*Lajyla*
«E quella?» chiese Logan divertito indicando una nuvola che sembrava uno strano incrocio fra uno scorpione ed una cavalletta. Raccapricciante.
«Un insetto che non voglio identificare» risposi disgustata.
Logan rise e chiuse gli occhi. Girai la testa e lo guardai. Il vento gli faceva ondeggiare i capelli che, di tanto in tanto, gli ricadevano sugli occhi, poi li spostava di nuovo. Se li era tagliati ma erano comunque troppo lunghi. Era una delle cose che amavo di più di lui, morbidi e setosi.
Mi ricordava uno dei primi incontri che avevamo avuto, proprio in questo parco. Sorrisi. Ne era passato di tempo, e Logan mi sembrava ogni giorno più bello, forse mi stavo innamorando di lui? Scossi lievemente la testa e mi sistemai meglio sul suo stomaco.
Erano passati quasi due mesi. Avevo passato il Natale assieme a Logan, Lib, Kailey e mio padre. Finalmente io e papà avevamo scelto la macchina, un'Audi S8 nero perla di cui ero profondamente innamorata. Ora dovevo solo prendere la patente, ma ci avrei pensato in seguito.
Lib mi aveva regalato degli orecchini di oro bianco a forma di Yin e Yang e Kailey uno stupendo vestito bianco, semplice ed elegante.
A Lib avevo regalato il braccialetto che fissava sempre con occhi sognanti quando passavamo davanti Swarovski, ed a Kailey due biglietti per andare a vedere il suo spettacolo teatrale preferito assieme a mio padre.
Logan... beh Logan mi aveva regalato una splendida cena a lume di candela sulla spiaggia, in assoluto la serata più romantica della mia vita. Io avevo ricambiato con un pallone da basket autografato dal suo giocatore preferito. Non lo avevo mai visto così contento. Mi aveva sollevata e fatta volteggiare in aria, i suoi occhi brillavano di emozione.
«Lajyla» la sua voce dolce mi distolse dai miei ricordi.
«Mmh?» chiesi ad occhi chiusi.
«Ti fidi di me?» la domanda era semplice e diretta, ma la sua voce era allarmata.
Mi tirai su di scatto e lo stesso fece Logan.
«C'è qualcosa che non va?» chiesi preoccupata.
La sua espressione non tradiva nessuna emozione.
«Ti fidi di me?» chiese nuovamente, quasi supplicandomi con lo sguardo.
Stavo per rispondere quando qualcosa mi bloccò. I ricordi. Tutte le persone di cui mi fidavo mi avevano tradito, mia madre, Caitlyn. Non contavo più su nessuno, ormai.
«Io...» aprii la bocca e la richiusi, mentre gli occhi mi si gonfiavano di lacrime. Mia madre. Cavolo, non mi era mai mancata così tanto.
In men che non si dica mi ritrovai con la mano poggiata sulla bocca a trattenere i singhiozzi.
«Oh Lajyla, mi dispiace» ora Logan era ancora più preoccupato. «Scusami tantissimo, non avrei dovuto» disse stringendomi forte.
Mi limitai a scuotere la testa, come a dirgli che andava tutto bene.
«Non mi sono trasferita perché mi mancava mio padre» dissi in un sussurro, sperando che non mi avesse sentito.
«Perché allora?» chiese Logan carezzandomi la schiena. Evidentemente aveva sentito.
«Mia madre ha tradito mio padre, lui lo ha scoperto grazie ad un messaggio che mia madre gli aveva inviato per sbaglio, e mi ha sfrattata. Così mi sono trasferita».
A volte mi mancava talmente tanto la Russia che non volevo altro che prendere il primo aereo e tornarmene a Mosca. Poi però pensavo a Logan e la sola idea di lasciarlo mi distruggeva.
Ma mai mi era mancata mia madre, forse perché evitavo direttamente di pensarci. Adesso invece sentivo eccome la sua assenza, e mi faceva strano.
Scossi leggermente la testa, lasciando che le lacrime mi scorressero lungo le guance. Come diavolo avevo fatto a diventare così debole?
Logan non disse niente, si limitò a stringermi e a lasciarmi di tanto in tanto un bacio fra i capelli.
«Scusa» disse dopo un po'. «Sono stato un egoista. Avevo bisogno di un po' della tua forza» mi baciò sul naso.
«Come mai?» chiesi asciugandomi le lacrime.
