*Lajyla*
Mi svegliai e subito mi accorsi che non ero nel mio letto. Ripensai immediatamente a ciò che era successo il giorno prima, ed il respiro pesante di Logan e il suo braccio sulla mia pancia indicavano che, per fortuna, non era stato solo un sogno.
Mi girai su un fianco e cercai una posizione comoda. Probabilmente mi mossi troppo perché Logan aprì gli occhi. Si girò sulla schiena e si stiracchiò.
«Mi hai svegliato» fu la prima cosa che mi disse, con la voce roca.
«Ops» risposi io portandomi una mano alla bocca e facendo finta di trattenere una risatina.
Lui sbuffò e poi mi afferrò per i fianchi. Ridacchiai mentre cercavo di divincolarmi, ignorando il dolore alla spalla. Dopo qualche secondo di lotta finimmo a terra, e non potei fare a meno di scoppiare a ridere sopra di lui.*Logan*
La sua risata mi faceva contorcere lo stomaco, era un suono troppo melodioso. I suoi capelli mi facevano il solletico sul naso, i suoi occhi brillavano e le sue labbra erano piegate in un adorabile sorriso.
Il mio corpo iniziò a reagire alle sue cosce poggiate sulla mia pancia nuda e Lajyla arrossì. All'improvviso mi si accese la lampadina. «Sei vergine» affermai, sperando vivamente che non mi contraddicesse.
Lei arrossì ancor di più ed io sorrisi sornione. Mi tirai a sedere e le poggiai un dito sotto il mento costringendola a guardarmi. Mi piaceva che fosse vergine.
«Hey, è ancora più bello così».
«Logan!» Sgranò gli occhi e mi diede una pacca sul petto, coprendosi il volto con le mani.
Ridacchiai e gliele spostai dolcemente dal viso. Mi avvicinai alle sue labbra, mentre il cuore mi pulsava freneticamente nel petto. Chiusi gli occhi ed assaporai fino in fondo quella sensazione. Quanto tempo era che non la provavo.
Il mondo, i problemi, i dubbi scomparvero. C'eravamo solo io, lei ed il contatto fra le nostre labbra.
Lajyla mi passò le mani fra i capelli tirandomeli lievemente e provocandomi delle scariche di brividi che si irradiavano in tutto il corpo. Io le feci correre le mani lungo la schiena e gustai il morbido contatto della sua pelle contro la mia. Ci stavamo fondendo in un'unica persona. E per la prima volta non sentivo che qualcosa mi costringesse a fermarmi.
Lasciai una scia di pelle d'oca lungo le sue cosce nude, era magnifico e terrificante insieme. Ma lo volevo.
Lajyla pose fine al bacio guardandomi intensamente negli occhi, come se volesse leggermi dentro. Glielo lasciai fare e vidi il mio riflesso nei suoi occhi. Piano piano stavo tornando alla realtà, e cercavo disperatamente di respingere i pensieri che mi dicevano che l'avrei distrutta. Avrei lottato anche contro me stesso pur di tornare a vivere. Pur di renderla felice.
Stavo correndo troppo? Cazzo, sì. Ed era quello che volevo.*Lajyla*
Rimasi piacevolmente stordita dal bacio con Logan.
Avevo scalfito lievemente la sua maschera. Ero fin troppo contenta per notare che i suoi occhi si stavano rabbuiando di nuovo.
Stavo per chiedergli cosa ci fosse che non andava, quando decisi di tacere. Se glielo avessi chiesto avrei solo peggiorato la situazione.
Distolsi lo sguardo dai suoi occhi e guardai la sveglia sul comodino.
«Hey, Logan».
«Mmh?» mugugnò lui.
«Siamo in ritardo di cinque minuti».
***
Risi mentre correvamo per strada. Erano le 7:40, eravamo terribilmente in ritardo!
«Non c'è niente da ridere!» urlò lui tuffandosi nel traffico e ricevendo imprecazioni e suonate. Io attraversai sulle strisce, ringraziando l'Universo per avermi fatto trovare un semaforo verde.
Risi più forte. «Calmati, Logan!»
Lui mi guardò come se fossi pazza. «Calmarmi?! Siamo in ritardo di venti minuti, Lajyla!»
Io ridacchiai di nuovo e lui mi prese un braccio e ricominciò a correre, ormai mancavano pochi metri. «Sei impossibile».
«Da che pulpito viene la predica» dissi alzando gli occhi al cielo e realizzando solo dopo che non poteva vedermi.
Lui sbuffò ed io mi persi nei miei pensieri.
Ad un certo punto sbattei contro la sua schiena. «Che ti succede?» gli chiesi confusa, tornando coi piedi per terra.
