Capitolo 31

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Appena fui nel dormiveglia iniziai a sentire tutti gli effetti di quando ti svegli da un sonno profondo. Per prima cosa il mio corpo tastò che non ero su qualcosa di morbido,quindi niente letto ma che mi trovavo su qualcosa di freddo e duro. Aprii gli occhi e la luce bianca del lampadario e delle piastrelle mi diede l'idea di essere morta. Poi,pensai che forse quando si muore non ci si sente così. Cercai di voltare la testa ma un qualcosa di forte mi impedì di muoverla,quasi come un boato che si espandeva fino alle tempie e faceva sbattere tutto. Mormorai qualcosa per il dolore e portai le mani alla testa. Sentii qualcuno sbadigliare e impaurita voltai gli occhi di scatto,non potendo muovere la testa. Il mio respiro ritornò calmo quando mi accorsi che era soltanto Andrea. – Oh buongiorno- si stropicciò gli occhi. Rimasi muta continuando a non capire. – Si,scusa probabilmente non ricordi nulla- notò la mia trans. Prese un bicchiere d'acqua accanto a lui e ci versò dentro l'aspirina,poi me lo porse. Lo mandai giù di un botto e appoggiai la testa alle piastrelle aspettando che il mal di testa passasse. – Sei ancora spossata?- mi guardò. – Beh non sto capendo nulla,come dovrei sentirmi?- sospirai. – Ieri alla festa ti sei ubriacata e sono rimasto qui con te- fece spallucce. – A questo c'ero arrivata- mi sistemai meglio,indolenzita. Ci fu un attimo di silenzio interminabile. – Comunque grazie per essere rimasto con me stanotte. Non c'era bisogno che tu dormissi in bagno su queste piastrelle scomodissime- feci una smorfia. – È stata una delle notti più belle della mia vita- sorrise e mi guardò profondamente negli occhi. – Già,dev'essere stato bello dormire tra il water e una vasca con accanto una scema che vomitava per la sua prima sbornia- dissi ironica. - A dire il vero sono stato sveglio con te quando stavi male e ti ho visto addormentarti tra le mie braccia. Non è stato comodo e non ho chiuso occhio ma da ubriaca sei davvero molto dolce- mi sorrise. Sorrisi a quelle dolci parole e mi alzai. Mi seguii fuori dal bagno e man mano che mi svegliavo le scene della sera prima mi tornavano alla mente,seppur sfocate. Vidi tutti in cucina e li salutai. – Come stai?- mi chiese Antonio. – Meglio,grazie ad Andrea- lo guardai e lui mi fece l'occhiolino. – Vuoi qualcosa da mangiare?- mi chiese Jessica. – No grazie. È già ora di pranzo e devo scappare a casa. Grazie di tutto- mi avviai verso la porta ma Andrea mi bloccò scuotendo la testa. Mi voltai verso i ragazzi. – Cambiati e lavati i denti con molto,molto dentifricio- disse Matteo. Sentii il mio alito e tutti si misero a ridere. Andai in bagno e mi cambiai e poi mi lavai i denti. – Dite che se ne accorgerà?- chiesi impaurita. – Pensa prima di parlare e andrà tutto bene- disse Nicole. Sorrisi a tutti e andai a casa. In poco tempo fui a casa e quando entrai erano già tutti seduti a tavola,pronti a mangiare. – Buongiorno. Mamma scusa sono tornata a quest'ora perché i genitori di Jessica sono usciti e le ho fatto compagnia con Nicole- sorrisi,cercando di sembrare tranquilla. – Va bene,tesoro. Mangi qualcosa?- mi chiese ma io avevo già raggiunto le scale. – No,non ho fame. Forse mangio qualcosa dopo- salii in fretta e mi nascosi da tutti e tutto. Appena chiusi la porta della mia stanza mi sentii al sicuro. Mi tolsi i vestiti di Jessica e andai a farmi una doccia. Indossai una tuta e lisciai i capelli. Non mi truccai,non ne avevo affatto voglia. Mi sdraiai sul letto e misi il cd di Tiziano,mi avrebbe aiutato a rilassarmi. Mentre quelle dolci melodie e quelle parole meravigliose risuonavano nelle mie orecchie io cercavo di ricordare ogni singolo attimo della serata precedente.

