*Logan*
Non riuscivo a crederci. Con tutte le persone che potevano varcare la soglia di quella vecchia enorme biblioteca, doveva farlo proprio lei.
Si sedette e, senza guardarmi, prese il materiale.
«Ciao, io sono...»
«Lajyla» la precedetti e mascherai la frustrazione con un sorriso spavaldo. Se c'era qualcosa che avevo imparato in fatto di ragazze, era che più ci provavi sfacciatamente più le respingevi. Quelle come Lajyla almeno. Le ragazze serie. Quelle che avevano quei grandi occhi pieni di innocenza, quelle che arrossivano ad un complimento, quelle per cui non contava l'apparenza ma l'essenza, quelle che sorridevano e facevano risplendere il mondo attorno a loro, quelle che quando ridevano ti contagiavano. Caitlyn era così. Rabbrividii e strinsi un pugno sotto al tavolo. Lajyla era off limits; me lo ero imposto dopo la scomparsa di Caitlyn.Aprii con fatica gli occhi. Non riuscivo a sentire nulla. Non sentivo il mio corpo. Dei mormorii confusi mi inondavano la testa, tutto era sfocato. Cercai di analizzare quei suoni e suddividerli in gruppetti, ma erano troppi, e troppo rumorosi, troppo fastidiosi.
Qualcuno mi sollevò e mi distese su una barella. Una barella?!
«Caitlyn!» provai a urlare ma la mia bocca lievemente socchiusa non articolò alcun suono. La cercai con lo sguardo e mi scontrai con la sua figura sdraiata in posizione innaturale sull'asfalto. Non vedevo bene ma c'era sangue, tanto sangue, troppo sangue. Il cuore prese a battermi alla velocità della luce e sentii l'ansia che si impossessava del mio corpo e mi trascinava nell'oblio...
***
«Logan...» aprii gli occhi e mi guardai intorno, ero in una stanza spoglia circondato da mia sorella che mi piangeva su un braccio e mi diceva quanto l'avevo fatta spaventare, mia madre che mi guardava assente, e Jared - con la barba incolta - che mi guardava sollevato, come se fosse stato sul filo di un rasoio per anni.
«Caitlyn» fu la prima cosa che dissi, quasi senza accorgermene.
Un'espressione che era un mix fra tristezza e rabbia prese possesso del volto di Jar «È morta».
Non era vero, non poteva essere vero. Mi guardai freneticamente in giro mentre il panico mi trascinava sempre più giù e presi a urlare «No, no! No!»
Tutto divenne sfocato e calò il buio.
***
Mi svegliai lentamente ed aprii gli occhi. Ero sempre in quella stanza spoglia, una donna mi osservava sorridente.
«Finalmente!» esclamò. «Hai avuto uno svenimento e sei rimasto senza sensi per tre ore».
«Voglio andare a casa» dissi freddamente a Jill, com'era scritto sulla sua targhetta.
«Ma, signor Harris...» protestò con un sorriso tirato.
«Sto bene» risposi ancor più freddamente.
«D'accordo» sospirò lei e sistemate le scartoffie mi lasciò andare.
Camminai silenziosamente verso casa. Mi sentivo vuoto, come se mi fosse stato strappato il cuore e il cervello fosse stato spento.
Entrai in casa ignorando Lib e la sua allegria e mi chiusi in camera.
Non uscii per cinque giorni, non mangiai, non bevetti, non andai al bagno, non sentii nulla. Fu come essere morto, ma con la consapevolezza di non poter raggiungere la persona più importante per me, bloccato in quella stupida vita senza senso. Il bello di essere rimasto chiuso in me stesso per tutto quel tempo era che avevo avuto molto tempo per pensare. E decidere. Decidere che non mi sarei mai più innamorato, che non avrei mai più avuto una ragazza con cui condividere l'amore, ma solo ragazze con cui condividere il sesso...Un sospiro sconsolato mi strappò dal mio incubo ad occhi aperti «Cazzo...»
Mi ripresi in un baleno e sorrisi sfacciato. «Che scherzo del destino è mai questo?» cantilenai teatralmente.
«Decisamente uno scherzo di poco gusto» esordì Lajyla con una buffa smorfia fra il rabbioso e l'irritato, mix letale. Sorrisi di nuovo, stavolta con divertimento e lei sembrò accorgersene, tanto che cambiò espressione.
«Ti faccio ridere, per caso?» aveva abbandonato la sua espressione da voglio-ucciderti-brutalmente, ed anche la sua voce aveva preso una nota divertita.
«Già» le rivolsi un sorriso sbilenco.
«Okay, ora facciamo francese» vedevo che c'era qualcosa che non andava, lo sentivo.
«Che succede?»
«Niente».
«Stai mentendo».
«Logan» mi rimproverò e ammutolii.
«È solo che...» abbassò lo sguardo. «Perché?» alzò la testa, e le lacrime che le riempivano gli occhi storpiandone il bel colore mi distrussero.
«Perché che?» le chiesi poggiando una mano sulla sua, che ritrasse di scatto senza nemmeno darmi il tempo per rimproverarmi.
«Perché non ti fidi di me?» sussurrò.
Mi rabbuiai capendo che si riferiva alla discussione di prima mattina.
«Io non mi fido di nessuno».
«Non è un valido motivo!» scattò in piedi.
«Non urlare!» la rimproverai, percorrendo con lo sguardo il piccolo angolo nascosto dagli scaffali in cerca dell'arcigna bibliotecaria.
«Non dirmi cosa fare!» sibilò e si voltò per andarsene. Mi alzai e la afferrai per un braccio, costringendola a girarsi un po' troppo bruscamente, i nostri volti a pochi millimetri di distanza, lei mi guardò e sembrava in lotta con se stessa. Si morse il labbro inferiore ed un desiderio folle di fare lo stesso mi fece girare la testa. Un segnale di pericolo prese a suonarmi in testa, ma la morbidezza delle labbra di Lajyla lo spense. Era un bacio casto, semplice, ma un miliardo di emozioni che credevo morte presero a turbinare dentro di me. Il battito del cuore accelerò, il cervello smise di ragionare, la testa prese a girare e l'emozione mi scaldò il cuore. Dio, con un semplice contatto di labbra!
Ci staccammo lentamente e Lajyla mi poggiò le mani sul petto.
«È stato» ansimò.
«Intenso» sussurrai e chiusi gli occhi poggiandomi allo scaffale dietro di me.
«E sbagliato» mormorò Lajyla.
Aprii gli occhi. Era vero, era terribilmente sbagliato, specialmente dopo tutto quello che avevo detto. Mi ero lasciato trasportare dal corpo, che stupido. E di sicuro anche lei, ed ora se ne pentiva. Non capivo perché ma mi deluse.
Guardai Lajyla che tremava lievemente e teneva gli occhi bassi.
«Questo non aiuta e non risolve i problemi» scosse la testa e si sedette. Lo feci anch'io.
«Hai ragione» annuii, evitando accuratamente i suoi occhi.
«Io...»
«Vai, tanto manca mezz'ora. Firmo i fogli e li porto in segreteria. Studia francese» mi interruppe con un sorriso tirato.
«Già» sussurrai e, prendendo le mie cose, me ne andai.*Lajyla*
Quel bacio mi aveva strappato la pelle, lasciando spazio ad una nuova Lajyla. In quei pochi secondi mi ero sentita viva, come se fino ad adesso mi fossi limitata a sopravvivere. Ed era vero. Me ne accorsi mentre mi allontanavo da Logan abbandonando lo stato di torpore che mi aveva posseduta durante il bacio. Stavo tornando piano piano alla noiosa normalità.
Avrei dato qualunque cosa per sentire quelle labbra di nuovo sulle mie, ma non avrei spinto Logan a fidarsi di me, così. O forse sì. Avrei dovuto pensarci.
Lo cacciai poco delicatamente e mi presi qualche minuto per rimuginare.
Per la miseria, era stato il bacio più stupido del mondo, come aveva potuto rivoluzionarmi completamente?
Sospirai e firmai i fogli che confermavano che avevo passato le due ore con Logan. Lasciai che un mezzo sorriso si dipingesse sul mio volto. Se solo sapessero com'erano andate queste ore...
Sospirai nuovamente e, passata la mezz'ora di vari apprezzamenti sulle labbra di Logan, mi diressi verso la segreteria.
«Oh, ciao Lajyla» mi salutò la donna con cui avevo parlato la mattina. «Com'è andata?»
«Bene» risposi ed immediatamente arrossii, la donna fece finta di non accorgersene.
«Ne sono felice» mi sorrise educatamente. «Che ne dici, allora, di fare il tutor?»
Ci pensai su. Aiutare gli altri con lo studio mi piaceva, ed era un modo onorevole per guadagnare crediti.
«Affare fatto» le rivolsi un ampio sorriso.
«Bene, Logan Harris sarà il tuo nuovo alunno».
Mi crollò il mondo addosso.
Ma cosa avevo fatto di male?
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Il tuo pericoloso sorriso
RomantikIN LIBRERIA! Lajyla Vasilyev è una ragazza russa. I suoi genitori sono separati ed è stata costretta ad andare a vivere con suo padre negli Stati Uniti. Strappata dalla sua casa, a Mosca, Lajyla è costretta a fare i conti con una realtà completament...