il bisogno di parlare con lui,sentirlo vicino. Invece,per chissà quale motivo,era distante chilometri e chilometri da me. Mi voltai di nuovo verso il finestrino quando una voce mi parlò. – Che ti sei fatta?- mi voltai verso Andrea e lo guardai,confusa. Poi mi ricordai delle mani e le fissai. Erano scoperte. – Nulla di che,sono caduta- alzai le spalle. L’autobus si fermò ed io scesi. Iniziai a camminare velocemente. Dovevo tornare a casa,chiudermi nella mia stanza e magari non so,farmi ancora più male. Camminavo così velocemente che sembrava corressi. Avevo il vento in pieno viso e il freddo mi pungeva le guance che secondo me erano già tutte rosse. – Grace aspetta- la voce di Andrea mi fece rallentare fino a fermarmi del tutto. Mi raggiunse. – Chi è stato a farti quello?- indicò di nuovo le mie mani. – Te l’ho detto,sono caduta e mi sono scorticata- risposi voltandomi. Afferrò la mia mano e la studiò. – È solo un po’ di sangue- precisai. – Bene,adesso o mi dici chi è stato o me ne vado e non torno più,sul serio- mi disse con tono minaccioso. Lo fulminai con lo sguardo ma lui non si mosse di un centimetro. Rimasi in silenzio per un po’ e poi feci un sospiro. – Le papere...- sussurrai. Restò in attesa,quasi volesse che continuassi. – Mi ha detto Rosalie che devo lasciare stare Lorenzo,che è suo. Con tanto di aggiunta di troia e zoccoletta- spiegai con gli occhi lucidi. Ero stanca,non ce la facevo più a trattenere le lacrime. – Vieni- disse,trascinandomi a una fontanella nell’angolo. Mi sciacquò la mano,delicatamente. – Vai a casa e disinfettala e poi coprila con una fascia,non ti dimenticare- mi ordinò. Si voltò e andò via. In quel preciso momento capii tutto. Capii perché Andrea si comportava così,era tutta colpa mia. Lui che si prende così cura di me,mi da attenzioni,mi protegge. Ed io che invece l’altra sera l’ho mandato via come fosse un cane. Stavo quasi per piangere. – Andrea!- urlai,anche se era lontano pochi metri. – Andrea io ho bisogno di te. Ho sbagliato ok? Ho sbagliato l’altra sera. Ho sbagliato e sbaglierò sempre,questo è sicuro. Io sono nata per sbagliare,questo è il mio destino.  Ti chiedo scusa se l’altra sera ti ho mandato via così senza nemmeno dirti ‘’grazie”,sono stata pessima. Però perdonami. Ho bisogno di te,dei tuoi abbracci,delle tue risate. Voglio che sia tu a consolarmi,a farmi passare la tristezza,a dirmi che andrà tutto bene. Scusa Andrea,scusami. Io..ti voglio bene..e...e ho bisogno di te...- dissi facendo scendere qualche lacrima che asciugai subito. Nel frattempo lui si era avvicinato. – Quanto sei stupida- disse mentre mi tirava per la maglia e poi mi stringeva a se. – Ti voglio bene anche e io e sta tranquilla che se hai bisogno di me,in ogni circostanza,qualunque cosa succeda,sappi che sono qui- sussurrò tra i miei capelli. Io intanto mi liberai,dopo tutta quella sopportazione. Piansi e ancora una volta lui era lì,pronto a mandare via le mie lacrime. 

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