Quando mi svegliai erano circa le cinque del pomeriggio. Mi massaggiai le tempie e scesi giù,tanto i miei non c'erano e sicuramente nemmeno i miei fratelli. Presi uno yogurt dal frigo,mi sedetti sul divano e iniziai a gustarlo. Ad un tratto qualcosa mi tornò in mente,o meglio dire qualcuno. Lorenzo. Afferrai il cellulare e non notai nessun messaggio. Poi,tutto tornò alla mente. La musica,la pista da ballo,i bicchieri dal liquido rosa\rosso,Lorenzo,Andrea. Portai le mani sulle labbra. Mandai un messaggio a Lorenzo per chiedergli dove potevamo vederci e lui subito mi rispose dietro al campetto,con freddezza e senza dire nulla riguardo ieri. Mi infilai il giubbino e mentre mi avviavo delle lacrime iniziarono a solcarmi il viso. Se non ci fosse stato Andrea che fine avrei fatto? Sarei andata a letto con Lorenzo e sarei stata considerata da tutti la puttanella della scuola? Prima di arrivare mi asciugai le lacrime e sospirai. Potevo farcela,dovevo solo arrivare lì e riuscire a parlarci. Stavo per voltare l'angolo quando lo vidi con due suoi amici. Rimasi dietro il muro,all'ascolto. – E allora,poi cos'è successo?- gli chiese uno. – Ma nulla,quella puttanella stava per darmela di sua spontanea volontà,ma poi è arrivato l'amico fighetto. Oh però alla fine ci è cascata,ho vinto la scommessa- rise. In quel momento posso giurare di aver sentito il mio cuore spezzarsi. È una sensazione strana,effettivamente. Ti si mozza il fiato per qualche secondo,poi senti una sorte di vuoto,di voragine,perforarti lo stomaco. E accade:riprendi a respirare ma non sei più vivo. A quel punto non so cosa face muovere le mie gambe ma andai da lui. Mi avvicinai alla sua stupida faccia e gli tirai uno schiaffo che avrebbe fatto male chiunque. – Mi fai schifo,e per la cronaca io ero ubriaca non avrei mai fatto sesso con un lurido porco come te. Oh ma bravo,hai vinto la scommessa?- iniziai a urlare e le lacrime non tardarono ad arrivare. Presi alcune monete dalla tasca e gliele gettai in faccia. – Prenditi i soldi e sii felice per questo. Vaffanculo Lorenzo- urlai ancora più forte,mi voltai e andai via. Iniziai a singhiozzare,vedevo male,barcollavo,come se quel vuoto che avevo dentro mi stesse portando via con se. Entrai in un vico e mi appoggiai a un muro. Regolarizzai il respiro e asciugai le lacrime,dovevo calmarmi altrimenti non sarei mai arrivata a casa. Sospirai e ripresi a camminare normalmente. Cercavo di concentrarmi su tutto quello che avevo attorno,per non pensare. All'improvviso una Ford Fiesta blu elettrico si fermò accanto a me. La guardai,stranita. Abbassò il finestrino e al suo interno riconobbi un sorriso magnifico. Forse il sorriso dell'unica persona che avrei voluto vedere in quel momento. – Andrea!- sorrisi. – Che fa signorina? Resta impalata lì o entra in macchina?- mi chiese ed io non me lo feci ripetere due volte. – Da quando hai una macchina?- cercai di apparire il più felice possibile. – Da sempre,solo che si era rotta ed era ad aggiustare- mise in moto e iniziò a guidare. – Beh è bellissima- sorrisi. In poco tempo arrivammo fuori casa mia. Restai in silenzio senza dire parola mentre Andrea spense il motore e iniziò a guardarmi. – Che hai Grace?