-Sono sicuro al cento per cento che ci rivedremo presto,signorina Grace- disse in un perfetto spagnolo che,stranamente,capii. I miei occhi si illuminarono. Gli strinsi la mano e mi voltai per andarmene. Avevo una strana sensazione allo stomaco,già mi mancava quel posto e quella mente geniale. – Ah,signorina Grace- mi chiamò,attirando la mia attenzione. Mi voltai di scatto,sorridente. C’era ancora una speranza per potergli parlare. Mi avvicinai con cautela cercando di osservare attentamente i suoi movimenti. – Ha dimenticato il suo libro- disse porgendomelo. Di scatto afferrai il libro e lo strinsi a me,forte,quasi come se fosse stato l’istinto. Mi guardò e abbozzò un sorriso. Mi girai di nuovo per andarmene,ora l’avrei lasciato definitivamente. – Signorina Grace- di nuovo. Mi girai. – “Conserva i tuoi sogni. Non puoi sapere quando ne avrai bisogno”- disse,citando il suo meraviglioso libro. Era tutto perfetto. C’era una strana armonia in quel posto,tutto quello che volevo. All’improvviso un fastidioso rumore si fece largo tra i meravigliosi alberi di quella piccola foresta. Lo sentivo,sempre più forte. Poi,mi ricordai che quel suono serviva a qualcosa. Era una specie di avvertimento,un richiamo. Spalancai gli occhi.
Non sapete con quale orrore aprii gli occhi quel mattino. Ci misi un po’ per capire che quello intorno a me non era la bellissima e piccola foresta che popolava la mia mente,bensì la mia stanza. Sbuffai. Non poteva essere un altro sogno! Ok,non era il sogno di una normale adolescente che sogna il suo principe azzurro. Nel mio sogno c’era un cinquantenne con gli occhiali e leggermente pelato. Però era il mio sogno. Staccai quella dannatissima sveglia che stava ancora suonando e mi rigettai sotto le coperte. Stetti così per cinque minuti mentre rielaboravo quel fantastico sogno,che avrei aggiunto alla collezione più tardi. Mi alzai definitivamente quando la sveglia segnava le 6:30 del mattino e mi trascinai in bagno. Aprii il getto della doccia e mi ci buttai. L’acqua calda riuscii a rilassarmi e a calmare i nervi. Una volta asciugata,mi vestii con dei semplici jeans,le mie All Star nere e una maglia larga il doppio di me sempre nera. Mi truccai leggermente e sistemai i lunghi capelli lisci sulle spalle. Scesi al piano di sotto lentamente e trovai la mamma che preparava la colazione. Le stampai un bacio sulla guancia. – Buongiorno- le dissi,cercando di nascondere la mia voce triste. Si,quello era il primo giorno di scuola. Il primo di circa 200. - Da quanto vedo sei molto felice di ritornare a scuola- disse mamma utilizzando il suo immancabile sarcasmo. Annuii soltanto e presi a mangiare con gusto il mio cornetto. Nel frattempo scesero giù anche papà e la mia sorellina Benedetta. I più grandi Ciro e Giusi,gli scansafatiche,dormivano ancora. Bella pacchia l’università. Guardai l’orologio e ingurgitai l’ultimo boccone. Anche il primo giorno,ero in ritardo per l’autobus. Corsi in fretta sopra nella mia stanza e afferrai tutto il necessario. Borsa,un quaderno,astuccio,libro e le cuffiette. Scesi di nuovo giù. – Buona giornata a tutti!- dissi sorridente. Uno dei tanti falsi sorrisi. – Buona fortuna tesoro- mi disse la mamma lasciandomi un bacio da lontano. Chiusi la porta alle mie spalle ed ecco l’autobus che si fermava. Salii in fretta. Camminai in mezzo al corridoio tra gli occhi curiosi di tutti gli altri e mi sedetti accanto al finestrino. Infilai gli auricolari e scorsi la mia playlist,anche se non c’era molto da scegliere. Feci partire subito “La differenza tra me e te” di Tiziano Ferro e appoggiai la testa al finestrino,ripercorrendo nella mente il tragitto che ormai conoscevo a memoria. Il mio piede intanto seguiva il ritmo di quella meravigliosa canzone. Finita passai a “Alla mia età” sempre di Tiziano Ferro. Chi è Tiziano Ferro? Il mio cantante preferito? No,è vita. Praticamente lo amo da quando avevo cinque anni e questo amore incondizionato non si è esaurito mai. E al diavolo a chi dice che è solo un trans. Di solito si dice che la musica è una delle poche cose a salvarci,ed è vero. Beh,io cercavo la mia musica. Cercavo quel