Capitolo 34

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Quando mi risvegliai dal sonnellino pomeridiano erano ancora le sei del pomeriggio. Mi alzai dal letto e scesi giù per andare a mangiare qualcosa. Finalmente era Sabato e potevo rilassarmi senza fare assolutamente nulla. Quella sera sarei andata a Gaeta con Andrea e finalmente mi sarei goduta il mio regalo di Natale. Non potevo nascondere che ero un po' emozionata e allo stesso tempo imbarazzata,ma Andrea era il mio migliore amico e quindi sarebbe stata una serata fantastica. Il giorno dopo sarebbe stato il mio compleanno e avrei aspettato la mezzanotte con lui sotto le stelle,in riva al mare. Penso sia un bel modo di diventare diciassettenne. Poi,appena saremo tornati avrei passato il compleanno con la mia comitiva e sarebbe stato senz'altro un giorno da ricordare. Presi uno yogurt dal frigo e mi sedetti sul divano. Iniziai a gustarlo e accesi la tv. Misi su MTV e iniziò la canzone 'Love me like you do'. Iniziai a canticchiarla e gettai il cucchiaino nel lavandino. Spostai il divano e iniziai a ballare. I sette anni di danza erano ancora impressi nel mio corpo e nella mia mente,quindi me la cavavo. Pensavo a Lorenzo e gettavo via tutto il dolore,la rabbia,le lacrime che non riuscivano più a scendere ormai. Per un attimo riuscii a sentirmi viva,come se qualcuno mi avesse attaccato un paio d'ali alle spalle e io avessi iniziato a volare. La canzone finii ed io mi gettai sul divano,affannata. Il cellulare vibrò e lo afferrai. Era un messaggio di Andrea che mi diceva di muovermi in anticipo se avevo intenzione di rimanere davanti allo specchio per un'ora. Sorrisi e spensi la tv. Salii di sopra e aprii l'armadio. Cosa avrei dovuto mettere? Era una cena in riva al mare però c'era da dire che eravamo comunque due amici. Afferrai delle cose e me ne andai in bagno. Preparai tutto e mi gettai sotto il getto caldo della doccia. Alzai il viso e lasciai che l'acqua mi scorresse sul volto. Ero stanca di tutto. Stanca di quella situazione,stanca di me che non facevo altro che pensarlo,stanca di lui che non se ne fregava nulla. Dovevo muovermi e cambiare tutto,dovevo mettere un punto e non continue virgole come avevo fatto fin ora. Mi insaponai e poi mi rilassai di nuovo sotto l'acqua. Uscii e mi asciugai,indossai un jeans grigio stracciato,le converse rosse,una camicia a quadri rossa e il giubbino di pelle nero sopra. Mi truccai e mi lisciai i capelli. Fatte le otto ero pronta. Mi guardai allo specchio e notai che non ero proprio così male. Scesi giù e proprio nel momento il cui uscii di casa,la macchina di Andrea si fermò. Sorrisi e lo raggiunsi,entrando in macchina. – Buonasera- gli baciai una guancia e non appena gli fui vicino il suo profumo mi inebriò le narici. – Quante volte ti ho detto che non devi mettere il 1Million? Potresti essere stuprato da qualche ragazza- risi e mi scostai da lui. Rise e le sue fossette meravigliose si formarono. – Ed io quante volte ti ho detto di smetterla di essere così bella?- mi guardò. Era bellissimo. Aveva un semplice jeans nero e una camicia bianca sopra che metteva in risalto i suoi occhi e le sue labbra che chiunque avrebbe voluto mangiare. Mi soffermai proprio su quelle qualche secondo e solo dopo mi ricordai che dovevo rispondergli. Scossi la testa e mi appoggiai al sediolino. – Io non sono bella Andrea!- risi ironica. Restò in silenzio per un po'. – Amo il fatto che non credi di essere bella,così mi offri una scusa per dirtelo sempre- mise in moto e partì. Sorrisi e accesi la radio. – Mi dispiace per il tuo pancino ma ci metteremo circa un'ora e mezza per arrivare-. Alzai le spalle. – Credo di poter sopportare tutto questo- sospirai. Il viaggio non fu pesante e ci scambiammo qualche parola. Per il resto gli pregai di dare tutta la sua attenzione alla guida,tanto avremo avuto ore per parlare. Quando arrivammo,scese e venne ad aprirmi la portiera. – Andrea,ma che fai?- risi. – Beh,è una cena elegante,quindi devo essere un gentiluomo- rise e chiuse la portiera alle mie spalle. – Tranquillo,io sono tutto fuorché elegante- sospirai. Inspirai profondamente e lasciai che l'aria di mare si impossessasse dei miei polmoni. Mise una mano dietro la mia schiena e mi esortò a camminare. Arrivammo al ristorante ed entrammo. Era bellissimo. Era tutto illuminato e la moquette era elegantissima. Il cameriere ci scortò al nostro tavolo. C'erano tantissime persone e molte signore mi guardarono dalla testa ai piedi forse a causa del mio abbigliamento poco adatto. Mi sedetti prima che Andrea potesse accompagnarmi con la sedia fin sotto al tavolo. – Imbarazzata?