Mi scostai da lui solo quando fui completamente rilassata,tranquilla. Anche quella volta ero rimasta tra le sue braccia,sentendomi protetta,mentre lui mi cullava per farmi calmare. È davvero dolce,non saprei come fare senza lui. - Vieni- disse prendendomi per il polso e iniziando a camminare. - Ma cosa? Devo andare a casa a mangiare!- gli dissi. - Chiama tua mamma e dille che resti a pranzo fuori- mi disse,tranquillo. Rimasi scioccata e,mentre lui mi trascinava dietro di se,io inviavo un messaggio a mamma dicendole che sarei tornata di sera. Arrivammo in poco tempo a casa sua dove c'era solo il fratellino piccolo. - Ciao piccolo- gli dissi salutandolo con la mano. - Ciao Grace- mi rispose sorridendomi. È un bambino dolcissimo,come il fratello. Andrea mi portò con lui in bagno e si avvicinò ad un piccolo armadietto. Alzò la mia mano verso di lui,a palmo aperto,e ci versò sopra del disinfettante. Strinsi i denti per il bruciore mentre appoggiava sulla mano la medicazione. - Grazie- sussurrai,ancora troppo presa dal dolore. Tornammo in salone. - Hai fame?- mi chiese ad un tratto. - Non proprio- distorsi le labbra. Dopo tutto quello che era successo non ero in vena di abbuffarmi e già sapevo che se fossi stata con Andrea sarebbe accaduto. - Bene,vieni- mi disse uscendo dalla porta. Mi avvicinai a lui e iniziammo a camminare. - Mi dici dove dobbiamo andare?- gli chiesi. - Voglio portarti in un posto,è proibito?- i suoi occhi azzurri incrociarono i miei. Erano bellissimi,un azzurro particolare che cambiava a seconda del tempo. A volte,per esempio,quando è nuvoloso diventano grigi,mentre se c'è molto sole sono molto più scuri. Sorrisi. - Certo che può portarmi-. Sorrise anche lui,mettendo in bella mostra quelle fossette che adoravo. Camminammo per circa 10 minuti,scherzando tra di noi,fino a quando mi accorsi che eravamo arrivati alla stazione. - Allora la cosa è seria!- dissi ironicamente. - Certo,mia dama incomprensibilmente incompresa- fece un inchino e mi fece entrare in stazione. Risi di gusto e mi sedetti su una panchina,per aspettare il nostro treno mentre lo vedevo allontanarsi. Sorrisi sotto i baffi perché quella situazione mi incuriosiva molto,non avevo idea di dove mi stesse portando. Dopo poco tornò accanto a me e si sedette. - Cinque minuti- mi disse porgendomi il mio biglietto. Si appoggiò con la schiena al muro mentre rideva di gusto. Gli tirai un pugno sul braccio. - Scemo-. Il treno arrivò poco dopo e salimmo. Ci sedemmo uno di fronte all'altro ed io iniziai a guardare fuori dal finestrino,cosa che facevo sempre. Non so perché ma sospettavo che il viaggio non sarebbe stato breve. Il treno riprese a correre sui binari,rilassandomi con i suoi rumori. Intanto,sentivo lo sguardo di Andrea addosso e la cosa mi imbarazzava. Così,decisi di guardarlo fisso negli occhi. Lui fece altrettanto. Bene,era una sfida. Cercai di guardarlo il più tempo possibile anche se mi scappava da ridere. Ad un certo punto arrivai che non ce la facevo più e così anche lui. Così ci scoppiammo a ridere in faccia. Una vecchietta seduta accanto a me mi tirò un lembo del cappotto. - Siete proprio una bella coppia- esclamò. Io subito mi feci tutta rossa e rimasi impietrita per un po'. - Oh no signora,siamo solo amici- sorrisi nervosamente. Stavo per picchiare Andrea perché non faceva nulla ma pensava solo a ridere. Sembrava gli piacesse vedermi in difficoltà. La signora rise sotto i baffi ed io ripresi a guardare fuori dal finestrino,fingendo che il paesaggio mi interessasse molto di più. Dopo circa un'ora di viaggio,il treno fece una delle sue tante fermate. Andrea si alzò e così mi alzai di scatto anche io. Appena scendemmo dal treno alzai lo sguardo sul cartellone che indicava la stazione. - Cioè noi siamo venuti un attimo qui a Gaeta?