*Logan*
Corsi verso Lib e la presi in braccio.
«È gelida!» Sbraitai. La scossi violentemente, ma non si mosse, era pallidissima.
Stavo perdendo il controllo e avendo un attacco di panico, quando una mano delicata mi strinse lievemente l'avambraccio.
Guardai la bionda sexy che aveva dipinta in volto un'espressione calma e rilassata, e mi chiesi come ci riuscisse.
Portò due dita al collo di Lib e ve le poggiò premendo lievemente, io la guardai cercando di contenere l'ansia. Socchiuse appena gli occhi.
«Il battito è debole, ma c'è» disse e mi sembrò di rinascere. Con altrettanto sangue freddo tirò fuori il cellulare.
«Sì, un'ambulanza... nel parco a nord della scuola principale della Downtown... sì... Grazie».
Attaccò e rimise il telefono nella borsa blu, guardandomi in attesa.
«Che c'è?» le chiesi frastornato da come si era comportata fino a quel momento. Lasciò cadere quella maschera tranquillizzante e si mise a correre verso la strada, dopo avermi urlato un «Muoviti, idiota!»
Corsi fino ad arrivare sulla strada, l'ambulanza aveva appena accostato. Un uomo con un camice bianco mi strappò mia sorella dalle braccia e la posizionò su una barella, mettendole una mascherina e caricandola sull'ambulanza. Stava per prendermi il panico quando la bionda sexy mi strinse di nuovo l'avambraccio. Aveva il magico potere di calmarmi. Forse avrei dovuto iniziare a chiamarla col suo nome. Ma... Qual era il suo nome? Non riuscivo a ricordarmelo tanti erano i pensieri che mi affollavano la mente. Archiviai momentaneamente la scoperta del suo nome e fissai quella scena. Mi colse un improvviso senso di déjà-vu.
«Mamma, mamma!» urlai mentre le lacrime mi rigavano le guance.
«Che hai, mamma?!» la trascinai per il corridoio, verso la porta, una scia di sangue si dipinse sul pavimento sotto di lei. Presi a singhiozzare e lanciai uno sguardo a Lib che era rannicchiata nell'angolo del salone, con le mani davanti agli occhi, tremava vistosamente. Presi il telefono sopra la vetrina e chiamai un'ambulanza.
Corsi da Lib e la trascinai da nostra madre, rimanemmo in ginocchio per minuti che ci parvero interminabili, mentre mia sorella singhiozzava contro la mia felpa.
L'ambulanza arrivò e caricò nostra madre sulla barella dopo averle messo una maschera per l'ossigeno.
Un'improvvisa stanchezza mi colse a causa dello sforzo fisico ed emotivo. Tutto divenne ovattato e venne inghiottito dal silenzio.
Una voce irata mi riportò bruscamente alla realtà.
«Logan, forza, vai!» mi urlò in un orecchio la bionda sexy, incitandomi a salire sull'ambulanza che stava per partire. Non ci pensai due volte e montai su con un salto.
«Aspetta! E tu?» le urlai. Non volevo lasciarla lì, dopotutto aveva salvato mia sorella e mi aveva aiutato, era veramente irrispettoso lasciarla sul bordo di una strada.
«Non preoccuparti» mi sorrise rassicurante mentre le portiere dell'ambulanza si chiudevano e ci dirigevamo verso l'ennesimo ospedale.*Lajyla*
Ero riuscita a restare calma per tutto quel tempo. Logan aveva bisogno di qualcuno di forte accanto a lui.
Non appena le portiere dell'ambulanza si chiusero e fui sicura che Logan non potesse vedermi, crollai sul marciapiede. Mi abbracciai le ginocchia e vi tuffai la testa singhiozzando rumorosamente. Non so per quanto tempo rimasi in quella posizione.
Alzai la testa sentendo qualcuno che mi stringeva una spalla. Mi scontrai con gli occhi azzurro-verdi di Derek.
«Hey, che succede?» la sua voce era rassicurante ma leggevo un velo di preoccupazione nei suoi occhi.
Scossi la testa. Derek mi aiutò ad alzarmi ed io mi appoggiai a lui. Mi sentivo sfinita, come se avessi corso per cinquanta chilometri.
Mi caricò sul suo pick-up ed io chiusi gli occhi appoggiandomi al sedile.
«Ti porto a casa» mi comunicò. Spalancai gli occhi.
«No»
«No?» mi guardò sorpreso.
«Hanno ricoverato una mia amica, portami all'ospedale, ti prego!» gli dissi d'un fiato.
Aggrottò la fronte ma mi sorrise «Ok».
***
Entrai in sala d'attesa e mi guardai rapidamente intorno. Logan era seduto da solo, troppo robusto per quelle sedie di plastica. Aveva un aspetto decisamente stanco e sconvolto. Teneva i gomiti poggiati sulle ginocchia e la testa sulle mani, fissando nel vuoto con sguardo assente. Sembrava stesse rivivendo un incubo.
Riacquistai la mia calma e tranquillità, ringraziai Derek e andai verso Logan.
Mi sedetti accanto a lui, poggiandogli una mano sulla spalla. Tornò in sé.
«Come sta?»
«Hanno detto che è in coma etilico. Lib non aveva mai bevuto in vita sua. Spettava a me stare attento a lei» disse passandosi le mani sul volto stremato, per poi tornare a poggiarci la testa.
«Ma... Era un semplice litigio...» la mia voce era appena un sussurro.
«Lib non conosce vie di mezzo, o niente o tutto» la sua voce si spezzò. Si prese qualche minuto per ritrovare la calma. «E stavolta ha scelto di giocare tutto. Ed è colpa mia»
No, questo era quello che mi mandava in bestia.
«Non è colpa tua, anzi. È lei che è troppo impulsiva. Io poi non ne so niente e non sono qui per fare la morale a nessuno. Solo... Non darti la colpa, ok?»
«Ok» sussurrò ed il suo sguardo tornò a perdersi nel vuoto.
Non avevo mai visto Logan così esposto. Cercava sempre di nascondere le sue emozioni, ma ora era troppo stremato anche solo per pensarlo.
Sapevo che era sleale ma non potei fare a meno di catturare ogni attimo di quella parte di lui. Sentivo che era un'occasione unica e rara, sapevo che non sarebbe mai più stato così vulnerabile di proposito.
Assorbii il suo dolore e gli restai accanto, cercando di smezzare quel peso.
Gli portai il pranzo, cercai di distrarlo, ma tornò a perdersi nel vuoto.
A fine giornata ci costrinsero a tornare a casa. Lo accompagnai fino al suo appartamento.
Stavo per andarmene quando la sua voce mi fermò.
«Grazie. Veramente. Mai nessuno mi era stato così vicino prima d'ora» fece una lunga pausa «Io... Io non mi fido delle persone, le allontano, non mostro me stesso. Sei stata la prima persona che ha visto veramente tutto di me, dopo Jared, il mio migliore amico. E può non sembrarti strano perché non mi conosci. Ma io sono sempre un "duro" per così dire. Ti prego di non... parlare di questo con nessuno. Non voglio che alla gente venga in mente di scavare più a fondo, e ti prego, non usare questa vulnerabilità contro di me» la sua voce era sicura ma velata da un lieve alone di paura. Perché si preoccupava così tanto che gli altri vedessero quella parte di lui?
I suoi occhi non avevano lasciato per un attimo i miei, ero persa. Quello che mi aveva detto mi rimbombava in testa. "E, ti prego, non usare questa vulnerabilità contro di me" oh, Logan, non potrei mai farlo.
Annuii e mi diressi verso il mio appartamento, non avrei potuto dire nulla anche se avessi voluto.
«Lajyla» rabbrividii da cima a fondo, il mio nome sulle sue labbra era troppo, mi stava uccidendo.
«Sì?» mi girai lentamente.
«Resta con me, per favore» la sua voce era decisa.
Arrossii. Come faceva a dire una cosa del genere senza battere ciglio?
«O-okay» dissi ed entrai nel suo appartamento.
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Il tuo pericoloso sorriso
RomanceIN LIBRERIA! Lajyla Vasilyev è una ragazza russa. I suoi genitori sono separati ed è stata costretta ad andare a vivere con suo padre negli Stati Uniti. Strappata dalla sua casa, a Mosca, Lajyla è costretta a fare i conti con una realtà completament...