Logan scosse la testa con un sorriso amaro. «Mia madre».
«Capisco» sussurrai poggiando la fronte contro il suo petto, mentre Logan prese a giocare coi miei capelli. «Che ha fatto?»
«È successo di nuovo» disse duro, cessando immediatamente di giocherellare con la ciocca.
«Mi dispiace» dissi sconsolata.
Avevamo provato in tutti i modi a prevenire l'ex fidanzato della madre di Logan, ma lui la trovava sempre e la picchiava.
«Vuole solo farmi reagire» disse Logan scuotendo la testa. «Così da infilarmi nei guai».
«Ma non lo farai» alzai la testa e fissai i miei occhi nei suoi. «Vero?»
«Ci sto provando» sussurrò. «Comunque, torniamo a casa?» mi chiese guardando l'orologio. Annuii.
Camminavamo mano nella mano lungo il marciapiede, mentre il vento fresco di gennaio mi scompigliava i capelli.
«Ho un'idea» esclamò all'improvviso Logan.
«Ovvero?» chiesi curiosa.
«Se andiamo in biblioteca, dove c'è silenzio, a fare cose che non si dovrebbero fare in biblioteca?» chiese con un ampio sorriso.
«Mi dispiace, ma dobbiamo fare ripetizioni di matematica» dissi trattenendo un sorriso.
Logan aprì la bocca, la richiuse, mise il broncio e sbuffò. «Ma dai!»
Non mi trattenni più e scoppiai a ridere. «Okay, ripetizioni rimandate, ma non andremo a limonare in biblioteca».
«Che brutta parola limonare».
Ci pensai su un attimo. «Pomiciare?»
Logan scosse la testa e mi tirò a sé. Gli passai le mani dietro al collo e lo tirai vicino alla mia bocca.
«Chiamalo come vuoi» sussurrò sulle mie labbra, poi mi baciò.
Finalmente l'ansia volò lontana dal mio corpo. C'eravamo solo noi, solo il nostro piccolo universo. Pace.
«Ragazzini, dovrei aprire il negozio» ci interruppe acida una vecchietta.
Io arrossii e mi tirai indietro, notando quanto fosse interessante il pavimento. Logan le sorrise e la aiutò addirittura a tirare su la serranda. Ma quanto poteva essere sfacciato?
«Ecco fatto».
«Grazie, giovanotto» gli sorrise la donna portando dietro le orecchie i capelli grigi. Poi mi guardò, io cercai una via di fuga, ma a meno che non volevo finire sotto un autobus dovevo restare dov'ero.
«Figliola» mi disse con aria saccente. «Lui sì che è un bravo ragazzo».
Guardai Logan che annuiva orgoglioso.
«Poi è anche un gran bel pezzo di giovanotto» continuò.
Uccidetemi, vi prego.
«Fossi in te non lo lascerei un secondo».
Ora.
«Buona giornata» concluse ed io tirai un sospiro di sollievo.
Entrò nel negozio e Logan mi venne incontro con un sorrisetto. «Sentito?»
Sbuffai. «Possibile che tu debba piacere anche alle persone anziane?»
«Che ci vuoi fare, la mia bellezza non ha eguali» si atteggiò.
«Proprio come la tua modestia».
«Battuta vecchia e scontatissima» mi prese in giro. «Ora, se permetti, vado a conquistare qualche anziana signora» disse con aria superiore e si incamminò lungo il marciapiede.
Sgranai gli occhi. «Dove vai?!»
«Te l'ho appena detto» cantilenò.
«Harris, torna immediatamente qui!» urlai e gli corsi dietro, lui accelerò e ben presto ci ritrovammo a zigzagare rapidamente fra la gente.
A breve mi stancai e rallentai per prendere fiato. Ma come faceva Logan ad essere così veloce? Io stavo morendo. Vabbè lui era allenato. Avrei dovuto esserlo anche io, ma preferivo stare seduta a fare zapping fra i canali e mangiare pop corn.
Mi sdraiai su un prato a qualche metro dalla strada.
«Già ti sei arresa?» mi prese in giro Logan dal marciapiede.
Alzai il pollice in segno di affermazione.
«Sei proprio fiacca» aggiunse raggiungendomi e si sdraiò accanto a me. Io gli feci una linguaccia ed intrecciai le dita con le sue.
Era perfetto.