- gli chiesi sbarrando gli occhi. - Si- alzò le spalle. - Stai male- continuavo a fissarlo. Sorrise e mi spronò a camminare. Uscimmo dalla stazione e il lungomare era di fronte a noi. Attraversai senza nemmeno guardare Andrea. Mi appoggiai al muretto e iniziai a fissare il mare. Ho sempre amato il mare,fin da piccola. È una cosa che mi affascina molto. Era stranamente calmo,seppur il tempo non era dei migliori. Mi voltai e cercai con lo sguardo Andrea ma non era lì. Quando mi rivoltai verso il mare lo vidi con le scarpe tra le mani,scalzo e con i piedi tra la sabbia soffice. - Ma cosa fai?!- gli domandai ridendo. - Ti ho portata al mare. Allora,vieni o no?- mi urlò. Sorrisi e arrossii. Mi aveva portata al mare. Mi avvicinai alle scale e mi sedetti per togliermi le converse. Una volta fatto,presi in mano le scarpe e scesi le scale. La sensazione che mi avvolse quando i miei piedi toccarono la sabbia fu bellissima. Sembravo una bimba che va per la prima volta al mare. Mi sciolsi i capelli per far si che il vento li scompigliasse. Andrea era lì e mi guardava. Iniziai a correre verso di lui,lasciai le scarpe a terra e allargai le braccia. Una volta arrivata accanto a lui gli saltai in braccio,stringendolo. Cademmo entrambi a terra. - Ci hai proprio azzeccato- dissi ridendo insieme a lui,mentre cercavo di togliermi da dosso. - Sono un genio- disse alzandosi e ripulendosi dalla sabbia. Mi avvicinai alla riva,bagnandomi i piedi. L'acqua era abbastanza fredda. - Beh,siccome siamo qui è davvero un peccato se non facciamo un bagno!- disse Andrea fissando l'acqua. - Cosa?- mi voltai di scatto. Nemmeno il tempo di parlare che già aveva avvolto le sue braccia intorno alla mia vita,cercando di buttarmi in acqua. Il cuore prese a battere forte e mi salii in gola,la pancia fu presa da un incredibile vuoto e la testa affollata da tanti ricordi. Iniziai a dimenarmi e a dare pugni alle braccia di Andrea. Quasi mi mancava il respiro ma non so come riuscii ad urlare. - Andrea no! Lasciami ti prego,lasciami stare! NO! Andrea,cavolo no!-. La sua presa man mano si allentò e mi lasciò con i piedi per terra,sconvolto. Avevo le lacrime sul viso e il terrore negli occhi. Iniziai a camminare il più velocemente possibile. Afferrai le scarpe e ritornai alle scale. Andrea mi raggiunse subito. - Grace,ho fatto qualcosa che non va? Cosa è successo?- chiese affannato. Si vedeva che era quasi impaurito quanto me dalle mie urla. Io non lo guardai e rimasi a fissare il pavimento. Si inginocchiò di fronte a me e prese il mio viso tra le mani. Secondo me ero sconvolta perché Andrea appoggiò due dita sul mio collo per controllare il battito cardiaco. - Grace vieni,ti porto in ospedale- disse,veloce. - No,sto bene- lo bloccai,con voce flebile. Si riabbassò e mi guardò impaurito. - È una cosa mia,scusami se ti ho fatto spaventare- cercai di asciugarmi le lacrime. - Oh certo che mi hai fatto spaventare! Mi hai fatto venire un infarto porco due!- imprecò. Aveva ragione. Avevo urlato fortissimo. Mi portai le mani sul viso,piena di vergogna. Andrea andò avanti e indietro e poi si fermò accanto a me. Rimase un po' di tempo in silenzio. - Ti va di raccontarmi tutto?