qualcuno che avrebbe raccontato di me,mi avrebbe compreso,mi avrebbe dato consigli. Così è arrivato lui. Ogni sua canzone,ogni suo testo,ogni sua parola nasconde un significato profondo che solo pochi riescono a cogliere. Cerca sempre di spiegarci qualcosa,sulla vita e soprattutto sull’amore. È un cantante formidabile con una voce meravigliosa ed un cuore enorme. È magnifico. Ed io vivo così,grazie a lui. Con le cuffie nelle orecchie,ascoltando parole di chi mi ha capito senza bisogno di conoscermi. L’autobus si fermò ed io mi resi conto che eravamo arrivati. Un groppo in gola e mille farfalle nello stomaco,come sempre. Scesi piano sempre con le cuffie,sperando che le sue parole e la sua voce mi potessero dare compagnia e forza. Eccomi qui. Liceo linguistico. La scuola era popolata da tantissimi ragazzi che chiacchieravano e scherzavano tra loro. Iniziai ad indagare con lo sguardo,cercando qualche viso familiare. Posai in fretta le cuffiette in tasca per evitare di perdere una cosa così importante. All’improvviso sentii qualcuno piombarmi sulle spalle. Mi girai con il cuore a mille,ma poi scoppiai a ridere. Eccole qui,le mie migliori amiche,le mie coglione,la cosa che ho di più caro al mondo. Jessica,capelli lunghi e lisci e degli enormi occhi verdi che riescono subito a conquistarti. Fu la prima che conobbi qui a scuola e anche la prima che mi rivolse la parola oltre ai professori. Fu la prima a tentare di capirmi e ci riuscì. È una ragazza solare,vivace e molto socievole che ama la fotografia. Siamo una vera forza insieme. Poi,Nicole. Capelli lunghi e castani con le punte viola e degli occhi color castagna. Lei è stata la seconda e si è aggregata a me e Jessica. È una persona fantastica e siamo molto simili,infatti capita spesso che diciamo la stessa cosa nello stesso momento. Lei,ha una voce mozzafiato infatti ha una band tutta sua,dove lei scrive e canta le sue canzoni. La sua band è amata da tutta la scuola. Quest’estate mi erano mancate davvero tanto. Ho passato tre mesi sperando di ritornare subito qui,a Roma,solo per stare con loro. Sono fantastiche,magnifiche. Sono state le uniche a restare per quasi tre anni dopo tutti i miei difetti e se c’è una cosa che ho imparato è che se una persona non se ne va dopo tutte le tue stranezze,i tuoi sbalzi d’umore e i tuoi errori,faresti meglio a prenderla,stritolarla tra le braccia e non lasciarla mai più. E intendo mai più. Gli saltai in braccio stritolandole. – Ciao stronze- dissi quasi con gli occhi lucidi. – Siete davvero belle- aggiunsi notando il loro abbigliamento. – Beh,anche tu stai bene- mi fece notare Jessica. Feci spallucce e ridemmo tutte e tre. Il mio tesoro più grande,pensai. Era così facile stare con loro. Non ti giudicavano mai,stavano sempre lì ad accompagnarti nelle cazzate più grandi e a correggerti negli errori. Ti veniva spontaneo e mi viene tuttora essere me stessa con loro. – Che ne dite? Iniziamo ad andare sulle scale? Anche quest’anno i posti all’ultima fila devono essere i nostri!- disse Jessica. Annuimmo e andammo. Continuavo a guardarmi in giro sperando di riconoscere qualcuno. Una volta arrivate sulle scale la visuale era molto più vasta. Iniziai a riconoscere molte persone e commentai insieme alle ragazze. Ad un certo punto il vicepreside arrivò fuori e iniziò a leggere l’elenco di tutte le prime. Continuavo a cercare tra i vari volti ma quello che interessava a me non c’era. Abbassai la testa,ma poi sentii una voce. L’alzai di scatto,quasi fosse un richiamo,ed eccolo lì a pochi metri da me. Lorenzo,il ragazzo più bello dell’istituto. Occhi azzurri e un perfetto ciuffo all’insù biondo. Aveva un semplice jeans e una camicia a quadri aperta su una maglia. Era bellissimo e rivederlo mi fece venire le farfalle allo stomaco. – Eccolo il tuo Romeo- disse sarcastica Nicole. Ero innamorata di quel magnifico ragazzo da ormai 3 anni. Se Lorenzo lo sa? Lorenzo...già. Lorenzo non sa nemmeno che esisto,molto probabilmente. Sono rimasta nell’ombra per ben tre anni vedendo come si passava tutte le troie dell’istituto,amandolo in silenzio. Per le mie amiche ero solo una stupida,per