***
«Lajyla ti prego dimmi che hai finito il compito!» urlò Lib spaventandomi a morte.
«Quale compito?» chiesi confusa poggiando il mio cappuccino sul bordo della fontana.
«Merda» piagnucolò Lib lasciandosi cadere accanto a me. «Quello di letteratura americana».
«Ah» mi limitai a dire. «Merda».
«Già» borbottò lei rubando il mio cappuccino e bevendone un sorso. «Ho bisogno di caffeina».
«Me ne sono completamente dimenticata. Che facciamo ora?» chiesi entrando finalmente in panico.
«Non ne ho idea» piagnucolò di nuovo Lib.
Pochi minuti dopo eravamo in classe a sorbirci la ramanzina del professore su quanto fosse importante svolgere i compiti ed essere puntuali. Ma ovviamente chiuse un occhio. Come sempre, la magia di avere voti alti.
Due ore dopo stavo girovagando nel corridoio alla ricerca di Logan.
Ormai tutti sapevano che stavamo insieme, e tutti - o meglio tutte - speravano che saremmo durati massimo una settimana. Invece sono quasi due mesi. Prendete questo, stronze. Logan è mio.
Wow, forse mi stavo fomentando un po' troppo...
Evidentemente non abbastanza, poiché un'oca con più pelle scoperta che coperta gli stava facendo gli occhi dolci.
Non ero mai stata un tipo geloso, ma queste erano le cose che mi mandavano in bestia.
Mi avvicinai sfoggiando il miglior sorriso finto di sempre. «Ciao, amore» cinguettai prendendo a braccetto Logan.
Il nomignolo "amore" mi dava il voltastomaco, ma era necessario in quel caso.
«Ciao» disse Logan sorpreso dandomi un lieve bacio sulle labbra.
«Ah, ma voi state insieme?» chiese con aria irritata l'oca.
No guarda, ci baciamo perché non ci conosciamo. Chi non lo fa?
«Già. Va beh, ciao Loreen» le sorrise Logan.
«Ciao Lo, chiamami» squittì lei e se ne andò sculettando.
«Non. Posso. Crederci.» scandii incredula.
«Amore?» chiese Logan divertito. «Odi quel nomignolo».
«Era un'emergenza» borbottai.
Poi mi ripresi e lo guardai male. «Che significa chiamami?»
«Sei gelosa?» chiese lui sollevandomi il mento con l'indice e puntando i suoi meravigliosi occhi grigi nei miei.
Cercai di ignorare le sue labbra così vicine e di concentrarmi sul motivo per cui ce l'avevo con lui. Perché ce l'avevo con lui? Oh cazzo.
Logan iniziò a percorrere il contorno delle mie labbra con l'indice.
«Non giocare sporco!» esclamai indignata.
Lui rise. «Voleva solo invitarmi al Sadie's Hoaks».
«Il cosa cosa? E poi che vuol dire invitarti? Frena!» lo fermai.
«Il Sadie's Hoaks è il ballo dove è usanza che le ragazze invitino i ragazzi, Loreen voleva che la accompagnassi».
«Ah» dissi incrociando le braccia. «E che le hai detto?»
«Che ci andavo già con un'altra ragazza» sussurrò lui avvicinandosi alle mie labbra.
Impallidii e cercai di non cedere alla tentazione. Dovevo vincere.
«Io non ne sarei così sicura» sussurrai, talmente piano che pensai non mi avesse sentita.
«Ah, sì?» chiese invece, le nostre labbra a pochi millimetri.
Stavo per cedere. Me lo sentivo.
«Harris, Vasilyev! In classe! Ma non avete sentito la campanella?!» sbraitò il preside.
Mi risvegliai dallo stato di trance in cui ero caduta e mi accorsi che eravamo gli unici in corridoio.
«Sbrigatevi, già è tanto se non vi richiamo nel mio ufficio».
«Questo era solo il primo round» mi sussurrò Logan spingendomi contro un armadietto fuori dalla visuale del preside e baciandomi.
«E lo hai appena perso» gli sorrisi e me ne andai in classe soddisfatta.
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Il tuo pericoloso sorriso
RomanceIN LIBRERIA! Lajyla Vasilyev è una ragazza russa. I suoi genitori sono separati ed è stata costretta ad andare a vivere con suo padre negli Stati Uniti. Strappata dalla sua casa, a Mosca, Lajyla è costretta a fare i conti con una realtà completament...