- prese il mio viso tra le sue mani. Avevo gli occhi lucidi e una lacrima mi scese. – Nulla,vado- riuscii a sospirare. Uscii in fretta dall'auto ed entrai in casa facendo l'errore di lasciare la porta aperta. Scoppiai in lacrime e salii sopra in camera mentre sentivo Andrea che mi chiamava e mi raggiungeva. Mi gettai sul letto di fianco e strinsi nei pugni le coperte. – Grace- sospirò Andrea e si stese di fianco accanto a me,stringendomi. Io intanto singhiozzavo e lasciavo degli urli disperati,di dolore. - Ed era così che doveva finire? A pezzi, urlando, piangendo, tremando. Non con un addio, ma con un grido soffocato, e poi dimenticato!- sibilai tra i singhiozzi. – Dio Grace mi dispiace tantissimo- mi liberò dai capelli che erano caduti sul mio viso e mi baciò la testa. – Stava raccontando ai suoi amici che stavo per dargliela di mia spontanea volontà. Io ero una scommessa,Andrea,solo una scommessa- urlai tra i singhiozzi. – Shh,piccola- iniziò a cullarmi. Restammo un po' di tempo così fino a quando gli urli smisero e rimasero solo le lacrime,il silenzio,il vuoto totale. – Comunque,se sei stanca e non ti va di parlare,potremo rimanere in silenzio e andrà bene lo stesso. A me basta starti vicino- continuò a cullarmi. Sospirai e mi voltai,affondando la testa nel suo petto. – Mi ha usata,ero solo una stupida scommessa,un traguardo da raggiungere per la sua fama. Tutto quello che c'è stato era tutta una menzogna,tutta falsità. Lui non mi ha mai amato,lui non mi ama. Ha fatto tutto per portarmi a letto e dire agli amici che ce l'aveva fatta. Se non ci fossi stato tu io...- parlai lentamente mentre le lacrime scendevano ed io fissavo il suo maglioncino blu. – Shh,io c'ero e questo è l'importante- sussurrò continuando ad accarezzarmi i capelli. – Nessuno mi ama- mi strinsi a lui. – No Grace,non pensare questo. Hai tutto il diritto di sentirti triste quando lo sei. Ma,per favore,non pensare che nessuno ti ami. Hai tante belle persone accanto a te. La tua persona arriverà- mi prese il volto tra le mani. Guardai quei suoi bellissimi occhi profondi. – Arriverà la persona che saprà amare tutti i tuoi difetti,più dei tuoi pregi,senza farteli pesare. Ti farà sentire la persona più importante del mondo riuscendoti quasi a convincere di esserla. Ti amerà senza riserve,strappandoti un sorriso nei momenti più bui. Sarà quella persona che non andrà via quando glielo chiederai,perché capirà che è proprio in quel momento che ne hai più bisogno. Arriverà in punta di piedi,quando meno te lo aspetti,quando non credevi più nell'amore. Arriverà per ricordarti che nella vita non bisogna mai perdere la speranza. Perché sei hai pazienza,tutto arriva- mi disse dolcemente e poi mi baciò la fronte. Mi rifugiai di nuovo tra le sue braccia e aspirai il suo profumo. – Lui era la mia persona- sospirai. – Non hai capito nulla allora. Lui non era la tua persona Grace-. – Era l'unica battaglia che non avrei voluto perdere- mi alzai e mi appoggiai alla testiera del letto. – Tu non hai perso nulla,è stato lui a perdere- mi guardò. Lo abbracciai forte. – Grazie Andrea,grazie di tutto- sorrisi e altre lacrime mi scesero. – Non preoccuparti bimba,qualunque cosa,io sono qui- sussurrò al mio orecchio e mi baciò una guancia. 


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