Era arrivato Ottobre. Il freddo incominciava a farsi sentire di più,così come la mancanza di abbracci che non avrei mai ricevuto. Era arrivato Ottobre e non era cambiato nulla. Io ero sempre la solita me,con la mia vita incasinata. Ero sempre la me strana e piena di problemi,incomprensioni,pianti. Io ero sempre io e stavo ferma lì,al solito posto,mentre il mondo attorno a me girava e andava avanti. Quel giorno avrei preferito rimanere a casa,nel mio bel letto,ma la meravigliosa professoressa di scienze aveva deciso che oggi avrebbe interrogato quindi dovevo andarci per forza. Che fregatura. Mi alzai di malavoglia e corsi ad accendere la piccola stufetta in bagno. Mi lavai in fretta e mi vestii con un jeans,le converse e un maglioncino blu. Lasciai i capelli sciolti e mi truccai leggermente. Non restai nemmeno un altro minuto davanti allo specchio altrimenti mi sarebbero venuti solo altri complessi. Corsi in camera e presi tutto e indossai anche una sciarpa. Scesi giù e come al solito tutti stavano facendo colazione tranne i miei fratelli maggiori. – Buongiorno- dissi a gran voce,tentando di sembrare una normale figlia adolescente. – Buongiorno- rispose papà dandomi un bacio sulla fronte. Uscii in fretta mangiando la mia brioche e mi avviai verso la fermata dell’autobus. Dopo un po’ vidi arrivare Andrea. Appena arrivò l’autobus,era già accanto a me. – Giorno Andrea- lo salutai salendo sull’autobus. – Giorno Grace- mi disse. Mi gettai sul primo sediolino,già stanca di tutto. – Di buon umore oggi,eh?- mi chiese Andrea sedendosi accanto a me. – Non sono in vena di ironia oggi,per favore- risposi sbuffando. Io e Andrea,siccome prendevamo sempre l’autobus insieme,avevamo avuto l’occasione di conoscerci meglio ed ora eravamo ottimi amici. Diciamo “ottimi amici di sarcasmo”. Quando quella volta mi chiese come stavo e io risposi male,non aggiunse nient’altro. Sinceramente non ci rimasi male. Andrea aveva capito come prendermi,cosa che non capivo nemmeno io,quindi penso sapeva come comportarsi. Oppure,semplicemente,aveva capito tutto. – Compito?- chiese. – Interrogazione- dissi facendo una smorfia,mentre lui finì per ridere di gusto. – Uffa tu ridi pure! La Buglione è una tosta! Mi ucciderà,lo so- dissi afflosciandomi accanto al finestrino. Mi diede una spinta. – Dai,non è così terribile. Hai studiato?- mi chiese ancora. Mi raddrizzai all’istante. – Tutto il libro!- dissi mettendo le mani sui fianchi. Ridemmo entrambi. – Allora andrà benissimo- disse appoggiandosi allo schienale con quel suo sorrisetto. Le tenere fossette gli si formarono sulle guance. – Sempre se arriverò sana e salva alla cattedra,tra gli sgambetti e le frecciatine delle papere- incrociai le braccia al petto. Sospirò. – E se vengo a vederti? Ti può aiutare?- mi chiese. – Non azzardarti! Andrei nell’imbarazzo più totale!- dissi minacciosa,puntandogli un dito contro. – Ok,ok!- alzò le mani in segno di resa. L’autobus era arrivato a destinazione e così scendemmo. Nell’ultimo periodo Andrea era sempre rimasto con me fino al suono della campanella o all’arrivo delle ragazze. In questo modo evitai le papere,anche se non sempre. Vedere Lorenzo e Rosalie mi fece sprofondare il cuore. Si stringevano le mani e si guardavano negli occhi. Stavo davvero sospettando che era vero amore. Andrea mi prese per un braccio. – Dai vieni- sussurrò,portandomi via da quella scena. In lontananza vidi arrivare le papere. – Andrea,forse è meglio se vai via- abbassai la testa. – No,voglio restare- rispose. – Wow! Da quando ti sei fidanzata Grace?- mi domandò Irene. – Ma dai è assurdo! Chi si metterebbe con una come Grace!- rispose al mio posto Marta,ridendo. – Non sono fidanzata- dissi in un sussurro. In quel preciso momento passarono Lorenzo e Rosalie. Lui aveva un braccio sulla sua spalla e le mani intrecciate. – Siete ancora qui a perdere tempo?- la sua voce melodiosa parlò. Il cuore mi batteva all’impazzata ma non alzai il viso per incontrare i suoi occhi. Avrebbe fatto troppo male. Salutò con un cenno del capo Andrea e andò via. Rimasi immobile. Fuori faceva freddo ma io quasi non lo sentivo più,ero troppo concentrata sull’inverno che avevo dentro. – Grace dai,andiamo via- fece Andrea per poi prendermi un braccio. Ma la campanella suonò. Salimmo le scale in silenzio,tra la confusione dei ragazzi. Prima che arrivassi alla porta della mia classe lui era già accanto alla sua. – Ah,Carillo!- sentii chiamarmi. Alzai di scatto la testa. – Buona fortuna- mi disse facendomi l’occhiolino per poi entrare in classe. Quando entrai le ragazze subito vennero da me. – Buongiorno!- disse Nicole,saltellando. Quella felicità mi contagiò. Non potevo sempre essere triste,non potevo lasciare che le mie migliori amiche stessero male per me. – Giorno ragazze- sorrisi. – Pronte per l’interrogazione?- chiesi ridendo. – Si,pensa che ho studiato tutto!