Capitolo 12

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*Logan*
L'avevo seguita. Ero arrivato un secondo prima che uscisse, mi ero nascosto e l'avevo seguita fino all'ospedale.
Perché? Non lo sapevo nemmeno io. Ne avevo bisogno. Volevo sapere se stava bene, se si era messa in pericolo, se...
Ma chi volevo prendere in giro. L'avevo seguita semplicemente perché non potevo fare a meno di lei. Perché la volevo. Ma non potevo averla.
Una parte di me voleva correre da lei e farla mia per sempre, l'altra voleva correre il più lontano possibile.
Ero in guerra con me stesso e, diamine, la conoscevo solo da tre giorni. Eppure mi sembravano anni. La sentivo incredibilmente vicina ma a migliaia di chilometri di distanza.
La guardai mentre cercava di mettere in ordine i capelli nella coda disordinata, un sacco di ciocche vagavano intorno al viso. Su chiunque avrebbero creato un effetto caotico, su di lei erano incredibilmente sexy.
Ammirai il suo profilo, facendo scorrere lo sguardo lungo la sagoma lievemente all'insù del naso, il contorno delle labbra piene, lievemente socchiuse, le ciglia lunghe... All'improvviso qualcosa interruppe quell'angelica perfezione. Una lacrima le scivolò lungo una guancia, seguita da tante altre.
Il mio cuore si distrusse completamente.
Si girò verso di me e sgranò gli occhi, sgomenta. Sembrava non preoccuparsi delle lacrime che le rigavano il viso e le facevano colare il trucco.
Questa volta non rimasi indifferente ed entrai nella stanza.
«Hey» la mia voce era appena un sussurro. Mi schiarii la gola. «Che succede?»
Mi guardò per qualche secondo, strinse le labbra e tornò a guardare fuori dalla finestra.
«Lajyla» le dissi severo «Che succede?»
«Niente» rispose tirando su col naso e portandosi una ciocca dietro l'orecchio.
«Non mi mentire» dissi e la costrinsi a girare la testa verso di me.
Mi catapultai nell'oceano dei suoi occhi, lessi il suo dolore, era come se fossimo solo noi nell'universo. Ero perso dentro di lei, e lei dentro di me. Come due anime unite da un solo destino che tornano ad essere una cosa sola.

*Lajyla*
Non ci potevo credere. Poteva scegliere di andarsene ed invece stava tornando il Logan che avevo visto quella mattina al parco. Quello dolce e premuroso.
Ad un certo punto mi costrinse a guardarlo e ciò che vidi mi azzerò il battito cardiaco. Era a pochi centimetri dal mio viso, i suoi occhi fissi nei miei.
Era come cadere nel vuoto, senza sapere se ti saresti schiantata o qualcuno ti avrebbe preso.
Il mio cuore ricominciò a battere all'improvviso, vidi Logan deglutire a vuoto.
Le nostre labbra stavano per toccarsi quando un movimento ci distrasse. Lib si stava muovendo. Ci girammo contemporaneamente a guardarla mentre apriva gli occhi.
«Lib!» Logan le afferrò una mano e la guardò speranzoso, euforico.
Io le presi l'altra mano e le sorrisi.
«Dormito bene?» le chiesi scherzosa.
«Che... Che succede?» chiese e subito tossì.
«Siamo in ospedale, Lib» le rispose Logan con dolcezza.
«Perché?» chiese lei allarmata.
«Tranquilla» le dissi notando l'aumento del battito cardiaco.
«Hai avuto un incidente e sei stata in coma per due giorni» disse Logan mordendosi un labbro. Era la sensualità fatta persona. Avrei voluto morderglielo io il labbro.
"Suvvia Lajyla, non essere egoista" mi rimproverò il mio subconscio. Detestavo quando aveva ragione.
***
Uscimmo dall'ospedale a sera inoltrata. Lib sarebbe rimasta qualche altro giorno poi l'avrebbero dimessa.
«Grazie» mi disse Logan.
«Di che?»
«Di esserci stata».
Scrollai le spalle. «Non c'è problema».
«Senti freddo?» mi chiese dolcemente.
«No» il mio corpo mi tradì rabbrividendo.
Logan si sfilò la giacca e me la passò. La accettai riluttante. Non era affatto leggera. Il suo profumo mi arrivò alle narici. Dio, avrei potuto abituarmici.
In pochi minuti arrivammo a casa, gli restituii la giacca.
«Grazie» gli dissi.
«Figurati» si tirò nervosamente una ciocca di capelli. Mi prudevano le mani per quanto avrei voluto farlo io. Ma che diavolo mi stava succedendo?
«Senti Lajyla... Prima, in ospedale...»
«Non...» lo interruppi «Non pensiamoci più, okay?»
«Okay» mi disse, un lampo di tristezza gli attraversò lo sguardo, ma subito lo mascherò con un sorriso.
«Buonanotte» si incamminò verso il suo appartamento.
«Buonanotte» sussurrai alla porta che si era chiusa dietro di lui.

Il tuo pericoloso sorrisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora