Capitolo 33

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*Logan*
«Dai Logan, sennò non imparerai mai!» mi supplicò Caitlyn con quel suo adorabile broncio.
«Cait, lo sai che non ho la patente. Se ci beccano ci arrestano!» ripetei per la milionesima volta.
«Ma non ci passa mai nessuno!» ribadì lei dando una botta al volante.
«Ho detto no» dissi più duro.
Caitlyn guardò imbronciata la strada deserta.
«Uff, d'accordo!» mi arresi.
Caitlyn abbandonò all'istante quell'espressione triste e lanciò vari gridolini di vittoria. Ci scambiammo di posto.
«Okay, innanzitutto...»
«Caitlyn» la fermai. «So come si guida una macchina».
«Ok, arrogante, allora parti» mi rispose lei.
Io trattenni una risata ed entrai in strada.
Un secondo. Un camion comparve dal nulla. Mi spostai troppo. Ci prese in pieno. Caitlyn morì.

Tornai alla realtà e mi accorsi di stare stringendo il volante talmente tanto che le mie nocche erano diventate bianche.
«Logan... va... va tutto bene?» chiese debolmente Lajyla.
Mi voltai a guardarla. Aveva stampata in volto un'espressione preoccupata e colpevole e si torceva nervosamente le dita.
«Mi perseguiterà per sempre» sussurrai poggiando la testa sul volante.
«Scusami. Non pensavo sarebbe stato così difficile» disse lei scuotendo la testa.
Mi sollevai a guardarla e mi accorsi di ciò che mi aveva donato la natura. Una ragazza dolce, bella e comprensiva. Una ragazza che non mi meritavo affatto, ma che aveva deciso di esserci nonostante tutto. Ed ero così egoista da tenerla con me?
Lajyla sembrò notare il mio sguardo.
Ci lanciammo l'uno contro l'altra finendo a baciarci. In pochi secondi mi ritrovai Lajyla a cavalcioni sullo stomaco. Le sue mani mi correvano fra i capelli tirandomeli lievemente, le mie le carezzavano la schiena sotto la maglietta. Aveva la pelle liscia e morbida, non sembrava neanche vera.
Forse era solo un'allucinazione.
Lajyla mi smentì tirandomi un po' più forte i capelli. Sentii un lieve bruciore alla cute e mi accorsi di non stare sognando.
Nel frattempo il bacio diventava sempre più carnale e sempre meno passionale. Mi sentivo come se dovessi riempire il vuoto. E in quel momento, in quel buco che avevo nel petto, ci avrei gettato qualunque cosa pur di non sentirmi così... me.
Non so come ma - non con facilità - riuscimmo a sgattaiolare fuori dalla macchina. Nel frattempo le nostre labbra si erano staccate solo per permetterci di respirare.
Feci indietreggiare Lajyla finché non sentii la sua schiena sbattere contro il muro del parcheggio. Poi ripresi a baciarla. Ormai non c'era nemmeno più un briciolo di sentimento in tutto ciò. Volevo solo sentirmi meno colpevole. Di tutto.
Lajyla mi spinse indietro quel poco che bastava per parlare. «Vuoi discuterne? Insieme?»
Per tutta risposta le feci cingere la mia vita con le gambe e la portai nel mio appartamento. La adagiai sul mio letto e ripresi a passarle le mani ovunque. Ormai non desideravo altro che togliermi la voglia. Come facevo con quelle che per me non erano niente.
Finalmente, prima che potessi fare qualche stronzata, il mio cervello riprese a funzionare.
Mi fermai di botto. Lajyla mi guardò confusa, poi sospirò. «Questo non risolve niente» disse indicando prima me poi se stessa.
«Lo so» sospirai sentendomi ancora più in colpa di prima. «Mi dispiace tanto» aggiunsi in un sussurro.
«Sshh» sussurrò Lajyla e mi fece a poggiare la testa sul suo petto.
In pochi minuti sprofondai nel sonno, cullato dal ritmo regolare del suo cuore.

*Lajyla*
Hai presente quando cammini su una corda sospesa per aria e non sai se cadrai a causa del vento che tira in quel momento?
Ecco. Così ci si sentiva a stare con Logan. La corda era il nostro rapporto e lui il vento. Io ero l'equilibrista.
A volte mi sentivo davvero come se non potessi farcela, ma cercavo di essere forte. Il fatto di non riuscire a risolvere i problemi mi snervava. Non è che Logan collaborasse poi così tanto, si lasciava sconfiggere dai suoi demoni.
Forse avrei dovuto pensare che il fatto che provasse a batterli era già qualcosa, ma ogni volta che faceva un passo avanti tornava indietro di due.
Era una battaglia impari, ed io ero a corto di strategie.
Gli carezzai i capelli e cercai di alzarmi senza svegliarlo. Gli scrissi un post-it e lo attaccai sulla testiera del letto.
Sgattaiolai fuori dalla sua stanza e mi imbattei in sua madre.
«Oh, scusi...» farfugliai.
«Sei Lajyla, no?» chiese lei. Aveva una voce dolce e melodiosa, lunghi capelli castani che le incorniciavano il viso e occhi scuri e... vuoti. Mio Dio, aveva ragione Logan.
«Ehm... sì...» cercai le parole dentro di me e le tirai fuori a forza.
«Bene, siediti, ti preparo qualcosa» disse e con eleganza se ne andò in cucina. Sembrava un fantasma per quanto era graziosa e silenziosa.
Potevo inventarmi che dovevo andare a danza, che dovevo studiare, che avevo la caffettiera sul fuoco, ma non so perché la seguii e mi sedetti su una delle graziose poltroncine in pelle.
La mia mente iniziò a viaggiare lontano. Che voleva la madre di Logan e Lib da me? Perché si decideva a parlarmi solo in quel momento? Erano cinque mesi che giravo dentro quella casa.
Il suono della tazza che veniva posata sul tavolino mi riportò coi piedi per terra.
«Cioccolata calda» rispose alla mia domanda inespressa e si sedette di fronte a me.
Afferrai la tazza e la portai alle labbra. E se era avvelenata? Scacciai il pensiero e mandai giù un sorso.
Lei si schiarì la gola. «Mi chiamo Marilyn».
«Signora Harris...»
«No» mi interruppe bruscamente. «Solo Marilyn» aggiunse con tono più dolce.
«Okay, Marilyn...» dissi incerta. «Come mai... Insomma... questo?»
«Volevo conoscerti meglio» rispose semplicemente.
Ah. Okay. Non poteva farlo prima?
«Sei russa?»
«Già» risposi. Poi mi ricordai di bere la mia cioccolata.
Marilyn mi osservava come se mi stesse studiando e arrivasse a leggermi fin dentro l'anima. Davvero inquietante.
Vedendo che non mi decidevo a conversare si alzò e prese ciò che sembrava un album fotografico da una libreria.
«Vieni» mi disse, e con la grazia di prima si sedette sul divano qualche metro più in là.
La mia mente mi urlava di scappare finché ero in tempo, ma il mio corpo si sedette sul divano.
Marilyn aprì l'album sulle sue gambe e mi spuntò di fronte una foto di Logan e Lib in fasce.
Mi sporsi per guardare meglio. «Oh mio Dio» ridacchiai.
Marilyn sorrise e continuò a sfogliare l'album facendo qualche commento di tanto in tanto.
Dopo venti minuti e duecento giramenti di pagina arrivammo alla fine. Sull'ultima pagina mancava una foto.
«E qui?» chiesi curiosa.
«Qui volevo metterci la foto di noi tre ora. Felici. Sto aspettando il momento giusto» disse con voce carica di tristezza e carezzò la pagina come se fosse la cosa più preziosa che aveva.
Io non sapevo che dire, perciò mi limitai a sorriderle.
«Ma non volevo parlarti di questo» si riprese e chiuse l'album. «Volevo semplicemente ringraziarti, perché ho notato che da quando ci sei tu nelle loro vite» indicò una foto di Logan e Lib a tredici anni. «Sono sempre felici. Io non ci sono mai riuscita a renderli felici».
«Beh, se compra a Lib il nuovo set di trucchi della L'Oréal e a Logan l'ultimo modello di Ferrari li fa contenti entrambi» cercai di scherzare.
Marilyn fece un sorriso. «Credo di non avere abbastanza soldi per comprare entrambe le cose».
Ad un certo punto la porta della stanza di Logan si aprì e la sua testa fece capolino nel salone.
I suoi occhi passarono veloci da me a sua madre. Lei teneva la testa china e si aggiustava le pieghe invisibili del vestito bianco che indossava. Io lo guardavo all'apice della confusione.
«Lajyla» disse infine, e sua madre sembrò fare un sospiro di sollievo. Finalmente tutto andò al suo posto. Lei aveva paura di Logan.
Mi alzai di fretta rivolgendo un sorriso di scuse a Marilyn, che non mi vide, e andai verso Logan.
«Che cosa stavi facendo?» mi chiese lui e sembrava... arrabbiato.
«Tua madre mi ha offerto la cioccolata» fu la prima cosa che mi venne in mente di dire.
«Ah» rispose semplicemente lui e lasciò ricadere le mani lungo i fianchi.
Restammo a fissarci per qualche secondo.
«Lajyla...» ruppe il silenzio Logan. «Ti prego, stai lontana da mia madre. Non voglio che rovini anche te».
Mi lasciai andare ad una risata priva di divertimento. «Perché dovrebbe rovinarmi? È lei ad avere bisogno di aiuto!»
«Perché lei cerca solo qualcuno su cui scaricare il suo dolore!» urlò in un sussurro Logan stringendo i pugni.
Io scossi la testa.
«Lajyla senti, me la cavo con mia madre da quando avevo cinque anni, non credere di saperne più di me».
«Non ne so più di te, ma capisco quando qualcuno ha bisogno di aiuto, o semplicemente di qualcuno con cui parlare!» mi trattenni a stento dall'urlare.
«Fai come credi» disse infine lui e se ne tornò nella sua stanza.
«Puoi contarci!» urlai contro la porta chiusa.
Tornai nel salone e rivolsi un sorriso di scuse a Marilyn. «Io torno a casa, mi ha fatto molto piacere parlare con lei, la ringrazio per la cioccolata e per avermi fatto vedere le foto».
Lei alzò a malapena la testa e mi sorrise debolmente. Sembrava invecchiata di trent'anni all'improvviso.
Uscii dall'appartamento e mi ritrovai nel silenzio del corridoio assieme ai miei pensieri.
«Ma che diavolo è successo?»

Ciao fiori di campo!🙊

Mio Dio, è un secolo che non aggiorno! Vi chiedo umilmente perdono ma ho avuto molto da fare con la scuola e la mia vita sociale.😂

Non vi prometto niente nemmeno per quanto riguarda questo mese perché ho gli esami.😰

Cercherò di fare il più possibile, promesso!💕🔜

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