Capitolo 12

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Quando anche la campanella dell’ultima ora suonò fu davvero la fine per il mio povero cuore. Iniziai a salire con le ragazze per uscire dal campetto e le gambe mi tremavano. Come potevo stare tranquilla già solo sapendo che Lorenzo era dietro di me e mi guardava camminare? – Ragazze,non ce la farò mai- continuavo a sussurrare più a me stessa,sebbene la frase era diretta a loro. Arrivammo al cancello e capii che il tempo era scaduto. Insomma Grace,è stupido ora farsi prendere dal panico. È tutto quello che hai sempre desiderato,non puoi comportarti così! Mi voltai verso le mie migliori amiche e sospirai. – Oggi ci racconti tutto da Jessica,vai!- mi rassicurò Nicole accarezzandomi una guancia. Mi voltai e uscii dal cancello. Feci un passo indietro quando mi trovai di faccia Andrea. Scoppiai a ridere e lui con me. – Consiglio dell’ultimo minuto?- gli chiesi con le mani congiunte. – Grace!- sentì chiamarmi. Andrea alzò lo sguardo verso Lorenzo,il mio Lorenzo,per poi riabbassarlo su di me. Alzò un po’ il labbro all’insù. – Sii te stessa- mi disse dandomi un leggero pizzicotto sul fianco prima che Lorenzo mi raggiungesse. Mi voltai e non lo vidi più. – Andiamo?- mi chiese Lorenzo. Il suo ciuffo biondo era particolarmente scompigliato quel giorno e avevo una voglia matta di passarci le dita attraverso. Annuii più di una volta e ci incamminammo. Dopo un po’ di silenzio l’euforia si perse e iniziai a sentire il peso della borsa. – Allora,fai il terzo anno?- mi domandò. – Eh già- risposi,non aggiungendo altro. – Io il quinto- aggiunse lui. Eheh,caro mio. Se solo sapessi che so tutto di te,anche quando vai agli allenamenti. Sono una perfetta stalker. Sorrisi cercando di nascondere il mio rossore. – Sai,l’altro giorno due ragazzi si stavano tirando una palla al parco e uno di loro l’ha presa in pieno viso. C’è stata un po’ di confusione,il sangue gli usciva dal naso,una ragazza si è messa a gridare,la fidanzata era stravolta e tu...sei rimasta in un angolo a leggere. Non hai alzato lo sguardo per un attimo. Ricordo di aver pensato “Mai visto nessuno così incredibilmente concentrato”- finì di raccontare. Rimasi affascinata da come raccontò quel piccolo dettaglio di me. – È una cosa brutta?- gli chiesi torturandomi le mani. – No,è..è interessante. Insomma,come fai? Cosa leggevi?- mi chiede ancora. Sembra curioso di sapere di me,ci tiene. – Leggevo L’ombra del vento,il mio libro preferito in assoluto. L’ho letto non so quante volte...-mi bloccai. – Oh,ma forse questo ti annoia...-.- No,non preoccuparti continua-. Sorrisi. – Beh,nulla. Tu non leggi?- gli chiesi. Strano,ma ero ansiosa per la risposta. – No,i libri sono noiosi- mi rispose. Abbassai gli occhi per poi portare lo sguardo dritto nei suoi,meravigliosi. – I libri sono specchi: riflettono ciò che abbiamo dentro- citai una frase del mio libro. Non rispose e continuammo a camminare. – So che fai calcio,vero?- fui io a prendere in mano la situazione e a rompere quel dannato silenzio. – Si,sono nella squadra giovanile. Tu,fai qualcosa?- mi domandò. – Oh beh,mangio,ascolto musica,leggo,dormo,mangio,sto sul divano...oh,l’ho detto che mangio?- dissi facendogli scappare una risata. – Non si vede proprio- indicò il mio corpo. Un’ondata di calore mi riempì il viso. – Metabolismo- dissi quasi in un sussurro. Continuammo a camminare e arrivammo all’incrocio dove poi avrei svoltato a destra per arrivare a casa mia. – Mi ha fatto piacere conoscerti- gli dissi con il cuore a mille. Diamine se era bello,era un dio. – Anche a me,allora ci vediamo domani a scuola?- mi chiese. – Certo- sorrisi. Si voltò e se ne andò. Cazzo. Aspetta. Domani. Ha detto domani? Mi volto e inizio a camminare velocemente. Appena è scomparso dalla mia visuale inizio a saltellare e urlare. A domani. Quindi domani vuole parlarmi,vuole che ci salutiamo. Oh mio Dio. Sento che tra un po’ i miei piedi si staccheranno da terra e inizierò a volare. Non può essere utile solo la Redbull,molte volte voli anche con l’amore. Arrivai a casa e chiusi dolcemente la porta dietro di me. – Buongiorno bellissimi- salutai la mia famiglia. – Ho una gran fame!- mi sedetti a tavola e iniziai a mangiare. Mamma mi venne accanto a mi posò una mano sulla fronte. – Tesoro,hai la febbre?- mi chiese. Alzai le spalle. – No,ho fame. Tutto qui- risposi. – Sei troppo di buonumore oggi- disse papà. – Oggi sto con le ragazze,perciò- risposi e poi cercai di tornare il più normale possibile,non volevo che i miei sapessero che fossi innamorata. – Grace sai stavo pensando. Perché non fai rivenire quel tuo amico...mm..Andrea. È così cordiale e gentile!