Capitolo 26

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*Logan*
«Non ci penso nemmeno» risposi senza nemmeno riflettere. Lajyla mi stritolò una mano.
«Harris, con la sospensione non recupererai mai» disse impassibile il preside.
«Non mi interessa» risposi freddamente.
«Logan!» mi rimproverò Lajyla.
«Che c'è?!» a stento mi trattenni dall'urlare.
«È un'occasione preziosa, non la sprecare!»
Ma non aveva ascoltato una singola parola di ciò che le avevo detto prima?
«No» risposi e la sfidai con lo sguardo.
«Ti prego...» sussurrò lei, sembrava sul punto di scoppiare a piangere.
«Okay, okay» mi arresi con un sospiro.
«Perfetto» esclamò Lajyla con un sorriso radioso.
«Mi hai ingannato...» dissi sorpreso.
«Mi dispiace, ormai vi ho già segnati» ci interruppe il preside. Lajyla ridacchiò.
«Questa me la paghi...» le sussurrai minaccioso.
Lei sorrise ed il preside ci congedò.
***
Mi lasciai cadere sul letto e nascosi il viso nel cuscino.
«Dai, non fare così» disse Lajyla carezzandomi la schiena. La guardai storto.
«È colpa tua».
«Casomai mi dovresti ringraziare. Ti ho salvato il culo» disse lei altezzosa.
«Mi hai rotto il culo, non me l'hai salvato» le dissi ironico e la tirai a me. Lajyla rise e mi diede un bacio sul naso, che bastò a farmi ribollire il sangue nelle vene. Stavo per baciarla per davvero, quando la porta si aprì, e Lajyla ruzzolò accanto a me. Entrambi guardammo contemporaneamente l'uscio.
«Ah» disse Liberty. «Anche tu» strinse le labbra, riferendosi a Lajyla. Cinque secondi di silenzio. «Non ci posso credere! Mi avevi promesso che non ci saresti caduta! Mi avevi detto che vi odiavate! Ora invece sei crollata anche tu!» urlò lei in lacrime.
E in un attimo ritornò la Liberty di pochi mesi prima, quella fragile, che aveva bisogno di suo fratello. In un baleno mi alzai e la abbracciai, lei cercò di divincolarsi e di spingermi via, ma io serrai la presa attorno al suo corpo minuto.
«Mi dispiace, Lib. Mi dispiace di non essere stato il fratello perfetto, mi dispiace di essermi comportato da stronzo in passato, mi dispiace di averti strappato via ogni legame, ma sono sicuro che anche se fra me e Lajyla non funzionasse lei non ti abbandonerebbe. Mi dispiace di averti impedito di rifarti una vita, mi dispiace di non essere riuscito a renderti felice, perché è sempre stato il mio obiettivo. Ma, soprattutto, mi dispiace di essermi allontanato da te e di averti ferita» le misi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «E, Lib, ti voglio un'infinità di bene, sei la cosa più importante che ho».
Lei non disse nulla e si limitò a piangere contro il mio petto.
«Anche io ti voglio bene, Logan» sussurrò dopo interminabili minuti.
«Pace?» le sussurrai all'orecchio.
«Pace» annuì.
All'improvviso mi ricordai di Lajyla, e mi voltai a guardarla. Era seduta sul mio letto con le gambe incrociate, le mani poggiate sulla bocca, e piangeva a dirotto.
Lasciai andare Lib e mi sedetti accanto a lei, prendendola fra le braccia.
«Che c'è che non va?» una donna in crisi era difficile da gestire, ma due erano impossibili! Io ero il tipo da una botta e via, diamine! Non mi mettevo a risolvere problemi sentimentali!
«Quello che... quello che hai detto...» singhiozzò Lajyla.
«Che ho detto?» chiesi esasperato.
«È bellissimo» disse lei e pianse ancora di più, se possibile.
«Non piangere, bambina» le dissi poggiando il pollice sulle lacrime incessanti ed asciugandone la gran parte.
«Okay» sussurrò lei e si rannicchiò contro di me.
«Mi dispiace tanto avervi giudicati. Vi auguro tutta la felicità del mondo» disse Lib sorridendo.
Lajyla si alzò di scatto e le andò incontro, Lib fece altrettanto e finirono ad abbracciarsi. Le mie piccole, grandi bambine forti.
«Amiche per sempre» disse Lib, scoprendo un braccialetto con un ciondolo a forma di mezzo cuore sul quale erano incise una B e mezza F».
«Amiche per sempre» rispose Lajyla, scoprendo il medesimo braccialetto con incise però l'altra metà della F ed una F intera. Possibile che non lo avessi mai notato?
«Bene, ora vi lascio, ho lezione di pianoforte» disse Lib sciogliendo l'abbraccio ed uscendo dalla stanza.
«Oh mio Dio, Logan!» urlò Lajyla.
Scattai in piedi allarmato e mi precipitai da lei.
«Che c'è?!»
«Dovevo essere a lezione di danza dieci minuti fa!» urlò di nuovo.
«Mi hai fatto prendere un infarto» dissi tirando un sospiro di sollievo.
«Devo andare!»
«Se vuoi ti posso accompagnare» mi offrii con disinvoltura.
«Davvero?» chiese lei radiosa.
«Certo, andiamo» la presi per mano ed uscimmo dal palazzo, salutando Lib che partiva con la macchina.
Con la macchina...
Mi paralizzai, mentre i ricordi mi dilaniavano il petto, riportandomi in un baratro di dolore e paura. Mi avevano strappato bruscamente dal presente e mi avevano scaraventato nel passato.
Sentii qualcuno scuotermi violentemente una spalla, e mi ritrovai il volto di Lajyla contratto in una smorfia spaventata, smorzato dalle lacrime... Le lacrime?! Mi toccai gli occhi e li sentii effettivamente umidi. Cazzo...
«Stai bene?» mi chiese lei allarmata.
Aprii la bocca e la richiusi.
«Sì».
No.
«Logan...» mi guardò come a dire "non mi mentire". «Che è successo?»
Mi schiarii la gola, ma le parole si rifiutavano di risalire in superficie.
«Aspetta» disse lei e mi prese la mano. «Alzati».
Obbedii e Lajyla mi trascinò nel suo appartamento, mi sentivo ancora stordito, come se mi fossi svegliato da un brutto sogno.
Andammo in camera sua e ci sedemmo sul suo letto, e realizzai di non essere mai entrato nel suo appartamento in tre mesi che viveva qui.
Il letto era a due piazze, le coperte erano color mare, le pareti erano di un azzurro chiarissimo, quasi bianco, l'armadio era di un bel marrone scuro. La scrivania era bianca e la libreria invece era di un legno molto chiaro, animata dai colori delle copertine dei libri.
Era grande almeno il doppio della mia camera.
Lajyla mi fece sdraiare e mi carezzò una guancia, guardandomi con il mento posato sul palmo della mano. «Allora, spiegami cosa ti è successo poco fa» mi disse gentilmente.
«Ma... la tua lezione di danza».
«Non importa» mi zittì.
Deglutii e provai a dare vita ad un discorso nel mio cervello, ma ogni sforzo era vano, così lo spensi e mi limitai a raccontare come se stessi parlando della vita di qualcun altro.

