Erano ormai passate due settimane dal mio compleanno. Finalmente Aprile era arrivato e con lui un po' di sole primaverile. Ma,purtroppo,aveva portato con se anche la solita routine. Quel mattino mi svegliai presto,presa da una certa agitazione. Non sapevo cosa mi provocava tutte quelle morse allo stomaco ma non riuscivo più a chiudere occhio. Così mi alzai e ne approfittai per stare più tempo sotto la doccia. L'acqua mi rilassava i muscoli e lo scrosciare dell'acqua fece fermare i miei pensieri per un po'. Quando finalmente uscii,era ancora presto,quindi mi asciugai con calma e lisciai i capelli. Indossai un jeans,le mie amate converse rosse e la maglia dell'Hard Rock,con una felpa sopra. Ritornai in camera per afferrare le cuffie e la borsa e poi scendere giù. Non mangiai nulla,non avevo affatto fame. Misi gli auricolari nelle orecchie e feci partire "Se il mondo si fermasse",canticchiando mentalmente. Iniziai a camminare lentamente verso la fermata dell'autobus con le mani in tasca. Una volta arrivata la canzone era finita. Mi sedetti su una panchina lì vicino e sospirai per poi chiudere gli occhi. Perché mi sentivo così? All'improvviso dopo tantissimo tempo il pensiero di Lorenzo mi tornò in mente. Mi tornarono in mente quei momenti in cui stavo bene,in cui ero felice sul serio. Sentii qualcosa sfiorarmi i capelli e sobbalzai. Andrea era accanto a me e mi sorrideva. – Che ti salta in mente?- dissi anche se sentivo poco la mia voce a causa degli auricolari. Nel frattempo era partita "Difendimi per sempre". Andrea prese un auricolare e lo mise nel suo orecchio per poi guardare fisso davanti a se. Volevo davvero sapere a cosa stesse pensando mentre sentiva quella canzone. L'autobus arrivò e ci affrettammo a salire. Ci sedemmo ai nostri soliti posti mentre le meravigliose parole di quella canzone riempivano la mia testa. – Come mai oggi con l'autobus?- gli chiesi appena la canzone finì. Fece spallucce. – Non mi andava di venire con l'auto- disse e mi passò l'auricolare. Lo afferrai e poi li riposi nella tasca laterale della borsa. Iniziai a fissarlo e studiarlo. Da quando passammo quella sera a Gaeta non riesco a togliermi dalla testa le sue braccia intorno al mio corpo,le sue labbra calde e umide sul mio collo,il suo profumo,le sue parole sussurrate all'orecchio. Lo so,lo so. Questa cosa non va affatto bene. Sto guardando il mio migliore amico in modo diverso,o meglio dire in tutt'altro modo. Ciò vuol dire che Andrea..m-mi piace? Parlavo nella mia mente e quando pensai quella cosa mi immobilizzai. – Tutto ok bimba?- fece uno di quei sorrisi mozzafiato. Annuii più di una volta tornando alla realtà. L'autobus si fermò ed io scesi in fretta. Mi voltai verso di lui. – Ci vediamo dopo ok?- tentai di sorridere ed essere convincente. – Va bene- sorrise e si avviò verso un gruppo di amici. Io intanto mi avviai verso i giardinetti e,come al solito,mi sedetti all'ultima panchina. Iniziai a fissare il vuoto. Cosa diamine mi prendeva? Non mi fidavo più di me stessa quando ero vicino a lui. Sospirai e portai le mani tra i capelli. La campanella mi distolse dai miei pensieri e mi avvisò che era l'ora di cominciare cinque ore di tortura. Quando entrai in classe forse avevo il viso più sconvolto del solito perché la prof mi chiese se stessi bene. Anche le ragazze lo notarono ma io risposi,mentendo,che non mi sentivo molto bene. Le ore passarono in fretta e finalmente arrivò la ricreazione e potevamo scendere giù,all'aperto. Scesi nei giardinetti con le ragazze e da lontano vidi Andrea parlare con Irene. Sorrideva e gesticolava. E ora quella che voleva? Qualcosa stava nascendo in me e avevo una gran voglia di staccarle la testa. Era per caso..gelosia? No,no,no. Troppe cose in una giornata,stavo uscendo pazza. Mi avvicinai a lui una volta che lei fu andata via. – Ma che ti prende? Ora parli con quella?- lo guardai infuriata. – Calmati Grace. Non stavo facendo nulla di male,mi ha solo chiesto di uscire- mi guardò. – Di uscire? E tu hai accettato? – stavo alzando la voce e tutti si stavano voltando. – Smettila di urlare. Le ho detto che non lo so...ma che hai?- mi guardò e alzò un sopracciglio. Incrociai le braccia al petto e sospirai,calmandomi. – Nulla. Solo che si vede che ha una cotta per te- serrai la mascella,dovendolo ammettere anche a me stessa. Rise di gusto. – Oh ma andiamo! Non penso starei con una come lei!