me quello era amore. Senza nemmeno accorgermene la campanella suonò e Jessica e Nicole iniziarono a spingermi verso l’entrata e così persi la visuale di quell’angelo meraviglioso. Gli gettai un’occhiataccia ma loro continuarono a spingermi. Iniziammo a correre e quella fu la prima volta che corsi per racimolarmi gli ultimi tre banchi a sinistra. Fummo le prime ad entrare anche se una volta seduta sentivo le gambe che tremavano. Man mano la scuola si popolava e così anche la mia classe. La bella 3E. Salutai calorosamente tutti i miei compagni di classe affacciandomi ogni tanto alla porta per spiare la 5H,classe di Lorenzo. Già,lui è più grande di me di due anni. Lo guardavo mentre scherzava con un suo amico quando il professore mi si parò davanti ed io tornai al mio posto imbarazzata. Il prof portò la classe all’ordine e si presentò. Stava per fare l’appello ed io stavo per tirare un sospiro di sollievo quando,alla loro vista,il sospiro mi si mozzò. Eccole,Rosalie,Marta e Irene. Se io,Jessica e Nicole eravamo il Trietto,loro erano di certo il Trio delle Papere. Non avevo mai conosciuto persone così odiose in tutto l’istituto e dove erano capitate? Nella mia classe. Entrarono e iniziarono a squadrarci da cima a fondo. Una cosa è certa,le odio. Si sedettero e subito commentarono il mio abbigliamento. – Bella la maglia della nonna- disse Marta,indicando la mia maglia enorme. Non risposi,ignorandola. L’indifferenza è l’arma migliore. – Non le pensare,è solo invidia- mi rassicurò Nicole. – Iniziamo bene- commentò Jessica. Il professore iniziò a fare l’appello e la mia voce si ridusse ad un sussurro. – Insomma ragazze,l’importante siamo noi giusto? Allora vediamo di rendere quest’anno migliore e non pensiamo a nessuno,d’accordo?- gli dissi. Annuirono e sorrisero insieme a me. Era vero quello che pensavo. Quest’anno non mi sarei accontentata. Quest’anno volevo di più. La prima ora passò in fretta con il professore Martini,di scienze,che ci spiegò cosa avremo studiato quest’anno. Poi venne la professoressa Ranieri,di matematica,che rimase con noi due ore piene. All’ultima ora,spagnolo. La giornata sembrò promettere bene. All’uscita salutai svelta le ragazze mentre correvo a prendere l’autobus. Prima di andarmene mi voltai,per cercare Lorenzo. Fu un sollievo quando i miei occhi lo trovarono e mille farfalle mi popolarono lo stomaco quando sorrise. Sorrisi anch’io,involontariamente. Appena entrai nell’autobus c’era un baccano insostenibile e,come al solito,misi le cuffiette sparando a tutto volume “L’ultima notte al mondo”. Il viaggio,con la sua voce nelle orecchie e nel cuore sembrò meno fastidioso e noioso. Quando arrivai a casa,salutai tutti soprattutto mamma e risposi alle sue solite domande con “Si. Ok. Bene. No,mamma. Ok. Si. Va bene.” Mi sedetti a tavola e pranzai con la mia famiglia,scherzando. Parlai anche con mio fratello Ciro della giornata a scuola e di Lorenzo. È bellissimo il rapporto che ho con lui. Seppure ha 22 anni riesco a dirgli tutto. Dopo pranzo mi rintanai in cameretta e cercai di rilassarmi. Il primo giorno già mi aveva stressata.
Mi svegliai solo quando sentii il rumore dei piatti e dei bicchieri,segno che qualcuno stava apparecchiando. Aprii gli occhi e mi accorsi che erano le otto. – Wow- sussurrai con la voce impastata dal sonno. Scesi giù e vidi tutti a tavola. – Buonasera dormigliona- disse papà. Cercai di sorridere,invano. Mangiai in silenzio e poi mi rinchiusi di nuovo in cameretta. Accesi la tv e vidi “Lol-Pazza del mio migliore amico”,giusto per vedere qualcosa. Verso le dieci siccome non avevo sonno dopo la dormita,feci la conferenza con le ragazze e iniziammo a parlare della giornata di oggi. Fatta mezzanotte le ragazze mi salutarono e cosi mi misi sotto le coperte. Qualcosa mi svuotò lo stomaco. Il secondo giorno già mi spaventava.
SPAZIO SCRITTRICE:
CIAO,SONO MARIA FRANCESCA. QUESTA E' GIA' LA SECONDA FF CHE SCRIVO. SPERO CHE VI PIACCIA ;)
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A Little Warrior
RomanceSi ama davvero una sola volta nella vita,Juliàn,anche se non ce ne rendiamo conto. -L'ombra del vento