Capitolo 40

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*Logan*
Mi passai le mani fra i capelli cercando di dargli un verso, inutilmente. Alla fine mi arresi con un sospiro e lasciai ricadere le braccia lungo i fianchi, guardandomi allo specchio.
Mi sembrava di guardarmi per la prima volta. Che fine aveva fatto il Logan puttaniere e sicuro di sé e del suo fascino?
Il suonare del campanello mi risvegliò dai miei pensieri. Chi poteva essere proprio a quell'ora?
Svogliatamente gettai le mani in tasca ed andai ad aprire. Non appena vidi Lajyla sentii la mia gola seccarsi e dei pensieri poco casti mi percorsero la mente. Rimasi sorpreso. Avevo pensato raramente a Lajyla in quel senso. Non che non mi attirasse fisicamente, ma ero sempre concentrato sui suoi splendidi occhi e sul suo modo di essere... lei.
Ed ora che ci pensavo: erano mesi che non mi lasciavo andare.
Forse il fatto che non fosse più mia, che era tutto quel tempo che non facevo sesso, risvegliarono in me un prepotente desiderio. Mi costrinsi con tutto me stesso a darmi un contegno e a calmare i bollenti spiriti.
La squadrai da capo a piedi e, capendo che non aiutava, mi soffermai sui suoi occhi. Erano messi in risalto dalla riga azzurra lungo la palpebra e dal trucco nero sulle ciglia ed erano profondi come sempre. Dio mio, cosa mi aveva fatto.
Non appena riuscii a calmarmi notai che indossava un vestito bianco da urlo, che metteva in risalto ogni sua curva e che le arrivava a malapena al ginocchio. Mi chiesi come avevo fatto a non saltarle addosso.
«Sei stupenda» dissi sinceramente, mentre il cuore mi martellava nel petto.
Dio mio, Dio mio, Dio mio. La bellezza di Lajyla era qualcosa di sensazionale. Mi prudevano le mani per quanto avrei voluto abbracciarla, scompigliarle i capelli e baciarla finché non fossi rimasto senza fiato.
«Grazie, anche tu non sei niente male» disse, e mi sembrava... nervosa?
Rimanemmo qualche secondo a fissarci intensamente, cosa che fece solo più male alla mia sanità mentale, perché mi chiesi per l'ennesima volta il motivo per il quale l'avevo lasciata, che svaniva magicamente quando me la ritrovavo davanti.
Spostai lo sguardo sulle sue mani. Lajyla giocherellava con l'anello che aveva all'anulare destro. Era semplice, fine, si addiceva alla sua personalità.
Spinto dall'incredibile attrazione che mi catapultava contro di lei avanzai di un passo, sorprendendomi quando Lajyla fece lo stesso.
«Lajyla, io...» ero così vicino da poterla toccare. Stavo per alzare una mano e sfiorarle una guancia, quando Lib ci interruppe.
«Lajyla!» esclamò.
Si scambiarono vari complimenti sui loro look, poi sbucò Derek.
Il mio livello di odio nei suoi confronti era notevolmente diminuito, ma sapere che andava al ballo con la mia ragazza non mi faceva affatto piacere, e non resistetti all'impulso di alzare gli occhi al cielo quando le fece il baciamano.
Con la coda dell'occhio notai Lib che mi guardava di sottecchi.
Le "due chiacchiere" che mi aveva promesso non le avevamo ancora fatte, e il tutto mi provocava una strana ansia.
Ma c'era anche qualcos'altro, come si ci fosse qualcosa che mi stavo dimenticando...
Perso nei miei pensieri sentii a malapena ciò che mi disse Lib: «Ma tu non dovevi passare a prendere Loreen?»
Mi accigliai, accorgendomi che era proprio ciò che mi ero dimenticato. Sicuramente mi avrebbe rotto le palle a vita per questo. «Ah, sì. Stavo per partire».
Non potei fare a meno di notare l'ombra di un sorriso sul viso di Lajyla. Allora le importava ancora qualcosa.
Avevo ancora qualche speranza di rimediare alla mia stupidità.
***
Dopo circa venti minuti ero finalmente arrivato davanti casa di Loreen.
Scesi dalla macchina e mi guardai intorno.
Conoscevo quel quartiere, era uno dei più ricchi della Downtown. Le case erano delle ville enormi di minimo tre piani, avevano tutte un giardino vastissimo ed una piscina privata.
Il problema era la gente che ci viveva dentro.
Mi incamminai verso il cancello, citofonai e Loreen mi aprì.
Lentamente avanzai verso casa sua. Ovviamente il giardino era estremamente curato, le pareti bianche della casa fresche di vernice e c'erano varie statue - letteralmente - sparse sull'erba. C'era pure una fontana in mezzo a due salici piangenti.
Arrivato sotto al portico non feci in tempo a bussare che Loreen aprì la porta.
«Lo!» squittì e mi si avvinghiò al collo, infilandomi la lingua in bocca.
Smisi di ragionare per un attimo. Gli istinti primordiali mi diedero una scossa in tutto il corpo e la sollevai di peso, facendole avvolgere le gambe attorno alla mia vita.
«La camera... è al piano di sopra... la prima... sulla destra» ansimò contro il mio orecchio non appena staccò la sua bocca dalla mia.
Trafficai per trascinarla in cima alle scale, aprii la porta e la buttai sul letto. Nel momento in cui si staccò da me tolsi con un solo movimento del braccio la camicia e mi fiondai su Loreen.
Le abbassai le spalline del vestito con un po' troppa veemenza e glielo sfilai, mentre lei trafficava con i miei pantaloni.
La baciai ovunque ci fosse un lembo di pelle scoperta, mentre il mio cervello era totalmente annebbiato.
Tornai verso le sue labbra e, nonostante non avessi fatto nulla per pensarci, mi venne in mente Lajyla.
Mi fermai di scatto, chiusi gli occhi, e mi lasciai cadere accanto a Loreen che mi guardava stranita, quasi furiosa.
«Che diavolo ti prende?!» chiese seccata.
Scossi la testa e la girai dall'altra parte.
La sentii alzarsi infuriata e rivestirsi, poi sentii il rumore dei tacchi sulla soglia della porta.
«Datti una mossa, siamo in ritardo di mezz'ora» disse e se ne andò.
Sospirai sconfitto. Non sarei mai e poi mai riuscito a sostituire Lajyla nella mia testa. Era il mio chiodo fisso. E oltretutto non c'era paragone fra lei e Loreen.
Un impeto di rabbia mi corse lungo la spina dorsale. Mi aveva rubato anche il semplice piacere del sesso.
Con un colpo di reni mi rimisi in piedi e mi diedi un'occhiata allo specchio nell'anta dell'enorme armadio bianco su un lato della stanza.
Feci una smorfia vedendo che le zone attorno alla mia bocca erano ricoperte di rossetto, i miei capelli erano un disastro ed i miei vestiti erano stropicciati a terra.
Raccolsi la camicia e la infilai di nuovo, stesso feci con i pantaloni.
Mi diedi un'ultima occhiata allo specchio e scesi al piano di sotto.

Il tuo pericoloso sorrisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora