Capitolo 26

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La festa stava procedendo bene e avevo deciso di non pensare più Lorenzo,non per quelle ultime due ore. Erano già l'una di notte e quello che mi aveva fatto circa due ore prima non aveva prezzo. Andrea mi aveva detto che non era lui,che avevo preso una svista,ma ero ancora arrabbiata e non lo volevo tra i piedi per un po'. Stavo ballando da circa mezz'ora e sentivo l'alcool salire alla testa,infatti ridevo come la stupida. I miei amici riuscirono a farmi divertire anche se sapevo che Lorenzo mi osservava di sottecchi,da lontano. La musica era fortissima e pompava il sangue nelle vene. Era da molto che non mi divertivo così. – Ehi,bellissima- una voce maschile mi chiamò. Siccome non sentivo nulla mi voltai soltanto al suo tocco. Era un ragazzo forse di venti anni e infatti non capii che ci facesse ad una festa del liceo. Ero troppo brilla per capire chi fosse e quindi gli scoppiai a ridere in faccia. Mi attirò a se prendendomi per i fianchi e io circondai le braccia attorno al suo corpo. Iniziò a ballare accanto a me,con movimenti che facevano toccare i nostri bacini. Cercò di avvicinarsi alle mie labbra ed io chiusi gli occhi quando sentii tirarmi da dietro. – No,no,no. Scusa ma lei è con me. Andiamo Grace,su- disse la voce di Andrea tirandomi. Mentre Andrea mi portava via da lì un'altra mano mi bloccò. – Grace,ti prego. Non sei arrabbiata con me,vero?- gli occhi imploranti di Lorenzo mi portarono una fitta allo stomaco. – Non stasera Lorenzo. Ne riparliamo- gli dissi andando via con Andrea. Vidi che Andrea disse qualcosa a Jessica e dopo aver riso di nuovo come l'idiota uscimmo fuori. L'aria fredda mi pizzicò le guance e senti un brivido percorrermi il corpo. – Sei tutta sudata,metti il mio giubbino- disse Andrea facendomelo infilare. Lo accontentai e prendemmo a camminare. – Ti rendi conto di quello che stavi per fare?- mi chiese. – Tranquillo Andrè. Sono brilla,ma ragiono ancora- gli risposi ridendo. – Ciò vuol dire che volevi baciare quello-.- No. Boh,non lo so. Andiamo via da qui?- gli chiesi fermandomi. Lui annuì e mi appoggiò la mano sulla schiena per esortarmi a camminare. Guardai il cellulare e notai che erano già le due e mezza di notte. – Oddio è così tardi!- mi portai una mano alla fronte. – Si- sospirò lui. Intanto la musica si era affievolita man mano che ci allontanavamo. – E gli altri?- domandai. – Tra poco arrivano con la macchina- mi disse. – Uffa! Ma io sono stanca!- mi appoggiai alla sua spalla. Lui rise e in un attimo fui sulle sue spalle. – Va bene,bimba?-.- Certo,mio cavaliere-. Ridemmo entrambi e in poco tempo eravamo a casa di Jessica. – Jess ti ha dato le chiavi?- chiesi,stupita. – Si,i suoi non ci sono quindi per aprire aveva solo il suo mazzo di chiavi- mi rispose. Annuii e scesi dalle sue spalle. Andrea aprì e,una volta entrati,il calore mi pervase dandomi una sensazione piacevole. Indietreggiai di qualche passo. – Vado a cambiarmi,si- dissi ridendo. Arrivai in camera di Jessica dove trovai già sistemate le lenzuola e i cuscini. Aprii un cassetto a caso e presi un pantaloncino e una felpa. Per prima cosa mi struccai e poi sciacquai il viso con acqua fredda per riprendermi,infatti l'effetto che mi aveva fatto l'alcool dopo due minuti sparì. Mi cambiai e indossai quello che avevo preso per poi uscire a piedi nudi dal bagno. Lasciai i miei panni in camera e ritornai nel salone. Appena arrivai erano tutti lì. – Serata magnifica!- esclamò Jessica. – Si però ora sono stanca morta,andiamo a letto- disse con gli occhi socchiusi Nicole. – A nanna su!- ci ordinò Matteo,mentre accarezzava la spalla di Nicole e la baciava. Tutti salirono sopra e io sorridendo restituì il giubbino ad Andrea. – Ancora non ti passa?- mi chiese avviandosi verso la camera. – Sto bene!