Lui rimase in silenzio, ed io seguii il suo sguardo, finché non vidi una cosa che mi lasciò a bocca spalancata.*Logan*
Derek.
Lib.
Derek che baciava Lib.
Ma la baciava per baciarla. Un bacio vero. Tutta la felicità che avevo provato appena dieci secondi prima era completamente svanita.
Sentii Lajyla che mi poggiava lievemente la mano sui bicipiti, e mi accorsi che erano tesi.
«È tutto ok» mi sussurrò lei.
Avrei voluto urlare che non era affatto ok, che era riuscito addirittura a mettermi mia sorella contro, che le aveva fatto del male, che l'avevo persa. Ma mi limitai a cercare di respirare regolarmente. Quando riuscii a riprendere il controllo del mio corpo mi calai nel gelo più totale. Senza aspettare Lajyla mossi grandi passi verso il cancello della scuola.
«Logan, ti prego!» La sentii corrermi dietro, ma la sua voce mi arrivava lontana e ovattata. «Non ti chiudere in te!»
Continuai imperterrito a camminare fino a che non raggiunsi l'aula. Erano le 7:50. Entrai e raggiunsi la cattedra. Oh, Mr. McDicken. "Che giornata di merda" pensai prendendo in mano il solito foglietto, senza nemmeno prestare attenzione a ciò che stava dicendo.
Uscii di nuovo dall'aula, ignorando le sue urla di protesta e fuggii da quel luogo maledetto.
Partii camminando e finii a correre più veloce che potevo. A scappare, più che altro.
Mi fermai solo quando l'adrenalina svanì, e sentii il dolore martellante alle gambe.
Mi buttai sulla prima panchina che vidi e mi guardai intorno. Ero nella Freeway 101, in Arts Districts. "Cazzo" avevo corso per parecchi chilometri. Io abitavo a Southpark.
Cercai di riprendere fiato e chiusi gli occhi, ma un'immagine di Derek e Lib mi annebbiò il cervello. Li riaprii di scatto e sentii la familiare rabbia sconquassarmi il petto. L'aveva presa in giro di nuovo. Chissà che diavolo le aveva detto per convincerla a stare dalla sua parte.
Sferrai un calcio ad una lattina facendole percorrere un po' di metri, poi mi alzai e presi a camminare nervosamente.
Alla fine, impaziente, presi il cellulare e la chiamai. Rispose al terzo squillo.
«Perché?» chiesi brusco, serrando la presa sul cellulare.
«Che vuoi Logan?» mi chiese scocciata. Feci una risata amara.
«Che ti ha detto?»
«Niente che ti possa interessare» mi rispose fredda.
«Ah» dissi sprezzante. «Allora devo dedurre che hai cambiato idea da sola».
«Già, te ne saresti dovuto accorgere qualche tempo fa» mi rispose a tono. La ignorai e continuai il mio discorso.
«Finalmente sei riuscita a fare qualcosa da te. Congratulazioni» caricai la mia voce di veleno. Non potevo credere a ciò che stava succedendo. Eravamo sempre stati inseparabili, ed ora sembravamo estranei.
«Sai, su una cosa Derek ha ragione» ignorò il mio commento. «Ti lamenti sempre di nostra madre, ma non sei poi così diverso da lei. Continui a scappare dalle difficoltà e ad accettare le sconfitte, non ti disturbi mai a lottare. Sei tutto fumo e niente arrosto. Perché tu puoi e lei no, eh?» rimasi in silenzio. Era riuscita a distruggermi. Cazzo se faceva male la verità. «Hai davvero ferito Lajyla. I miei complimenti. Se eri riuscito a farla fidare quel poco di te, ora l'hai davvero persa. Dovevi vedere la sua faccia quando sei fuggito in quel modo. E, sai, un po' mi ha reso felice, perché io ho avuto quella faccia per tredici anni. Cresci» attaccò.
Da quando era diventata così matura e crudele? Che mi ero perso?
Sospirai e lasciai che il peso della verità mi schiacciasse definitivamente al suolo.
Ad un certo punto vidi un taxi fermarsi a pochi metri da me. Ne uscirono delle inconfondibili gambe e degli inconfondibili capelli biondi.
Lajyla mi venne incontro con un'espressione seria e determinata in volto che non le avevo mai visto.
«Dobbiamo parlare» disse distaccata. E per la seconda volta in dieci minuti mi crollò il mondo addosso.
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Il tuo pericoloso sorriso
RomanceIN LIBRERIA! Lajyla Vasilyev è una ragazza russa. I suoi genitori sono separati ed è stata costretta ad andare a vivere con suo padre negli Stati Uniti. Strappata dalla sua casa, a Mosca, Lajyla è costretta a fare i conti con una realtà completament...