- mi disse la mamma. Sputai tutta l’acqua che stavo bevendo e iniziai a ridere,mentre papà mi guardava con uno sguardo di rimprovero. Smisi di ridere e risposi. – Va bene,glielo chiederò-. Finii di mangiare e salii di corsa in cameretta. Misi la musica ad alto volume con le cuffiette e iniziai a fare tutti i compiti. Finiti,scesi giù e avvisai i miei fratelli che uscivo di casa e che mi portavo le chiavi. Molto probabilmente quando sarei tornata non ci sarebbe stato nessuno in casa. Erano le quattro del pomeriggio e il sole stava quasi per andare via,ormai anche ottobre stava finendo. Camminai allegra e arrivai fino alla casa di Jessica. Stavo per posare il dito sul campanello quando qualcuno aprì la porta. Erano Jessica e Nicole con gli occhi sbarrati. – Sarà meglio che entri- disse Nicole. Feci quello che mi disse,intimorita. Ma che si erano fumate? – E vogliamo i dettagli- Jessica mi puntò un dito contro. Risi per la mia inutile preoccupazione e andammo tutte e tre nella camera di Jessica. Iniziai il mio racconto non tralasciando nemmeno un dettaglio. Dalla posizione dei suoi capelli al suo “ci vediamo domani”. Parlavo,parlavo e nel frattempo non mi ero nemmeno accorta che mi tremava la voce e avevo i brividi. – Dai però è stato gnaw- disse Nicole alla fine del racconto. Uno dei suoi tanti versi che stava a significare che era stato dolce. Abbassai lo sguardo e arrossii. – Per il momento è approvato- disse Jessica seria. Poi,scoppiammo a ridere tutte e tre. -Vogliamo fare le crepes? – chiesi. – Siiii- urlarono in coro. Andammo in cucina e iniziammo a pasticciare tutto,creando un impasto che all’apparenza sembrava buono. Ovviamente la prima ad assaggiarlo fu Nicole. -Se proprio qualcuno deve morire,muore Nicole. Io ho una carriera davanti da fotografa e devo sopravvivere- queste furono le parole di Jessica. Una volta che l’impasto fu pronto iniziammo a cuocerle e vennero fuori le forme più strane e qualcuna uscì anche bruciata. Non c’è nulla da fare. 3 cuoche negate. Beh che dire. Dopo essere state una buona mezz’ora davanti alla cucina abbiamo deciso di mangiarle anche se erano quasi immangiabili. Se non fosse stato per la Nutella. Ah,la Nutella. Verso le otto salutai le ragazze e me ne andai. Fuori faceva freddissimo e nemmeno le tasche del giubbino riuscivano a riscaldarmi. Iniziai a camminare nonostante fosse buio pesto. Arrivata a metà strada qualcuno mi chiamò. Era Andrea. – Oh ma insomma,vuoi finirla di seguirmi?- mi chiese con aria altezzosa. Risi e quando mi venne in mente quello che aveva detto mia madre risi ancora di più. – Che c’è?- mi domandò.- Camminiamo-. Iniziammo a camminare e gli raccontai prima tutto quello che era successo con Lorenzo,magari togliendo i dettagli sul suo aspetto fisico che a lui,di certo,non potevano fregar di meno. – Ah,poi ridevo perché mia madre ha detto che sei cordiale e gentile e che devo invitarti di nuovo a casa- dissi scoppiando a ridere di nuovo. – Che ridi? Ho anche organizzato un club del libro di cui fa parte tua mamma e insieme ad altre signore raffinate sorseggiamo il tè e poi leggiamo le frasi più famose dei romanzi e le commentiamo- disse tutto d’un fiato. Rimasi muta,senza dire una parola. Poi,risi,risi come non mai. Una di quelle risate che non facevo da tanto. Arrivammo a casa mia e lo invitai ad entrare. Stranamente quando aprii la porta mamma e papà erano già lì,molto probabilmente tornati prima da lavoro. – Oh Grace! Brava,hai portato Andrea!- disse la mamma. Mi feci rossa di vergogna. – Buonasera signori Carillo- disse lui educato. – Andrea rimani a cena con noi?- chiese mamma. – Mamma Andrea ha una famiglia dove deve tornare!- la rimproverai. Mi imbarazzava mangiare davanti ai miei con lui sebbene fosse solo il mio migliore amico. Era comunque un ragazzo e i miei chissà cosa potevano pensare. – No,resto volentieri- sorrise. Lo fulminai con lo sguardo e salii in camera. Lui mi seguì,chiedendo scusa ai miei. Una volta arrivato in camera si sedette accanto a me sul letto. – Ti do fastidio?- mi chiese. – Mi imbarazza- risposi,con sincerità. Iniziò a farmi il solletico e non la smise fino a quando non gli chiesi pietà. Eravamo tutti e due sdraiati sul letto quando mi accarezzò il viso. Arrossii di botto. – Sei proprio una bimba- sorrise, e le sue fossette mi fecero dimenticare tutto il resto. 

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