- rispose Jessica ironica. Ridemmo tutte e tre. La prima ora passò velocemente,cosi come la seconda e la terza. Il tempo sembrava volerci uccidere al più presto. Arrivò la quarta ora e la professoressa entrò in classe trasportando il suo peso enorme sulla sedia. Aprii il libro velocemente e iniziai a ripetere,pregando Dio di avere una buona memoria fotografica. All’improvviso la porta si aprì. – Buongiorno professoressa,dobbiamo essere divisi- disse una voce che conoscevo troppo bene. Andrea. Gettai la testa sul banco. Quella non gliel’avrei perdonata. – Prego ragazzi,sedetevi- disse la prof. Quando iniziò a interrogare Andrea aveva gli occhi fissi su di me e rideva sotto i baffi. La prof ovviamente mi chiamò,essendo tra le prime dell’appello. Arrivai alla cattedra rossa di vergogna,ma fortunatamente un mio compagno copriva la mia vista da Andrea e così riuscii a spiegare tutto bene. – Bene,andate a posto. Carillo molto bene,8- disse la prof. Tirai un sospiro di sollievo e andando a posto fulminai con lo sguardo Andrea. Lo odiavo con tutto il mio cuore. La giornata finì e all’uscita non guardai nessuno. – Ragazze se oggi ci vediamo al parco?- chiesi. – Certo che se ti impegni le belle idee ti vengono!- scherzò Jessica. Ridemmo e le salutai prima di entrare nell’autobus. Vidi Andrea seduto ai nostri posti ma non lo guardai e mi sedetti dietro. Subito si girò. – E dai! Scusami! In compenso sei stata brava!- disse divertito. – Questa non te la perdono- incrociai le braccia al petto. – Dai! Eri pure carina...tutta rossa- disse piano. Lo fulminai e gli gettai la mia borsa addosso,che schivò. – Dammi la borsa adesso!- gli ordinai. – Col cazzo!- disse. Sbuffai e rimasi lì. Quando scendemmo mi lanciò la borsa che,stranamente,afferrai al volo. Non lo salutai e ritornai a casa. Salutai tutti e mangiai in fretta. Le lacrime che ero riuscita a trattenere a scuola ora sembravano voler scendere giù come una cascata. Infatti fu così. Arrivata in camera mi portai il cuscino tra le braccia e ci fiondai la testa dentro. I singhiozzi che sentivo uscire dalle mie labbra mi graffiavano il cuore. Mi sentivo un errore. Una perdita di tempo,come aveva detto quella mattina Lorenzo,il ragazzo che amo. Cercai di soffocarli ma nulla,erano sempre più forti. Mi sdraiai sul letto e chiusi forte gli occhi. Dovevo calmarmi. Respirai a fondo e mi tranquillizzai. Una volta fatto presi i libri e iniziai a studiare,con gli occhi gonfi e rossi. Dopo un po’ mi arrivò un messaggio. Era Andrea. “Perdonami”,c’era scritto. Subito risposi. Mai. Dopo poco mi arrivò un altro messaggio. Dai. Risposi anche io. C’è una sola cosa che puoi fare. Tutto. Prendi il bollino della banana Ciquita,attaccatelo in fronte e mandami una foto. Ti odio. Anche io. La foto mi arrivò dopo due minuti e appena la vidi scoppiai a ridere. Avevo le lacrime agli occhi dalle risate. Perdonato,scrissi. Appena finii di fare i compiti chiamai le ragazze e mi avviai verso il parco. Dopo cinque minuti le vidi arrivare e ci sedemmo alla nostra panchina. – Allora,fatto i compiti?- chiesi. – Mi manca inglese- rispose Nicole distrutta. – A me tutto- rispose ridendo Jessica. Restammo lì a chiacchierare per un po’ quando da lontano vedemmo due ragazzi che si avvicinavano. – Ragazze,ma quello non è Antonio? Il ragazzo che ci aiutò quando ci perdemmo?- domandai. – Oddio si! Che figura! Mamma mia però è bello,eh?- disse in meno di cinque secondi Jessica. Io e Nicole ridemmo. L’altro invece non l’avevo mai visto. Camminava accanto al nostro salvatore e sembrava rilassato. Era alto più o meno come lui,un cespuglio di capelli mossi,degli occhi color nocciola e le labbra carnose. Una volta arrivati Antonio ci salutò. – Chi si rivede! Le sperdute!- rise di buon gusto. – Ciao- dicemmo in coro. – Che fate qui?- chiese. – Nulla,parliamo- risposi io. Annuii. – Comunque questo è il mio amico Matteo- lo presentò. Lui strinse la mano amichevolmente a tutte e tre. Si sedettero con noi e riprendemmo a parlare del più e del meno. All’improvviso Antonio si alzò e chiese a Jessica se le andava di fare un giro con lui. Mm,questi due non mi convincono. Già li vedo insieme. Jessica si voltò verso me e Nicole che le rivolgemmo uno sguardo malizioso. Accettò la proposta e andarono via. Intanto Matteo e Nicole iniziarono a parlare animatamente escludendomi del tutto dalla conversazione. Sbuffai e mi appoggiai allo schienale della panchina. Presi il cellulare e inviai un messaggio. Siccome ti ho perdonato e siamo di nuovo amici,ti va di venire al parco? Ti prego salvami! La risposta di Andrea arrivò subito. Tutto per lei,mia dama incomprensibilmente incompresa. Risi di quel messaggio. Doveva spiegarmi ora questa da dove gli era uscita.
STAI LEGGENDO
A Little Warrior
RomanceSi ama davvero una sola volta nella vita,Juliàn,anche se non ce ne rendiamo conto. -L'ombra del vento