- gli diedi un pugno sul braccio. In poco tempo tutti si erano rifugiati sotto le coperte. Nicole e Matteo sul divanetto,Jessica e Antonio su un piccolo letto,io nel letto di Jessica e Andrea a terra,ai miei piedi. Non gli chiesi se volesse dormire accanto a me,la cosa mi imbarazzava molto. Ci demmo la buonanotte e verso le tre e qualcosa le luci erano tutte spente. Io ero nel letto e guardavo il soffitto ripensando alle scene di quella sera. Perché Lorenzo aveva fatto una cosa del genere,ammettendo che l'abbia fatta? All'improvviso un senso di angoscia mi pervase e fui tentata dal chiamare Andrea per parlare,ma rimasi immobilizzata dalla paura. Mi vennero in mente i primi giorni quando Andrea e le ragazze non si fidavano. Se era tutta una balla? Se mi stava prendendo in giro? Poi,il buon senso ritornò. Non poteva essere vero. Perché mai avrebbe detto quelle cose,poi? Non aveva senso. Quella paura intanto si calmò un po' e chiusi gli occhi. Li riaprii di scatto quando quell'immagine si ripresentò. Mi alzai e scesi dal letto,cercando di non ammazzare Andrea. Presi il cellulare e mi feci luce fino al giubbino di Antonio. Stavo per fare una cosa che molto probabilmente non dovevo fare. Ma chi se ne frega! Scavai nelle tasche fino a quando il pacchetto di Marlboro non fu tra le mie mani. Sfilai una sigaretta e riposai il pacchetto,ricordandomi di prendere l'accendino. Mi avvicinai sempre a punta di piedi alla finestra e la aprii il più silenziosamente possibile. Mi voltai per vedere se avessi svegliato qualcuno,ma fortunatamente dormivano tutti. Premetti il dito sull'accendino e la fiamma rossa comparve davanti ai miei occhi. Avvicinai la sigaretta alle labbra e poi all'accendino. Quest'ultima si accese e feci un tiro. Ricacciai il fumo che mi bruciò gli occhi,facendomi lacrimare. Perché piangevo? Per Lorenzo,per me? Feci un altro tiro e espirai il fumo che,uscendo dalla mia bocca,creò un piccolo vortice. – Cosa fai?- sussultai quando la voce di Andrea fu a pochi centimetri da me. – Che cavolo di paura!- mi portai le mani al petto. Mi fece cenno di abbassare la voce,indicandomi gli altri che dormivano. Mi asciugai le lacrime e appoggiai i gomiti alla finestra,riprendendo a fumare. – Non dovresti farlo- commentò guardando fuori. Era tutto buio e tutti dormivano ormai. – Che mi importa- sussurrai. – Che hai?- mi chiese a bassa voce. – Sono triste,nervosa,impaurita. E se Lorenzo mi stesse prendendo in giro?- parlai piano. – Non lo pensare-. – Non eri quello che non si fidava,tu?- chiesi dubbiosa. – Si,ma non dovresti pensarlo. È il tuo ragazzo- spiegò. Un'altra nuvoletta di fumo uscì dalle mie labbra. Andrea mi sfilò di mano la sigaretta e la mise tra le sue,facendo un lungo tiro e poi espirando. Io lo guardavo,incuriosita. – Mi annoio- fece spallucce,capendo già la mia domanda. – Comunque non lo devi fare- disse spegnendo la sigaretta sul davanzale della finestra. – Perché non potrei fumarmi una semplice sigaretta?- chiesi,incrociando le braccia al petto. Lui sorrise e nonostante il buio riuscii a vedere le sue bellissime fossette. – Perché sei piccola- disse subito. – Scusa del cavolo. Ci sono ragazze alla mia età che sono incinte e io non posso fumarmi una sigaretta! E poi sono più piccola di te solo di due anni!- sbuffai. Lui mi guardò di sottecchi. – Sei piccola e non sei quelle ragazze tu. Non voglio che fumi,ok? Se sei nervosa vieni fino a casa mia e mi prendi a pugni- sogghignò. Misi il broncio. – Non c'è soddisfazione. Tu non ti fai nulla- brontolai a bassa voce. – Farò finta- rise. Riappoggiamo entrambi i gomiti sul davanzale e guardammo fuori. Il venticello fresco delle quattro di notte era piacevole. Mi voltai verso Andrea e sorrisi. - Mi piaci- confessai. Lui restò di sasso e si girò verso di me con sguardo interrogativo. Risi perché sapevo che avrebbe capito male. – Mi piace la tua persona. Hai l'aria di essere una persona proprio bella dentro. Sorridi tanto,soprattutto per le piccole cose. Porti sempre il tuo contagioso buonumore e mi fai sentire come quando ero piccola. Una di quelle persone che possono riportare il sole anche dopo la tempesta peggiore- dissi lentamente,soffermandomi su alcune parole. – E tu secondo te non sei tutto ciò?- mi chiese appoggiando le mani sui miei fianchi. – Io sono un errore- abbassai il capo. – Non sei un errore. Fossero così belli gli errori- mi alzò il mento con la punta delle dita. I suoi occhi chiari sembravano neri nella penombra. Mi guardava in un modo strano,che quasi non capivo. Non avevo mai visto quello sguardo. Chiuse la finestra e mi prese per un braccio. – Niente più fumo,d'accordo?- mi sussurrò facendomi mettere a letto. Annuii più di una volta. Sorrise e fece per stendersi a terra ma io lo tirai per un braccio. Capì subito e si stese accanto a me. Io mi appoggiai al suo petto e chiusi gli occhi. – Il miglior amico di sempre- sussurrai. – Dormi,bimba- mi accarezzò il viso.


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