- si sedette anche lui. – Se vuoi andiamo via e mangiamo un panino al primo pub che troviamo-. Scossi la testa. – No,questo è il nostro regalo di Natale- sorrisi. Presi il menù e il cameriere subito venne da noi. Ordinammo entrambi del pesce e aspettammo che arrivasse. Appena il cibo richiesto arrivò iniziammo a mangiare,entrambi presi da una fame assurda. Intanto il rumore delle onde accompagnava la nostra cena. Quando finimmo decidemmo di non trattenerci,così,siccome i ragazzi avevano già pagato tutto,uscimmo dal ristorante. Mi prese per mano e stranamente il mio cuore iniziò a battere. Lo guardai e lui era tranquillo,tanto che una fossetta gli si era formata. Ci dirigemmo sulla spiaggia e una volta lì ci sedemmo poco distanti dal mare. Si sedette,aveva le gambe semichiuse,mi sedetti su di lui,appoggiai la mia schiena al suo cuore e presi le sue braccia,chiudendole attorno a me. Ecco,non c'era niente e c'era tutto. Mi strinse forte a se. Chiusi gli occhi e sospirai. – Si sta benissimo qui..il venticello...il rumore delle onde...il tuo profumo 'uccidi-ragazze'- risi. Mi accarezzò i capelli e rise insieme a me. – Come va il piano 'dimenticare Lorenzo'?- mi chiese. – Abbastanza bene,sono determinata- dissi seria. – Bene! Così ti fidanzerai,amerai,ti sposerai,avrai dei bambini e vivrai per sempre felice e contenta!- rise. – Io non amerò più Andrea,basta. Ho deciso- mi voltai per guardarlo. – Ma cosa dici Grace? Sei solo una ragazza,hai tutta la vita davanti! Hai tempo per amare e fidati,amerai ancora. Tante e tantissime volte- mi guardò fisso negli occhi. Amavo quando faceva così,quando cercava in tutti i modi di insegnarmi qualcosa. – Io,io ho paura- abbassai lo sguardo sulla sabbia fredda. – Tu non hai paura d'amare,tu hai paura di non essere amata e sbagli- sospirò. Non riuscii ad alzare lo sguardo. Mi baciò la testa e poi mi strinse tra le sue braccia. Rimanemmo così per un po' di tempo. Si scostò leggermente e prese il cellulare. – Manca una mezz'ora a mezzanotte. Vieni con me- si alzò e mi tese la mano. Mi alzai anche io e l'afferrai. – Perché?- sorrisi. – C'è una piccola sorpresa per te- sorrise e mi trascinò con se. Iniziammo a camminare sulla spiaggia ed io ero sempre più curiosa di ciò che mi avrebbe fatto vedere. Arrivammo a un certo punto e si fermò. Rimasi a bocca aperta. – Non fa parte del regalo,questa è una mia idea. Diciamo che è il mio regalo- sentivo il suo sguardo addosso. Mi voltai e lo guardai. I suoi occhi erano dolci,pieni d'amore. Una bellissima barca a vela era proprio davanti ai miei occhi. Si tolse le scarpe e si bagnò leggermente prima di salire sulla barca. L'avvicinò di più e mi tese le mani. Le afferrai e le strinsi. Tentai in tutti i modi di salire,spingendomi,ma purtroppo sono un'imbranata e fece tutto Andrea. Mi afferrò ma una volta sulla barca perdemmo l'equilibrio ed io caddi su di lui. Ridemmo e poi ci guardammo negli occhi,a un centimetro dalle sue labbra. Sentii il cuore volare e mi scostai,alzandomi. – Da quando hai una braca?- risi. – Beh,mio nonno Andrea era un vecchio lupo di mare. Ora ha smesso. Mi ha insegnato a portarla quando ero più piccolo- sorrise. La mise in moto e la barca iniziò a muoversi. – Dio è tutto meraviglioso- sospirai avvicinandomi alla prua. All'improvviso sussultai e mi voltai. – Dio che paura!- risi e mi voltai di nuovo. Rise e mi circondò la vita con le braccia. Mise le mani sulla mia pancia ed io sulle sue,intrecciandole. Iniziò a baciarmi il collo e dei brividi mi percossero la schiena. Sentii qualcosa dentro di me,nella gabbia toracica,quasi un richiamo. D'un tratto un rumore fastidioso ci fece sobbalzare. Andrea andò a controllare e ritornò impietrito. – Il motore è rotto- mi annunciò. – Cosa? E ora?- sbiancai. – Ora passiamo la notte qui e domani chiamiamo i soccorsi- entrò nella stiva e prese delle coperte. Me ne diede una ed io mi coprii. Si coprii anche lui e si sedette. Fece cenno di avvicinarmi e mi misi tra le sue gambe,come in spiaggia. Chiusi gli occhi e sorrisi. – Nel frattempo...Buon compleanno signorina Grace- sussurrò al mio orecchio. – Ti voglio bene Andrea- sorrisi. – Anche io- mi baciò la testa. Di nuovo quel richiamo ritornò. Non so che sentimento fosse,amicizia o amore. No lo so,davvero. So solo che ce n'era tanto e a me piaceva da impazzire.



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