*Lajyla*
Ero tesissima. Volevo saperlo. Mi aveva spaventata a morte, prima. Stavamo camminando tranquilli, poi ad un certo punto si era fermato e si era lasciato scivolare lungo il muro, piangendo addirittura. Avevo provato a farlo tornare alla realtà chiamandolo, ma non era servito, quindi ero passata alle maniere forti.
«Caitlyn» disse come se bastasse a spiegare tutto. «Era il nome della ragazza morta nell'incidente. Eravamo qui, a Los Angeles, il nome della strada nemmeno me lo ricordo, mi ricordo solo che era poco frequentata. Ad un certo punto mi fa «vuoi provare a guidare?» lei aveva già la patente, io la avrei presa l'anno successivo. Ho accettato, non so perché, sono stato uno stupido.
«Ci siamo scambiati di posto, io avevo già fatto qualche prova e più o meno sapevo muovermi. Ad un certo punto ho perso il controllo e sono andato con metà macchina fuori corsia. Dalla parte di Caitlyn» si fermò un attimo ed emise un sospiro spezzato. Io gli lasciai un bacio sulla guancia e mi sdraiai accanto a lui, abbracciandolo. Logan prese a disegnarmi dei piccoli cerchi sulla schiena. «Proprio in quel momento passò un camion. E la prese in pieno, uccidendola sul colpo. Io non mi feci poco più che qualche graffio per l'impatto. L'uomo che guidava il camion si ruppe un braccio e una gamba. Ma Caitlyn morì. Ecco perché... Ecco perché sono crollato quando ho realizzato che sarei dovuto salire in macchina con te ed avrei dovuto guidare. Anche quando siamo andati alla festa di inizio anno, ha guidato Lib, ricordi?» concluse deglutendo.
«Mi dispiace così tanto, Logan, ma non puoi incolparti in questo modo. Il fatto che stessi guidando tu non significa che la sua morte sia avvenuta per colpa tua» gli passai le mani fra i capelli, cercando di farlo sentire un po' meglio.
«Sono stato io ad andare fuori corsia».
All'improvviso una consapevolezza mi colpì come un pugno allo stomaco e mi tirai a sedere di scatto.
«Come faceva di cognome Caitlyn?»
Lui sembrava confuso e si tirò su a sua volta. «Va tutto bene?»
«Il suo cognome, Logan!» lo pregai.
«Zaytsev» lui si accigliò. «Era... russa».
«Già» ingoiai il groppo che avevo in gola. «Era la mia migliore amica».

Ciao fiori di campo!🙊
Perdonatemi perché ci ho messo UN SECOLO per pubblicare un nuovo capitolo, ma personalmente sono molto contenta di come sia uscito!💕
Fra la gita, Pasqua, e il rientro a scuola, non ho avuto un secondo libero!🙈
E poi, dato che l'Universo ce l'ha con me, avevo scritto già mezzo capitolo alle 23:00 ma mi si era cancellato... Sennò lo avrei già pubblicato un'ora fa!😒
Comunque, votate, commentate e al prossimo capitolo!♥️

-A

Il tuo pericoloso sorrisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora