Quel mattino mi svegliai con la nausea. Corsi in bagno e vomitai la fetta di carne preparata da mamma che ieri aveva un buonissimo sapore. Mandai al diavolo il mio stomaco e iniziai a lavarmi velocemente. Già ero in ritardo. Indossai un jeans e una semplice camicetta bianca a maniche corte. Anzi,la camicetta. L’adoro. Me la regalò la mamma qualche anno fa. Diciamo che è il mio portafortuna. Scesi di fretta le scale solo dopo aver preso la borsa. Salutai la mamma e mangiai in silenzio. Quel giorno non prometteva nulla di buono ed era appena il secondo. Fortunatamente era Sabato e sapevo già come passarlo. Uscii fuori in anticipo e con le cuffie nelle orecchie mi misi ad aspettare l’autobus. Mi sentivo esattamente come la canzone. “Per non vergognarti scivoli di nuovo e ancora come se non aspettassi altro che sorprendere le facce distratte,troppo assenti per capire i tuoi silenzi. C’è un mondo di intenti dietro gli occhi trasparenti,che chiudi un po’”. Già,mi sentivo proprio così. Un qualcosa che voleva uscire ma che aspettava il momento giusto per farlo e nel frattempo stava ferma. Come quando sei in macchina e guardi fuori dal finestrino. Tutto intorno si muove,mentre tu,sei lì,ferma. Ti senti come se stessi semplicemente passando il tempo,senza viverlo davvero. Ieri sembravo la classica adolescente spensierata? Beh,non lo sono,mi dispiace per la delusione. Non sono affatto spensierata,anzi,non sono affatto un adolescente. Sono solo un accumulo di difetti. Una ragazza troppo timida,troppo sensibile,troppo chiusa,troppo acida,troppo sbagliata,troppo apatica,troppo depressa. Io sono ‘troppo’ e allo stesso tempo ‘niente’. Sono la ragazza seria che nessuno vuole,compresi gli amici. Cos’ho nella mia vita? Le mie migliori amiche,il mio idolo e il mio libro. Bello,vero? L’autobus arrivò e fermandosi mi scompigliò i capelli. Salii in fretta e come al solito mi sedetti accanto al finestrino,da sola. Ritornando alla mia depressa descrizione che farebbe ridere anche le mosche,questa sono io. Una semplice ragazza con gli occhi color nocciola,un po’ troppo bassa,capelli lunghi e lisci,troppo magra e nulla. Diciamo che ho una concezione penosa di me stessa. Un errore. La canzone finì e per la prima volta decisi di stopparla tenendo però sempre gli auricolari nelle orecchie. Iniziai a osservare l’interno dell’autobus e i ragazzi che mi circondavano. Alcuni erano impegnati a leggere,altri a parlare,altri a prendersi in giro e altri ancora a lanciare carte. C’erano molti ragazzi e le poche ragazze che c’erano mi squadravano dalla testa ai piedi,come tutti del resto. Senza neanche rendermene conto l’autobus si fermò e scesi nell’inferno. Mi guardai intorno intimidita da tutti quegli sguardi sebbene il peggio fosse passato ieri. Mi misi sotto il porticato e aspettai con impazienza le ragazze. Mi sentivo osservata e per me tutti quegli occhi dicevano un’unica cosa:“Quant’è ridicola quella!”. Avevo la testa che scoppiava di pensieri brutti quando a un tratto qualcuno si parò davanti a me. Eccolo il trio delle papere. Mi guardavano dalla testa ai piedi e sono sicura che già stavano preparando qualcosa di offensivo da dirmi. – Ciao apatica. Carina la camicetta,peccato che è vecchia di almeno due secoli- disse Rosalie facendo ridere le altre due e non solo. – Saranno pur affar miei cosa indosso,no?- risposi stizzita. Per tutta risposta risero. Poi,una voce angelica interruppe quegli starnazzi. – Rosalie vieni qui! Lasciala stare!- disse la voce che avrei riconosciuto tra mille. Lorenzo. Mi voltai verso di lui e i miei occhi si illuminarono di una gioia immensa. Già solo vederlo mi migliorava la giornata. Rimasi impietrita a fissarlo. Le papere fecero per andarsene e Marta urtò la mia borsa e la fece cadere. – Oh scusa- disse e poi se ne andò. Sotto gli occhi divertiti di tutti iniziai a raccogliere i libri malgrado i miei volessero guardare solo Lorenzo. Non ci potevo credere. Mi aveva difesa,aiutata? Ero al settimo cielo. Raccolsi i libri e per mia salvezza la campanella suonò e siccome le ragazze ancora non erano arrivate entrai. Dopo un po’ arrivarono e subito le fermai per raccontargli tutto. – Non sapete che è successo!- dissi eccitata. – Cosa?- domando Jessica. – Prima giù le papere mi stavano importunando come sempre e Lorenzo mi ha difeso. Ha detto loro di lasciarmi in pace!- dissi saltellando qua e là. Nicole mi abbracciò. – Finalmente dopo due anni decide a muovere il culo!- disse con la sua finezza Jessica. Risi di buon gusto ma la professoressa entrò e portò all’ordine la classe ricordandomi che dovevo passare quattro ore lì dentro. Le ore passarono in fretta e non furono affatto pesanti. All’ultima ora ero impaziente di scendere giù solo per vedere Lorenzo. Avevo il cuore a mille. Una volta suonata la campanella io,Jessica e Nicole scendemmo rapidamente giù ma fu proprio agli ultimi gradini che qualcuno mi spinse e per poco non caddi. Riuscii ad aggrapparmi a qualcuno che si voltò di scatto. Quel giorno iniziava a piacermi di più. Era Lorenzo e io mi trovavo proprio appiccicata al suo petto e sorretta dalle sue braccia. Sorrisi inaspettatamente e mi immersi in quegli occhi stupendi. Solo dopo un po’ ripresi coscienza e parlai. – Scusami tanto mi hanno spinto-. Mi feci come un pomodoro. – Sta attenta- fu quello che rispose. Si voltò e andò via. Davvero avevo parlato con Lorenzo? Lorenzo,l’amore della mia vita? Rimasi imbambolata e furono Jessica e Nicole a trascinarmi via. – R-ragazze avete visto? Ero tra le sue braccia! E i suoi occhi e le sue labbra! Mi ha parlato e poi ha detto..cazzo quanto era bono!- dissi velocemente continuando a seguirlo con lo sguardo. – Abbiamo visto ma se non ti sbrighi perdi l’autobus- mi ricordò Nicole. Andai nel panico e iniziai a correre velocemente. Non so quale divinità riuscii a farmi saltare sull’autobus prima che partisse. Mi sedetti al solito posto ancora con il fiatone. Presi a guardare fuori dal finestrino mentre rielaboravo tutto. Sorridevo. Stavo bene. Mi sentivo stupidamente innamorata e non c’era cosa più bella. Il tragitto verso casa sembrò più corto che mai e non feci nemmeno caso a quegli stupidi ragazzi sull’autobus. Entrai e salutai con un bacio tutti i miei familiari. Perfino il mio cagnolino Argo,un piccolo Yorkshire,era lì pronto per farmi le feste. Mangiai in fretta e salii di corsa in cameretta. Feci la conferenza con le ragazze che mi sopportarono per ben due ore. Parlai solo e soltanto di Lorenzo. Dopo aver finito di parlare iniziai a fare i pochi compiti siccome non avevo nulla da fare. Poi,sprofondai a pancia in su sul letto e presi a guardare il soffitto. Avevo nello stomaco un mix di emozioni inimmaginabile. Ero felice,confusa,piena di vita,insicura. Avevo così tante emozioni e così tante cose per la testa che non riuscivo a pensare ad altro. Nella mia testa c’ero io tra le sue braccia,i suoi occhi magnifici,le sue labbra. Iniziarono così i miei bellissimi film mentali,un abitudine che ho ormai da due anni,da quando sono innamorata di lui. Posso sembrare sciocca eppure sono innamorata di una persona che non mi conosce,sono innamorata di occhi che non mi hanno mai guardata,mani che non mi hanno mai cercata,labbra che non mi hanno mai parlato,gesti che ho osservato da lontano. Sono innamorata,sul serio. E ho paura. Paura di non farcela,paura di non essere perfetta,paura di non essere all’altezza,paura di non superarla. Sospirai e chiusi gli occhi. Il sabato si prospettava come gli altri. Coperte,tè,libro,film e internet. Una cosa che sono arrivata ad amare e odiare allo stesso tempo. Amare perché non c’è cosa più bella di stare a casa a leggere al caldo. Odiare perché questo mi ha impedito di essere un adolescente come le altre,cosa che ho scelto solo ed esclusivamente io. Si,se le persone non mi facessero sentire così. Preparai tutto e andai a lavarmi. Indossai il pigiama e mi rifugiai nel letto. Presi il mio libro preferito,la mia ispirazione,la mia salvezza:L’ombra del vento. Libro che avrò letto almeno 20 volte. Aprii la pagina dove c’era il segnalibro e iniziai a leggere quando il cellulare vibrò. Era Jessica. – Jess,dimmi- dissi tranquilla. – Grace dai esci. Siamo tutti qui, al solito posto,dietro al campetto. Stanno tutti i ragazzi vieni anche tu!- mi implorò. – Lo sai che non esco il sabato- le ricordai. – Tu ti lamenti che non sei una vera adolescente ma nemmeno ci provi ad esserlo!- mi rimproverò,stizzita. E aveva ragione. Rimasi in silenzio. -10 minuti e sono lì-. Scesi dal letto e aprii l’armadio. Presi un jeans,le converse e una felpa e le indossai velocemente. Corsi in bagno e mi aggiustai i capelli e mi truccai. L’unica ragione per cui stavo per uscire? No,niente a che vedere con l’essere un adolescente ecc. Avrei visto Lorenzo. Scesi in fretta le scale e informai mamma. Sembrava piuttosto felice di vedermi uscire,meglio così. Uscii e mi inoltrai nel freddo delle strade di Roma. Erano circa le dieci di sera e si gelava. Ci misi poco tempo ad arrivare al campetto. Trovai le ragazze sedute su una scalinata e le salutai. – Fai progressi!- disse Nicole ironica. – Lo sapete che vi amo- dissi sorridente. – Se cerchi il tuo amore è lì- disse Jessica indicandomi Lorenzo,forse perché aveva capito che cercavo lui con lo sguardo. Lo vidi e il mio cuore scoppiò di gioia. – Non è perfetto?- dissi imbambolata. – Si,si- ripeté Jessica. Passammo la serata lì fuori a parlare mentre io ogni tanto gettavo occhiate a Lorenzo. Verso mezzanotte decidemmo di andare via e così gli diedi il mio ‘sguardo della buonanotte’. Mi bloccai e rimasi impietrita. Non potevo credere a quello che vedevano i miei occhi. All’improvviso un conato di vomito mi colpì.
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A Little Warrior
RomanceSi ama davvero una sola volta nella vita,Juliàn,anche se non ce ne rendiamo conto. -L'ombra del vento