- mi chiese con calma. - Non dirlo a nessuno- sussurrai dopo poco. - Sono il tuo migliore amico- alzò le mani. - Successe tutto quando ero molto piccola. Non è stato nulla di che ma mi ha segnata a vita. Eravamo in una gita in barca la mia famiglia e i miei zii. La giornata era soleggiata e il mare calmo. Tutti erano sorridenti e felici e si godevano la gita. Stavo giocando mettendo la mano nell'acqua e creando piccoli vortici. Mi sporsi troppo e caddi. Rimasi in acqua per circa un minuto. Quando i miei mi tirarono fuori corremmo subito in ospedale,dovevo avere circa sei anni. Non so per quale miracolo i miei mi hanno salvata ma io stavo morendo. Stavo morendo affogata. Ora ho paura. Una paura matta di nuotare,infatti non so nemmeno come si fa. Amo il mare ma non so nuotare- raccontai asciugando le altre lacrime scese e tirando su con il naso. Andrea mi accarezzò la testa. - Mi dispiace tantissimo- mi baciò la fronte. - Ma non devi fare così. Devi reagire! Devi provarci!- si alzò. - Non lo farò mai!- lo rimproverai fulminandolo con lo sguardo. - Davvero vuoi perderti questo piacere della vita?- mi chiese. Sospirai e abbassai lo sguardo. Lui mi porse la mano. Boccheggiai,esitante,ma poi afferrai la sua mano e mi rialzai. Fece incrociare le nostre dita,come l'altra sera. Ripercorremmo la spiaggia e vidi Andrea togliersi maglia e pantaloni,rimanendo in boxer. Divenni subito rossa,non sapendo se guardare o meno. - Puoi anche non spogliarti,anche se te lo sconsiglio- disse,indicando il cielo nuvoloso. Rimasi a pensare per un po' e poi mandai al diavolo tutto. Mi tolsi i pantaloni rimanendo con gli slip e la canottiera,che non tolsi. Ci avvicinammo alla riva,portando i piedi in acqua. - Andiamo,piano- mi incitò. Arrivammo a coprirci fino alle ginocchia quando mi tirai indietro. - Non ce la faccio,ho troppa paura- dissi riprendendo a piangere. Lui si riavvicinò a me. - Chiudi gli occhi- mi ordinò. Feci come mi disse. - Le vedi quelle immagini? Bene,eliminale. Ora siamo qui,io e te,due migliori amici e vogliamo farci un bel bagno. Non ti lascerò la mano nemmeno un secondo,non andrai giù,non cadrai,te lo prometto- sussurrò al mio orecchio. Quelle parole non mi sembrarono riferite solo a quel caso. Lui non mi avrebbe fatta cadere,non mi avrebbe lasciata,lui ci sarebbe stato. Quelle parole mi riempirono il cuore. Riaprii gli occhi e guardai il mare davanti a me. Strinsi di più la mano di Andrea e insieme arrivammo a coprirci tutto il corpo. - Visto? È facile!- esclamò lui mentre sorridevo. All'improvviso sentii mancarmi sotto i piedi e mi aggrappai al suo corpo. Aveva una bella muscolatura,non troppa ma decisa. - È tutto ok,è tutto ok- mi ripeté più volte. Io intanto appoggiai le mie labbra sulla sua spalla. Non sapevo definire quel mix di emozioni. Avevo paura per il mio passato,ero felice per la paura superata,protetta perché avevo Andrea accanto e imbarazzata perché mi trovavo mezza nuda e abbrancata al suo corpo. Andrea mi strinse forte. - Ce l'ho fatta Andrea- sussurrai. Lui sorrise e mi guardò,baciandomi la guancia. - Qualsiasi cosa,promettimi che mi dirai tutto. Insieme,la supereremo. Ok bimba?- mi chiese prendendo il mio mento tra le dita. - Va bene- ridemmo. Ad un tratto mi sentii felice. Qualsiasi cosa,con il mio migliore amico accanto sarebbe andata liscia come l'olio. Lui aveva qualcosa. Non so spiegarlo,non so nemmeno cos'era ciò che lo rendeva così speciale. Ma lui aveva qualcosa. Qualcosa che gli altri non avevano.
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A Little Warrior
RomanceSi ama davvero una sola volta nella vita,Juliàn,anche se non ce ne rendiamo conto. -L'ombra del vento