Capitolo 7

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Dissi a Nicole che dovevo fare una cosa e la lasciai da sola con Matteo. Non avrei mai fatto una cosa del genere,tra tutte e tre io ero la più protettiva. Guai a chi toccava le mie migliori amiche. Ma mi stavo annoiando molto quindi non ci pensai due volte su. Mi avviai verso l’entrata del parco e aspettai circa cinque minuti. Poi,vidi arrivare Andrea in lontananza. Quando mi raggiunse era sorridente. – Ciao dama incomprensibilmente incompresa- disse scombinandomi tutti i capelli. Avrei morso la mano di qualsiasi persona solo per quell’odioso gesto ma con lui mi limitai a sorridere e ad aggiustarmi i capelli. – Già,questa devi proprio spiegarmela- gli dissi ridendo. – Camminiamo- mi rispose. Iniziammo a passeggiare lentamente per il parco. Gli uccelli cinguettavano e c’era un fresco venticello che mi scombinava i capelli. Il silenzio che c’era era imbarazzante ma Andrea sembrava tranquillo e si era perso a guardare le chiome degli alberi. – Si,ci terrei tanto a sapere- dissi salendo un muretto basso e mantenendomi in equilibrio. Scesi con un saltello mentre lo vidi sedersi su una panchina. Sembrava calmo,rilassato. Mi sedetti accanto a lui. – Perché non me lo spieghi tu?- mi chiese. Diventai tutta rossa. Cosa voleva sapere? – Non capisco. Tu hai inventato questo ‘incomprensibilmente incompresa’- dissi facendo i segni delle virgolette con le mani. – Si,vuol dire che non sei comprensibile- mi rispose. – A questo ci ero arrivata- mi feci scappare un finto sorriso. – So che per confidarsi con una persona bisogna fidarsi,ma voglio davvero sapere cosa nascondi dietro a quel sorriso,dietro a quegli occhi sempre così luminosi. C’è qualcosa sotto,lo so- disse piano. Il mio cuore prese a battere. Sudavo freddo e tremavo. Non mi ero mai trovata in questa situazione,e poi,volevo davvero sfogarmi con lui? All’improvviso batté le mani sulle sue gambe,come per farmi segno di appoggiarmi. Mi sdraiai sulla panchina a pancia in su e con la testa appoggiata sulle sue gambe. Ero imbarazzatissima,ma soprattutto non sapevo da dove iniziare. – Se vuoi parlare sono qui. Puoi iniziare quando vuoi. Se non vuoi,ci sono lo stesso- disse tranquillo sorridendo,e di nuovo quelle fossette tenere gli si formarono sul viso. Fu a quel punto che per la prima volta dopo un mese guardai Andrea con occhi diversi. L’avevo sempre guardato con quelle sue fossette,la sua simpatia,il suo essere buono. Quella volta però provai a guardarlo in un altro modo e mi accorsi che era bello. Bello da far invidia al mondo. Aveva dei capelli senza un senso castani,tutti scombinati,degli occhi azzurri quasi blu,le labbra sottili,una leggera barba che gli contornava il viso e un sorriso perfetto. Era uno di quei ragazzi come Lorenzo. Dove le ragazze come me guardano e sognano. A quel punto mi sentii ancora più imbarazzata. Ma poi mi ricordai che oltre ad essere bello era sempre il solito Andrea. Quello stupido,quello che aveva sempre la battuta pronta e quello che mi aveva appena chiesto di confidarmi con lui. I suoi occhi erano incuriositi,mentre io osservavo i suoi dal basso,ed erano ancora più blu. – Bene,partiamo dal presupposto che io sono strana- affermai,decisa. – Concordo pienamente- disse scherzando e sorridendo. Sospirai e continuai. - Io sono strana,ci vuole tempo sia per conoscermi sia per capirmi, e solitamente le persone non hanno tempo. Sono strana , lo sono da sempre, amo il silenzio e i libri , non sono come tutti gli altri, nonostante abbia provato a esserlo per non sentirmi così ''diversa'', ma non fa per me essere come loro, sono indipendente e voglio fare da me. Sono sempre alla ricerca, alla ricerca di quella parte di me che devo ancora scoprire e appena ne trovo un pezzo eccomi pronta a cercarne un altro. Sono consapevole del fatto di non essere facile, di essere complicata e di non voler l'aiuto di nessuno. Accettare i miei silenzi,le mie lune storte,i mie problemi,starmi al passo e mettermi in ordine tutto il macello che mi frulla in testa non è da tutti. Io non sono una persona che puoi conoscere o comprendere in dieci minuti, non bastano anni per conoscermi davvero perché ogni giorno sono diversa, cambio in continuazione scoprendo sempre qualcosa su di me,e oggi ormai le persone non hanno più tempo. Sono così concentrate a riempire la loro vita da non accorgersi di quanto la svuotino, le persone non hanno voglia di impegnarsi a capire qualcosa , quando la cosa si fa troppo lunga e difficile mollano, si stufano e lasciano perdere, preferiscono di gran lunga le cose semplici e veloci, non hanno voglia di faticare e si accontentano di ciò che trovano. Cosi ci sono io. Io sono un enigma troppo complicato da poter essere risolto velocemente. Stare con me è una grossa responsabilità. E si sa,le grosse responsabilità non piacciono a nessuno- spiegai piano,cercando di farmi capire,con un nodo in gola e gli occhi lucidi. Mi ripetevo “non davanti a lui,non ora”. Il cuore mi batteva forte. Avevo paura di una sua possibile reazione. Sarebbe scoppiato a ridere? Avrebbe annuito e poi il giorno dopo a scuola avrebbe fatto finta di non conoscermi? Ero terrorizzata. – E per questo non hai autostima e quindi hai paura di non piacere a Lorenzo. Ma sei innamorata pazza e vorresti tanto che lui ti capisse,che provasse a scoprirti,a “prendersi la responsabilità” come hai detto tu- aggiunse,serio. Rimasi scioccata. Davvero gli interessava come stavo? Mi alzai e mi posizionai di fronte a lui con le gambe incrociate. – Perché ti interessa così tanto come sto?- gli chiesi. – Te l’ho detto,mi piace scoprire le persone e sto facendo lo stesso con te,tutto qui- rispose piano. Abbassai lo sguardo. – Comunque hai azzeccato su tutto- dissi con un filo di voce. Lo sentii sorridere e immaginai le sue fossette. – Dovresti smetterla di sentirti così- continuò. – Oh,ma questo non è nulla. Ci sono state molte volte che avrei voluto morire,volte in cui mi consideravo un errore,uno sbaglio. E tuttora succede. Vedi? Ora sai tutto- finii la mia spiegazione. – Ne sono contento. Almeno ora so come prenderti- disse ridendo. – Credevo che già lo avessi capito- dissi con un sorrisetto sulle labbra. – Sono stato molto fortunato. Sono sulla lista dei buoni almeno?-.- Assolutamente si-. Ridemmo insieme. Era strano. Mi aveva capito alla perfezione però non aveva dato peso alle mie parole. Non come se non gli fosse importato,ma come se volesse distrarmi da quei pensieri sbagliati. – Ho voglia di gelato- disse all’improvviso. – Mi copi pure, adesso?- gli chiesi ridendo. Annuii. – Andiamo-. Ci incamminammo verso il chiosco del parco e prendemmo entrambi un cornetto Algida. Iniziammo a mangiarlo mentre ci spingevamo e continuavamo a prenderci in giro. – Ma poi mi spieghi perché dovevo salvarti?- mi chiese ridendo. – Ero al parco con le ragazze ma abbiamo incontrato Antonio,un ragazzo che ci aiutò quando ci perdemmo andando al centro commerciale,che è andato con Jessica a farsi un giro. Intanto Matteo,l’amico di Antonio,si è messo a parlare con Nicole e mi hanno escluso dalla conversazione. Allora mi annoiavo e...-.- Oh ma quanto parli!- esclamò all’improvviso. Mi bloccai. – Rimangia subito quello che hai detto!- dissi correndogli dietro. – No! Parli troppo!- rispose correndo via. Dopo un po’ mi fermai. – Ringrazia che parlo,di solito non è così- dissi affannata. – Sono io che sono un tipo da “parlare”- disse riprendendo fiato. – Tu un idiota lo sei sicuro- risi. – Vedremo se sono un idiota o no alla prossima interrogazione- disse riprendendo a camminare. Mi fermai. – No,no ti supplico no! Rimangio tutto ma no!- lo implorai.

Verso le sette chiamai le ragazze e le aspettai all’entrata con Andrea per salutarle. Una volta arrivate Antonio,Matteo e le ragazze finalmente conobbero Andrea. Antonio e Matteo andarono via mentre noi quattro camminavamo verso casa. – Matteo è fantastico. È proprio un bravo ragazzo! Pensate che suona la chitarra!- disse emozionata Nicole. – Antonio è meraviglioso! Sono entrata in macchina con lui e abbiamo fatto qualche giro. Abbiamo parlato molto e abbiamo molte cose in comune. Credo già che mi piaccia- continuò Jessica. – Andrea è una banana- affermai io. Le ragazze risero. – Interrogazione- sussurrò Andrea. – Perdono!- implorai. Arrivati all’incrocio Nicole e Jessica mi abbracciarono forte. – Ci vediamo domani stronza- dissero ridendo e poi salutarono Andrea.  Io e lui continuammo a camminare insieme e si offrì di accompagnarmi a casa,ricordando il mio ultimo incidente. Mi vennero i brividi. Ormai il buio era sceso così anche il freddo,e solo i lampioni illuminavano la strada. Arrivammo fuori casa mia. – Allora a domani dama incomprensibilmente incompresa- mi salutò con la mano. – Non credi sia troppo lungo?- gli domandai. – Nha- rispose. Sorrisi e anche lui. Mi avvicinai alla porta e bussai. Lui intanto andò via. – Grace- sentì chiamarmi. – Si?- mi voltai. Storse le labbra e inclinò il capo a destra. Sembrava un panda. – Non sei così male come pensi- mi disse e poi si girò. Intanto Giusi già mi aveva aperto la porta ed era rientrata. Vidi la sua sagoma scomparire pian piano. – Grazie Andrea- sussurrai. 

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