- mi circondò le spalle con un braccio sorridendo. – Oggi vieni da me,mi annoio da solo- mi schioccò un bacio sulla guancia e andò via. Quando rientrai in classe mi aspettavano ancora due ore e molto probabilmente sarei morta prima della fine della quinta ora. Guardavo le spalle di Irene e i miei occhi ardevano. Quando finalmente la campanella suonò tirai un sospiro di sollievo. Stavo per andarmene quando un braccio mi bloccò. Era Irene. La guardai con fare interrogativo,anche se già sapevo cosa voleva. – Grace,ehm ecco. Per prima cosa volevo chiederti scusa per questi tre anni. Ti ho dato fastidio e tu non lo meriti affatto- gesticolava,era agitata. – Volevo dirti. Siccome sei così amica di Andrea...cosa gli piace?- mi fissò negli occhi speranzosa. Bene,era arrivata la mia vendetta. La guardai per un po' di tempo. Scrollai il mio braccio ancora bloccato dal suo. – Di certo non le tipe come te- sputai e andai via soddisfatta. Dopo tutto il male che mi ha fatto non merita nulla. Raggiunsi l'autobus e mi andai a sedere al mio solito posto. Andrea venne poco dopo ed entrambi prendemmo a parlare animatamente. Gli raccontai anche quello che era successo con Irene e mi disse che ero davvero cattiva,però poi aggiunse che sotto sotto ero una grande. Quando arrivammo a casa sua il silenzio era assordante. – Non c'è nessuno,siamo soli- sorrise lasciando la borsa a terra. Lo imitai e mi sedetti a tavola mentre lo osservavo preparare due panini. Quando finii li mangiammo in silenzio e giurai che quel silenzio era davvero opprimente. Dopo un po' andammo in camera sua e ci sdraiammo entrambi sul letto. – Come stai Grace?- mi chiese dopo un'eternità. Deglutii. Come potevo mentire? – Non bene- sospirai. – Che hai?- si voltò verso di me,il suo viso a pochi centimetri dal mio. – Mi sento strana,mi sento vuota e poi improvvisamente piena,poi ho paura e poi sto bene. Non lo so- sospirai e guardai il soffitto. Speravo non capisse nulla. – Parlami- mi accarezzò il viso ed io andai in fiamme dentro. Mi alzai di scatto da lì,dovevo respirare. Lui mi imitò e si mise di fronte a me. Dovevo inventare una balla,e anche il più fretta possibile. – A volte penso a Lorenzo e mi mancano quei momenti,mi manca lui- guardai in basso. Si avvicinò a me e prese il mio viso tra le mani. – Grace tu meriti di meglio- mi obbligò a guardarlo negli occhi. – Non merito nulla- sussurrai. – Non è vero. Tu meriti qualcuno che ti voglia sul serio. Tu meriti qualcuno che ti dica: "Non riesco ad immaginare un mondo senza di te." Qualcuno che ti stringa forte le mani se non trovi le parole- prese le mie mani-;che ti sfiori gli angoli della bocca quando un bacio non sa bastare-li sfiorò-;che conosca a memoria le tue debolezze e non te le faccia pesare,che accarezzi la tua anima nera e nonostante tutto decida di restare,rischiare,amare. Meriti mille sorrisi e l'amore sulle labbra. Meriti le decisioni affrettate e folli che non hai tempo di pensare,le fughe al mare e qualsiasi cosa che è amore da desiderare e realizzare. Meriti qualcuno che tremi per te,che ti senta nelle vene,che abbia voglia di correre,partire,andare,che voglia starti accanto anche se fuori piove. Meriti qualcuno che voglia volerti davvero. Sempre- soffiò a un centimetro dalle mie labbra per poi appoggiare le sue sulle mie. Non so perché ma avevo le lacrime agli occhi,nessuno mai mi aveva detto quelle cose. Ricambiai il bacio e mi lasciai andare. Avevo il cuore a mille,le gambe tremavano e lo stomaco rimbalzava. Mi strinse a se mentre io misi le mani tra i suoi capelli. Schiuse le labbra e raggiunse la mia lingua per poi giocarci. Si staccò leggermente. Ma non gli diedi nemmeno il tempo di parlare che lo baciai di nuovo,stavolta con più passione. Cademmo entrambi sul letto ed io iniziai a sbottonare la sua camicia. Non so cos'avevo,sapevo solo una cosa:lo volevo. Mi bloccò. – Grace...cosa?- mi fissò interrogativo. – Shh- sussurrai e lo baciai di nuovo. Non parlò più ma mi assecondò. Continuammo a baciarci e in poco tempo fummo entrambi nudi. Per un attimo fui pervasa dalla paura e avevo una voglia matta di scappare. – Sei bellissima- sussurrò guardandomi negli occhi. E niente,la paura andò via. Lo baciai e lui mi strinse a se per poi consumare quello che avevamo tenuto dentro fin troppo a lungo.
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A Little Warrior
RomanceSi ama davvero una sola volta nella vita,Juliàn,anche se non ce ne rendiamo conto. -L'ombra del vento