Capitolo 19

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Strinsi forte la palla tra le mie mani e quasi ci infilzai le unghie dentro dalla rabbia. Ma cosa avevano tutti contro di me? Ah,si. Forse ero felice e io non mi meritavo quella felicità. Mi hanno sempre tenuta ben nascosta e ora che uscivo allo scoperto potevo diventare pericolosa. Potevo essere felice e quindi capire molte cose. In questo modo non sarei stata più la solita cogliona e non avrei fatto più comodo a nessuno. Mi dava fastidio pensare questo delle persone a cui tengo di più,ma non riuscivo a pensare ad altro. Non si fidavano ma cavolo! Credo di essere abbastanza grande da prendermi le mie responsabilità. Camminai a passo svelto e ripresi la via per tornare a casa. Il vento mi scompigliò più e più volte i capelli ed io inspirai quell'aria fresca. O forse,avevano ragione. Il mio sogno si stava realizzando ed ero così offuscata da quei pensieri felici,ero così attratta e eccitata dalla felicità che non mi rendevo conto che mi stavo solo illudendo per non rimanere delusa. Forse,forse era così. Scacciai via quei brutti pensieri. Sarei rimasta in guardia e avrei controllato tutto. Non da stupida innamorata,ma da Grace e basta. Avrei fatto attenzione ad ogni parola e ad ogni gesto,non mi sarei fatta fregare. Ma come potevano fregarmi quegli occhi meravigliosi? Rientrai in casa ed erano quasi le sette. Iniziava il trattamento di bellezza. Feci una lunga doccia calda per rilassare i nervi e appena uscii mi rifugiai nell'accappatoio. Asciugai i capelli lentamente e li lisciai in modo perfetto. Mi truccai con l'eye-liner e il mascara e un po' di fard. Corsi in camera ancora in accappatoio indecisa su cosa mettere. Afferrai il telefono ma poi mi ricordai che ne le mie migliori amiche ne il mio migliore amico erano d'accordo con me. Ripensare alla litigata con Andrea mi portò un leggero dolore al petto. Entrai in camera di mio fratello e poi lo trascinai nella mia,facendolo sedere sul letto. - Appuntamento con Lorenzo,oggi mi ha baciata- spiegai tentando di mantenere la calma. Mi guardò e poi andò verso l'armadio iniziando a scavare per trovare qualcosa. Prese dei jeans che non mettevo quasi mai perché erano attillati e un maglioncino grigio con le decorazioni bianche che di solito mettevo a Natale. - Mettici gli stivaletti sotto- aggiunse. - Aspetta! Devi vedere l'effetto finale- lo bloccai sulla porta. Mio fratello è davvero paziente. Si sdraiò sul letto e iniziò a giocherellare con il suo cellulare. Andai in bagno e mi vestii per poi acconciarmi i capelli sulle spalle. Uscì. - TA TAN!- urlai. - Stai benissimo- disse e mi gettò il giubbino di pelle che stava sul letto. Senza rendermene conto si erano fatte già le otto e infatti il telefono vibrò. Era un messaggio di Lorenzo che mi diceva di scendere. - È lui. Ho una paura tremenda Ciro- gli dissi cercando un po' di rassicurazioni che non avevo avuto dai miei migliori amici. - Andrà bene. Fai la brava- si alzò per poi accompagnarmi giù. Mi aprii la porta e mi salutò. Scesi le scale e chiusi il cancelletto dietro di me. Lorenzo era appoggiato a quella che doveva essere la sua macchina. Un Audi A1 metallizzata. Magnifica. - Ciao- dissi imbarazzata. Lui mi aprì lo sportello passandosi una mano tra i capelli ed io entrai in macchina. All'interno c'era un profumo meraviglioso,sembrava tiglio. Entrò anche lui in macchina e mi sorrise. Aveva un jeans con la camicia e un maglioncino blu scuro che metteva in risalto i suoi bellissimi occhi. - Sei stupenda stasera- mi disse. In meno di un secondo sentii le orecchie di fuoco e sorrisi. - G-grazie- balbettai. Mi stesi meglio sul sediolino e allacciai la cintura. - La macchina è tua?- gli chiesi. Lo so,una domanda altamente stupida ma era per guadagnare tempo. - Si,ce l'ho da poco- rispose accendendo il motore che ruggì appena toccò l'acceleratore. - È davvero bella e l'odore...- non mi fece finire. - Tiglio- continuò. Sorrisi. Esattamente come immaginavo. - Dove andiamo?- gli chiesi sorridendo mentre lui faceva retromarcia e imboccava un'altra strada. Mi guardò e mi fece l'occhiolino, - Segreto-. Il viaggio in macchina non fu lungo e quando Lorenzo fermò l'auto capii che eravamo arrivati ad un ristorante. Mi venne ad aprire la portiera e mi aiutò a scendere. - Beh,se sapevo che fossimo stati un ristorante avrei messo qualcosa di più elegante- osservai il mio abbigliamento imbarazzata. - Nha. Questo maglioncino è dolce- disse accarezzandomi la pancia. Sorrisi ed entrammo. Lorenzo scelse un tavolo nell'angolo più remoto del ristorante,lontano da occhi indiscreti. Almeno una cosa positiva. Mi sarei concentrata solo su di lui. La cameriera ci venne accanto e ci chiese cosa volevamo ordinare. - Per me una bistecca con purea di patate,grazie. E una coca-cola- dissi sorridendo. - Per me lo stesso- disse Lorenzo e la cameriera ci lasciò soli. - Ottima scelta!- mi disse. Risi insieme a lui. - Vado per le cose semplici,di solito- commentai. - Io no,nemmeno in amore- disse fissandomi. Incrociai i suoi occhi e un brivido mi percosse la schiena. - Allora hai proprio sbagliato colpo- risi,nervosamente. - Non credo. Non sei affatto semplice tu Grace,quando lo capirai? Sei speciale e nemmeno te ne accorgi- mi disse. Se qualcuno mi avesse vista mi avrebbe scambiato per il ketchup e spremuta sulle sue patatine. - Ti sbagli Lorenzo e forse hai sbagliato anche a scegliere me,io non sono come pensi- dissi torturandomi le mani. - Invece so come sei. Sei bella,intelligente,timida,dolce,altruista- mi elencò tantissime cose belle. - Conosci solo questo di me- sospirai. - Cosa dovrei sapere,Grace?-. Nello stesso momento in cui fece quella domanda la cameriera arrivò con i nostri piatti. Mangiammo in silenzio senza aggiungere nulla alla nostra conversazione precedente. Dopo aver finito continuavo ad osservarlo e aspettare che parlasse ma nulla. Forse stava riflettendo su quelle parole,forse il discorso era troppo intimo per continuarlo in un ristorante,circondati da tanta gente. La cameriera arrivò con il conto e lui pagò. Uscimmo in silenzio e entrammo in macchina. Quel silenzio mi rimbombava nelle orecchie e stavo iniziando ad odiarlo. Guardai l'orologio sul cruscotto ed erano già le undici e mezza. Lorenzo si avviò verso casa mia e una volta arrivati spense la macchina. Sospirai e mi sfregai le mani per il freddo. Accese la stufa. Attorno a noi tutto era buio,tranne per la luce del lampione poco distante dalla macchina. - Grace,cosa non so di te?- mi chiese una volta per tutte girandosi. Lo guardai a lungo e deglutii. - Sono un disastro,Lorenzo. Perché hai tutta questa voglia di stare con un disastro? Sono due anni che sono innamorata di te. Due! Non mi hai mai calcolata e non ti sei mai interessato della mia esistenza. Sei stato con Rosalie e insieme a lei e alle sue amiche hai riso di me e mi hai preso in giro. Sei il ragazzo più bello di tutto l'istituto,ti sbavano tutte dietro. Ci sono ragazze bellissime lì fuori che darebbero tutto per un tuo bacio e tu sei qui a perdere tempo con un disastro come me. Perché lo fai se lì fuori c'è di meglio per te?- dissi,trattenendo le lacrime ma guardandolo sempre negli occhi. - Semplicemente tu non sei tutte e tutte non possono fare questo- disse prendendo il mio mento tra le dita. Si avvicinò alle mie labbra e mi baciò,teneramente. Lo strinsi a me quando schiuse le labbra e cercai di mantenere calmo il mio cuore. Si staccò da me e sorrisi nel buio. - Perché non mi hai mai detto che eri innamorata di me da due anni?- mi chiese. - Non avresti mai ricambiato,lo so. Non mi consideravi nemmeno- risposi. - Mm. La prossima volta rischia però,non immagini nemmeno che persona straordinaria sei- mi disse per poi baciarmi di nuovo. Cercammo di adattarci alla macchina e io appoggiai la testa sul suo petto,sentendo il battito regolare del suo cuore,mentre lui mi accarezzava i capelli e mi sussurrava parole dolci. Ad un tratto mi bloccai,non poteva stare con una come me ed ero sicura che non lo avrebbe fatto. Volevo godermi quel momento ma dovevo metterlo alla prova,avevo bisogno di certezze. - Non puoi,sono un errore,un disastro,uno schifo...- continuai e feci un grande sforzo per mandare giù il groppo che avevo in gola. - Quindi ti reputi uno schifo?- mi chiese. Rimasi un po' in silenzio. - Esatto- annuii,sempre appoggiata al suo petto. Si avvicinò al mio orecchio. - Con quello schifo ci farei l'amore- mi disse. Il cuore prese a martellare nel petto. Mi alzai per guardarlo negli occhi e lui mi baciò. Poi ci staccammo,sfiorandoci le labbra. - Sono piena di mostri...-sussurrai. Mi stampò un bacio sulle labbra. - Ci penso io ai tuoi mostri- sussurrò e poi mi baciò un'ultima volta. Lo amo. Cavolo quanto lo amo. Sorrisi e lui mi abbracciò. - Vai a dormire,piccola- disse sorridendomi. - Ora vai a casa vero?- gli chiesi. - Resto a bere qualcosa con gli amici- disse. - Bar. Tante troiette- sussurrai. - Eh?- mi chiese. - Nulla,non metterti in macchina ubriaco. Anzi,non ubriacarti affatto. Voglio che ti ricordi di questa sera- dissi aprendo lo sportello. - Non lo farò- sorrise. Feci per scendere ma mi tirò per un braccio. Arrivai a pochi centimetri dalle sue labbra e morsi le mie. - E comunque nemmeno le vedo quelle troiette. Tu sei di più- disse e mi baciò di nuovo,stavolta con più trasporto. Uscii dalla macchina sorridente ed entrai in casa. Corsi in cameretta e mi gettai sul letto. Mi aveva detto delle cose bellissime e non potevo fare a meno di pensare ai suoi baci,alle sue parole,a lui che mi accarezzava i capelli ed io appoggiata al suo petto. Ad un tratto il telefono vibrò e subito scattai pensando fosse Lorenzo ma era un numero sconosciuto. Risposi. - Pronto?-. - Ciao Grace,sono Maria la mamma di Andrea. Per favore vieni in ospedale,Andrea non fa altro che chiedere di te- disse veloce. Rimasi impietrita e sentii come se il cuore fosse stato trafitto da una lancia. - Cosa gli è successo?- domandai,con la poca voce che mi era rimasta. - No,lui sta bene. Ma per favore,vieni- disse e riattaccò. Per un momento rimasi disorientata sul letto poi mi alzai di scatto e chiesi a mia sorella il piacere di accompagnarmi. Avvisai mamma per messaggio e una volta scesa da quell'auto ed entrata nell'ospedale tutto il mondo all'esterno andò a puttane.

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